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Sono usciti i Racconti di Maria Lenti

 

Racconti
Maria Lenti 
Giardini d’aria
Marte, San Benedetto del Tronto, 2011, pp. 236, euro 15.00


Una bambina, una donna si racconta, da piccola a grande, da ieri a oggi. Le vicende sue dentro le vicende della vita, che fluisce anche  dal contesto.
Scrive Enrico Capodaglio nella “Postfazione”:
«In un volume di racconti si cerca in genere un’unità di sguardo, tanto più essendo i personaggi discordi. Si guadagna così una persona, una maschera letteraria incarnata nel volto invisibile dell’autore. Questo libro imbocca un’altra strada: lascia che si mostri e si sfaccetti nel corso del tempo (si va dal 1949 al 2010) una personalità imprevedibile, una donna con la sua ambivalenza tra la memoria, risalente a un’infanzia ferita, e l’attualità della vita. Il presente è smemorato, ma vivo, vivissimo. E il passato, realtà parallela, è impressionante, perché caldo di un bisogno di verità inappagabile.
»

 

Vedi:

http://www.marialenti.it/nuovo_sito/home.htm

 

http://narrabilando.blogspot.com/2011/10/sono-usciti-i-racconti-di-maria-lenti.html

 

 

 

Maria Lenti presenta in venti righe i suoi racconti

 

Giardini d’aria

Postfazione di Enrico Capodoglio,

Marte, San Benedetto del Tronto, 2011

 

Una donna, una bambina, Margherita o Magì, è la protagonista di questi miei racconti, scritti dal 1998 al 2010.

Autobiografici? Autobiografici in alcuni tratti, che - almeno  nelle mie intenzioni - vengono assorbiti nelle e dalle vicende in cui sono inseriti e che si snodano dal lontano 1949 ai giorni d’oggi. Il più delle volte, infatti, la narrazione è calata nel tempo (verbale) presente, vivo di immagini, di fatti, di vissuto.

Una bambina, una donna ritaglia eventi, incontri, “esterni”, e li passa al vaglio del suo vivere interiore, quasi a volerne da un lato catturare l’essenza e dall’altro guardare dentro l’essenza che eventi e incontri sempre rilasciano, in luoghi non espressamente connotati, ma riconoscibili come luoghi in cui ci si perde e ci si ritrova, da cui ci si allontana e  in cui si torna. Luoghi e spazi  condivisi on i co-protagonisti, introiettati, non delimitati, ma resi in-finiti.

Magì-Margherita vi diventa, per la forza delle cose - e tutta sua in esse -, consapevole: con l’incoscienza della innocenza, con l’allegria del distacco, con l’ironia sul perduto, con il sentimento della gioia e del dolore. E con l’attenzione al suo sé, all’altro/a da sé, alla storia, anche minima,  passata nei suoi giorni.