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                                BALLATA

DELLA  FALENA di Ercole Bellucci

 

Composizione N. 3

1959

 

 

DIFFERENZE

Tipografia  Bellucci - Urbino - 1959

 

    

III

Nel termine estremo senza scampo
Reperito - Mio sangue
Verso la temuta parola
Chiusi all'improbabile volto

Un rumero di giorni e un tempo nell'esclusione
Nella totalità
Nell'ordine
        i morti cedono ai morti, in verità
        guai a chi rinuncia al Secolo, ribaldo
        chi s'accoppia alle sgualdrine;

                Intatto Luglio alla luce, e raggiungono
I lunghi venti dell'Autunno l'Agosto aggredito
    Profondo all'origine dell'ombra
         Che muto a pleniluni pure notti sospende sterminate
                Adolescenze: Ogni-cosa fatta e da fare
Perché la morte
                                     Quanto d'incolume rimanga
                                   
                                     E non transiga, la mente
                Che rileva - nel mio sangue espulso
                                     II silenzio dell'essere. Fragoroso
           - Mio sangue, alla prima luce
                   Brivida
                       L'anima mia, nella, stanza, ignara
                           Opaca, un certo torpore
                                Del sonno, quasi una fatica
Che non mi disseta il cristallo dall'acute membra
Della mente ai vortici del grido
-  Quando di nulla è chiara coscienza nel tremore
Del sangue versato alla madre,
    una pace inconsolabile dell'anima a tuberose primavere
    ulcera l'età che sospinge
    profonda come l'innocenza
   
    mentre la colpa s'insinua nell'irrevocabile
    gronda dall'ira tremenda- dell'Arcangelo alla radice degli evi
   
Da tutte le estremità e deviazioni, per luoghi
Desolati cercando riparo e non lo trova
 - Preme la Domanda indefinibile

             - Al bando ! Al bando - ritornerò
             nella mia casa, dalla quale sono uscito
 

 

Composto di sette parti senza titolo e la seguente Nota redazionale:

 

La terza parte della de La ballata della falena, è una sorta di libera trascrizione e variazione su temi del Vecchio o Nuovo Testamento; la risposta dell'uomo, sconsolata e tragica, sofferta nella sua improbabilità d'innanzi al Giudizio di Dio.  Diciamo il dolore della vita che non è stata altrimenti, nè secondo la legge né contro, ma solo al di là, chiusa a quei termini estremi, mai rivelata a Dio, ad un tempo innocente e temeraria. Insomma la ricerca della verità continuamente ostacolata o distrutta dal suo stesso perenne disamore.  Da qui il titolo.  La falena gioca con la luce e si brucia.

Si trattava di ripercorrere una realtà, una caduta fede, violarla nello stesso momento in cui si prestava al tradimento, alla colpa, sì da vivere la propria occasione tragica nella mancanza e non nella nostalgia di Dio.

All'atto di riconoscersi nell'inflazione, attraverso quei valori decomposti e corrotti, paurosamente scissi dall'innocenza come dall'errore ogni residuo diviene fatto di sangue, speranza, libertà.  Da qui; il totale disorientamento, l'impossibilità di ogni conclusione, di qualsiasi risposta.

Starei per dire addirittura - follia del particolare nell'ossessione cosmica, ma sento di essere ancora più oscuro: eppure non si tratta di intelligibilità, ma di chiarezza, insomma la realtà nella sua luce sinistra, la sola certezza (coscienza?) indistruttibile data all'uomo.

Pertanto dovrà rimanere chiaro che ogni citazione compresa, nella composizione, è casuale, istintiva, estranea alla sua originaria natura.  Si tenderà necessariamente ad una indeterminatezza tragica, teologicamente assurda, non importa, qui tuttavia si conferma l'implausibilità del dolore, la vita come rivolta esclusiva.

Che una poesia del genere derivi da una "secolare" assurdità decadente è innegabile, i pericoli che comporta una simile consuetudine sono più che mai vicini all'equivoco, alla più squallida degenerazione organizzata della nostra società: atteggiamenti questi, che ogni vera poesia (in quanto storia vera) ha il dovere, tramite la sua azione catartico-rivoluzionaria, di eliminare con durezza.

Qui è naturale persistono ancora molte ambizioni melanconiche, se non sono addirittura all'origine dell'attrito da cui suscitano inconsulte e aggressive, però, come ingiunzione e rivolta della loro stessa luce.