ASTRONAUTA DELL’ANIMA Per sere franose non alle fronde che fremono, proiezione del mio delirio, racconto la pena dei giorni in dissolvenza di forme slabbrate quasi colombe cadenti dal cielo in cupi fondali ma la Ragione che incide invisibile umani destini ricerco, che per mille rivoli e rami m’ha spinto nel tempo chiamandomi a nome e le sue difficili cifre, in tutto ciň che germoglia si muta s’innalza e declina, nell’immemoriale ammonite catturata dentro la roccia dove prima era mare, nell’insetto e nel fiore brevi d’un giorno nella follia e nella saggezza. E non per un volo ossessivo di morte penetro dentro la nube nč per naufragio nel nulla ma per sorprendere l’eco dell’Aquila librata sopra le acque, che era prima dei gigli prima delle rose celesti. Astronauta dell’anima travalico metafisici spazi, vivo nel buio un preludio di vita come la rosa racchiusa nel boccio, che sente senza vederla lievitare la luce. dal 27/11/1987 al 9/V/1987