Avvolta in onde di antichi profumi
trascolora indugiando sui pampini
la sera a settembre
come chi debba partire ma ancora
siede e rimira.
Breve alterno ronzio d’un’ape che insiste
sulle bocche esauste dei fiori
ti lacera l’anima,
e tu non sei che tremore d’aria e di steli,
oblìo, evanescente collina,
assenza di forme.