Alla grappa
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Gettare oggetti perchè vengano "aggrappati" dai presenti.
El butt
alla grappa, chi el chiappa el chiappa
: lo butto in aria, chi lo prende lo prende. Per esempio nei
veglioni di carnevale si buttavano le caramelle. |
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Argoitè |
Vomitare. Me vien d’argoitè, me vien d' armetta:
mi viene da vomitare. M’er nutt só
anca i budei : ho vomitato tutto. |
Arplitt |
Avaro. Un gran arplitt. Un arplìtt
ch’en darìa manca l’oss ma 'n can. |
Arvoltass |
Ribellarsi. Difendersi. Reagire. S' arvultava com 'na
biscia : reagiva come un serpente. |
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Baga |
Personaggio irreale, fuori da ogni norma, che incute timore.
Ha fatt du ochhj come Baga: ha spalancato due occhi
come Baga, ha preso un grande spavento. |
Baiocch |
Baiocco, spicciolo del valore di circa un centesimo di lira,
in vigore negli stati pontifici fino al 1866. En val
manca du’ baiocch : non vale niente. Baiucchín:
risparmiatore di spiccioli, avaro, meschino. Baioccón
amante del denaro, persona dedita agli affari.
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Balia |
Quando veniva chiesta l'età di un anziano defunto, una
risposta ironica poteva essere: en l’ha ‘fogat el latt
dla balia: non si è affogato con il latte della balia,
ovvero è non era più un bambino. Prima della II guerra
mondiale la mortalità infantile era molto elevata. |
Banch |
Banco. Sórd
com un banch : sordo come un banco. Dur com un banch
o come un sumarr : duro nel comprendonio (dur de
comprendoni) come un banco o come un somaro. Com a
parlè sa un banch : come parlare con un legno. Va a
la scola per scaldè ‘l banch : va a scuola solo per
riscaldare i banchi.
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Batenda
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Pettegola. È
‘na gran batenda : è una gran pettegola. |
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Bisoca |
Bisoca falsa
: persona che va in chiesa, ma non è veramente credente. |
Bocciol |
Bolle. Bollicine. L'accqua sa i bocciol: acqua
frizzante con idrolitina o minerale. |
Bombo |
Vino. Termine usato con i bambini piccoli o per magnificare
le bevute di vino.
Vria 'na
motocicletta ch’ facessa sempre: bombo bombo. |
Brill |
Pieno. Completo. Ubriaco. Nud com un vermin o nud brill
: nudo completamente, com S. Gvann a bagn. |
Brocc /b'rocc
/ broccio |
El cano sotta el
broccio non è chiappablo.
Come dire: non insistere chè non la spunterai. |
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Bruscol |
Granata de bruscol = Scopa di pungitopo. Porcodó
tornava a casa con un fascio di pungitopo che gli passava il
comune, sceglieva i rami più adatti e, ogni dieci quindici
giorni, faceva la granata nuova.
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Bucalón
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Bocca larga, chiacchierone, con la bocca sempre aperta. |
Buccia
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Buccia.
Tegumento. Se t' chiapp, te facc le bucc : se ti
prendo, ti tolgo la pelle (con le botte). |
Bucchre |
Scarafaggio.
Ner com un bucchre. C’era anche la diceria che
Gildón da pcin magnava i bucchre, pura invenzione naturalmente,
ma era divertente perchè questi aveva occhi e capelli
nerissimi e la carnagione olivastra. Un altro molto scuro
era Bafutt.
Bianch e ross com un bucchre sa du’ occhj tla testa par
ch' è viv : descrizione assurda e nello stesso tempo
scontata di una persona normale. |
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Butón /botón |
Bottone, bottoni.
En se slaccia tant i botón
: non si sbottona, parla poco |
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Cacarella o
sciolta |
Diarrea,
dissenteria. Chi chiapassa la cacarella doppia o a fischi
! |
Calamar |
C'ha i calamar fina i ginocchj:
ha le occhiaie fino ai ginocchi. C'ha du' occhj com un
scattón o
come baga: ha due occhi come uno scattone (piccolo
leprotto dai grandi occhi spaventati) cioè spaventati o
scalamarati per stanchezza o per malattia. Altra
esagerazione: c'ha 'na bocca da
c'sé larga che quand sbadiglia 'i se ved le moroid !
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Cald
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Caldo. 'Ste
cald m'ha dat ‘na fiacca ch’en me vien dietra le gamb :
questo caldo mi ha dato una fiacca che non riesco a
trscinare le gambe (alla lettera: le gambe non mi vengono
dietro). |
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Caschè, cascata
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Cascare. Caduta. Una brutta caduta improvvisa: so’
cascata a bocca all’avanti, ho fatt un crist. |
Catassa de
legna
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Catasta di legna.
Ch' l’ómne de su là, dop el Tuf, m’ha purtat ‘na bella
catassa de legna secca, taiata corta, tutt bagulett sensa
chi bregon, per la stuffa èn l’ass de briscola. Negli
anni cinquanta, all’interno delle case, molti camini
vengono sostituiti con la stufa economica che andava a
legna, aveva il forno, la caldarina per l’acqua
calda, la piastra sulla quale si cucinava e si cuocevano le
cresc sfojat. |
Cavaocchj
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Insetto simile a
grossa vespa. Si diceva che anche le libellule attaccavano
agli occhi. |
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Cerquetbon |
Un noioso si lamenta: « Oh
Dio stagh mal !». L'interlocutore risponde: « Sta
sitt so’ stracch arvengh da Cerquetbón».
Il noioso insiste: « Oh Dio stagh mal». L'altro
arrabbiato: « T’ho dett sta sitt so stracch vengh da
Cerquét Bón».
Come dire: non m’importa se stai male, io sono stanco e
voglio dormire. |
Chilin |
Achille. Chilin
aveva un’osteria quasi in cima al monte. A un turista che
chiedeva dov’era il monumento di Raffaello un uomo rispose:
- Lei vagga só sempre dritt’ quant’è da Chilin ‘i ved’ la testa-. |
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Chioccon |
Chiavicone. Grossa apertura, ad. es. rugiola o
portello delle botti. Risparmia per la canella, mo butta
via per el chiocón
: cerca di non perdere la goccia dal rubinetto, ma poi
perde il contenuto per il portello, cioè si perde nei
particolari insignificanti. |
Ciaccabdocchj
/ ciaccapdocchj |
È pegg del
ciaccabdocchj:
alla lettera, è
peggiore di uno che schiaccia i pidocchi, ma per gli
urbinati il termine ciaccabdocchj indica il massimo
della testardaggine o pignoleria. C'è una storiella che
dipinge il tipico ciaccabdocchj. Un tipetto cocciuto
e dipettoso chiamava insistentemente un vicino con l'epiteto
ciaccabdocchj. Questi, anche quando è buttato in un
pozzo dal vicino esasperato dai dileggi, piuttosto che
invocare di essere salvato, insiste con la cantilena: “ciaccabdocchj,
ciaccabdocchj, te se' pegg del ciaccabdocchj ” e
infine, quando ormai affonda e l'acqua gli impedisce di
parlare, a braccia alzate con le unghie dei pollici uniti
continua a fare il gesto tipico di chi schiaccia i pidocchi. |
Ciambrocle
|
Pene. Persona rozza o triviale, cioè: cazzone. Simile a
ciambruscle, che deriva da ciauscolo della bassa Marca;
dal latino jusculum. |
Ciambrott /
Ciambrottle |
Rospo. Si dice
di persona tozza e/o sgraziata. È 'n ciambrott : è
brutto, tozzo, dai modi piuttosto grossolani. |
Ciataia
|
Fè ciataia:
chiacchierio di più persone che parlano di cose futili. |
Ciccia bomba |
Modo di prendere in giro gente grassottella :
Ciccia bomba trombettier / Manda 'l treno sa
le pér / Mo el manda tropp fort / Fa tremè tutt le port |
Ciccio |
el sagrestan, alto
circa un metro e quaranta, orecchie a bistecca, a suo modo
simpatico, camminava a passi corti e veloci facendo
tintinnare un gran mazzo di chiavi. È stato aiutosagrestano
del Duomo fino agli anni sessanta e accompagnava i turisti a
vedere la cripta del Duomo (le Grott). Le grotte in Urbino
si potevano visitare interamente solo la domenica e il
lunedì di Pasqua. Si scendeva per una scalinata e arrivati
nel sotterraneo, per avere l'indulgenza si dovevano fare tre
giri dentro un cunicolo scavato nella roccia, el gir del
perdon. Si toccava ogni croce che si incontrava e ci si
segnava con il segno della croce. Data la fioca luce di
candela, l'atmosfera era alquanto toccante, ma aiutava anche
qualche bricconcello a imbrattare le croci con nerofumo o
lucido da scarpe. Era d'obbligo la fermata per una
preghiera davanti alle sculture di legno a grandezza
naturale, colorate e teatralmente espressive che
rappresentavano la Deposizione di Cristo. Infine si passava
in altre due stanze costruite sotto la parte absidale del
Duomo, breve sosta davanti al famoso Cristo morto in marmo
del Giambologna, tre giri intorno a un altare toccando
arredamenti e simboli sacri del martirio di Gesù ed era
finita la visita, ma per risalire e guadagnare l’uscita, ci
si fermava ad ogni scalino per recitare: Pater, Ave e
Gloria.
Il lunedì di Pasqua era un giorno di devozione, ma anche
l’occasione per incontrare persone che si vedevano una volta
l’anno. Arrivava molta gente dalla campagna; ci si metteva
il vestito nuovo, di solito sempre troppo leggero, ed era
l’unico giorno dell’anno in cui il cinema era aperto anche
la mattina. |
Ciccol, Ciccol |
Ciccol ciccol mascherina / S' en c’è l’ov c'è
la galina /El baghin l’avet massat / Su pel mur l’avet tacat
/Se me chiappa la fantasia /Sensa ciccol en vagh via.
(oppure:) s' en m' ne dat un bel cuncin / accident ma vo’ e
‘l baghin.
(oppure) se m' ne dat un cuncinin, ce farò i taiulin /se m'
ne dat un cuncinón, ce farò i maccarón. |
Cicìn
|
Acinino. Una
certa quantità o una quantità indefinita C' n' è un
cicin da rida: molto. Ne prend un cicin: poco. |
Cidiós
|
Accidioso.
Insopportabile È cidiós
da quant è antipatich: è insopportabile da quanto è
antipatico |
Ciech |
Cieco. Ciech com ‘na talpa. En ved da ché e lé : non
vede da qui a lì. |
Cincigon (cinciangol) |
La
carne dura fa i cincigón,
en se s’cincicchia, fa el masticott o el masticacc. |
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Colmatura |
'Na
scodella sa la colmatura:
un piatto fondo colmo. 'Na tigella. |
Colme dla
bontà |
Colmo della bontà
o della dabbenaggine. En dè fastidi manca ma le mosch
: non allontanare neanche le mosche. |
Colp |
Colpo apoplettico. Accidente. Brutta com un cólp
: bruttissima |
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Contrabass |
Uno che vede per
la prima volta un contrabasso, pensando che fosse un grosso
violino, osserva: «El voj veda com fa a mettle sotta la
svrecchia !». |
Costansa |
Se
te dol la pansa /va dalla Costansa /te dà 'n acinin d’ua
/te fa passè la bua. |
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Creda |
Credere. Te vol fè creda che Crist
è mort dal fredd, invec en pol essa vera, lo era el padrón
dla legna. |
Cresciulina: |
La Cresciulina
vendeva le cresciulin, i bombolon, i maritoss o pan nociat,
alla scola del libre e in tutte cl'atre scol. |
Cudiron |
Osso sacro. Me
so’ rugolata gió
per le scale, me so fatta un mal t'el cudirón
da non pudem pió
mova : mi sono rotolata giù per le scale, mi sono fatta
un male nell’osso sacro da non potermi più muovere. |
Cul longh : |
Immusonito, indispettito.
E'
git via sa 'n cul longh ! |
Cunilla
|
Coniglia. Donna
prolifica. Sa tutt chi fiol par 'na cunilla. |
Cuntadin
|
È un cuntadin
arfatt, c’aveva le pess tel cul fin’ a ier, sa vo’ pretenda?
Ha da gì a parè le pecor
: deve andare a pascere le pecore. |
Curnut, corne |
Cornuto, corna. Curnut com un cest de lumach. Oppure:
c'ha pió corne ló d' un cest d' lumach |
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Da pió, da men
|
Migliore,
peggiore. Tle buttegh dupravne la carta de paia o quella
oleata e c’era da sceia tra la mortadella da pió e quella da mén : nelle botteghe adoperavano la carta di
paglia e quella oleata e c'era da scegliere tra la
mortadella da pió e quella da meno. I prodotti da
pió
costavano di più, da mén costavano meno in
funzione della qualità. |
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De botta e chiopp
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All’improvviso. L'ho fatt de botta e chiopp: l'ho
fatto in un istante |
Dè otr otra |
Dare via via, in continuazione. |
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Din don, campanon |
Toccando con delicatezza alcune parti del viso di un bambino
si recitava:
Fronte: Quest è la piassa grand / Occhi: Quest è
l’occhj bell e quest è 'l su' fratell / Guance:
Questa è la ganascia bella e quest' la su' sorella /
Bocca: Questa è la chiesina / Naso: E quest è il
campanon che fa din don din don. |
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Don Contucc |
Tè farè la fin de
don Contucc ch’se ardótt
a dì messa sa 'n copp. |
El mi gatt |
Se
strofina, s’arvultila /Se spultraccia in t'la paia / Se i dè
l’assica se sfuna. |
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Fam |
Va
pian sa 'l companatich, dop armarghen sol i arvans de quell
mort dalla fam. Avev 'na fam ch’avria magnat le cavij ma
le sedie. El magnè e’l mormorè stann tutt tl’incminciè :
Il mangiare e il chiacchierare una volta incominciato non
finiresti più. Scarti grass, se
vede ch’en è mai patit la fam! |
Famiola |
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Fant, cavall e re |
Un, due, tre; fant, cavall e re :
specie di scioglilingua o di stimolo a fare qualcosa, che
usa i nomi delle carte di briscola. Usato anche al posto di
uno, due, tre ... viaaa. |
Farla tonda |
Girare in tondo, gironzolare. Alé l’avem fatta tonda
si dice a conclusione di una mezza giornata trascorsa fuori
casa senza pensare alle faccende domestiche. |
|
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Fenè / fnè / f'nè |
Falciare il fieno con la falce fienaia
(falc'nara) |
Fiàt |
Fiato. Respiro. En riscot fiàt : non riprende il
respiro dal gran parlare. |
Ficch
|
Fico, fichi,
ficche. Queste sarien le ficch del post : Queste
sarebbero le belle del luogo. |
Fien o paja |
O
fien’ o paja,
era come dire: quell se magna se magna, basta se magna.:
buono o cattivo basta mangiare qualcosa.
'Na sbobba ! pàr l’intrisa per le galin. |
Fijè |
Figliare, partorire degli animali: Da
quant’è ch' en se confessa? - Da quant ha fiàt la baghina. |
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Fraid o fiard |
Fradicio. Esagerato. Bagnat fraid : bagnato fradicio.
Trist fraid : molto cattivo. |
Furcinella o fermessa
|
Molletta per capelli. Se’ sempre tutta scapciata, dat 'na
pettinatina e mett’te qualca furcinella. Cricca:
crocchia. La nonna teneva sopra la toeletta una bottiglina
con olio e poco aceto, da agitare prima dell’uso, per tenere
a posto i bei capelli pettinati a crocchia. Allora si
usava la brillantina, soprattutto gli uomini di una certa
età hanno continuato a impomatarsi fino all’epoca dei
Beattles e oltre. |
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Gamb |
C'ha le gamb stort chi c'è passa 'n can
: ha le gambe storte che gli passa un cane in mezzo.
Gamb a archett : gambe arcuate. |
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Gaméli o sgaméli |
Cammello. Par un gaméli, alta com’
un gaméli. |
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Ghiott |
Ghiotto, ma in
particolare: desideroso di riposo, sornione come il gatto.
Er svegghia, mo so' stata gió
ghiotta: ero sveglia, ma sono stata giù buona. |
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Gioj |
Sostanza fiabesca, la cui azione produrrebbe
gioia e torpore nell'uomo.
Iezzo l’è lenta, par ch’ha magnat el gioj:
gesù quanto è lenta, sembra che ha mangiato
il gioj. Preparato per calmare i bambini. |
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Gnaff, gnaffin |
Persona col naso schiacciato (faccia spianata),
oppure con lineamenti poco pronunciati, di solito piccola e
insignificante. |
Gnargnin
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Persona molto piccola di statura, nano, e con la tipica voce
stridula |
Gnicca, gnicca |
El dit gross dic : Ho fam /L’indic: En c’è 'l
pan /El dit de mezz: Com farem ? /L’anular: Ruberem / El dit
pcin: gnicca gnicca chi ruba s’impicca. |
Gnocch |
Magone. Groppo. Gnocchi di patate.
Languida come la broda di gnocch. Ho sentit un suchè com un
gnocch tel stommoch, insomma m’è nutt da piagna.
Anca l’ultim gnocch vien a galla
: anche l'ultimo gnocco viene a galla, cioè prima o
poi la verità si fa luce come i gnocchi che tardano a
cuocersi e poi venire in superficie. |
Gobba d’Varea
|
era detto, senza cattiveria, al ragazzino che stava con le
spalle curve, per ricordargli di stare più dritto. Forse a
Varea, dove oggi c’è una struttura comunale, c’è vissuto
gobbo. C'ha 'n agnell : ha un agnello (sulle
spalle, tipico modo per trasportare un agnellino), cioè è
gobbo. |
Goss |
Gola. Esofago. M’è 'rmast t'el goss : mi è rimasto
nella gola; riferito ad un boccone che non va nè su nè giù o
ad un desiderio non soddisfatto. |
Gricitt |
Grinzito, spiegazzato o rugoso.
Gricitt tla faccia e ti calsón.
C'ha ‘na faccia gricitta. C'ha la gonna tutta gricitta. |
Guai |
Se
tutti portasser i lór
guai in piassa, ognun archiapparia i sua.
Me sa ch’è propi vera: ognun argirìa a casa sa le su’ gamb. |
|
|
Insalatina
|
Vedrè ste' fresch
insalatina
si dice tra il serio e lo scherzoso a chi probabilmente si
troverà in difficoltà. |
Intrùggin
|
Persona invadente
in modo disgustoso. Probabilmente da intrugliare.
N’intrùggin
come quell en el vria sigur. |
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La Napoletana
|
Una madre di
famiglia sfollata da Napoli. Aveva parecchi figli, quando li
chiamava dalla finestra di casa elencava una sfilza di nomi
e diceva: Salit’angopp. Come dire: Nitt só
ovvero Venite su. |
Lament |
Lament de Caldari
: lamento estenuante. Caldari urbinate lagnoso oltre ogni
limite, da primato. |
Lardell |
C'ha tutt i lardell:
ha rotoli o cuscinetti di grasso. |
Le beless del matrimoni |
Colloquio fra anziano e giovane: anziano: «Se
sposat ?» / Giovane: «No» / Anziano: «En
cnosci el bon». Se la risposta fosse stata «Sé»,
l'anziano eslamava: «È fnitt da goda !»
|
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Ligaccia o
gluppa
|
“Fazzoletto della
spesa” ottenuto annodando gli angoli contrapposti di un
grosso riquadro di stoffa dipinta a quadrettoni azzurri e
blu. Il fazzoletto della spesa è stato l’antesignano dei
sacchetti di plastica di oggi, era molto usato da coloro che
arrivavano dalla campagna, spesso uomini, per portare
prodotti commestibili di loro produzione. Invece per portare
cose fragili o delicate, come le uova e i pomodori maturi,
si preferiva il canestre che però una volta vuoto
rimaneva ingombrante. |
|
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Man longh |
So nutta a man
longh:
sono venuta con
le mani a penzoloni, cioè senza portare niente.
Quel c'ha le man longh : quello è un ladruncolo. |
Gig, Gigin,
Gigión / Livig
|
Luigi, Luigino,
Luigione. Gigión
dla Gioia, sbasufión e brutt mo bon com el pan,
da giovane aveva fatto tutti i mestieri anche el
ciaccasass, da vecchio quando qualche conoscente lo
invitava in casa a bere un bicchiere di vino, accettava, ma
aveva paura di disturbare e allora si scherniva:
“Scusat
mo en so’ nutt per cimentè, me pudessa squissè el cervell,
se so’ nutt per cimentè la gent; no, no me chiapassa un
sbocch de sangue, se so’ nutt per cimentè la gent”.
|
Lumìn
|
Anca te le vè a
cerchè sa 'l lumìn :
anche tu le vai a
cercare con il lumino. Si diceva ad una che si metteva più
o meno involontariamente nei guai |
Lupp
|
Lupo. Malé i
affar vann ben, è propi tla bocca del lupp : in quel
posto gli affari vanno bene, è appunto nella bocca del lupo,
cioè un posto ben in vista e attrattivo. |
Madon,
madonata o madunata |
Mattone.
Mattonata. A lett sa un madón
cald ti pied: a letto con un mattone caldo sui piedi.
Il mattone scaldato sul camino e nel forno della stufa
economica è stato l'antesignano della borsa di acqua
calda. |
|
|
Mal fin |
Dolore sordo e profondo. Me chiappa un mal fin t'el
stommoch, dop un pó me passa : mi prende un dolorino alla stomaco, dopo un po'
mi passa. |
Mandè in chel post |
Perdere la pazienza. Vaffà 'n mannich ma 'l sighett :
va a fare un manico alla roncola, cioè levati dai piedi. |
Mandurlón |
Testa grossa mandurlón,
/ ogni pass un cascatón |
Mariola |
Marietta, Mariulina, Mariulla o Mariòla.
La
Mariòla aveva fatto la comparsa in un film girato a Urbino
dal titolo: “Due selvaggi a corte” gran boiata e gran
risate, perché riconoscevamo un pò tutti, ma il boato
ridanciano culminava nella scena in cui lei, per esigenze di
copione, si vedeva in primo piano vecchia e sdentata tale e
quale era nella realtà. Se c’arpens me sa ch’en c’era
manca tant da rida : a ripensarci non credo che ci fosse
tanto da ridere. |
Matt
|
C'ha le cart da
matt
ovvero è un matto patentato. |
Matt, birb
|
Se matt o se birb?
: sei matto o sei furbo? Equivalente al contemporaneo: ci
sei o ci fai? |
Messa |
E'
stat 'na gran messa cantata
: di un avvenimento lungo e noioso. Oh! me vo fe 'na
messa cantata ! : la vuoi smettere! |
Miarà
|
Bisognerà.
Miarà fè da cla via : bisognerà fare in quel modo. |
|
|
Muccichin
|
I muccichin
erano i frutti del tasso di un bel colore rosa-ciclamino. Il
gusto era vischioso appena dolce. Bisognava succhiarli
appena e poi sputare prontamente i noccioli che avevano
aderente una leggera patina di sapore amaro. Gim a magnè
i muccichin ma i viali? : andiamo a mangiare le bacche
di tasso ai viali (di Pian del Monte)? abitavamo nei pressi
e i rari alberi di tasso si trovavano solo lì. Conoscevamo
erbe e fiori di tante qualità, assaggiavamo tutto quello che
trovavamo di commestibile: i lupin, i dulcin, le brugnol,
le grattacul, i sem dla malva, el fior d'acaccia e
altri. |
Mugnón |
È 'n gran mugnón:
è uno musone scontroso e di poche parole. |
Mulicca,
oncia,
greia |
Mulicca,
bricciola, forse meno di un'oncia. Greia è
forse di mezzo fra le prime o, genericamente, un po'.
M’
n' avet dat quant un’óncia,
mettetne gió 'n'
antra greia. |
Mur
|
Muro. Ma
certa gent toccaria taccalla só
t'el mur : certa gente andrebbe attaccata al muro. Forse
come il maiale prima e dopo la macellazione (vedi: ciccol
ciccol) |
Mutta
|
Vestito da uomo
con giacca e calzoni coordinati Basta 'na bella gravatta
e par 'na mutta nova. |
|
|
Nassichè |
Sem gitti via nassicand la testa: beat chi va accident chi
resta:
siamo andati via scuotendo la testa, scontenti: beato chi se
ne va, malasorte a chi resta. |
Nebbia folta |
Nebbia, nebbia folta folta / Trova le legn per fè la torta
/La torta la i ho fatta / Mettla sora ma cla banca / La
banca era rotta / Sotta c’era scritt / Ce sta quattre donn
da maritt / Una cusc, una taja / Una fa’ capell de paja /
Una gussa la curtella / Per furè l’urecchj ma 'l cucch. |
Paciott paciott
|
Buono buono, calmo. |
Pal - frasch |
Da 'n pal a 'n
frasch :
da un palo ad un
ramoscello verde. En me gì da 'n pal a 'n frasch:
non fare discorsi a vanvera. |
Palotta
|
Pallottola.
En c’è terra per fè palotta : non c’è nessun modo per
concludere. |
Pan de gran |
Pane di farina di
grano, pane bianco. Si poteva usare polenta o farina di
ghiande, orzo o avena. Se c'è la salut e ‘l pan de gran,
sa vò da Dio?. |
Pantriscia |
Pancia molliccia. |
Paraghiottolina |
Soprannome affibbiato a una ragazza che nel parlare
impuntava leggermente. Da ghiottola : balbuzie. |
Paracul |
En
te fidè è un paracul da rida, fa sól
i su’ interess. |
Parturì |
Partorire. A partorì fa un gran mal, quant en li fè pió e
credi da murì, nasc. |
Passer
|
Passero. Spara
tun tutt i passer : non perde nessuna occasione. Sa
c'la fam spara anca ti sisìn (scricciolo). |
Patat |
Alla matina le patat, al giorne le patat, alla sera le patat.
Se magna ben sa 'ste patat ! |
Peccia |
Chioccia, oppure orologio o altro marchingegno che funziona
male. Che peccia ! en i lascia mai in pac ma chi burdei:
che chioccia ! non lascia vivere in pace i figli; si
dice di madre eccessivamente apprensiva.
C'ha ‘na peccia d’urlogg ch’en 'i
va mai ben. |
Pegg
|
Peggio. Hann
fatt el diavle e pegg. È com el mal e pegg : è un
disastro |
Pepp, Pepin,
Pepón |
Giuseppe,
Giuseppino e Giuseppone. Per distinguere persone omonime,
oltre che adeguare il nome, si aggiungeva il nome di qualche
famigliare, del mestiere o della località da cui proveniva o
abitava es: Pepin dla Ida, Gvann dla Turdulina, Gino el
Sopp, ecc. |
Perchè
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-Perchè? -Perchè
due en fa tre. |
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Petrin dla C'sana |
-
Vo’ set buff !
(risposta): - No, so’ Petrin dla C'sana
- Ve digh che vo’ set buff ! - (risposta)
:- E vo' sèt un teston, perchè io so' Petrin dla C'sana. |
Petriola ( ghiottola) |
Imbuto. Balbuzie. Fa le petriole o ghiottole: è uno
che tartaglia nel parlare. Ghiottolón:
tartaglione. Ghiottolina: soprannome di una donna
urbinate minuta affetta da balbuzie. |
Picchiapot
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Pasticcio,
groviglio. Hann fatt un gran picchiapot, ch' en se capisc
pió nient. |
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Piffre,
Piffrón |
Naso (anche
piffero), nasone. Ogni casa c'ha el su' bel camin:
ogni casa (bocca) comoda ha il suo grosso camino (pifrón).
Detto usato per rassegnarsi di avere un grosso naso. |
Pigrissia |
Interlocutore: «Pigrissia vo’l brod?» Pigrizia :
«Sé». Interlocutore: «Porta la tassa». Pigizia:
«Accidenti el brod e chi el passa». |
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Pinsón |
Uomo
piuttosto alto, grosso e lento nell'agire. S’è fatt un
pinsón ovvero
è diventato grasso e pigro. Dai ! movte pinsón
: dai ! sbrigati tira tardi.
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Pliccia |
Pelliccia. Pelle grossa e grassa delle galline o anche
strato di sporco sulla pelle. C'ha 'na pliccia ch’
toccaria lavall sa la brusca. o scopetta (spazzola). |
Ploia |
Che ploia, vo’ lascè gì
: che noia, la vuoi smettere. |
Gricc |
Grinze. Pieghe.
C'ha le gricc ma 'l cul : ha le natiche raggrinzite,
cioè è uno che non gli va mai bene niente a giudicare da
come si lamenta. Vedrè che quell 'i leva le gricc ma 'l
cul : vedrai che quello lo fa ubbidire, gli leva le
grinze dalle natiche a suon di sculaccioni. |
Porcodó |
Detto anche
Girometta, era lo spazzino. Per pulire strade e vicoli
usava la granata de bruscol o scopa di pungitopo.
Porcodó tornava a
casa con un fascio di pungitopo che gli passava il comune,
sceglieva i rami più adatti e, ogni dieci quindici giorni,
faceva una granata nuova. |
Prescia
|
Fretta. I' en
c' ho nisciuna prescia : io non ho alcuna premura.
Ansi ch’ha fnit per 'na prescia = anzi che ha finito per
adesso. |
Press de cost |
Prezzo di costo. T' l’ho datt per el press
de cost : te l’ho detta per come me l’hanno raccontata. |
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Prét (e la monnica)
|
Telaio in legno, a forma di doppia ogiva, una volta, in
assenza di riscaldamento, usato per tener sollevate le
coltri e riscaldare il letto con brace posta su un tipico
recipiente di coccio (mònnica). Gì a lett sa 'l
prét: andare a dormire con il letto riscaldato.
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Psin psant o
sim sant |
Semi santi,
zuccherini in granelli colorati, usati per decorare le
torte, che compravamo con poche lire quando non ci bastavano
i soldi per le caramelle. |
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Quant ? |
«Quant ?»
Risposta spazientita: «Eeeh chisà quant?
quant el lupp metteva i guant». Quant in dialetto
urbinate viene usato indifferentemente come "quanto" o
"quando" |
Quattrocchj |
Occhialuto. Quattrocchj e ‘na vetrina : quattrocchi e
una vetrina (bocca), modo per bistrattare chi portava gli
occhiali da vista. Bislocchj o bislocchia si diceva
di chi aveva gli occhi storti. |
Rafacan
|
Arraffatore spietato, truffatore. Rafacan de prima riga
: truffatore di prima specie. |
Rafaell,
Rafailin, Rafailon |
Raffaello,
Raffaellino, Raffaellone. |
Raganaccia |
Ancora oggi il
riferimento è sempre: Dop el mercatal, Tra d' lé, poch
dop’ o na mulicca prima la casa dla Raganaccia, anche se
lei “è da chel dì ch’en c’è pió”. |
Raganella |
Respiro catarroso. Ila. Sent che
raganella, che bolza! Te c’è schersi, se fa prest a gì de
là. |
Ragg |
Par un ragg matt
si dice di persona sventata, frettolosa e inconcludente.
|
Raghin o raghne
|
Ramarro.
Lucertola. S’incanta com un raghin. Avem fatt la
pansa com i raghne : abbiamo mangiato poco. |
Rass tla luna
|
«Avet
sentit nonn? hann mandat un rass tla luna !»
Il nonno meravigliato risponde: « Com un
rass tla luna? e dop’ cum han fatt ? L’hann fatt arnì gió
? È arnut vive ?». Sicuramente il nonno pensava
ad un uccellino: rass. |
Rebellant |
El Rebellant era sempre in giro
per la campagna, dormiva nelle stalle e viveva di quel poco
che riusciva a racimolare. Calmo nel parlare e nel muoversi
con voce da basso si lamentava perché gli davano le uova, ma
non i soldi, diceva: I
óv sé, mo i sold
enn i dann. Una volta dopo aver bevuto all’osteria,
uscendo disse: “segnat”.
L'oste:
-Mo maché en se segna- “Allora c’avet la memoria bóna”.
In quegli anni se giva a fè la spesa a cricca, c’avevam
un librett per segnè.
Ogni giorno nel
libretto, (piccolo quaderno), il negoziante segnava la cifra
della spesa, alla fine del mese bisognava saldare il conto.
Se rimaneva il debito non ti davano più niente, così quando
non si riusciva a pagare in contanti si facevano le
cambiali. |
Renga |
Aringa sotto sale. E' com 'na renga : si dice di
persona molto magra e priva di forme. |
Ricco |
Enrico. Io e
te, Ricco, sem brutti. |
Rimbuschè
|
Cercare,
rovistare, mettere a posto, trovare da fare tante cose tutte
dentro casa. C'ha sempre da rimbuschè : ha sempre da
fare qualcosa. Deriva da rimboscare che era un insieme di
cose da fare continuamente per mantenere in buono stato le
zone delle nostre montagne appenniniche. |
Rottacerquelle
o stroppacerquelle |
Ha cors a
rottacerquelle
: ha corso a più non posso; corsa furibonda in discesa da
abbattere tutte le pianticelle calpestate. Ha piovut a
stroppacerquelle : è piovuto a dirotto da sbrancare gli
alberi |
Rugnè o rugnì |
Mugugnare. Da
rufolare o grufolare del maiale. Sa rugni sempre. |
Rustich
|
Rustico. Ultimo, un postino che amava girare pei i torrenti
e boschi in cerca di cibi rustici, che poi cuoceva e
consumava all'aria aperta.. El
rustich, la moj del Rustich, i fiol del Rustich, l’Anna del
Rustich. |
Rutella
|
Rotella.
Ingranaggio. Parte di cervello. En c’ hann tutt le
rutelle a post, el pió
san de cla famiglia parla da per ló. |
Ruzz |
Rozzo.
Ruzz com un spin.: rustico come uno spino. Me fè
ruzz : mi dai fastidio. |
Sactón |
Persona
vestita con calzoni larghi, di forma sgraziata come un
sacco. Par un sactóna,
minga c'ha nisciuna grasia t'el vestiss ! : sembra un
grosso sacco, non ha alcuna grazia nel vestirsi. |
San Rocch |
Me
pari san Rocch, / ‘na scarpa e ‘n socch. |
Sappa |
Ingnorant com 'na sappa :
ignorante come una zappa. Senza scampo: «El
pió d'le volt i purett èn ignorant come le sapp » - «Mej
dachsé, almen en soffren».
|
|
|
Sbranghè o
spranghè |
Rappezzare una
pignatta di terracotta con colla cementizia e punti di fili
di ferro, detto appunto
sbranga. Erano opere di ingegno e di pazienza
eseguite da artigiani particolari chiamati:
sbranghin o spranghin.
En avé paura, spess le pignatte sbrangat duren de pió
de c'le nove
: non aver paura, spesso le pignatte rabberciate durano più
delle sane. Si dice per incoraggiare uno cagionevole di
salute. Così, il nomignolo "Sbranghin " veniva
affibbiato a persone minute, deboli o malaticcie oltre che
all'artigiano che riparava vasi, orci e tegami di terracotta
mediante filo di ferro. |
Sbreghè |
Strappare malamente. Spaccare da cima a fondo, come i
tronchi per ottenerne le breghe. 'N accident
te sbrega. |
Scalanch
|
Sobbalzo tipico dei mezzi a ruote su strada
dissestata. 'Na strada propi
brutta, sent machè è tutt scalanch.
|
Scannè
|
Sgozzare. 'Sa
urli, par ch' scannen el baghin. |
Scarogna
|
Scalogna, sfortuna. Che scarogna, me mancava sol che
questa adess! De quel ch’en se vria c’è pien el piatt. C'ha
la scarogna tacata mal cul : c'ha la scalogna che lo
segue ovunque (attaccata al sedere), sfortunatissimo. |
Scarpetta |
Ogni gir una scarpetta / accident ma te e la Betta. |
Scarpign
|
Erba selvatica o di campagna un pò spinosa, ma buona da
cuocere. Par un scarpign si dice di persona con
capelli disordinati o anche per la scelta del modo di
vestirsi un pò trascurato. Scapción
: spettinato, con i capelli lunghi. S'cifaritt o
s'ciufaritt :: spettinato, con i capelli in disordine
come appena sveglio. |
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|
Scentin, Scento
|
Crescentino |
Sciacquatò
|
Acquaio. Ste
brod è bon da buttè t'el sciacquató:
questo brodo
è solo da buttare nel lavandino della cucina. |
Scialatin
|
Uomo dalla voce leggermente rauca e femminile. El
scialatin era il nomignolo di Duilio noto portiere
dell'Albergo Italia, il più vetusto di Urbino. |
Sciavarata
|
Grossa bastonata
o colpo. Te daggh ‘na sciavarata t'la schina. |
Sclamasión |
Esclamazione affermativa: Sé, i coión
del birr.
Esclamazione diniegativa: Sé,
i coión dla
vitella. |
Sclami sa le
fest |
Eslamazioni e
calorite accoglienze. Cum ste ? t' chiapassa un colp !
Oppure:-Mo va a muri scanat, valà ! e anche: Oh !
ancora en se morte ?- Erano modi calorosi di
interloquire tra conoscenti, un modo brusco-scherzoso per
manifestare una certa contentezza nel rivedersi dopo un po'
di tempo. Ancora oggi noi urbinati non ci lasciamo
trasportare da grandi manifestazioni di giubilo e d’affetto,
ma è solo un’indifferenza apparente, in verità c’è molto
calore umano e sensibilità nei cuori, si capisce soprattutto
dai gesti quotidiani e forse bisogna saperlo leggere negli
occhi dei pochi veri urbinati rimasti.
|
Scojonat |
Sempre scoionat
: sempre di umore nero cupo, scontroso. |
Scucchia |
C'ha ‘na scucchia:
ha un mento (barbuss) molto pronunciato. Detto a
persone arcigne. |
|
|
Scureggia |
Peto. Scorreggia.
Sent che scureggia, me sa ch c’è 'l
lavor per la lavandara |
Sdrassè
|
Dirazzare. Degenerare. Tralignare.
Toccaria
sdrasalla, mo en i se fa. |
Seccia |
Stoppie. Fè la ristoppia : ripiantare nello stesso
campo la messe dell’anno precedente. |
Sepolcre
|
Gim a fè i sepólcre:
usato non solo per le visite di devozione del giovedì di
Pasqua, ma anche per l'andare a bere da un’osteria
all’altra. |
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Sia
|
Zia. Croste di
sporcizia sulla pelle, in particolare su ginocchi, gomiti e
collo. C'ha ‘na sia che quand se lava fa i sfregol o
manfrugol : ha una sporcizia ... C'ha ‘na sia
che’n arvien cristian : è così sporco che non ritorna
pulito. |
Singhioss |
Singhioss singhioss / la rana t'el poss / la rana t'el fich
/el singhioss è sparit. |
Sinonca |
Altrimenti. |
Sisin |
Scricciolo o uccellino piccolissimo con le
penne grigioverdi.
C'ha na vista bona ch’ved un sisin t'la Csana :
ha una vista così buona che vede uno
scricciolo sulla Cesana. |
Sleppa, lecca,
cinquinon: |
'I ha dat ‘na
sleppa:
gli ha dato una gran sberla, o anche: 'na lècca o un gran
cinquinón, che è sempre un grosso schiaffo.
C'ha
du’ sessol de man ! Se
te dà na sleppa te stend
: ha due mani grandi come sessole ! Se ti dà uno schiaffo
ti stende.
C'ha
'na sleppa de pied !
: ha piedi
molto grandi. |
Smejè, smejansa |
Assomigliare., assomiglianza. Anche: asmejè, asmejansa
con "a" semimuta. C’asmeien : ci assomigliano.
Sa c'le ganasc a spindulón,
el can asmeja ma 'l su’ padrón
: con quelle guance a penzoloni il cane assomiglia al suo
padrone. |
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Sposalizi |
Mio nonno, la domenica, quando era invitato a mangiare a
casa di qualche parente commentava sempre allo stesso modo:
Quest en è un pranz, è un
sposalizi. |
Spuntichión
|
Qualcosa che sporge e punge o da fastidio es: barba che
ricresce, penne rimaste radicate nella pelle dei polli da
cuocere, terreno con erba secca tagliata. La seccia sa
tutt chi spuntichión
raspava tutt le gamb. Le donne, generalmente, non
osavano neanche pensare di potersi mettere i Pantaloni:
Sarè matt, me metterò i calson? Solo le più “sfrontate”
per mietere o per altre rare occasioni, indossavano calzoni
che prendevano in prestito da qualche uomo di casa. |
|
|
Staccia |
Setaccio. Chi vol che l’amicisia se mantenga / com la
staccia ha da fè, una volta vagga e l'altra venga : chi
vuole che l'amicizia duri, deve fare come il setaccio che va
e torna indietro.
|
|
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Stifon o
Stifón |
vendeva le stiff
da cima Santa Lucia,
era un punto di riferimento per chi veniva da fuori porta
sia per le ultime nuove sia per lasciare cose da passare a
riprendere o da consegnare ad altri. Stifon era, prima di
tutto mastro carraio, faceva birocci, botti e mastelle,
specialista in ruote di legno per carri e birocci, l'unico
in Urbino fino agli anni '50. Poi avanti si è ridotto a
fabbricare solo le gabbie per volatili, stiff, perchè ormai
con i nuovi mezzi di locomozione a motore a scoppio il suo
mestiere non era più richiesto. |
Stila
|
Sottile.
Slanciata. Gamba stila si dice a chi ha le gambe
molto magre. |
Stimass
|
Stimarsi.
Compiacersi. Se stima tutta : si guarda compiaciuta.
Vedi com se stima, 'i par da essa bella! È tutta
impeperitta da rida. |
Stracch,
Stracca |
Stracch svlenitt
:
stanchissimo. Stanca. Quant ho pensat per me, so’
stracca e sudata. |
Straciar
|
Lo straccivendolo
che passava nelle strade urlando: - Ié stracc donneeee -.
Oltre gli stracci prendeva a pochissimo prezzo qualsiasi
roba vecchia, anche la pell di cunill. Il coniglio
si comprava vivo, come tutto il pollame in genere. Dopo
averlo stordito con un pugno sulla nuca si scannava e poi,
con precisione e competenza, si tirava giù la pelle senza
romperla e la si faceva essiccare appesa al rovescio con
della paglia dentro, poi si vendeva allo straccivendolo.
La pell era di burdei, con il ricavato compravamo il
gelato o le golia che costavano una lira l’una. |
Strampalat
|
Strambo. È
tutt strampalat, en tocca creda ma quel ch’ dic : è così
strano che non si deve credere a quello che racconta. Se
stè a sentì ma chel stampalat, en te se fa mai giorne.
|
Strigiol,
Strigiulin
|
Magro,
magrissimo. E' un strigiulin, tutt penn e voc com un
cucch: è magrissimo, tutto penne e voce come il cucco |
Stroppia
|
Storpia. Vò
aiutè a fè qualcò? Tant en se’ minga stroppia : vuoi
aiutare a fare qualcosa? Tanto non sei mica storpia.
|
Stroventa
|
Scaraventa.
|
Suppa
|
Zuppa.
Inzuppata. È bagnata suppa, me niva gió
un raghinell de sudór
t'la schiena. |
Surchión
o sorchión
|
Sorcione, talpa,
misantropo. Detto di una persona antipatica che non saluta e
non parla quasi mai con nessuno.
È un gran surchión,
en parla né per la bocca nè per el cul. Che birr ! |
Svansica |
Vanitosa.
C’è da fè la svansica tant è blina? Mo valà! Fa rida ma i
sass. È vist la smena el cul? Guarda cum mov el bracc? Par
semina. Se dà n’aria, chisà chi cred da essa: si
dà un’aria, chissà chi crede di essere. Donna che smena
l’anca, s' en è putana poch ce manca : donna che dondola
il sedere, se non è puttana poco ci manca. |
Svelt |
Svelt com’ un can legat :
poco svelto. Svelt com la polvra: svelto come la
polvere, ragazzino molto sveglio, veloce nell’apprendere.
Svelt com ‘na palla de schiopp: poteva avere senso
positivo o negativo, dipendeva dal tono e dalla situazione.
Schiopp in questo caso è il fucile. |
Tacchi |
Il
più tonto che si ricordi. E' pió
incantat de Tacchi. |
Tajulin
|
Tagliolini,
maccheroncini sottilissimi di pasta all'uovo. Dura quant
'na cotta de taiulin.: durata effimera. I taiulin
ovvero i tagliolini, come tutte le paste fatte in casa, si
buttano in molta acqua bollente, in un momento ritornano a
galla e sono cotti. |
|
|
Tars
|
Incrostazione.
Tartaro. C'ha i dent gialli per el tars. El tars dle
bott. |
Tavlon |
Una donna ch' par
un tavlón da ott
:
una
donna rozza e greve che sembra un tavolone spesso otto
centimetri. |
Testa
|
Usata come modo
di pensare e ragionare: comprendomio. C'ha ‘na testa
ch’en la rod manca un sorc. |
|
|
Ton
|
Tuono. È
sentit che ton? Che tanacca ! me sa ch’ha da essa cascat
poch distant. Ai bambini si diceva:
Senti com tona? È
‘l diavol ch’arugola la moj per i scalin.
|
Topaceca
|
"Stav ma le Conc,
er ancora un bordlacc e quant arniv dal lavor d'la fornac
dovev gì a taiè l’erba ma i cunill ":
ero ancora un
ragazzino e quando tornavo dal lavoro della fornace dovevo
andare a tagliare l’erba per i conigli.
|
|
Trist |
Ugna |
Usc |
Va là ch’en casca all’avanti |
Vanga, sappa, acqua |
Vecchiaia |
Vecchj
|
Vegghia
|
Viddica
|
Vlut
|
Voja
|
Vrecchion (svrecchion) |
|
Zitlona |
|
|
Trista impestata
: molto cattiva. |
Unghia. I ugn, plurale. Giorgio, molto timido con
le ragazze, a una festa da ballo finalmente decide
di attaccare discorso con la bella che gli sta
vicino facendole il seguente complimento: Che
begli ugni signorina. Il fatto risale a quasi
cinquantanni fa, ma il ricordo ancora diverte molto.
Me se spicciat un ogna : mi si è staccato o
rivoltato una unghia. |
Uscio. Porta. Secca o secch com un usc: molto
magra o magro, come una porta. |
ossia non ha fretta di arrivare.
È cascata all'avanti : si dice di una
ragazza rinasta inaspettatamente incinta. |
Chi la vanga - chi la sappa -
(chi usa la vanga, chi usa la zappa) el più coión
- careggia l’acqua (quello più tonto va a
prendere l'acqua alla fonte). |
Ormai sem da
'sta part, cl'atra part en arvien
ótra
:cioè gli anni passati non tornano. A una certa
età quel ch’è prés è prés o quel ch’è vutt è vutt. |
Vecchj èn i pagn,
io so’ ansiana :
vecchi si
dice ai panni, io sono solo anziana. |
Veglia. En magn
i cidron, m'arvenghen alla vegghia : non
mangio i cetrioli, mi rinfacciano |
Vimini che
diversamente dai vinchi venivano sbucciati e
fatti seccare al sole e diventavano bianchi,
servivano per fare i canestri. |
Voluto (participio
passato di volere) oppure velluto. C’aveva 'na
bella giacca de vlut. 'I c'è vlut un bel pestin per
capilla : gli c'è voluto molto per capirla. |
Voglia. Macchia
sulla pelle. C'ha na voja t'la schiena o C'ho 'na
voja de g'lat. Avoja :certo. Se, avoja :
sì, certamente. |
Grandi orecchi. Vrecchion o fnocchj :
omosessuale. |
|
Zitella anziana. Donna sola, poco socievole. 'Na
signorina antica. |
|