Questo canto è stato composto il 26 novembre 1987 poche ore prima di morire.
Piègati sul mio delirio, Spirito occulto del mondo, apri i miei occhi perchè io possa vedere almeno un baleno del tuo fulgore, e poi mi saranno dolci anche le tenebre.
Apriti inatteso come una rosa tardiva perch’io conosca il giorno sul punto di perderlo con tutti i sentieri tortuosi che mi condussero stremato a quest’ultima spiaggia ove dopo tante parole ogni alfabeto mi è fatto straniero vane le mie fatiche impietosa la vita che avanza sempre per stragi in tanto infinito spreco di lune, che per un favo di miele riserva profluvi d’assenzio, per un fragile fiore, deserti e sterpeti.
Alleggerisci le mie spalle gravate da fardelli impossibili, rivèlati come un cielo dopo la pioggia, fresco come le erbe dopo l’inverno.
Salvami dalla legge dell’uomo che tutto irretisce, fariseo immortale.
Dimmi che non sei la rigida pietra che ami e distingui una foglia caduta tra mille, che accogli anche questa mia voce che da un infinitesimo punto del cosmo a te giunge rauca per lunga contesa.