RECENSIONE DI
GASTONE MOSCI
Iaia Lorenzoni, poeta e insegnante,
urbinate che a Pesaro, dove vive, ha portato l’amore
per la scuola e per la famiglia, oggi in particolare
Victor, il piccolo Victor, adottato da una famiglia
amica. Ha pubblicato cinque opere: quattro libri e
una plaquette dal 2001 ad oggi: “Parlando e
viciolando. 12 storie di Viciolandia” (Manni 2001)
con illustrazioni di Enrico Bertuccioli che offre un
segno visivo forte e una interpretazione partecipata
dei racconti; la plaquette “Ballata della Fata
illustrata” nella rivista Prima del vischio,
direttore Raimondo Rossi, con una sua acquaforte (Urbania,
n. 17, Settembre 2005), è una anticipazione del
nuovo mondo delle favole di una fata fatessa con un
gatto bambino. Secondo libro: “L’altra faccia delle
fate” (Argalia 2007), dodici ballate in poesia dopo
dodici racconti di Viciolandia, veramente il corpus
di un’invenzione lirica profonda, di fate teatranti
con i disegni stregati sempre di Enrico Bertuccioli
(due libri d’artista favolosi). Poi, terzo libro:
“La casa delle lune” (Argalia 2010), il luogo del
riappropriarsi del proprio tempo libero, del tempo
dell’ascolto e della fantasia. Ecco la cadenza delle
inquietudini e delle sezioni del libro: luna, tempo,
realtà, io/tu, poesia… Il libro rivela un poeta
sicuro, rivolto alla quotidianità pensosa e
fantastica, esprime la dimensione di vita civile e
l’orizzonte di desideri, di conquiste, di letture,
coglie la pienezza della poesia e della vita. Iaia
Lorenzoni ascolta e discute con Fioretta Faeti
Barbati, Stefania Lanari, Rita Ceccarelli, Germana
Duca, Milena Milazzo, Claudia Grazioli e un
personaggio pennese, Otello Giovanetti.
Il libro d’oggi, il quarto, “Da voce
a voce” (Nuova Montaccini 2017, p. 117), è un’opera
sull’infanzia e sulla trasparenza, un dialogo fra
sapienza adulta e sapienza “della visione
innocente”. Anche la Lorenzoni è per la visione
innocente che sta nel suo testo d’apertura di “In
cima”, che pone in primo piano ed è la sua poesia,
la poesia della vita. Ma in questa ultima raccolta
sono stato preso da alcune tematiche: il tormentone
del vento, l’idea del mondo che evolve, l’uso della
casa che è il luogo delle fate come convivenza e
l’ambiente della luce o delle luci.
Queste problematiche sono ricorrenti
nei vari libri pubblicati, nelle antologie poetiche
che si succedono, sono questioni della poesia: temi
che interagiscono con i luoghi, il panorama, le cose
dei campi e gli umori dello spazio: Il poeta ama la
natura e il mondo animale, che la circonda. Porta
con sé l’immagine del nonno, si sente “nonna” di una
creatura custodita. Nella storia di Viciolandia del
libro d’esordio, Vicio è nella nebbia (p.39), il
gatto è inquieto: “il vento tace, non sta ancora
dritto / il silenzio però non sta zitto / e dice…
dice, lo dice al noce / che tutti han perso la voce…
). E il vento fa un piccolo ingresso, mentre domina
la luna che è la fantasia delle fate e il vento è
l’immagine della vita, della realtà, delle
sensazioni vere. Le favole di Vicio, il
gatto-bambino, sono per i bambini, le poesie d’oggi
di “Da voce a voce” sono per i grandi che si
interrogano sulla vita, ma c’è Victor.
Lascio da parte “L’altra faccia delle
fate”, che è un libro per lo spettacolo, un
“musical” del designer Bertuccioli, una
illustrazione che fa spettacolo da sola. Ed entro ne
“La casa delle lune”, il terzo libro, dove vivono
queste immagini: la casa / la luna, la notte / il
silenzio. Ecco la centralità della poetica
dell’autrice: il suono e il silenzio dell’anima,
tutto si riassume nel silenzio che agisce nelle
condizioni della casa e della luna, in un mistero
intermittente, invaso da luci. Si apre una porta
nuova: la quotidianità, il mondo che cambia, la casa
della la vita civile: “Piove un chiaro di luna”,
arriva il vento: casa, luna e vento interagiscono:
la casa delle lune è la casa di Iaia, la vera casa,
in collina, fra l’Adriatico e i colli urbinati, casa
abbracciata dal vento. In “Da voce a voce” il
dialogo mirato del poeta è con il vento, non come
luogo sensibile ma come sogno continuo, come
accoglienza, come “sapienza della visione
innocente”. Questo suo libro è luogo di civiltà,
sembra porsi come itinerario di un bilancio di
comprensione della vita e di immaginario fra vento e
luci: Il vento è una pagina dolce, amica, silenziosa
come la luce ma piena di segnali, che rivelano una
personalità di gesti coraggiosi, di attesa, di
letture di senso.
Gastone Mosci
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