Urbino, lì 13/12/2017 nella sede dell'UNILIT
di Urbino, in collaborazione con il Circolo Acli-Centro
Universitario e le Conversazioni di Palazzo Petrangolini, la scrittrice Maria Grazia Maiorino di
Ancona presenta la sua raccolta di poesie, "La pietra
salvata".
In questa clip video L'Autrice e Germana Duca leggono la poesia:
Jerusalem
N.B. La lettura dei brani spesso è
seguita da una breve discussione e da una presentazione
della lettura successiva. Ne segue che la
presentazione della poesia letta è contenuta nella parte
finale del video precedente.
Da: Intervista di Germana Duca, GD, a
Maria Grazia Maiorino, MGM
GD-
Restiamo sull'attualità di maggior rilievo mondiale in
questi giorni: Gerusalemme in primo piano su tutti i media,
dopo l'annuncio di Trump che la vorrebbe capitale di
Israele.
Gerusalemme in primo piano anche nella penultima sezione del
tuo libro, intitolata appunto "Viaggio in Terrasanta".
Che ne pensi di quello che sta accadendo, nel riaccendersi
del conflitto fra Israeliani e Palestinesi, rispetto alla
Gerusalemme che hai visitato e porti nel cuore?
MGM-
Porterò sempre con me la prima immagine di Gerusalemme dal
Monte degli ulivi, dopo una giornata di pellegrinaggio da
Nazareth fino al mar Morto e alle rovine di Qumran, eravamo
accaldati e sfiniti, forse nelle condizioni migliori per
lasciarci andare a quella tappa conclusiva come se fosse un
sogno.
Gerusalemme mi apparve in tutta la sua bellezza, rimasi
incantata come se avessi visto, è difficile trovare le
parole, qualcosa che corrispondeva a una nostalgia antica, a
un archetipo, e mi sentii appagata e felice come nei momenti
più belli dei miei viaggi, e ancora di più. Perché di più?
Forse sentivo confusamente che l'avrei ritrovata e amata e
cantata, e toccata ancora e ancora. E così in fondo accade,
soprattutto quando si pregano i salmi. Così è per i luoghi
della Terrasanta che ti fanno quasi toccare quello che trovi
nelle pagine della Bibbia, sempre che tu abbia un certo
sguardo. Gerusalemme è un simbolo di pace e di amore, una
casa e un ponte fra Oriente e Occidente, quello che succede
nella realtà mi sembra un sacrilegio. Ho visto con i miei
occhi i segni della violenza, i bunker scavati nelle rocce
del deserto, le tende dei poveri, il muro fra Betlemme e
Gerusalemme. E con la poesia ho immaginato un futuro
diverso, un canto non più discordante ma comune, un emblema
di riscatto per tutti i popoli. Non è un caso se il nome di
Gerusalemme ritorna nei versi finali del mio libro,
svelando, almeno in parte, il mistero salvifico della pietra
misteriosa raffigurata in copertina.
Rovine di Qumran
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JERUSALEM
Sono salita a te da un punto nella
notte
piccolo motel a gestione familiare
nome che sapeva d'oriente e di stelle
la mia prima Salem
nel cielo intero del South Dakota.
Jerusalem negli occhi e nei passi
sono salita a te portando una promessa
miraggio di pietra chiara barca raccolta
dentro il fasciame delle antiche mura
ingioiellata di argenti e ori
ti specchi nelle valli dei tuoi cimiteri
che si sgranano come lembi di un manto.
Jerusalem negli occhi e nei passi
fuggitiva come una gazzella
compatta come rosa del Sahara
madre delle madri - approdo degli approdi
esilio degli esili - croce delle croci
ancorata sul Monte e ogni volta disfatta
come una tenda dei patriarchi.
Sono salita a te dal deserto delle laure
rocciose dune con occhi di bunker
lavori in corso polverose tende beduine
presenze assorbite dall'ocra giallo -
addentrarsi in wadi e sentieri
per andare liberi con gli eremiti
nudi come esseni nelle vasche di Qumran.
Sono volata a te dai dirupi
scendendo fino all'ultimo muro -
serpente di cemento in mezzo alle
case bianche urla di murales primi
piani di giovani soldati con le armi.
In processione nella città vecchia
confusa tra la folla e i richiami del suk
ascoltando il muezzin sulla via crucis
ho ripetuto il tuo nome - Jerusalem
Jerusalem Jerusalem - il tuo nome
ho ripetuto come un mantra
affidato al mescolarsi delle voci.
Porta d'oro
Basilica del sepolcro di
Cristo
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