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DON AMATO CINI   -  2016 Ricordo all'UNILIT

Germana Duca legge la poesia "Astronauta dell'anima"

 

ASTRONAUTA DELL'ANIMA
da Tra cielo e abisso p.86 1987

Per sere franose non alle fronde
che fremono,
proiezione del mio delirio,
racconto la pena dei giorni
in dissolvenza di forme slabbrate
quasi colombe cadenti dal cielo
in cupi fondali
ma la Ragione che incide invisibile
umani destini ricerco,
che per mille rivoli e rami
m'ha spinto nel tempo chiamandomi
a nome e le sue difficili cifre,
in tutto ciò che germoglia si muta
s'innalza e declina,
nell'immemoriale ammonite
catturata dentro la roccia
dove prima era mare,
nell'insetto e nel fiore
brevi d'un giorno
nella follia e nella saggezza.


E non per un volo ossessivo di morte
penetro dentro la nube
nè per naufragio nel nulla
ma per sorprendere l'eco dell'Aquila
librata sopra le acque, che era
prima dei gigli
prima delle rose celesti.


Astronauta dell'anima
travalico metafisici spazi,
vivo nel buio un preludio di vita
come la rosa racchiusa nel boccio,
che sente senza vederla
lievitare la luce.
 

 

 

Lezione del 26 Febbraio 2016 all'UNILIT sede di Urbino

RICORDO DEL POETA DON AMATO CINI

Germana Duca Ruggeri in ricordo di Amato Cini  legge la poesia

"Astronauta dell'anima" a pag. 86 della raccolta postuma "Tra cielo e abisso"

Forum / Quinta generazione  1989

Anche poco prima della fine Amato Cini riflette sulla speranza. Definendosi “astronauta dell’anima”, guarda con stupore il creato e gli spazi soprannaturali in cerca della Ragione “che incide invisibile umani destini”, desideroso di poter “sorprendere l’eco dell’Aquila librata sopra le acque”. Persino nella pena dei giorni, si può dunque avvertire un preludio di vita. Proprio come succede  a un boccio di rosa che prima di aprirsi, senza vederla, sente lievitare la luce.  (G. DUCA)