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BIBLIOTECA CIVICA UBALDINI Apertura (M. Gianotti)) |
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La presidente dell'Ass. Pro Urbino, Carmen Dionigi, annuncia l'apertura ufficiale al pubblico della Biblioteca, facendone una breve storia e presentando una serie di iniziative e di "INCONTRI" con esperti per vivacizzarne la frequenza e l'utilizzo.
Successivamente l'Assessore Roberto Cioppi presenta la struttura della nuova biblioteca.
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L’elegante portale di palazzo Cornei-Ivarra della Biscaglia-Ubaldini, in via S. Domenico n. 1, edificato in pietra arenaria secondo i canoni architettonici dei più nobili esemplari ducali riscontrabili nel motivo modulare delle “lumachelle” inscritte nei pilastrini dei piedritti e rincorrentesi fino alle belle foglie dei capitelli compositi, sorreggenti l’architrave e il fregio, compreso tra due profili di antichi guerrieri, sotto un’aggettante cornicione. Nella sua Guida, papa Clemente XI prescrive ai due Monsignori romani: “passando avanti la chiesa Cattedrale s’avanzeranno avanti la casa de’ signori conti Ubaldini […]”[1].
[1] Fert Sangiorgi (a cura di), Una guida settecentesca…, cit., p. 105.
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Il fregio del portale di palazzo Cornei-Ivarra della Biscaglia-Ubaldini reca scolpito il motto in lingua spagnola:
“ae
in los pensamientos
“Abbi i tuoi pensieri rivolti soltanto all’onore Al centro è diviso dallo stemma degli Ubaldini: un rincontro di cervo con la stella di otto punte posta tra le corna. Difatti, in questa parte del palazzo dei Cornei abitò il nobile capitano spagnolo Giovanni d’Ivarra della Biscaglia (al servizio del Duca Guidubaldo II della Rovere), insignito dall’Imperatore Carlo V del titolo di Conte di Poggio Santa Maria (L’Aquila), il quale aveva sposato Elisabetta, figlia dell’esimio medico Antonio di Francesco Cornei. Un ramo degli Ubaldini entrerà in possesso della casa il 29 maggio 1641 dopo averla comprata da Elisabetta, figlia di Tito Cornei, il letterato precettore del principe ereditario Federico Ubaldo, premorto al padre Francesco Maria II della Rovere, il Duca col quale nel 1631 si estingue la dinastia, ponendo fine al Ducato di Urbino[1].
[1]
Serra, 1932, p. 78; Mazzini, 1982, p.120; Negroni, 2005,
p. 63. |
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