Mario Gambedotti ha una
monografia ricca (clicca) di notizie in questo dominio
www.prourbino.it.
Sfortunatamente ci ha lasciato poco prima che andasse in porto la
pubblicazione della "Brombolona" poemetto epico dialettale di Luigi
Nardini che ha illustrato con 15 xilografie con sentita passione e
disinteressata dedizione.
Dedichiamo questa edizione 2019 a
Mario
Gambedotti, Mariulìn
Carissimo
amico fin dalla nostra adolescenza e del quale ricordiamo la bontà
d’animo, la generosità dei suoi gesti, la sua bravura di pittore ed
incisore; ricordiamo, con affetto e simpatia, la sua risata
rumorosa, aperta, spontanea, …scoppiettante e contagiosa “propri com
i schiupett”. Per descriverne la personalità, lasciamo a lui
stesso il compito di farlo in una pagina in cui ci racconta come
decise di frequentare la Scuola del Libro.
La metà delle iscrizioni alla Scuola del Libro era l'ultima spiaggia
per i vagabondi. Tuttavia gli insegnanti erano così bravi che
riuscivano a tirar fuori la passione per l'arte anche dai casi più
difficili; invece per Mario fu la prima scelta (n.d.r.).
Ciao amico
Mario, Michele ed Alberto
(Per maggiori notizie sull'Artista Gambedotti fi clicchi:
https://www.prourbino.it/Artisti/GambedottiMario/MarioGambedotti.htm
)
Urbino è una città freddissima. Allora come riscaldamento esisteva
unicamente una stufa a legna in cucina, i vetri delle finestre erano
ricamati dal ghiaccio. Mi alzavo ed il più delle volte dovevo
lavarmi, rompendo lo strato di ghiaccio che si era formato nel
brocchetto del lavabo.
Velocemente infilavo i miei pantaloni alla zuava, calzettoni di
lana, maglione e come cappotto. una vecchia mantella. Ero il primo
ad alzarmi dovendo andare a servir Messa dalle Suore di Santa
Caterina. Alle cinque e mezza uscivo e, alcune volte, aprendo il
portone, venivo sorpreso da un muro di neve formatasi durante la
notte. Ero il primo a lasciare le impronte sulla neve. Uscito dal
vicolo San Domenico, soprannominato “Vicolo Polmonite” mi si
presentava davanti la bellissima Piazza Rinascimento ed il Palazzo
Ducale. Un giorno, imbaccuccato quanto me, con dei fogli di carta in
mano e una matita, una figura disegnava attentamente una bifora del
Palazzo. Mi incantai a guardarlo e soprattutto mi impressionò la
perizia di quel disegno. Non conoscevo ancora Francesco Carnevali,
ma chiacchierandoci insieme venni a sapere che era il Direttore
della "Scuola del Libro”. Mi chiese se mi piaceva disegnare, gli
risposi affermativamente pensando comunque che non avrei mai
raggiunto la sua bravura. Mi disse anche per disegnare bisogna
studiare e mi esortò a iscrivermi alla Scuola del Libro. Era uno
strano periodo quello, noi ragazzi non si parlava come oggi di
sport, a parte Bartali e Coppi, ma i nostri interessi vertevano
molto sui grandi pittori: Van Gog e Gauguin erano i nostri idoli e
si poteva venire alle mani per difendere l'uno o l'altro, cosi come
per i due ciclisti. La Scuola era proprio ubicata nel Palazzo
Ducale, questi immensi stanzoni erano le nostre aule di studio.
Ricordo quella di calcografia, ne risento l’odore acre di acidi e di
cere varie ma, sopratutto, rammento la mia prima incisione sotto la
guida di Leonardo Castellani era una piccola natura morta con una
chitarra ed un mandolino. Avevamo tanti libri da consultare, il
Professore ci spiegava il rapporto e l’equilibrio di “toni bianchi e
neri”. In un’altra aula si faceva xilografia, armati di “bulini”
coltellini ed altri attrezzi, si affrontava il legno “di testa”:
c’era chi affondava l’arnese nel legno chi invece ne accarezzava
appena la superficie e c’erano dei bravissimi compagni, dalla loro
esperienza, noi più piccoli, attingevamo a piene mani. La Terza aula
era quella di Litografia: enorme stanzone dove, ammucchiate alle
pareti centinaia di pietre litografiche erano in attesa di essere
animate dai nostri disegni. Su queste pietre si potevano usare
inchiostri litografici oppure inciderle con delle finissime punte
d’acciaio, stampare in negativo e positivo, sopratutto si poteva
inventare sempre qualche cosa di nuovo sotto lo sguardo attento del
Prof. Carlo Ceci. Nel contesto della bellezza Rinascimentale della
Città, il paesaggio dolcissimo che la circonda. la Scuola unica nel
suo genere, l’arte diventa obbligatoriamente parte della tua Anima.
Che nostalgia!!!
Mario Gambedotti da Torino.
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