<inizio>
NUMERO UNICO PER L' INGRESSO AD URBINO
DEL NOVELLO ARCIVESCOVO
A
Voi che nel Nome santo di Dio Creatore e Signore di tutte le cose vi
assidete sulla illustre Cattedra Arcivescovile di Urbino, si eleva
festoso e giulivo il figliale saluto di tutto il popolo urbinate.
"Benedictus qui venit in nomine Domini"
benedetto per il bene di cui sarete largo
dispensatore alle anime; benedetto per il consiglio, per l'armonia
che donerete agli spiriti; benedetto per la luce, per l'amore che
procurerete agli uomini, desiosi di verità e di giustizia: la verità
e la giustizia di Cristo. Voi sarete per tutti: il sale della
terra, il candelabro ardente, che illumina e guida alla eterna
salute.
Oggi - mercè l'opera provvidenziale di un Reggitore di popoli
(!?) - la
pace religiosa regna nelle coscienze cattoliche, turbate da lungo e
doloroso dissidio. La pace vera non può essere indifferenza, apatia,
non può significare negligenza religiosa, ma deve essere apostolato,
affinché la pace non si corrompa, non venga meno, si accresca sempre
e prepari le presenti e future generazioni all'amore del Cristo, che
è salus populi, fortitudo gentium.
A
questo sublime apostolato, di cui tutti sentiamo il bisogno per la
grandezza e salute imperitura della Patria, Voi - rivestito della
pienezza del Sacerdozio - indirizzerete i
cuori, le menti, le
volontà buone; Voi che delle virtù religiose e civili - proprie
dell'ora che volge - avete la visione sicura, e l'affetto più vivo.
Questo da Voi attendono Autorità e popolo, sacerdoti e laici
unanimi, e Voi sarete il Pastore buono, che guida il gregge per la
salvezza delle anime, per la prosperità del popolo, nella fede,
nella fiducia in Dio, poiché: nisi Dominus custodiverit civitatem
frustra vigilat qui custodit eam. E le popolazioni e le città
che battono le vie del Signore saranno le prime e le più grandi
della terra.
Salve, Antistite nostro, che dalla regione a noi amica, a noi
sorella, dal forte Montefeltro, culla dei nostri Duchi, venite ad
assidervi sulla cattedra del Beato Mainardo!
IL COMITATO
<inizio>
SALUTO DEL CARDINALE GIULIO
SERAFINI
Beatus populus cuius Dominus Deus eius !
Sia fausto, felice l'ingresso di Mons. Antonio Tani nella vetusta e
gloriosa Archidiocesi di Urbino, dove Egli va a compiere la missione
soprannaturale di Pastore di anime.
Entri Egli con piena fiducia nella grazia divina di stato che
l'accompagna, confortato insieme della materna protezione di Maria,
che nel giorno sacro alla Sua gloriosa Assunzione al cielo, Lo
colloca con le Sue mani sulla Cattedra Episcopale.
Entri e sia quale Lo vuole la Chiesa, che nel giorno della solenne
Consacrazione beneaugurando pregava così:
"Signore, Tu, Tu stesso, concedi al nuovo Eletto il seggio
Episcopale perchè Egli sappia governare la Chiesa, che è Tua, e il
popolo che Gli hai assegnato. Regga con la Tua stessa autorità, col
Tuo stesso potere, con la Tua forza.
Sia il servo veramente fedele e prudente, che Tu consacri per la
famiglia che è Tua, affinchè Egli possa somministrarle
opportunamente il cibo necessario: sia alacre nell'agire, sia
fervido di spirito: fugga la superbia, ami l'umiltà e la verità, e
non si lasci mai vincere dalle lodi nè dal timore.
La
Tua benedizione, o Signore, la Tua grazia l'accompagni sempre così,
che possa essere ogni giorno all'altezza del Suo delicatissimo
ufficio …
Monsignor Tani riesca ad incarnare nel suo ministero la sublime
figura del Vescovo così descritto ! Ecco l'augurio per Lui.
Clero e popolo ricevano il novello Pastore come l'Inviato di Dio,
come l'Uomo consacrato per compiere la divina missione che illumina,
che santifica, che conforta le anime con la verità, con la legge,
con la grazia di Dio, per avviarle alla vita eterna.
Siano tutti soggetti per amore, e rendano con la sincera obbedienza
meno gravoso il peso che il novello Arcivescovo porta per la loro
salvezza.
Ricordino le parole di S. Paolo: Obedite
praepositis vestris et subiacete eis: ipsi enim pervigilant quasi
rationem pro animabus vestris
reddituri.
Pastore e gregge siano cor unum et anima una, affinchè
formino un popolo cristiano, a cui sia riservato l'elogio divino e
la promessa felicità espressa in queste parole:
beatus populus, cuius Dominus Deus eius.
GIULIO Card. SERAFINI
'Prefetto della S. C. del Concilio
<inizio>
IL SALUTO DI S. E. REV.MA L'AMMINISTRATORE APOSTOLICO
Con tutto il cuore prendo parte al giubilo della illustre e antica
Archidiocesi Urbinate, e mentre porgo il mio devoto omaggio al
novello Pastore colgo l'occasione per render grazie al clero e al
popolo di Urbino per gli attestati di affetto a me dati nel breve
periodo che ho retto l'Archidiocesi come Amministratore Apostolico.
La fede viva e il desiderio del bene, che ho visto, sono la miglior
garanzia che tutti corrisponderanno alle premure del nuovo
Arcivescovo. Accoglietelo con la più grande gioia, perchè è il messo
di Dio, è colui che viene nel nome del Signore ad apportare luce e
conforto e a guidarvi nelle vie della salute.
Ricco di virtù, di sapienza e di carità, assume il governo dei suoi
figli con cuore di padre, con animo di apostolo. A voi ascoltarne
gli ammonimenti, seguirne le orme, agire secondo le sue sapienti
direttive. Ricordando sempre che lo Spirito Santo"posuit
Episcopos regere Ecclesiam Dei", dovete amarlo intensamente,
obbedirgli incondizionatamente, seguirlo fedelmente: questo è il
vero omaggio dei figli buoni: questo richiede dai figli il buon
Pastore, al quale mi è grato rinnovare qui le mie congratulazioni, i
miei voti più sinceri ripetendogli l'augurio:"ad multos annos !"
S.E.
Bonaventura Porta
Vescovo di Pesaro
Amministratore Apostolico di Urbino
<inizio>
PRESENTAZIONE AUGURALE
... vos Spiritus Sanctus posuit Episcopos
regere Ecclesiam Dei (Act. Apost.
XX; 28.)
Non è da oggi, nè da ieri, che i preposti dalla S. Sede a
raccogliere i nomi di quelli che mostrano di possedere le qualità
naturali e acquisite necessarie per compiere, in unione col
Pontefice Sommo, l'ufficio di reggere la Chiesa Santa di Dio; non è
da oggi, ne da ieri, che avevano posto gli occhi sulla persona di
Mons. Antonio Tani, insegnante apprezzato di belle lettere, di
filosofia, di teologia, di diritto, nelle quali scienze è dottore
laureato, Arcidiacono del Capitolo Feretrano, ed insieme umile
vicerettore e, ancor più, umile economo del Seminario di Pennabilli.
E
con chi era loro lecito di accennare, in modo più o meno aperto,
questo loro pensiero, da tempo non breve l'avevano fatto capire. Ma
l'ora di Dio non era ancora venuta: se era pronto il pastore, non
era pronto il gregge: se gli uomini cominciavano a fare i loro
calcoli, non li aveva fatti e non li faceva ancora Quegli i cui
calcoli sono i soli decisivi; intendo dire lo Spirito Santo, che
come ci assicura il libro - Atti degli Apostoli - è Quegli dal quale
i Vescovi son posti a reggere la Chiesa di Dio.
Intanto la salute di S. Eccl.za Rev.ma Mons. Giacomo Ghio, da oltre
19 anni Arcivescovo della gloriosa Urbino, da vario tempo era
alquanto scossa. Dotato da natura di fibra fortissima, forte di
animo così da non lasciarsi troppo facilmente abbattere, era
riuscito a trionfare di una non breve crisi e così pienamente da far
sperare che, per non pochi anni ancora, avrebbe seguitato a reggere
la diocesi affidatagli e a Lui tanto cara. Senonchè le lotte contro
i tanti malanni morali e fisici, che insidiano la vita, spesso si
superano, ma, anche quando non l'avvertiamo, qualche cosa di quei
malanni rimane in noi e a nuovi assalti hanno già su che appoggiarsi
e farsi forti per una più formidabile azione: lo provò Sua Eccl.za
Mons. Ghio.
Il
degno ministro del Signore, l'Arcivescovo che era venuto nella sua
diletta Urbino e vi rimaneva solo pel bene dell'amato gregge
affidatogli dalla Divina Provvidenza, veduto che le cose non
piegavano al meglio, ritenne suo dovere proporre la rinunzia alla
gloriosa Cattedra del B. Mainardo.
Forse non fu in quel momento che lo Spirito Santo dispose le menti
umane a mettere innanzi al Sommo Pastore della Chiesa la persona di
sua E. Rev.ma Antonio Tani; ma questo è certo che la lucerna era già
stata scoperta di sotto al moggio; e l'animo retto ed illuminato di
Mons. Antonio Tani, la sua attività considerata, ma che non si
arresta, la mente colta ed avveduta, la carità di Cristo che lo
anima e lo guida in ogni sua azione alla sicura meta, il vivo
desiderio di lavorare, in conformità alle vie tracciate dal Vicario
di Gesù Cristo in terra, per la gloria di Dio e la salute delle
anime, non potevano a meno di far profonda impressione in chi deve
presentare al Pontefice Sommo le persone sulle quali è possibile una
scelto. E il Santo Padre, il quale per la promessa di Cristo fu e
sarà sempre guidato dallo Spirito Santo, lo prescelse e lo volle
Arcivescovo di Urbino.
Egli pertanto viene a voi non messo innanzi da umani raggiri,
che se fosse il caso di parlare di raggiri umani, ci sarebbero
stati, se mai, non per favorire la sua Venuta fra voi, ma per
impedirla. Perchè chi scrive, fino dai primi accenni di una
qualsiasi nomina di Mons. Tani, credette suo dovere far noto, a chi
doveva considerarlo, il vuoto non facile a colmarsi, che la partenza
di Mons. Tani avrebbe lasciato nel Montefeltro; ne omise di ripetere
le difficoltà cui s'andava incontro ad ogni nuovo accenno; e solo
quando colle ripetute osservazioni, gli parve di aver detto tutto, e
vide che il S. Padre rimaneva fermo nella decisione presa, si disse
rassegnato.
E
qui mi sia lecito ricordare una finezza del Santo Padre a mio
riguardo, perchè fosse più meritorio per me l'atto doveroso di
accettare di privarmi di Mons. Tani. «Rassegnato è poco, - mi fece
scrivere, -dica che voglio si dichiari contento; quanto al resto si
affidi alla bontà provvidente del Signore.»
Grato di così prezioso suggerimento, risposi riferissero che ero non
solo contento, ma contentissimo, perchè il Volere del S.
Padre per noi è il Volere di Dio. Dopo questo, parmi che con
tanta maggior facilità riesca ad adattarmi alla non indifferente
perdita.
Cosi si spiega come con animo tranquillo e lieto ho potuto
presentarvi con queste poche parole il vostro novello Arcivescovo.
Amatelo che egli vi ama più di quello ancora che Ve lo può
mostrare esternamente. Rispettate in lui Gesù Cristo stesso, di cui
è in mezzo a Voi il rappresentante. Lasciatevi condurre da
lui, che viene a Voi mandato dallo Spirito Santo per
condurvi a Dio.
RAFFAELE
Vescovo di Montefeltro
<inizio>
RICORDI ED AUGURI
Il ricordo
In
un novembre ridente e lontano quando Roma, sotto il suo cielo ancor
nitido e sfolgorante, incanta ed affascina, ci incontrammo - la
prima volta - in quel vetusto, sacro Palazzo di via della Scrofa, al
numero settanta. Non ci eravamo mai veduti, ma le nostre anime si
sentirono spontaneamente attratte, avvinte e si strinsero in quella
cordiale fraternità che il tempo rinsaldò e rese anzi più forte. Tu
mi desti il "benvenuto" al Seminario Pio e l'occhio tuo limpido
brillante, nel tuo viso roseo e sorridente, mi apri subito il tuo
animo, dischiuse a te il mio cuore. E mi fosti guida assennata,
amichevole, dirigendo - come prefetto - i miei primi passi, in
quella vita un po' difficile e aspra, che s'apriva per me in un
orizzonte nuovo, rischiarantesi gradatamente sotto la luce del tuo
consiglio, del fraterno tuo ammonimento,
Venivamo da regioni vicine: tu dal tuo ridente Montefeltro, io dal
delizioso declivio metaurense - un dì terra dei magnanimi Duchi
urbinati - luoghi di lunghe e vetuste memorie intrecciantesi sempre,
attraverso i secoli, in quella perennità di vita che le rese ognor
palpitanti e care ai suoi figli. Roma fu la sede dei nostri studi e
tu li compisti brillantemente, emulando i predecessori del
Montefeltro che, all'Apollinare, tennero, in ogni tempo, alto il
nome della tua diletta diocesi di Pennabilli. E coltivasti con ansia
e scrupolosità lo studio delle scienze sacre e giuridiche per un
numero copioso d'anni, pur alimen- tando, nel tuo cuore,
l'inclinazione spontanea e parti- colare - di cui natura
abbondantemente t'arricchì - verso l'arte e la poesia nostra. I tuoi
versi semplici, ma forbiti ed eleganti nella forma, risuonano ancora
al mio orecchio freschi, come quando spandevano intorno a noi
giovanetti un'aura di gioviale letizia e alimentavano, col loro
contenuto sobrio e profondo, la nostra anima.
L'Augurio
Mandavit Dominus benedictionem in speculum.
Le benedizioni tue si effondano copiose sopra tutto
il tuo gregge, che s'aduna intorno al pastore e ti venera come padre
e maestro.
Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fralres in
unum.
E la pace del Signore che genera la felicità, e dà vita incremento
al bene.
Tutto intorno ti sorrida sempre come nel giorno del tuo solenne e
trionfale ingresso: te ne danno affidamento e sicura speranza la
buona volontà del tuo gregge, le tradizioni secolari della illustre
Metropoli che diventa la tua Sponsa electa, alla quale
saranno d'ora innanzi riservati i valori del tuo ingegno, della tua
esperienza e bontà d'animo.
Nel Laterano intero echeggiò il tuo triplice ad multos annos,
velato ancora di commozione e riconoscenza verso l'Eminentissimo
Consacrante. Lo ripetono ora a te migliaia di anime, come
espressione di affetto e di intera dedizione al tuo dolce comando.
Accoglilo questo augurio, dagli amici, da tutti i figli tuoi
prostrati dinanzi al tuo Trono, oranti per te in attesa della prima
pastorale Benedizione.
Mons. Prof. Torquato Dini
Rettore del"Pont. Collegio Urbano di 'Propaganda Fide
<inizio>
CANTATE DOMINO
Mons. Terzo Nicolini
Egli viene ! Viene nella terra gloriosa della vetusta Urbino.... nel
nome del Signore.
Mons. Antonio Tani, figlio dell'aspro e forte Montefeltro e della
generosa Romagna, che s'incunea nella Diocesi Feretrana, più
precisamente figlio di Savignano di Rigo, - patria della prima
medaglia d'oro, il tenente Decio Raggi, - ha della terra natia
l'ardore, l'energia, l'attività, l'amore alle patrie istituzioni, un
amore non di parole, ma sentito, fattivo, forte.
Venuto al mondo nel giorno sacro alle glorie dell' Immacolata e
nell'anno in cui volava al cielo un santo: il B. Don Bosco, ebbe di
questi lo zelo, specialmente a prò dei giovani, che in lui, occupato
sempre in un lavoro molteplice, assillante, ebbero il maestro dotto,
il consigliere sicuro, il padre affettuoso. Ed ebbe pure verso la
Madonna un amore tenerissimo che trasfuse fin dai teneri anni, con
improvvisati ma pur fervidi sermoncini, nei piccoli coetanei, che
spesso partecipavano a funzioni religiose, più o meno solenni,
dirette dal piccolo prete.
Più tardi, Sacerdote, salirà il pulpito, non formato più da un sasso
o da un rialzo di terra, - come avveniva anche al piccolo don Bosco
- e i suoi discorsi, specialmente
in onore della Vergine, saranno semplici sì, ma pieni di
dottrina, di unzione, di fervore.
Egli viene... come a rinsaldare vincoli di affetto tra gl' illustri
concittadini di Raffaello e i Feretrani, dai Duchi di Urbino
chiamati fedelissimi. I Duchi non ebbero qui la culla? E
tutto un lontano passato che ritorna e il cui ricordo, or lieto or
triste, ma sempre glorioso, è norma, incitamento, monito per un
lieto avvenire.
Egli viene. Gli antichi superiori e colleghi, i figli tutti di
questa terra, pur sospirando, guardano con orgoglio
Lui che si avanza. E dalle
tombe i Presuli urbinati, e quelli che un giorno sedettero sulla
cattedra di S. Leone, sorgono e guardano ammirati.
Egli viene umile, come sempre, in tanta gloria. Sa che lo aspettano
con ansia. E viene così, con le braccia aperte per chiamare i suoi
cooperatori a lavorare con lui nel campo apostolico, per benedire i
figli tutti e stringerli in un amoroso amplesso. È il Pastore Buono,
vera immagine del Pastore Divino. Tutti egli vuole accolti
nell'ovile, tutti ! Più che di Padre ha il cuore di una madre !
Viene... ecco! Le trombe squillano,., le campane in una gloria di
sole effondono dalle torri aeree fremiti di gioia... le vie si
affollano... i balconi si ornano a festa... la gioia esplode, col
crescendo di una musica in un canto multifonico: Benedetto chi viene
nel nome del Signore !
La
Madonna, sollevata in un nembo di angeli osannanti, che la portano
in trionfo per le vie dei
fulgidi cieli, benedice il suo protetto... Il popolo si curva
riverente a ricevere la prima benedizione.
Le
campane suonano ancora... Lì presso l'altare, visione di cielo, la
soave figura di D. Tonetti, che sorride... sorride... angelicamente!
L'organo
canta, e un delirio di suoni si spande sotto le volte maestose del
tempio... Te
Deum laudamus ! Te Deum laudamus !
Pennabilli, Agosto 1932 - X.
Mons. Terzo Nicolini
<inizio>
CENNI BIOGRAFICI
L'Arcivescovo è nato a Savignano di Rigo (prov. di Forlì) l'8
dicembre
1888, e fu battezzato il
giorno seguente a Perticara dall'Arciprete Antonio Serafini. I suoi
genitori, Tito Tani e Rosa Giangrandi, erano di umile condizione ma
di specchiata vita cristiana. Fin dall' infanzia egli crebbe
nell'amore alla virtù, e si distinse fra
i
suoi coetanei per la sua pietà e per il suo carattere docile e
buono. Fu ben presto cresimato a S. Agata Feltria da S. E. Mons.
Alfonso M. Andreoli, Vescovo del Montefeltro, ed ebbe la gioia di
fare la sua prima Comunione nella festa della Madonna del Rosario
nel paesello natio.
Non tardarono a manifestarsi in lui
i
primi germi della vocazione ecclesiastica, ch'egli gelosamente
custodì con l'amore alla preghiera e con la pratica dell'angelica
virtù.
Terminate le scuole elementari, fu ammesso nel Seminario di
Pennabilli, e con lode compì il corso ginnasiale e filosofico.
Apertosi nel 1909 il
concorso al Pontificio Seminario Pio in Roma per la Diocesi
Feretrana, egli vi partecipò, e fu scelto fra gli altri:
vi entrò nel novembre dello stesso anno. Ben presto si distinse
anche in Roma per le sue ottime qualità di mente e di cuore, per il
suo carattere mite riflessivo, per la sua esemplare pietà, per il
lusinghiero risultato nei suoi studi. I Superiori gli affidarono
delicati uffici e lo tennero in grande considerazione: egli
corrispose sempre alla loro aspettativa.
Nelle scuole della Pontificia Università di S. Apollinare ebbe come
insegnanti gli esimi Professori, il Card. Giulio Serafini, S. E.
Mons. Borgongini Duca Nunzio
Apostol,
in Italia, S E. Mons. Carlo Salotti Segretario della S. C. di
Propaganda Fide, S. E. Mons. Giuseppe Palica
Vicegerente
di Roma, S. E. Mons. Roberto Vicentini Patriarca di Antiochia, S. E.
Mons. Massimo Massimi Decano della S. Romana Rota, Mons. Salvatore
Luzio Reggente della Penitenzieria Apost., e l'insigne archeologo
Orazio Marucchi. A pieni voti conseguì le tre lauree di filosofia,
teologia e ambo le leggi.
Ricevette la sacra ordinazione sacerdotale a Pennabilli da S. E.
Mons. Raffaele Santi il 25 luglio
1914,
ed il giorno seguente celebrò la prima Messa nel paese natio,
alla presenza della sua diletta Mamma e dei suoi fratelli e fra il
giubilo degli amici.
Ancora studente in legge in Roma, nel 1915, in seguito a concorso,
fu nominato Arcidiacono e Canonico Teologo della Cattedrale
Feretrana.
Tornato nel 1918 dall'Alma Città, fu nominato vicerettore, economo e
insegnante nel suo Seminario diocesano, ove profuse i tesori della
sua intelligenza e del suo ottimo cuore.
E
non fu secondo ad alcuno in nessuna opera buona che si promovesse in
Diocesi, sopratutto in quelle prescritte dalla augusta volontà del
Sommo Pontefice e dai venerati desideri del suo Ecc.mo Pastore.
Cooperatore intelligente e fedele del degnissimo Vescovo del
Montefeltro, S. E. Mons. Raffaele Santi, ne godette piena
incondizionata fiducia. E favorì la benemerita Federazione del
Clero, la pia opera delle Vocazioni ecclesiastiche, sopratutto
l'Azione cattolica così vivamente raccomandata e voluta dal Papa. E
i nostri giovani apprenderanno con piacere che l'Arcivescovo è stato
fino a ieri l'Assistente ecclesiastico diocesano delle Associazioni
giovanili maschili di Azione cattolica.
Ma
in mezzo alle sue gravi e molteplici occupazioni non dimenticava le
opere del ministero, e mentre dava alle stampe le apprezzate
pubblicazioni: Pennabilli e la Vergine delle grazie - S.
Francesco nel Montefeltro - A Lourdes - Costituzioni del
Capitolo Feretrano - esercitava l'apostolato della predicazione
con evangelica semplicità, con unzione, con efficacia ammirabile.
Questi suoi menti non potevano restare nascosti agli occhi dei
Superiori: perciò il 23 maggio 1928 fu nominato Prelato Domestico di
S. Santità e nel gennaio u. s. Vicario Generale di S. E. Mons.
Santi.
Intanto la nostra gloriosa e antica Sede di Urbino, che ha col
Montefeltro così intime e illustri relazioni, si era resa vacante
dall'ottobre del 1931 per la rinunzia di S. E. Mons. Giacomo Ghio:
tutti auspicavano che fosse assegnato alla nostra Archidiocesi un
degno Pastore, giovane di anni e di energia. E la Provvidenza
accolse il voto il desiderio comune. Il 1 ° maggio u. s. Sua Santità
Pio XI nominava S. E. Rev.ma Mons. Antonio Tani nostro Arcivescovo.
L'esultanza dell'Archidiocesi fu grande, festosa. E solenne riuscì
il 3 giugno - Festa del S. Cuore - la sua consacrazione episcopale,
nella Cappella del Pontificio Seminario Romano Maggiore al Laterano.
Era consacrante l'antico suo rettore, L'Eminentissimo Card. Serafini
Prefetto della S. Congregazione del Concilio: conconsacranti le L.L.
E.E. Rev.me. Mons. Giuseppe Palica e Mons. Raffaele Santi. Lo
circondavano i suoi diletti Urbinati, con a capo il Sig. Podestà e
molti suoi antichi Professori e compagni - ora eminenti personalità
nella Curia Romana. Dopo la consacrazione Sua Santità benignamente
concesse una particolare udienza al novello Arcivescovo e a tutti
gli Urbinati convenuti in gran numero alla cerimonia, e rivolse loro
paterne parole di soddisfazione e di augurio, impartendo ai presenti
e alla Diocesi intera l'apostolica Benedizione (*).
E
ora viene a noi il desideratissimo Pastore, viene accompagnato dagli
auguri e dai voti più fervidi e sinceri. Urbino Lo saluta con gioia,
Inviato da Dio, Messaggero di speranza, di pace, di amore.
(*) Delegazione di
fedeli, clero e autorità urbinate alla cerimonia di consacrazione
episcopale di Mons. Antonio Tani
Roma 3 giugno 1931
idem, particolare
<inizio>
LO
STEMMA DI S. E. MONS.
ARCIVESCOVO
Respice stellarti: guarda la stella !
Bello ed eloquente nella sua semplicità lo stemma del novello
Arcivescovo !
Non è il consueto stemma araldico, desunto dal cognome: è uno stemma
più espressivo, perchè, consacrato da coincidenze della vita non
fortuite ma provvidenziali, sarà senza dubbio di auspicio e
programma.
Nel
giorno più bello fra le feste di Maria, l'otto dicembre, nasceva il
nostro Arcivescovo, e apriva i suoi occhi alla luce in quella
Diocesi fortunata in cui un degno e zelante Pastore consacrava
all'amabile Regina del Cielo il suo gregge, e ne perpetuava il
ricordo con una bella immagine e magnifica preghiera.
Anche senza conoscere i vari episodi della vita di Mons.
Arcivescovo, non dubito di asserire che la sua divozione alla
Madonna fin dalla fanciullezza fu quanto mai tenera e figliale. E la
Vergine, che mai si lascia vincere in gentilezza e che ricambia
anche i più piccoli ossequi con infinita tenerezza materna, chiamò
S. E. Mons. Tani nel Seminario Suo -" il Seminario della
Immacolata,,. La sua dolce immagine alimentò la profonda pietà di
lui, e la sua divozione non diminuì, ma si accrebbe, quando, alla
vigilia della sua prima Messa, la Provvidenza lo inviava a quel
grande Seminario dove è regina, patrona e madre soavissima la
Madonna della Fiducia.
Chi ha udito il suo discorsetto sulle glorie di Maria nella sua
Assunzione, il 15 agosto 1910 nella villa del Seminario Pio presso
Orvieto, non potrà mai dimenticare l'impressione ricevuta da parole
così tenere e belle in onore della Vergine, recitate con tanta fede
e con tanto fervore.
Sono passati molti anni!... e la Madonna, che in Urbino è venerata
ed amata con particolare devozione, preparava alla nostra diletta
Archidiocesi il Pastore del Suo cuore.
Volgeva al termine il mese d'ottobre, e S. E. il nostro Arcivescovo
Mons. Giacomo Ghio, a motivo delle sue gravi condizioni di salute,
abbandonava con dolore il suo gregge.
Ma
la stella non tardò a brillare... Incominciava il poetico mese di
Maggio e il Sommo Pontefice assegnava alla gloriosa Chiesa del Beato
Mainardo e di San Crescentino il novello Presule nella persona di
Mons. Tani che, consacrato sotto il pio sguardo della Madonna della
Fiducia, viene ora fra noi nel giorno sacro al Titolare della
Metropolitana, nella festa dolcissima dell'Assunta in Cielo.
Venite dunque in Urbino, o amato Pastore, e venite inviato da Maria
! Entrando nel Tempio santo, intorno alla cupola della bella
Metropolitana, Voi leggerete con gioia le parole di un inno,
gli slanci di una preghiera, che cantano le glorie che ridicono i
sospiri di tanti figli: Sub tuum praesidium
confugimus, sancta Dei Genitrix !
In
quelle parole, nel giorno solenne dell'ingresso del novello
Arcivescovo, a noi parrà di scorgere la fervida consacrazione di
tutta la sua vita a Maria: esse ci diranno ancora che sono il
programma del suo sublime apostolato, segno fatidico di protezione,
auspicio sicuro di grandi meriti e di opere feconde.
Se
tu segui tua stella Non puoi fallire a glorioso porto.
Urbino, luglio 1932.
D.
G. U.
<inizio>
LA VOCE DEL PASTORE
(Dalla lettera pastorale di Mons. Tani)
Nell'attesa (di quel giorno), il mio saluto anzitutto al mio
venerato Antecessore, cui gli anni e la malferma salute hanno
costretto al necessario riposo; all'Ecc.mo Amministratore Apostolico
- Mons. Porta, Vescovo di Pesaro - cui sono grato specialmente
d'avere, con la sua dotta pastorale del 24 marzo, suonato la sveglia
per la risurrezione dell'Azione cattolica ; al Capitolo
Metropolitano, che è il senato dell'Arcivescovo, il suo consiglio e
aiuto nel governo dell'archidiocesi ; ed io mi auguro di poter dire
con S. Francesco di Sales: - Io e il mio Capitolo formiamo un cuor e
un'anima sola.
Anche un altro nobilissimo ufficio, che Io associa agli angeli, ha
il Capitolo - quello di rendere a Dio un culto più solenne nella
prima chiesa della diocesi. Ora la vostra pietà, o venerabili
Confratelli, mi affida che dalla vostra puntualità al coro, dalla
recita quotidiana e dal canto festivo delle divine lodi, dalla
osservanza delle sacre cerimonie Dio resterà grandemente
glorificato, il popolo edificato, voi stessi santificati.
Il
mio saluto a voi, o Pastori delle singole parrocchie, che siete i
cooperatori dell'Arcivescovo nel regime e nella santificazione delle
anime. Possa in voi tutti trasfondersi lo spirito del Santo Curato
d'Ars ! Possa io, venendo nelle vostre parrocchie, trovare tutto
bello, tutto buono: ignota la bestemmia, la discordia, il malcostume
; ben tenuta la chiesa e fornita di sacri arredi, frequente la
Comunione, santificata la festa, fiorenti le Associazioni
cattoliche, il popolo affezionato al suo parroco, in modo che a me
non resti altro che rallegrarmi e benedire con voi il Signore !
Sacramenti; a voi, o Vergini consacrate a Dio. che con le vostre
preghiere siete i parafulmini della Giustizia divina e col vostro
spirito di sacrificio attendete alla educazione della gioventù
femminile e al servizio degl'infermi.
A
voi il mio saluto affettuoso, o giovani alunni del Santuario, gaudio
e corona mia. Io ho passato la mia vita in Seminario: sedici anni
come alunno, quattordici come dirigente e insegnante; sono vissuto
con l'animo di seminarista, e potrei non amare il Seminario? non
interessarmi del suo buono andamento? potrei non favorire l'Opera
pia delle vocazioni ecclesiastiche? Per voi quindi saranno le mie
predilezioni e le mie prime cure.
E
saranno anche per voi, o elette schiere dell'Azione cattolica, tanto
cara al cuore del S. Padre. Io non trovo per voi più bell'augurio
che le parole divine: - Florete, flores, et date odorem:
risorgete, o fiori dopo la breve burrasca, e spandete la vostra
fragranza, fragranza di pietà eucaristica, di purezza angelica, di
fervido apostolato.
Il
mio saluto a voi, o Autorità civili, politiche e militari, con le
quali mi riprometto di lavorare, in armonia di intenti e di azione,
alla sempre crescente prosperità della Chiesa e della Patria e della
terra nostra in particolare ; a voi, o egregi Professori e studenti
della Università e delle scuole medie e inferiori. E ben fortunato
Urbino d'essere un centro così floridoe completo di studi. Dopo che
la vicenda delle umane
sorti gli ha rapito quasi tutto, gli è rimasta
almeno la fiaccola del
sapere: ebbene, questa fiaccola,
per cui
Urbino fu ritenuto, nel
secolo XVI, l'Atene d'Italia
tenetela alta, o giovani ; e accanto ad essa, la
fiaccola della
religione e della purezza. Fate vostro il
proposito di un
nobile poeta moderno:
"Serbar gli antichi affetti,
l'arte d'Italia e la materna fede" (Zanella).
Anche a voi il mio saluto, o figli dei
campi o artieri
delle officine. Dura è la vostra
condizione. dura l'ora che passa, quantunque meno dura
da noi in Italia
che in altre nazioni. Il Signore permette
questa prova, perchè ci
ricordiamo un po' più di Lui,
perchè pemsiamo
un po' più
alla
eredità che ci tiene preparata
oltre il breve
travaglio
della presente vita. Fede dunque
nella sua Provvidenza,
lavoro, parsimonia, disciplina
nelle direttive
di Chi regge con
energia e saggezza le
redini della Nazione,
e le difficoltà si
attenueranno e tornerà
a
poco
a
poco la prosperità di un tempo.
A
voi tutti,
o
Urbinati, il mio saluto paterno. So che siete un
popolo buono, religioso, laborioso ; ed io ne godo
e ne ringrazio il Signore
e" non tralascio mai di far memoria
di
voi nelle
mie preghiere,, Rom. I, II).
I
mio voto, a
vostro riguardo, è che si possa
dire bene di
me, come di S. Roberto Belarmino, Arcivescovo
di Capua: - Amabatur a populo et ipse amabat
populum: Egli amava
il suo popolo e n'era riamato
(P. Fiocchi - Vita del Santo, pag. 378).
Siamo sicuri di far cosa grata,
pubblicando questo fiore
poetico giovanile del nostro
Mons.
Arcivescovo, che ancor manda un delicato profumo e manifesta il
suo alto sentimento patriottico.
LA VITTORIA
Superba move dall'Alpi Carniche e passa,
cinta d'eroici spiriti, spiegando il purpureo
volo tra i liti del patrio suolo.
Passa, e il remeggio dell'ali rapide de' cuor dormenti scuote
l'ignavia; si destano in coro da mille aeree torri le squille;
e
tra la pioggia suonano suonano
tripudiando, suonano a gloria; un grido
lontano si porta il vento: l'Italia è risorta!
Fulgido il sole rompe da' nuvoli
illuminando la festa italica, e accende
nell'aer sereno la gloria dell'arcobaleno.
È
l'arco vostro, Morti d' Italia, l'arco del
vostro trionfo splendido; è l'inclita vostra
bandiera di gaudio e d'amor messaggera,
che sul diluvio di sangue e lacrime, che sul
selvaggio livor degli animi annunzia finita la
guerra, che tanto fe' grama la terra.
E
- Pace! - canta - Pace! Si cangino i brandi in
falciale lance in vomeri pel queto fecondo
lavoro ne' campi e vigneti al sol d'oro.
Sparve il nemico! Vittorio Veneto come
un'aurora novella sfolgora; l'Italia sull'Alpi è
secura:
sia grande, sia forte, sia pura!
Pennabilli, 4 novembre 1922.
Don ANTONIO TANI
<inizio>
URBINO
Urbino: la città Ducale, la patria di Bramante, di Raffaello, di
Clemente XI. Antico Municipio romano, si adagia maestosa su due
colli, e testimone d'una gloriosa storia si erge la mole superba del
Palazzo Ducale con i suoi agili e caratteristici torricini, col suo
ampio sereno cortile, con le sue sale regali dalle cui pareti
pendono arazzi raffaelleschi, quadri di Giovanni Santi e Timoteo
Viti, di Giusto di Gand e Paolo Uccello, di Pier della Francesca,
Luca Signorelli e Tiziano, del Barocci e di Raffaello, il Palazzo
Ducale che pare tramandi ancora l'eco delle antiche magnificenze.
Come uno stelo sottile splende nella luce il campanile di S.
Francesco con le sue bifore eleganti e con il suo ardito pinnacolo:
nel Tempio riposano le ceneri di Magia Ciarla, madre del divino
Pittore, di Giovanni Santi, di Timoteo Viti, di Bernardino Baldi,
del Barocci e del Card. Giuseppe Albani.
Nelle sue chiese, anche nelle più piccole, Urbino conserva tesori
d'arte.
Nello stesso edificio, elevato con romana magnificenza dai Pontefici
Clemente XI e Benedetto XIII, hanno sede il Ginnasio, il Liceo, le
Scuole di avvia-mento professionale e l'antico Collegio dei nobili,
ove crebbero fra gli altri illustri giovani italiani, Sua Eminenza
il Card. Consalvi, Segretario del Pontefice Pio VII, il celebre
fisiologo Puccinotti, e nei tempi a noi più vicini si svolse
l'insigne opera educatrice del P. Serpieri, amatissimo dal suo
alunno Giovanni Pascoli. Vi fioriscono pure l'Istituto per la
illustrazione e decorazione del libro - unico Regio in Italia - la
Scuola d'arti e mestieri, il R. Istituto Magistrale e la libera
Università degli Studi, da cui uscirono insigni giuristi e
illuminati uomini politici della nuova Italia, tra i quali S. E.
Alfredo Rocco e S. E. Francesco Ercole, nuovo Ministro
dell'Educazione Nazionale e S.E. A Iberto Asquini, Sottosegretario
al Ministero delle Corporazioni.
Urbino, benché lontana dal turbinoso e irrequieto Vivere della
moderna civiltà, offre però una sede propizia agli studi e al
ritrovo giocondo della popolazione operosa delle nostre campagne,
che alle virtù patriarcali del lavoro e del risparmio congiunge la
pietà profonda degli avi, la bontà stessa che, vestita di grazia,
Raffaello trasfuse nel sorriso celestiale della Madonna.
<inizio>
LA
METROPOLITANA
Eretta dalla munificenza di Federico di Montefeltro nel 1447 su
disegno di Lsurana e dello stesso Duca, che molto si
dilettava di
architettura, e terminata da Guidubaldo con modificazioni di Baccio
Pontelli
o
del
Genga,
la nostra Metropolitana doveva essere il degno
coronamento di quel mirabile edificio che è il Palazzo Ducale.
Ma
purtroppo dell'antico edificio non rimase quasi più nulla, neanche
il disegno, perchè il 17 gennaio 1789 per la rovina della cupola,
costruita nei primi del seicento dall'urbinate Muzio Oddi su basi
non sicure, tutto il Tempio fu scompaginato e quasi distrutto. Molti
tesori di arte andarono perduti: il baldacchino sull'Altar maggiore
su cui il Barocci aveva dipinto la Vergine Assunta, il pulpito di
marmo bianco filettato d'oro disegnato dal Genga e con entro la Cena
del Brandani; l'Altare stesso di finissimi marmi e fregiato di
bronzi dorati - dono munifico del Papa Clemente XI - andò travolto
nelle macerie e solo in parte ricuperato.
Il
Duomo fu ricostruito nel 1801 su disegno di Giuseppe Waladier -
l'autore di Piazza del Popolo e del Pincio in Roma - la facciata è
di Camillo Morigia ravennate, di stile neo-classico e con un'ampia
gradinata, a piè della quale vigilano custodi del Tempio i due
Protettori, il Beato Mainardo Vescovo e S. Crescentino Martire. Ai
lati della facciata i due Padri più insigni della Chiesa latina e
greca, S. Agostino e S. Giovanni Crisostomo: sul timpano le tre
statue raffiguranti le virtù teologali. L'interno della Cattedrale
ampio e maestoso conserva, sia pur modificato, la disposizione
anteriore: dai grandi finestroni e dalla elegante cupola la luce si
riflette e splende sulle bianche pareti e sulle alte volte, dando un
senso gioioso di elevazione.
L'altare maggiore di marmo fu ricostruito soprattutto per opera del
Card. Orazio Albani con i frammenti dell'altro molto più sontuoso,
ed è ornato di bronzi e lapislazzuli: sotto di esso riposano le
sacre spoglie del
Martire S. Crescentino, qui portate da Città di Castello per cura
del B. Mainardo, Vescovo di Urbino. Dietro l'altare apre le sue ali
bronzee l'aquila che il Duca Federico prese nell'assedio di Volterra
che nel suo studio reggeva la Bibbia poliglotta gemma della
Biblioteca Vaticana - a cornu
epistolae si ammira un vessillo turco che il capitano,
Conte Federico Veterani, tolse ai Maomettani in Lippa nel 1692.
In
fondo all'abside grandeggia un quadro ove S. Emidio, Compatrono
d'Urbino, mostra a S. Crescentino la città, e S. Crescentino la
indica alla Vergine che sale in Cielo tra una gloria di Angeli: è
opera del sassone Cristoforo Witerpergen, non mediocre pittore del
secolo XVIII. Le due Cappelle laterali, del Santissimo Sacramento e
della Concezione, sono rimaste quali il seicento ce le ha
tramandate, ricche di stucchi dorati e di pomposa decorazione.
Nella Cappella del SS.mo Sacramento c'è il quadro dell' Istituzione
dell' Eucarestia, uno dei capolavori del Barocci: in essa ha voluto
essere sepolto il grande Arcivescovo, Mons. Alessandro Angeloni, uno
dei più benemeriti, morto 50 anni fa.
L'altra Cappella, della Concezione, ha un pregievole affresco del
'400, della scuola del Lorenzetti, e luna tela del Maratta che
rappresenta l'Assunta. La Cappella è di giuspatronato Comunale,
dichiarata tale in seguito -a una prodigiosa grazia della Vergine.
Vicino alla Cappella del Sacramento c'è l'altare della Madonna della
Misericordia: un devoto dipinto lasciato a Urbino da un Missionario
che, dopo aver percorso quasi tutta l'Italia, donò il quadro che
egli portava sempre con sè nelle sue predicazioni, asserendo di non
aver mai trovato un popolo cosi devoto alla Maria come l'Urbinate.
Il
Duomo possiede altre pregevoli opera d'arte, di Palma il Giovane,
del Barocci e dei suoi discepoli, e ha sopratutto una ricchissima
suppellettile sacra, pregevole non soltanto per la materia ma per
l'opera d'arte. Per questo e per i privilegi che hanno ricevuto i
Canonici, sopratutto dal S. P. Benedetto XIII, le funzioni della
Cattedrale assumono una magnificenza veramente romana.
Nei sotterranei del Duomo ci sono le cosiddette Grotte - mete di pii
pellegrinaggi specialmente in quaresima: ivi si
conserva il
famoso Cristo Morto, attribuito al Giambologna, che doveva far parte
del monumento sepolcrale dell'ultimo Duca di Urbino.
<inizio>
MANIFESTI PUBBLICATI IN OCCASIONE DELL'INGRESSO DI MONS. ARCIVESCOVO
MUNICIPIO
DI
URBINO
Oggi alle ore 16 S. E. Antonio Tani farà, per la
porta Romana, il suo solenne ingresso nella nostra città.
Per la prima volta dopo il 1860, l'Arcivescovo entra
accolto da Autorità e popolo unanimi in questa nuova atmosfera di
concordia civile e di pace religiosa che i patti del Laterano hanno
inaugurato, per la prima volta dal 1860 sarà porto a nome della
città il saluto al Pastore che la sapienza del Pontefice ci ha dato.
Cittadini !
Andiamo incontro a Lui con devota esultanza,
diciamogli quanto Urbino attende dalla Sua opera apostolica,
chiediamogli che Benedica alla nostra città perchè possa ottenere
dopo la grandezza ducale del 500, dopo la grandezza cardinalizia del
700 una nuova grandezza italica più duratura delle altre.
Dalla Residenza Municipale, li 14 agosto 1932
- X.
IL
PODESTÀ
G.
BlSIGOTTI
GIUNTA DIOCESANA - URBINO Cattolici !
Nel pomeriggio del 14 c. m. il novello Arcivescovo
Monsignor ANTONIO TANI, figlio del forte Montefeltro, farà il suo
ingresso nella nostra Archidiocesi.
Il fausto evento, mentre riempe di letizia santa il
cuore del popolo nostro, di un gaudio insolito fa esultare tutti i
CATTOLICI, che nel novello PASTORE vedono e salutano la guida delle
nostre Associazioni volute e benedette dal SANTO PADRE per
l'incremento del regno di Cristo nella Società.
Cattolici !
Accogliamo con entusiasmo vero, con affetto di figli,
COLUI, che nel nome del Signore, viene a spargere tra noi le celesti
benedizioni, la parola di pace e di reciproca fraterna benevolenza ;
stringiamoci attorno a LUI nella certezza che EGLI porterà agli
animi nostri una energia nuova; al nostro lavoro quella sicurezza e
quel conforto che sono presidio certo della causa santa che ci è
affidata.
Urbino, 7 agosto 1932 - X.
LA
PRESIDENZA
Cittadini !
Pochi giorni ancora, e Sua Eccellenza Mons. Antonio
Tani, il novello nostro Arcivescovo, giungerà la prima volta fra
noi.
La eco fedele delle doti sublimi che adornano la
mente e il cuore del Presule insigne si è ripercossa sommamente
gradita da un punto all'altro della nostra Archidiocesi,
e
tutti attendono ansiosi la venuta del Pastore buono
che nel nome di Dio viene a profondere tra noi i preziosi tesori
della sua paterna bontà.
Cittadini !
La Vergine Santa, nostra Patrona, di cui ci
prepariamo con devozione a solennizzare il trionfale ingresso nel
cielo, benedica il nuovo Pastore, accolga i nostri voti, e faccia
che la venuta dell'inviato del Signore segni nella storia religiosa
della nostra Archidiocesi un'era nuova e gloriosa per l'ascesa
spirituale dei nostri cuori, degli animi nostri.
Urbino, 10 agosto 1932 - X.
IL
CAPITOLO METROPOLITANO
<inizio>
COMITATO URBINATE
per le Onoranze al Novello Arcivescovo
PROGRAMMA
11, 12, 13 Agosto 1932, ore 18,30 - Triduo di
preparazione alla venuta del Novello Pastore, predicato in Duomo dal
Rev. Prof. Don Mario Monza, della Università Cattolica di Milano.
14 Agosto ore 10,30 - Solenne possesso in Duomo del
novello Arcivescovo a mezzo del Vicario Generale Mons. Scipioni.
14 ore 16 - Ingresso di Mons. Arcivescovo da porla
Valbona. Saluto del Podestà - Vestizione in San Francesco di Paola
- Processione - Ingresso in Duomo - Obbedienza del Clero - Indirizzo
del Vicario Generale - Discorso dell'Arcivescovo - Primi Vespri
dell'Assunta.
15 Agosto ore 10,30 Sortita pubblica di S. E.
l'Arcivescovo - Solenne Pontificale - Omelia - Benedizione Papale.
15 ore 13,30 Pranzo a cento poveri nel Seminario
Arcivescovile.
Pubblicazione di un Numero Unico a ricordo della
venuta del novello Arcivescovo Mons. Antonio Tani.
Illuminazione dell' interno e dell' esterno della
Metropolitana.
I
cittadini sono pregati di addobbare e illuminare le finestre delle
loro case nel pomeriggio del giorno 14 specie nelle vie ove passerà
il corteo. Detta illuminazione dovrà ripetersi la sera del giorno
15.
Il Concerto cittadino presterà servizio durante
l'ingresso e dopo i Vespri.
Urbino, 10 Agosto 1932 - X.
IL
COMITATO
Gerente responsabile:
Luigi Renzetti
STEU — Società Tipografica Editrice Urbinate — Urbino
QUI SI
CONCLUDE
IL NUMERO UNICO DEDICATO A MONS. Antonio Tani
<inizio>
|