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PRO URBINO
VITALIANO ANGELINI
I CANTI DEL VENTO
presentazione di Gualtiero De Santi coordinamento di Silvia Gelardi
edizioni Helicon
Sala Leonardo Castellani Collegio Raffaello Urbino
Venerdì, 9 Aprile 2010 |
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PREFAZIONE di Maria Lenti
Il liquido tempo del vento
"Vento" e "tempo" si rincorrono nella raccolta di Vitaliano An- gelini. Si insinuano nei titoli, nei versi, li connotano, intreccian- dosi alla intelligenza di cose e vicende emerse in emozioni e, in circolo continuo, sciolte in sensazioni. Gli elementi naturali, fluidificati nella natura ritrovata ogni volta diversa, e grata, nelle stagioni, rilasciano evocazioni, rimandano a memorie, ad anni più o meno lontani, ad un'infanzia di sole e ramarri (di volponiana ascendenza) e di giochi sull'acqua, ad una giovi- nezza dal pieno slancio vitale: di speranza e di illusione, ma soprattutto di energie per... Che cosa è accaduto, dopo? Che cosa accade, oggi? Se, inevitabilmente, il corso del tempo è inarrestabile, esso non nega tuttavia le "riprese", i "ritorni" («I ritorni e le riprese / im- primono lo slancio, / e tendo a quel punto / dove la lucciola vola») di odori e colori: del passato e del presente. L'immersione ha, intatti, i suoi veicoli. Nella distanza agisce la memoria, nella vicinanza è il "sentire" a farsi tramite con l'intorno. Con una intensità maggiore, essendo che, tra il per- duto e il possesso attuale, si distende la consapevolezza del bonum, meglio del "bello e buono", meglio, senza formule precostituite, di ciò che l'esistenza ha riservato e di ciò che, in essa, è entrato a formare, e forma ancora, l'essenza di un vivere che non si nega, nutrendosi di sé, di quel tanto di sé non vanificato dalla non vivenza, la non vivenza della dimen- ticanza, del nero rispetto ai colori, del vuoto (esterno) versus il pieno (interiore). La riflessione del poeta, calata in versi aperti in cui prevale il concerto di immagini più che di suoni, la proiezione paesag- gistica più che il fermo-immagine, i giri del "vento" più che i suoi colpi, prende corpo all'inizio di ogni poesia e la forma verso dopo verso, per giungere a pensiero che interroga: «Con quale lingua mi parli?». È l'interrogativo, diffuso nella poesia laica del Novecento, poggiato sul valore della memoria viva e della presenza attiva, e confluito sui destini dell'uomo, sulle strade intraprese o da intraprendere. Senza prefigura- re risposte, ma con un filo che lega tempo (durata) e venti (storia-quotidiana) in esso, i venti caldi del fare umano con la traccia del suo divenire. Come accade nelle immagini di Vitaliano Angelini, i singoli elementi, còlti separatamente, si ricompongono e, vanno, ine- quivocabile il filo, a delineare l'incisione costruttiva di questo vento. Maria Lenti
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INDICE
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IV di copertina La costante emozionale che guida la variegazione tematica di queste poesie è condensata nella ricerca e nella rinnovata comprensione di un trascorso, personale quanto culturale, colmo di memorie fluttuanti sullo sfondo di un'esistenza quanto pronto a far rivivere tali memorie come imprescindibile supporto di una realtà in atto e quotidiana. È un percorso non di rado frequentato dalla poesia, ma per Angelini non si tratta di seguire orme o di semplicemente enunciare uno "sta- to d'animo"; si tratta, al contrario, di rifondare i termini su cui poggia l'espressione del ripensamento, poiché già la prospettiva iniziale si impone diversa e decisa a porre il tutto all'interno di nuovi fasci di luce interiori: "Nelle immagini dei ritorni / si cancellano i segni degli eventi". Quel tanto di crepuscolare si traduce dunque in meditata elaborazione, e quel tanto di 'nostalgico' si traduce in struttura por- tante colta e luminosa. In sintesi, è una raccolta di versi che appare ben motivata, solida e attraversata da molti momenti apicali, sia sul piano stilistico, sia su quello sostanziale. Poesie del tutto inedite e di scalzante potere propositivo. Rodolfo Tommasi
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