Ercole Bellucci: EDIZIONI |
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ERCOLE BELLUCCI IL BALLO DEL SANVITO
Premio «Rimini Poesia» per l'inedito
Milano - SOCIETA' DI POESIA - 1985
Questo libro è stato realizzato in collaborazione con Rimini Poesia e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini
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INFANZIA & VICOLO
L'infanzia non perdona quel poco che cambia
il resto non combina dura una vita intera
si farà male forte tanto ci ricasca
Nelle case dei casanti contadini inquilini si entrava subito nella cucina dalla strada che era un vicolo in salita e in discesa smosso e ammattonato inclinato da un lato percorso dalla cunetta nel mezzo la chiavica il cerchio scoperchiato l'uscio nero spalancato sprangato il battuscio sporgente dal parapetto un bastone nel muro da tener teso e discosto lo spago dove appendere i panni
Scendendo giù ripidi scalini solo se sollevati per un braccio si arrivava al sicuro sul piancito
davanti al fuoco cominciava a comparire un infermo che ammorbidiva il piede nel ranno come la Regina nel latte la vigilia delle nozze
nella mensola cipolle imbiondite nel buiore ingiallito un Sacrocuore sfiorato dalla luce del finestrino inferriato
di graniglia arancione porosa come la carne cruda del polmone il lavandino screziato di semini fitti bui come insetti intrisi nell'impasto lì rimasti a impietrire
rasentavano i muri comparivano davanti chiedevano gli avanzi e il vestito del morto attiravano i cani affamati e zoppi parevano rimorsi dipinti nei santini tormentati dai fuochi vermigli e turchini scampati da pericolo su precipizi in bilico andavano scalzi dormivano sotto le volte salivano dai fossi bagnati fradici come lebbrosi nei salmi
rauchi rossastri la testa tarchiata la barba sporca incolleriti & torvi monchi sopra il ginocchio il troncone issato sulla tavola a rotelle assicurato dalle cinghie collegate alle briglie del cane massiccio spinone bastardo mastino canuto
lo spuntone della coda tagliata accumula energia
caricato a sangue & sfamato con pezzi di carne scura
sfregando forte col dito la saliva sulla pelle dei braccio o dello stinco si faceva l'odore del morto da far odorare per far venire pollina la carne alla sorella che guardava circonfusa & celeste impaurita dal brivido che davano le unghie passate sul ruvido del muro
trafficano nei cantoni calano i calzoni a tracolla spogliano le sorelle nelle scale toccano la pelle della pancia liscia come la guancia
viene la saliva fresca viene la sete e il fremito d'orchestrina azzurra gremita di lustrini cilestrini e roventi i segni dei dentini ciechi gli strilli splendenti
fiuti & fiati negli angoli verecondi allargati come ginocchia bambine frugate odorate saline bronce morse morate intalcate amide
accese le lampadine circonfuse altarine da sotto il tulle discoste le mutandine impolverate sedute sudate
ammirate le bollitine che scoppiano dagli sputi scancellati striati a sbaffi pesticciati
e per penitenza latta leccare la mattonella, da venerare, al più gracile la più bella, può farne quel che vuole baciarla dalle suole
a cutt accantonato lambito dal fiato scovato e contato matto matricolato forato dal solletico dell'indice puntato lo riceve soavemente schernito denudato martirizzato Sebastianino digiunato e reclino alle spalle il tempo bello legato a un fuscello dopo che ha rinfrescato ignudo sforacchiato l'aere del creato ameno.
si sporca con la merenda con l'unto e il culo della padella per essere ripulito smacchiato con la punta del fazzoletto inumidito di sputo perquisito col becco affusolato l'orecchio otturato un buco e l'altro del naso estratto l'insetto entrato nell'occhio accompagnato a letto spogliato & rivestito finto addormentato
sbindolare dalla ringhiera per guardare cadere dalle scale stralunare ingiallire la fronte enorme riportare perdere il lumicino della ragione a vortice girare a sbattere andare contro lo spigolo in discesa a perpendicolo fare la giostra & l'aeroplano aggrappare la sua mano che lo sistema-seduto (baciato sfiorato col fiato da lui odorato trattenuto girato dal naso al palato)
mi ceni mi dieti mi sfami sul palmo mi commissioni mi spedisci ti astieni guardi & mi alieni
andirivieni & via-vai
disponi mi tieni a regime capi il mangime introduci sputi i peli sdruci & ricuci il bottone schianti il filo con i denti rasenti strappi la manica imbastita pulisci la macchia con la saliva mi scansi dal fiato calmo caldo del palato buono temperato
mi proteggi dalla sbandata mi eviti la testata mi sollevi la nuca dalla battuta che mi aumenta la fronte a vista d'occhio
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NOTA EDITORIALE Celebrata da più di uno scrittore contemporaneo, la provincia urbinate ha in Bellucci il suo cantore più "organico" e viscerale. Un Montefeltro arcaico e stregonesco, protestatario e grottesco prende corpo da un'affabulazione torrenziale, magmatica, spavalda; e in questo "paesaggio" sospeso tra la memoria e il mito, in questa storia di inferno contadino, si svolge, girone dopo girone, il viaggio del "personaggio" che integralmente vi si immedesima e vi si confessa.
Indice
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Nascondono la particela (chi fa la spia svicola) per cucinarla m padella guardare il fuoco scoperchiare l'altare ardere divorare la predella come il diavolo dalla mastella tira su la biancheria iridata tinta indemoniata
col braccio non indovina la manica dietro la schiena con la gamba tocca più fina ciondola la scarpina zoppa
si rannicchia bambina con la faccia tra le ginocchia regina & ranocchia nella latrina
L'educazione cattolica il sicuro al riparo di un muro sotto l'Occhio Triangolare fortuna che non appare invisibile inaudito se li indica col dito interviene il Demonio a prenderli in consegna senza farsi vedere si diverte a guardate scaturire raggiungere invaghire il piacere impaurire riprometterlo ricominciare dal Medico farsi visitare ricevere la puntura rifarla a chi ha paura dell'ago legarla con lo spago col vinco condurla alla monta conciarla ricucirla prima che si rompa uno stinco se si lamenta vituperarla per la fiera infioccarla non subito liberarla dalla lebbre delira
(non vuoi guarire faccenda spalma la merenda si sente svenire)
lavare & rivestire non fiatare il morto che si lascia fare dal ridere scoppiare intridere impastare infornare & sfornare
sbarrare il pollo estrargli le budella intrecciarle calarle nella padella aprirgli il ventriglio viola vermiglio che va spurgato si vede cosa ha mangiato il manto
il Demonio spaventato si rifugia nella grotta parla con l'Eremita che a mangiar l'invita l a merda cruda o cotta1?
Scivola nel barlume anima gli arnesi intigna la matassa gonfia la palude ronfa nel camerino cieco, fiuta la biancheria sporca scivola nel barlume chiama dalla cisterna s'affaccia alla balaustra fa l'amore con la statua sfregia l'angelo stanna il muro ingobbisce la mensola caca nella nicchia ne fa tre una la mangia
sprona la vedova nell'ottomana fan la fila indiana uno alla volta avanti un altro
legge le carte predice Arte & Mestieri se vagabondi saran carabinieri
gira con la canna spegne i candelieri raschia la gola spulcia la pianeta s'aggobba e raccoglie sputi per moneta
va alla fiera di Senigallia con Ebrei & canaglia
promette alla matrigna infantigliole alla figlia
uno per uno attraversa i morti appetto ai transiti rugola i crani Oggi & Domani
spia nei cessi beve dal ventre spaia le scarpe
rumoreggia la parete si alza che ha sete durante la notte
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