Egidio  Tiboni

 

Nato a Urbino nel 1906, trascorse l’infanzia e la giovinezza in un podere dei dintorni, dove aiutava i suoi nel duro lavoro dei campi.  Di carattere calmo e riflessivo, era molto sensibile alla bellezza e all’armonia della natura , che amava profondamente in silenzio, sì, perché Egidio era un uomo di poche parole, schivo e riservato.  Ma era anche fermo nelle proprie decisioni e poco disposto a transigere quando si trattava di scendere a compromessi con la propria coscienza e venir meno ai sani principi con i quali era stato educato.

Chiamato alle armi (1926), prestò soltanto il servizio di leva prima a Milano, poi a Verona come artigliere, quindi venne congedato; la sua classe venne risparmiata dalle guerre coloniali che in quel periodo si combattevano. Tornò a lavorare in campagna dove conobbe la giovanissima Ida, sana e robusta fisicamente e moralmente, e dopo un breve fidanzamento la sposò e ne ebbe tre figli.

Ida, aiuto prezioso nei campi e nella vita con la sua saggezza e la sua instancabile operosità, fu per lui una compagna amorevole e premurosa per tutta la vita.

Ma a Egidio non bastava dedicarsi soltanto a coltivare la terra.  Intelligente e industrioso, nei momenti liberi dagli impegni per la campagna, lavorava il legno per ricavarne splendide ruote a raggi per i carri, tanto precise e ben  strutturate da fargli meritare nel lontano 1978 il titolo di “carradore” e un bel diploma attribuitogli  dalla Società del Soldo di Urbino.  Faceva anche il carro al completo, le botti, i biroccini come giocattolo per il suo piccolo Fernando, lo slittino e vari altri lavori al tornio del legno, insomma oltre che contadino,era un artigiano coi fiocchi.

Poi ci fu la guerra che gli costò una ferita profonda che gli restò sempre dolorosamente aperta, per la perdita dell’adorato fratello minore Francesco, morto a soli 21 anni mentre combatteva tra i partigiani.

Finita la guerra, Egidio si trasferì in città perché aveva trovato lavoro come bidello alla Scuola del libro. A quel tempo aveva due figli e una in arrivo. L’impiego era impegnativo: tutti i giorni, mattina e pomeriggio, doveva tenere pulite e in ordine le aule e procurare i modelli per il disegno dal vero. Nutriva un gran rispetto per il Direttore e gli insegnanti .  Nel poco tempo libero trovava il modo di tagliare e sagomare cornici per i quadri  o di fare oggetti di legno utili alla vita quotidiana, come grattugie, cucchiai, manici per coltelli etc.

La domenica non tralasciava mai la Messa e la mezz’ora di incontro con gli amici in piazza. Amava i film western e le avventure di indiani e cowboys.  La sera gli piaceva leggere le vite dei santi e la Bibbia.

Padre dell'artista Fernando (clicca)