Giorgio Corbucci |
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Purtroppo sono partiti davvero per l’Africa, e non solo hanno vissuto di stenti anche là, ma sono tornati poveri più di prima. La nave era partita da Napoli per Massaua: più di un mese di navigazione. Il primo impatto con la “crociera” fu una purga generalizzata che, data la scarsità dei bagni, costrinse tutti i passeggeri a calarsi i pantaloni sul ponte della nave con il culo rivolto al mare. Nei giorni a seguire cominciarono anche le esercitazioni per prepararsi a un eventuale salvataggio di emergenza. Ogni passeggero doveva indossare un salvagente e predisporsi a lanciarsi in mare. Dopo l’esperienza della purga e aver toccato con mano l’efficiente organizzazione dei servizi igienici, la fiducia di Turìn nelle istituzioni cominciava a vacillare e l’idea di simulare un salvataggio in mare non lo convinceva neanche un po’. Lui era abituato all’Apsa, in cui bastava fare due metri a nuoto ed era già in salvo. La vastità del mare lo sconvolgeva:
Tuttavia l’arrivo a Massaua risollevò il morale dei passeggeri. Un’altra nave davanti a loro, durante le manovre di attracco, urtò erroneamente e malamente il molo affondando e molta gente morì in mare. Il loro attracco fu normale e partirono per destinazione “Saganeti” con un viaggio in camion di dieci giorni, ma supponiamo con tutti i comfort possibili. |
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L'Apsa, il mare, l'Africa
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