L’intervista di GD Germana Duca a IL
Iaia Lorenzoni apre una nuova finestra sull’autrice
pesarese
La poesia è. Iaia Lorenzoni è una
risorsa di quel mondo. Il suo canto è uno sguardo ed
un respiro continuo. Ama la musica e la città,
interpreta la vita e impegna quel suo sentire da
voce a voce, il sussurro del vento e le “curve del
vento”. Molte poesie accompagnano l’intervista di
Germana Duca ed è il ritrovarsi in un luogo amato.
di Germana Duca e Iaia Lorenzoni
GD “Da
voce a voce” è una raccolta poetica in cinque tempi,
dai titoli molto suggestivi: “Nel chiaro del primo
mattino”, “Fra le curve del vento”, “Il cuore maturo
delle stanze”, “Spartito compiuto”, “E più belle
della luce le penombre”, “Un po’ rimescolate e un
po’ rosate”. Un libro a forma di quintetto vocale e
strumentale, dove Iaia Lorenzoni, tra il serio e il
faceto, mette in campo il suo talento espressivo e
una notevole varietà di temi. Alcuni sono stati già
trattati da Gastone Mosci, di altri parleremo ora
insieme all’autrice. Penso al tema dell’infanzia –
fra memoria e presente- e al grande tema della luce,
senza escludere ombre e penombre, nel variare del
tempo esterno e del tempo interiore.Una
fantasmagoria di questioni che, a mio avviso,
trovano la loro prima sintesi sulla copertina:
“Azzurro cielo”, di Wassily kandinsky; uno spazio
surreale con forme in movimento, ora rubate ai
giochi, ora ai sogni; incanti e disincanti sospesi
“fra cielo e terra”.Un po’ come tu dici di te
stessa, cara Iaia, in “Donna accesa”, uno dei testi
più ragguardevoli, insieme a molti altri che i
lettori potranno scovare fra le pagine di questo bel
volumetto.Ci vuoi dire com’è nato, prima di leggere
alcune poesie di autopresentazione?Anche il titolo,
“Da voce a voce”, ci incuriosisce: da dove viene?
IL Il
volumetto è nato da certe mie sonorità interiori, da
quell’ “intima necesiità” di cui parla Kandinsky:
fonte di ogni nostra ispirazione. E, per la
copertina, ho scelto il suo dipinto ” Azzurro cielo”
(1940- Parigi occupata dai nazisti).
Il pittore voleva evadere nel mondo buono dei sogni
e della fantasia? Lo fanno pensare le creaturine che
volteggiano nel chiaro azzurro.
Ma poi ho visto ciò che Kandinsky voleva, a mio
parere, veramente dirci: il suo, il mio, il nostro
desiderio di una colma e calma serenità, tutta e
solo lì espressa: nell’azzurro.
Il dipinto mi ha subito rimandata
alla poesia “Da voce a voce” che avevo da poco
scritto. E cioè al silenzio che tace, al vento,
all’avventura, al mistero… a quel qualcosa che
infine scricchiola e frana: la forza corporea di un
rumore che arriva, magico e unico e solo dai
bambini, nel loro chiamarsi e rincorrersi da voce a
voce: una cascata di bambini. Quella cascata di
tutti i miei mattini di maestra elementare, dove si
entra infastiditi e poi invece si esce colorati.
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