INSONNE RIVA Insonne riva, cuore, che senti aprirsi le foglie ricrescere l’erba sotto la falce nascere morire il vento la luna il senno le piogge il moto dell’alte e basse maree, nulla t’è alieno d’umano e divino. Tra elementi infiniti uno e molteplice enigma a te stesso t’illudi d’aprirti varchi sognando d’Eracle che liberava la terra dai mostri acceso d’amore per Jole divina e per mari balenanti al sole d’oro e d’azzurro ti fingi nascite arcane senti per occulte pulsioni crescerti ali verdi sui monti ove attendi presagi oltre le nuvole il gorgo e la pietra. Sintesi di tenebra e arcobaleni, tu sei il tragico pruno invernale irto di spine il giglio chiaro e l’intatto profumo o forse nulla t’è uguale di quanto palpita e muore, tu gemito delle cose inespresse della tua canzone sempre da compiere, irripetibile forma perduta tra mille, che godi e tremi di questa sequenza illusoria del tempo. 25/VI/1987