RUBRICA domenica 25 gennaio 2009 |
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CARTOLINA DALLE MARCHE
NUOVA EDIZIONE: solo in internet
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Moie, cittadina con circa 5.500 abitanti e' situata nella media valle del fiume Esino.Terra ricca di tradizione che si coniuga con la passione di una
popolazione legata ancora alle sue origini.
La Storia:
L'origine dell'insediamento e' legato alla bonifica e
alla colonizzazione del fondovalle,cui diedero il primo impulso i monaci che
fondarono l'abbazia di S. Maria.
L'abbazia emblema di Moie,era ubicata in mezzo alla selva detta Santa, al
margine della riva sinistra dell'Esino,con la tipica moja (zona paludosa) da
cui il nome dell'abbazia stessa e successivamente del centro abitato. Altra
testimonianza della localita' era il Castrum Mollearum,posto nei pressi
dell'abbazia,ma del quale non resta nessuna traccia.
Cenni storici:
Situata sulla riva sinistra del fiume Esino e lungo l’antica via
Flanbenga,l’abbazia di Santa maria delle Moie fu probabilmente fondata
all’inizio del sec.x1 dalla famiglia Attoni-Alberici –Gozoni come monastero
privato. Sorta in mezzo a una vasta selva,l’abbazia costitui’il centro di
rinascita della zona ..L’abbazia si trovava in pianura nei pressi di una
antica zona paludosa che si estendeva lungo l’Esino chiamata molie da cui
derivo’ il nome:in un documento del 1219 viene infatti chiamata Molie S.
Mariae plani,con riferimento anche alla zona pianeggiante in cui era
dislocata. L’abbazia confinava con una zona boscosa indicata come Silva
Carpineta;non lontano si trovava un ponte che consentiva il passaggio sulla
riva destra del fiume Esino. Nei secoli x1-x11 ricevette numerose donazioni:
dal catasto del 1295 risulta che Santa Maria delle Moie possedeva una
superficie di circa centosessantacinque ettari e quattro mulini. La potenza
del monastero benedettino crebbe comunque nel sec. Xv quando raggiunse
un’estensione di quattrocentoventotto ettari. La chiesa fu restaurata nel
1524: lo testimonia una lapide sulla facciata occidentale. Il restauro fu
forse motivato dal cattivo stato delle torri medievali e comporto’ la
trasformazione della parte superiore del corpo occidentale,dove venne
collocata l’abitazione del sacerdote. Al 1524 risale anche l’attuale
campanile. Nel 1600 il vescovo diocesano Marco Agrippa Dandini elevo’a
parrocchia la chiesa di Santa Maria delle Moie.
L’Abbazia Romanica di Santa Maria delle Moie
Perla del romanico delle Marche (Foto Sam)
La struttura
La chiesa e’ composta da pietre squadrate di arenaria giallastra. All’interno e’ sorretta da quattro pilastri e articolata in tre navate,divise in tre campate :la navata mediana e’ sopraelevata e leggermente cuspidata. A oriente tutte le navate terminano con un’abside semicircolare. Da questo lato le absidi,che si differenziano per altezza e profondita’ ,evidenziano la forma basilicale della chiesa. Due sono invece le absidi che sporgono verso l’esterno nel lato nord,decorate ,come il cornicione ,con gli archetti pensili in travertino bianco,in parte sostenuti da coppie di lesene semicilindriche coronate da piccoli capitelli senza decorazione. Prima di entrare in chiesa e’ posto un atrio,di pianta quadrata e coperto a crociera fiancheggiato da due ambienti dalla pianta analoga,il sinistro dei quali accoglie una scala a chiocciola. Il portale presenta una strombatura a colonne gradinate ed e’ decorato con intrecci di foglie e fiori.
Abbazia Benedettina di Santa Maria di Moie.Veduta della navata laterale (cartolina).
Elementi storico-artistici
Gli
elementi piu’ interessanti della chiesa di Santa Maria sono le absidi e
soprattutto la pianta (mt.15x15 c.ca) che, basata sui quattro pilastri
interni isolati,ricorda non tanto modelli bizantini quanto gli edifici
triconchi paleocristiani e a pianta quadrata a croce greca iscritta
altomedievali,diffusi in Italia e raccordati per la prima volta
architettonicamente tra loro a San Claudio al Chienti.Le caratteristiche
dell’alzato di Santa Maria delle Moie,a navata centrale a volte a botte
acuta di poco piu’ elevata delle laterali,e la facciata a doppia torre hanno
importanti precedenti nelle Marche. Per quanto riguarda la tipologia il
riferimento principale e’ la chiesa abbaziale di Santa Maria di Portonovo di
Ancona. Per quanto riguarda la facciata,che originariamente era a doppia
torre,precedenti illustri in Italia sono la Cattedrale di Bobbio e San
Giovanni a Como dove,come a Moie,la campata d’ingresso che si trova fra le
due torri viene combinata con un matroneo.
La chiesa e’ dedicata alla nativita’ di Maria e un quadro di tale soggetto
ornava l’altare maggiore.
”Eros & Thanatos”
Per iniziativa di “Urbino-Arte – arte, cultura e conoscenza”, l’associazione artistica che da dieci anni dà vita all’artisticità urbinate, si è svolta, con grande successo e partecipazione di pubblico, la mostra : “ EROS & THANATOS”. inaugurata venerdi 19 dicembre 2008, in Urbino nella galleria d’arte “Federico Barocci”; lo spazio espositivo di Urbino-Arte, appunto, e dall’Associazione degli Incisori Urbinati, che si trova nel Collegio Raffaello, in piazza della Repubblica, dedicato al grande manierista ed incisore urbinate, inventore della morsura in più tempi, il quale rivoluzionò la tecnica incisoria calcografica cinquecentesca.
Si è trattato di una rassegna d’arte nazionale, di pittura scultura incisione e fotografia, alla quale hanno aderito, su invito, vari artisti italiani: Patrizio Ambrosini (Calcinelli (PU), Alessandra Angelini (Milano), Vitaliano Angelini (Urbino), Ezio Bartocci (Jesi), Boris Borioni (Urbino), Gaetano Carboni (Ascoli Piceno), Leopoldo Ceccarelli (Urbino), Giorgio Focarini (Urbino), Giuliano Garattoni (Pesaro), Giancarlo Lepore (Accademia di Belle Arti – Urbino), Rocco Natale (Accademia di Belle Arti – Urbino), Enzo Negri (Milano), Sergio Pari (Pesaro), Mauro Patarchi (Urbino), Nino Pieri (Urbino), Alessandro Sanchini (Urbino), Giulio Serafini (Montecalvo (PU) , Otello Sisti (Urbino), Paolo Soro (Accademia di Belle Arti – Urbino), Fernando Tiboni (Oristano), Gianfranco Zazzeroni (Pescara), Franco Zingaretti (Fabriano).
Nell’
articolata motivazione d’invito, che richiamandosi a Freud, fondatore della
psicoanalisi, ed alla sua la teoria dell'"Iceberg", secondo la quale
l’inconscio governa il comportamento e il pensiero degli esseri umani e
delle interazioni tra individui, si pone il distinguo tra l'Es e l'Io.
Eros e Thanatos, l'istinto di vita e l'istinto di morte, dunque, le due forze che regolano le azioni dell'uomo e sono la parte più inconscia della nostra mente. Su questa premessa è stato chiesto agli artisti di dare forma visiva e di fare i conti con quella parte di se stessi che difficilmente si ama mostrare. Questo sicuramente è l’aspetto più interessante e culturalmente più propositivo della mostra, sul quale di tanto in tanto il mondo dell’arte si confronta.
Nei venti giorni di esposizione la mostra è stata visitata da un lusinghiero e considerevole numero di visitatori.
Il pubblico, costituito da turisti provenienti da varie regioni, da stranieri presenti per qualche giorno di vacanza nella città e dagli abitanti del territorio, ha apprezzato grandemente l’iniziativa culturale, come attestano i commenti che figurano nel registro delle presenze o come verbalmente è stato espresso in conversazioni con gli espositori. Nello specifico è stato gradito l’alto livello della ricerca estetica, l’intelligenza della tematica che, pur non essendo nuova, è stata affrontata da un punto di vista particolarmente originale, l ’onestà intellettuale degli artisti, il gusto e l’ equilibrio con cui è stata allestita la mostra.
Si può, quindi, affermare che il risultato è stato altamente positivo da tutti i punti di vista è che, ancora una volta, l’Associazione “Urbino-Arte, arte-cultura e conoscenza” e l’Associazione degli Incisori Urbinati nonostante le difficoltà, la scarsezza economica e i disagi logistici, hanno saputo offrire un evento di alto livello culturale contribuendo alla definizione dell’immagine di città d’arte e di cultura quale Urbino è.
FRANCESCO VENDITTI
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