NOTTE CORTINA DI PENA Petrosa notte, cortina di pena, singulti di fiamma in povera brace proiezioni sempre più brevi d’ombre sui muri e diffuso odore di cenere. Non so che iroso impeto d’ali lacera inquieti silenzi, occhi in fuga nei metrò delle immani città perdute nel nulla, lontananze infinite. Precludono un varco torbidi fiumi un urtare contro gli scogli di flutti, muraglie spostate sempre più avanti un trottare d’antichi nuovi centauri, la meretrice accosciata e discinta fra il mare e la spiaggia.
Ma come da nube franta da spessi baleni dal buco oscuro mi salva non so che suono di sillabe arcane:
«È necessario che il seme marcisca per lunga stagione fino a quando d’impossibile grido non gridi la terra stremata, ma tu non chiedere il tempo nè l’ora. Foglia tra le foglie tremanti, rimuovi le pietre, interroga i germi, discendi nel buio, risali. Incontrerai per le strade una donna d'amori in cui giace deluso un sogno di madre, un uomo armato dal petto villoso in cui geme forte un fanciullo, che non sfiorarono le mani imporose dell’alba». E intanto cede la notte a una luce che filtra per le persiane leggera, viene alla riva dell’anima non so che musica d’alberi e d’acque. 7/1/1987