Virgilio Gentilini
Gentilini Virgilio (Urbino 7 febbraio 1875 – 7 marzo 1952), il Presidente dell’ “Accademia”, Conte Petrangolini, nell’occasione della morte del Gentilini pubblica il Seguente manifesto:
“Ha concluso ieri la sua laboriosa e feconda giornata l’Accademico
Dott. Prof. VIRGILIO GENTILINI
Uomo di profonda cultura, di alto sentire e di vivace ingegno, dedicò le sue eccezionali energie al culto della Patria e della famiglia, alla istruzione ed alla educazione della gioventù, alla virile difesa della persona umana e comunque questa fosse minacciata.
Urbino lo ebbe difensore e custode delle sue gloriose tradizioni; questo sodalizio lo rimpiange come benemerito Presidente della “Sezione Storica”. L’ “Accademia Raffaello” porge all’indimenticabile Estinto l’estremo riconoscente saluto” (“Raphael: Bollettino Ufficiale dell’Accademia Raffaello”, anno 1952, n° 3). Nella seduta del Corpo Accademico dell’8 marzo, il Vice Presidente Avv. Antonio Santini espone un elogio commemorativo, al quale si associa anche il Direttore Prof. Vittorio Santini:
“I miei sentimenti di cordoglio sono quelli di un vecchio scolaro del Prof. Virgilio Gentilini. Con lui scompare l’ultimo dei miei educatori... Tutti sanno che Virgilio Gentilini era veramente anima di perfetto educatore e di poeta...Come non ricordare che proprio lui ci accostò all’anima di un grande poeta, allora quasi sconosciuto: Giovanni Pascoli, del quale ci faceva sentire tutta la gentilezza dei canti...” (“RAPHAEL”, 1952, n°3).
A te dal mar per l’erta faticosa
il pellegrin devotamente sale
risollevando ogni memoria ascosa
di tra l’oblio. Ne la monumentale
sua gloria splende d’alto imperïosa
a la suddita valle la ducale
mole di Federico, che riposa
da la corsa dei secoli fatale.
Ed io ritorno a te, mia dolce Urbino,
non come il forestier che cerca solo
quel che passò. Ma novo pellegrino,
innamorato de’ tuoi monti, intento
a l’avvenir che t’urge, io mi consolo
ne l’aurora del tuo rinascimento.
Virgilio Gentilini
Bibliografia: V. Gentilini, Ritorno, in “L’Eco Di Urbino” , 1° gennaio 1908
Una sera, oh tramonti miei d’Urbino
s’accese l’orizzonte d’un gran foco:
sfumava il rosso in alto, fra il turchino:
il dì si dileguava a poco a poco;
un riflesso brillò dolce nei campi,
il ciel si tinse del color del croco,
poi tornò azzurro; ed annotò. Per gli ampi
spazi trascorse il mio pensier. Lontano
io vidi ancora un fiammeggiar di lampi,
sprazzi di luce e un disegnarsi arcano
di vaporose evanescenze: piace
sognar, scordare il pianto. Ma del vano
sogno riscosso, ne l’ora che tace
l’opera umana e sol s’ode il sospiro
de le cose, e un desio lento di pace
scende fra l’ombre, riguardai. Nel giro
de le pupille ricercai l'opale
l’incontro di piropo e di zaffiro,
l’iridescenza che passò. Che vale
d’un tramonto il sorriso a nostra sorte?...
Una campana per l’aria autunnale
Parea cantare il canto de la morte.
28 ottobre ’ 903 Virgilio Gentilini
Bibliografia: V. Gentilini, Tramonto, in, “L’Eco Di Urbino”, 1° novembre 1903
IN TRENO
Passa il vapor traverso a l’Apennino
che di splendida luce il sol riveste:
su la ferrata via con l’ali preste
passa; e bello sorride il ciel turchino.
Ma.... io ripenso a’ miei colli d’Urbino,
ai primi sogni, a le mie prime feste
ed a l’ore fuggite liete e meste
nel trepidante giovenil cammino.
Rivedo te che pallida, pensosa,
mi disvelavi col tuo guardo il core,
del cor dicendo a me la nota ascosa:
ed ardo stringer col dolce tremore
antico la tua man voluttuosa
e ricordarti un eloquente fiore.
Virgilio Gentilini: Arezzo-S. Giustino, 2 luglio 1895
Bibliografia: V. Gentilini, In treno, da Nugae: versi, 1893-1897, Livorno 1898