Opera presentata alla 7° Rassegna Internazionale
del libro d’artista,
Civitanova Marche, ottobre 2010
Tre racconti brevi di MariaGrazia Maiorino
Impaginazione del pittore Piero Piangerelli |
Dialogo tra il merlo e la foglia
Tu mi fai molta compagnia, caro merletto, ti guardo dall’alto mentre
becchetti nell’erba, nerolucido, tondo, giallo e vivace su e giù. Ti
vedo passare in picchiata sopra di me e qualche volta ho la fortuna
di una tua sosta sul mio albero! Ti confesso che in quei rari
momenti - il tuo albero è il fico dirimpetto, tu preferisci issarti
in alto e dominare il giardino mandando richiami di schiocchi o
esibendoti in magnifici trilli che mi lasciano estasiata - quando
sei qui, così vicino che mi sembra di sentire il tuo peso
nell’equilibrio dei rami, ti confesso di essere scossa da un
brivido.
Dimentico di essere una vecchia foglia avvizzita, marrone,
accartocciata e rigida. Un frammento di corteccia chissà come
sospesa fra cielo e terra. Sì, io tremo di piacere, mi cullo al
dondolio di ogni alito d’aria e prego nel mio cuore di non essere
strappata via da una folata traditrice.
Resisto o sono un miracolo? Non lo so, accade perché ci sei tu, che
forse nemmeno ti accorgi di me. Ma ci sei, unico abiti questo
giardinetto deserto, lo percorri scovando in mezzo all’erba che
nessuno taglia vermi e insetti per il tuo pasto quotidiano. E lo
scuoti tutto all’alba e al tramonto con il campanello dei tuoi
gorgheggi alle porte del silenzio.
Io invece sono muta. e potrei anche passare completamente
inosservata. Volerò solo per un istante (sarà l’atto estremo), i
fruscii del mio corpo sono così impercettibili che nessuno li può
sentire, ma ti assicuro, anch’io palpito e mi lascio percuotere
dalle dita del vento, e allora è come fossi un’ala o una gola
spalancata sull’azzurro.
Standomene qui, appesa giorno e notte, crisalide di una farfalla
scomparsa da tanto tempo, ho sviluppato la fantasia. Ho imparato a
sognare nelle notti di luna e a distinguere ogni tipo di silenzio
dalle più lievi vibrazioni. Il frastuono della notte di Capodanno mi
ha tramortita, ma non avevo mai visto fuochi e colori così belli.
Sono seguite giornate tranquille, ho vissuto la solennità di un
inizio sconosciuto, mentre lungo il mio ramo continuavano a
gonfiarsi piccolissime gemme.
Conoscevo una nascita di petali bianchi e foglioline verderoseo e
ora sono spettatrice dello scorrere invisibile della linfa sotto la
corteccia del mio ciliegio. L’inverno è una cova e io me ne sto
appollaiata come la chioccia, certe volte, con la meraviglia di
partecipare
alla grazia di una vita prenatale.
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