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PROGRAMMA  PER LA CELEBRAZIONE DEL V° CENTENARIO

DELLA CAPPELLA MUSICALE DI URBINO

 

Il programma per il 2007, anno in cui ricorre il V Centenario della fondazione della Cappella Musicale, viene articolato in numerose manifestazioni di vario genere, con l’auspicio che le celebrazioni possano costituire un momento di generale ripresa dell’Istituto e che cessi la precaria condizione  finanziaria che ha portato all’erosione dell’esiguo capitale disponibile. L’attuale ed i precedenti Consigli di Reggenza possono rivendicare un ruolo di primo piano nella organizzazione e nel finanziamento di numerose stagioni concertistiche, intendendo per finanziamento l’utilizzo di contributi pubblici e privati. Anche nei prossimi anni si dovrà necessariamente fare affidamento sulle consuete elargizioni e, ci auguriamo, su nuovi mecenati, mentre resta fondamentale la collaborazione di associazioni culturali che gestiscono l’attività didattica, collaborano nell’organizzazione dei concerti.

Poiché la certezza in merito all’erogazione di somme e alla loro consistenza si verifica spesso ben oltre la primavera, alcune iniziative potrebbero essere differite al 2008.

 

Passando alla descrizione degli eventi previsti, è contemplato  l’allestimento della Mostra documentaria dell’archivio della Cappella Musicale del SS. Sacramento, dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica per le Marche di Ancona il 22 maggio 1991, in quanto conserva materiale archivistico risalente all’anno 1499 quando Guidubaldo I di Montefeltro la istituì con l’antico nome di Compagnia del Corpo di Cristo. L’importanza della documentazione è sia in campo storico-politico per i numerosi riferimenti a personaggi dell’epoca, sia storico-economico perché la Compagnia ha gestito attività artigianali, agricole, zootecniche ed industriali con la cartiera e la stamperia della quale si conservano oltre 700 lastre in rame bulinate di scorci, particolari architettonici, palazzi, vie e piazze di Urbino oggi scomparsi. Comunque il massimo interesse è dato dalla documentazione sulla ragguardevole attività musicale svoltasi in Urbino dal XVI° secolo con notizie sugli artisti e numerosissimi spartiti delle loro composizioni musicali spesso inedite.

Per tale manifestazione abbiamo interessato, ai fini di una concreta specifica collaborazione, l’Amministrazione del Legato Albani ed il Comune per l’utilizzo dell’Aula Magna del Collegio Raffaello, la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche di Urbino, per l’utilizzo di sale del Palazzo Ducale di Urbino, oltre a vari esperti.

 

Si confermeranno gli appuntamenti cameristici primaverile e autunnale, anche per una logica continuità con altre manifestazioni, prima tra le quali il Festival di Musica Antica, nell’ambito del quale è avrà luogo un concerto per clavicembalo, destinato al nostro V Centenario con musiche di Pietro Scarlatti, che fu Maestro di Cappella a Urbino tra il  1705  e il 1708.

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 Altro appuntamento di grande spessore il concerto già fissato per il 2 agosto con il soprano Elizabeth Norberg-Schultz ed il pianista Marco Sollini, che eseguiranno lieder di Grieg e di Sibelius,  rispettivamente nel centenario e nel cinquantenario della morte dei grandi compositori nordici. Con questa manifestazione Urbino dovrebbe entrare stabilmente nel circuito del Festival di Ponzano, la cui rilevanza mondiale è ormai un fatto acquisito. La sede dovrebbe essere il Palazzo Ducale, forse la sala del Trono, se sufficientemente capiente. E’ prevista una pubblicità ad ampio raggio, sia mediante i giornali, sia attraverso radio e televisione. Marco Sollini, ed Elizabeth Norberg-Schultz sono artisti di chiara fama ed il primo è direttore artistico del prestigioso Festival. Abbiamo avuto l’onore di ospitarlo nel 1997, con un travolgente concerto di musiche di operisti italiani.

La produzione discografica di entrambi i musicisti è gigantesca ed evitiamo ogni citazione.

  

Particolare importanza assumono i concerti dedicati al Catanese Francesco Paolo Frontini e all’Urbinate Rafaele (Raffaello) Carboni, due compositori di grande interesse artistico e storico.

Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 - Catania, 26 luglio 1939) fu un musicista e compositore siciliano.

Del suo inizio diceva egli stesso che ad avviarlo allo studio della musica era stato suo padre, il cav. Martino (1828-1909), fondatore e direttore per trentasette anni della Banda civica di Catania, anzi, come la chiamavano allora, della Banda nazionale; diceva anche che aveva studiato violino col maestro Santi D'Amico e che a tredici anni aveva esordito in un concerto nel salone comunale.

Un paio d'anni dopo aveva avuto in Cattedrale il battesimo come compositore, con un « Qui tollis » diretto dal maestro Pietro Antonio Coppola. Così si legge in un articolo di Saverio Fiducia in questo stesso giornale del 13 agosto 1960. A proposito di Fiducia, piace ricordare che Frontini compose la musica per il suo atto unico «Vicolo delle belle». Fiducia desiderava inserire il canto d'un cieco, ma il maestro non fu d'accordo. Disse che invece avrebbe fatto, come infatti fece, un «pezzo» affidandolo, anziché alla voce umana, al violino. Disse poi Fiducia che dall'oggi al domani «nacque la toccante sonata dell'orbo».

Accanto a Saverio Fiducia non va dimenticato A. Russo Giusti, la cui commedia «U Spirdu», una delle più significative del teatro siciliano, fu musicata da Frontini e, recitata nel 1920 al Teatro Comunale Coppola, diretta dal maestro Gaetano Emanuel Calì, fu accolta con grande successo.

Nel 1875 fu ammesso al Regio Conservatorio musicale di Palermo, dove ebbe maestro Pietro Platania, grande contrappuntista come il suo maestro Pietro Raimondi.
In seguito passò al Conservatorio di
Napoli in cui conseguì il diploma di compositore.

Distintosi fin da giovinetto con alcune composizioni, fra cui particolarmente apprezzata una «Messa funebre» in morte del maestro Coppola, nel 1881 si rivelò col melodramma in tre atti «Nella» rappresentato con vivo successo il 31 marzo nel Teatro Comunale di via Vecchio Bastione.

Dal trionfo di «Nella», che dal giornale dell'epoca, «Il Plebiscito», fu giudicata «un tentativo, ma un tentativo di gigante», comincia l'ascesa del Frontini e tutte le sue opere successive: «Sansone» nel 1882, «Fatalità» nel 1890, «Malia» nel 1891, «Il Falconiere» nel 1899. Frontini fu tra i pochi musicisti, oltre a Giovanni Simone Mayr, ad essersi ispirati alla leggenda di Adelasia e Aleramo e, nel medesimo periodo, il poemetto lirico «Medio-Evo», gli fece meritare un "bravo" di tutto cuore da Jules Massenet segnando come pietra miliare il suo cammino artistico.

Amato ed apprezzato da personaggi come Hugo, Zola, Massenet, Verga, Capuana, Federico De Roberto, Mario Rapisardi, Sciuti, Puccini, Cesareo, particolarmente amici gli furono Massenet, che si vantava di andare in estasi quando ascoltava musica di Frontini, e Capuana, la cui amicizia gli fruttò il libretto di «Malia», dal quale poi, caso più unico che raro, lo stesso anno del libretto (1891), nacque la commedia omonima in lingua, e poi, nel 1902, quella in dialetto malgrado il parere contrario di Verga, che non credeva in una «Malia» in siciliano, e che fu portata alle stelle da Giovanni Grasso e Mimì Aguglia.
Prima di accingersi alla stesura dell'opera, Frontini fece leggere il libretto a Rapisardi e a Verga.

L’esecuzione di opere di Frontini è particolarmente significativa, poiché il compositore dovette subire una sorta di damnatio memoriae a causa delle sue idee progressiste, tanto che il suo busto fu trafugato dal Parco “Bellini” dove si trovano le sculture che ritraggono i più importanti artisti di Catania. Ad oggi nessuno ha provveduto a rimediare al gesto vandalico. Va ricordato che Frontini ebbe rapporti anche con Lauro Rossi, gloria Maceratese, autore di un Inno a Raffaello su testo di Vincenzo Romani.

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 Il 3 dicembre 2004 ricorreva il 150° anniversario della “Rivolta di Eureka”, l’unica sommossa sanguinosa nella (breve) storia dell’Australia, che poeti e politici hanno elevato a simbolo di lotta nazionale ed “espressione di tutto un popolo”, conferendole addirittura un alone di leggenda ed eroismo al di là di ogni intenzione dei protagonisti.

Tra questi vi fu il “trovatore d’oro” e poliglotta italiano Raffaello Carboni (Urbino 1820-Roma 1875) che subito scrisse un libro in inglese (colmo di citazioni in latino, francese, italiano e tedesco) su quell’episodio: The Eureka Stockade.

L’edizione originale, stampata a Melbourne nel 1855, in tempo per essere venduta in occasione del primo anniversario della rivolta (prezzo 5 scellini per lettori ordinari, 10 per i sostenitori) è diventata una ricercata rarità bibliografica. Non si trova un solo australiano che non abbia sentito parlare di quest’opera, sebbene non siano molti quelli che l’ hanno davvero letta.

Varrà la pena di descrivere brevemente i fatti: all’alba di domenica 3 dicembre 1854, a Ballarat, sito a circa 110 chilometri a ovest di Melbourne, dove erano stati individuati cospicui giacimenti d’oro, 276 militari dei reparti coloniali del Victoria caricavano meno di 200 cercatori, che in località Eureka si erano organizzati in formazioni paramilitari sotto il comando dell’irlandese Peter Lalor (o Lawler, com’è trascritto nei documenti ufficiali). I cercatori volevano in tal modo protestare contro le vessazioni della burocrazia e della polizia sui campi auriferi e, in previsione di uno scontro armato, avevano eretto una barricata.

Quattro scariche di fucileria, 22 rivoltosi e 4 militari uccisi, una trentina di feriti d’ambo le parti, 160 minatori presi prigionieri (tra i quali Carboni che, come vedremo, non aveva partecipato alla scaramuccia), 13 in seguito processati ed assolti a Melbourne, gli altri rivoltosi alla macchia (fra cui lo stesso Lalor ferito e che ebbe un braccio amputato) e in pochi minuti si concluse la “rivolta di Eureka”.

 

Le pagine di Carboni sono un documento sotto certi aspetti unico, sebbene in parte lacunoso e inattendibile. Egli inoltre aveva spinto gli altri alla rivolta con discorsi incendiari, ma al primo fischio di pallottole si rifugiò nella sua tenda di tela, provvista di un camino di mattoni. E proprio dal camino, nel quale aveva praticato un foro, assistette alla mischia.

John Lynch, uno dei rivoltosi in prima linea, ricorda:«In quello strano nascondiglio il fiero figlio di Marte, l’uomo che si presentava col biglietto da visita: Raffaello de l’antica famiglia romana dei Carbonari Carbonis, che diedero due proconsoli alla Repubblica

  

Considerato “il principale eroe straniero della barricata di Eureka”, fu eletto all’unanimità giudice popolare, incaricato di dirimere le vertenze per le concessioni aurifere ai minatori, ma rassegnò subito le dimissioni. Il 3 gennaio 1856 fu processato e multato di cinque sterline per ubriachezza e linguaggio osceno in una via di Geelong. Il 18 gennaio dello stesso anno si imbarcò su un piroscafo francese diretto a Calcutta, e passando dall’India alla Cina e al Medio Oriente, nel 1858 rientrò in Italia. Nel 1860, dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, raggiunse Palermo dove si impiegò in qualità di interprete nell’ufficio di Francesco Crispi. Da qualche parte si afferma che Carboni avrebbe anche sostenuto di essere uno dei “Mille”.

Il frutto più  valido del suo vulcanico, indisciplinato ma anche generoso ingegno resta la narrazione, letterariamente povera ma assai significativa sul piano delle fonti storiche australiane, della rivolta dei minatori: La Barricata di Eureka.

Nel 1980, il noto giornalista e commediografo australiano Nino Randazzo (originario dell’isola di Salina, tuttora direttore del quotidiano in lingua italiana di Melbourne: “Il Globo”) ha pubblicato, per i tipi della “Italian Arts Festival Society” del Victoria, la prima traduzione italiana di The Eureka Stockade, bene accolta dalla critica, in varie occasioni definita “ottima e brillante”. Lavoro per nulla facile, vista la tortuosità e spesso oscurità di tanti brani del testo, scritto in ampolloso inglese ottocentesco, che però tradisce sempre una matrice concettuale e sintattica propria dell’italiano. Tuttavia The Eureka Stockade ha tratti umanissimi, affascinanti e rivelatori, rappresenta per molti una piacevole scoperta per tutta una serie di annotazioni, che vanno da quella dell’incontro con la tribù aborigena dei Tarrang, mentre ballava la sacra danza del corroboree («O Signore che scena indescrivibile per un vecchio giramondo europeo! Ma gli indigeni mi sembrarono molto umani»), alle riflessioni sulle somme riscosse con le licenze dei cercatori («Permettetemi di porre anch’io una domanda di puro stampo romano: Cui bonum? Cioè in tasca a chi andavano le tasse delle nostre licenze?»), al narrato, quasi copione di film, della dimostrazione popolare in tutto il suo svolgersi.

The Eureka Stockade e la sua traduzione italiana sono ulteriore prova degli stretti legami che uniscono il nostro paese e l’Australia fin dalle origini della storia del Continente Novissimo, dove peraltro tutti sono concordi nell’affermare che non è certo un caso che il bardo del “momento più epico della lotta popolare in Australia per la conquista dei diritti civili” sia un italiano.

 

Il Carboni musicista non è stato mai esplorato e lo stiamo facendo noi per la prima volta, grazie al reperimento di opere cameristiche  (voce e pf.) conservate all’Accademia di Santa Cecilia, degne di considerazione per la loro buona tecnica e per l’inventiva (Carboni fui allievo di Luigi Vecchiotti) pure entro i canoni piuttosto ristretti dell’epoca del  “belcanto”. I testi sono divertenti, spesso ironici, patriottici e marcatamente anticlericali. La sua Associazione “La Ceciliana”, annoverava, tra i membri di maggior spicco, Garibaldi, Mazzini e lo stesso Vittorio Emanuele. Compaiono anche i nomi di alcuni nobili urbinati.

 

Di FRONTINI e CARBONI proporremo, pertanto l’allestimento di  serate antologiche, alle quali stanno già attendendo alcuni dei nostri migliori esecutori. Saranno invitate le autorità interessate (Comune di Catania, Provincia e Regione Sicilia e Ambasciata Australiana).

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 Recentemente l’Istituto ha recuperato, grazie alla  donazione di un concittadino, un prezioso volume di cantate da camera  di vari autori, tra cui Antonio Caldara e altri grandi compositori barocchi. La realizzazione di una serata musicale basata su queste partiture, da affidare a un complesso locale pare una scelta molto opportuna.

 

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Altra proposta qualificata e pertinente è quella di indire un concorso nazionale per una composizione dedicata al V Centenario, con cerimonia di premiazione ed esecuzione al Teatro Sanzio entro il 2007 o nella prima metà del 2008. Ci siamo incontrati con il Presidente del Conservatorio, con il Direttore, il Vicedirettore e il Segretario Amministrativo, che hanno garantito un concreto appoggio.

 

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Tornando all’allestimento di spettacoli musicali, abbiamo preso in considerazione il progetto del fisarmonicista Claudio Jacomucci e della danzatrice e coreografa Kathleen Delaney per il Concerto-Performance “Il Soffietto Magico” (v i  allegato), mentre, con riguardo al rapporto di collaborazione con l’ERSU, si presenterà, al Teatro del Collegio Universitario “La Vela” l’Ensemble “Mariposas” che propone celebri canzoni da film di successo, trascritte dall’Urbinate Davide Di Gregorio.