XI° Concorso 2011 - Agenda 2012: PRELIMINARI |
di Carmen Dionigi Presidente Pro Urbino
Giunge alla XI edizione l’appuntamento con il Concorso di Poesia Dialettale Urbinate intitolato a Renzo de Scrilli, l’indimenticabile medico e poeta urbinate capace di dare eccellenza e dignità letteraria alla nostra produzione dialettale, unendo la qualità stilistica all’acutezza dell’analisi sociale. Un concorso vivace e partecipato anche grazie al prosieguo della collaborazione con l' Editrice Montefeltro e al patrocinio dell' Assessorato Comunale. Quest’anno il Concorso è articolato nelle sezioni poesia, Prosa drammatica, narrativa e Indagini dialettali. La sezione indagini prevede, a sua volta, raccolta di filastrocche, ninna nanne e indovinelli, canti popolari e tradizionali. Una sezione antologica raccoglie i lavori di poeti Urbinati del passato. Attraverso le loro poesie ritroviamo personaggi ed angoli della città oramai dimenticati. Novità di questa edizione è la sezione "ospiti " che contiene poesie e sonetti in romanesco La Pro Urbino è particolarmente orgogliosa del successo di questa iniziativa, capace ogni anno di raccogliere sempre nuovo interesse, testimoniato dal crescente numero di partecipanti e di pubblico. Segno questo che il dialetto non perde interesse ma anzi sta rafforzando il suo ruolo di trait-d’union con i valori positivi della tradizione e del passato. L'associazione lavora infatti per recuperare, assieme al dialetto, tutto ciò che rappresenta: non solo la lingua, ma anche la cultura e la memoria di una popolazione. La sua storia. Per questo non dobbiamo staccarci da quelle che sono le nostre radici, anzi dobbiamo essere sempre più convinti che il dialetto è un patrimonio da salvare e tramandare. Sono perciò particolarmente grata ai partecipanti, ai membri della giuria e a tutti coloro che, con il loro lavoro, permettono la realizzazione di questo volume. A tutti voi che con la vostra passione aiutate a non perdere la memoria ed il rispetto della nostra cultura la Pro Urbino dice ancora una volta grazie. Carmen Dionigi
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di Germana Duca Ruggeri
Il Concorso De Scrilli, giunto all’XI edizione, continua a riscuotere consensi registrando quest’anno la presenza di undici autori e undici autrici: una felice combinazione di voci per lo più urbinati, o di nativi residenti in altre regioni, cui si sono unite voci già note e nuove provenienti dai comuni vicini.. Felice anche la combinazione delle opere presentate (trentasette in versi, cinque in prosa) per la varietà di forme e contenuti, spesso attraversati da pregevoli suggestioni, sentimenti, ricordi. In particolare, nei racconti ispirati alle grandi fatiche estive, con la mietitura e la trebbiatura in primo piano, ricordanti e ricordati rivivono con straordinario nitore nel dialetto che la civiltà rurale e paesana esprimeva. E che l’ambiente urbano tuttora esprime, con le dovute distanze e differenze, in numerose situazioni, come testimoniano certi componimenti caratterizzati da lessico mordace e rime battenti. Nella maggioranza dei casi si tratta però di pagine ibride dove, fra bozzetti sociali, spunti psicologici, cronaca urbinate, incontri conviviali, i versi lasciano più spazio alla narrazione che alla sintesi poetica. Per questo i giurati hanno dovuto leggere con impegno supplementare e collegialmente gli elaborati, concordando che vi è poesia soprattutto quando il sapore della lingua locale si riscopre e si rinnova sull’onda di un pensiero che non smette di cercare e interrogarsi di fronte alla vita, al suo mistero, alla sua bellezza, nell’abbraccio del tempo, della natura, del paesaggio, ancorché ridotto a “desert de sass”. Come avviene nel sonetto In limine di Davide Mascioli, cui è stato attribuito il Premio De Scrilli. E come accade, per analogia, nelle poesie segnalate, portatrici ciascuna di qualità sostanziali, evidenziate nelle motivazioni. L’auspicio è che, anche in dialetto, la poesia possa sempre più consistere, come sosteneva Paolo Volponi, nella restituzione di qualcosa che ha mutato essenza e posizione passando attraverso la sensibilità dello scrittore.
Germana Duca
Ruggeri
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VERBALE E GIURIA della COMMISSIONE GIUDICATRICE XI CONCORSO POESIA DIALETTALE - 2011
Il giorno 18 ottobre 2011 a Palazzo Veterani, in via Veterani (Urbino), si è riunita alle ore 17 la Commissione giudicante del XI Concorso di poesia dialettale urbinate "Renzo De Scrilli" per prendere in esame le opere inviate al Concorso e formulare le graduatorie. La Commissione è composta da Prof. Sanzio Balducci, Presidente Prof. Michele Gianotti, Segretario, Prof.ssa Bruna Bernardini, Prof.ssa Germana Duca Ruggeri e Prof.ssa Ennia Temellini. Ricordati i criteri generali stabiliti dalle norme del concorso, esaminati i testi ed espresse le valutazioni, la Commissione ha deciso quanto segue:
• I° premio per la poesia: Davide Mascioli per la poesia In limine
• Segnalati per la poesia, in ordine alfabetico: Anna Rita Ambrogiani, per la poesia Nebbiolina Massimo Arcangeli, per la poesia La mi' moj Romano Bucci, per la poesia El Ferragost in Urbin Antonio Fontanoni. per la poesia Girarò in eterne Maria Teresa Spaccazocchi, per la poesia Luj de foch Giovanni Volponi, per la poesia La mortadella
• Segnalato per la prosa: Massimo Arcangeli, per il racconto Dal si' de Ca'l Fabbre
• Segnalata per la ricerca nelle tradizioni: Anna Maria Cappellacci per il racconto Un tuffo nel passato
Seguono le motivazione, il giudizio sui vincitori e sui segnalati ed uno sull'intero concorso. Alle ore 19 si chiude la riunione.
XI Concorso “Renzo De Scrilli” - Giudizi sulle opere segnalate (segnalati in ordine alfabetico d'autore) POESIA 1° PREMIO Alla poesia In limine di Davide Mascioli è stato assegnato il Primo Premio per la Poesia con la seguente motivazione: L’autore ci apre le porte del suo mondo interiore, prima attraversato dal dubbio, dall’inquietudine, dallo smarrimento, poi illuminato da un crescente chiarore, emblema della figura materna, sole e luna nei momenti più aridi e aspri della vita. Il sonetto, ricco di ossimori, assonanze, metafore, esprime la fissità ma anche la trasformazione che ci accomuna all’universo. La parlata urbinate, all’apparenza impervia, conferisce agli endecasillabi un ritmo franto eppure fluente. Il geniale uso, o meglio invenzione-reinvenzione del dialetto, mischiando arcaismi e neologismi, ci porta vicino alla babele del nostro tempo, così come al cuore e allo spirito delle nuove generazioni.
POESIE SEGNALATE Anna Rita Ambrogiani - Nebbiolina I versi che si alternano ineguali, narrano con parole semplici e quasi senza aggettivazione, la tristezza di un momento che trova rispondenza nella lieve nebbia che salendo pian piano avvolge la città, smorza i colori della Natura e attutisce i rumori della vita che scorre. E’, però, solo un momento: il sole riporta all’autrice la serenità.
Massimo Arcangeli - Ma mi moj La primavera dei sentimenti, nonostante siano passati tanti anni, fa rivivere all’autore il momento del primo incontro con colei che è diventata la compagna di una vita. Nei versi brevi si rincorrono le immagini tenere dell’abbigliamento e dell’aspetto di lei adolescente che hanno colpito al cuore l’autore, facendogli immediatamente comprendere che era il suo amore.
Romano Bucci - Ferragost in Urbin I ricordi, l’amore per la bellezza di Urbino, luogo magico e idealizzato, si snodano nei lunghi versi con un linguaggio preciso, orecchiabile. La malinconia per la lontananza dalla città della giovinezza svanisce al concretizzarsi del desiderio di ritornarvi ogni estate. Arguta è la richiesta ai propri amici di organizzare nel Museo della città una mostra di quadri dipinti per la terra d’origine e smarcante la decisione di farla, comunque, anche “sotta el loggiat” .
Antonio Fontanoni - Girarò in eterne – Il sogno dell’autore che si aggira senza ombra, senza peso, in silenzio per la città ducale a testimoniare il desiderio di continuare a “vivere” anche oltre la morte nel luogo amato, viene raccontato in versi ineguali senza rime con un linguaggio essenziale eppure calzante.
Maria Teresa Spaccazzocchi - Luj d’foch I verbi, le metafore, le similitudini esprimono in crescendo la passione d’amore. Le parole, anche se non in rima, esprimono con chiarezza il tumulto dei pensieri che sono scintille di fuoco, che bruciano come tizzoni, che si agitano e ruzzolano nella testa facendo una grande confusione e rischiando di traboccare. La chiusa del componimento è sbarazzina: prima di esprimerli- dice l’autrice- bisognerebbe poterli incanalare.
Giovanni Volponi - La mortadella Il linguaggio semplice e appropriato, le rime perfette o per assonanza, il verso breve danno un ritmo veloce al componimento che con leggerezza mette in evidenza come la certezza dell’acquisto di lonza e salame subisca un brusco tentennamento al profumo della mortadella che si insinua nelle narici dell’autore e che lo riporta a quando, bambino, uscito dalla Messa, la nonna gli preparava un panin sa du feton.
PROSE SEGNALATE
Massimo Arcangeli - “Dal si’ de Ca’l Fabbre Lungo racconto che si snoda con immagini realistiche della campagna, del lavoro dei campi, degli uomini intenti nel loro lavoro quotidiano che, fino a pochi decenni fa, avremmo detto eterno, immutabile. La durezza del lavoro traspare, ma non domina le sequenze narrative e la condivisione della fatica, della soddisfazione per il buon raccolto e per il lavoro ben fatto vengono condivise tra le generazioni in un mutuo scambio. Le macchine che alleviano il lavoro del contadino, vengono considerate quasi come esseri viventi, come potenti amici che affiancano il lavoro e non sostituiscono completamente l’uomo. La sintassi scorrevole, ritmica, una lingua ricca di metafore, di similitudini incisive e nel contempo poetiche e di termini perfettamente aderenti alle cose narrate, danno vivacità e forte capacità evocativa alla narrazione.
Anna Maria Cappellacci - Un tuffo nel passato Nitido spaccato di un mondo contadino che non c’è più, ma che rivive nella mente dell’autrice attraverso segni, frammenti tangibili e in cui prevalgono sentimenti e nostalgia che tendono a “sfocare” gli aspetti più duri del lavoro dei campi. La lingua usata è l’italiano, inframezzato da termini quotidiani e dialettali, che danno alla narrazione maggiore aderenza al contesto territoriale. |
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