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XIX°  Concorso  2020
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PRO LOCO URBINO - SITO INTERNET

 

 L'orribile pandemico COVID-19 ha rallentato fino a paralizzare molte attività, ma ha favorito la crescita del sito "prourbino.it": il sottoscritto, webmaster dilettante, ha riempito le giornate di clausura trascrivendoci tutte le composizioni dialettali e atti pubblicati nei 19 volumi di V'l'arcont in dialett. Il sito è così arrivato a contenere più di un miliardo di caratteri (bytes), 80.000 notizie (file) con 30.000 immagini (file.jpg) e 20.000 testi (file.htm), migliaia di richiami (link) a 650 video originali contenuti in Youtube.  A complicare la ricerca (navigazione) è occorsa la dissociazione fra Adobe e Google con il risultato che molti video, suoni e immagini non sono più riproducibili bloccando la navigazione e lo stesso webmaster che la prodotta.

Chiedo venia agli esperti se ora illustro una elementare descrizione di apertura di pagine web. La pagina sopra riprodotta si raggiunge digitando nel browser preferito il seguente comando:

www.prourbino.it  o  prourbino.it

 

 

Cliccando poi sulla bella immagine di Paolo Mini il video diventa:

 

 

    Nota: < CTRL + >  per ingrandire      < CTRL - >  per ridurre

  

Importanti sono i comandi:

  • " < " significa indietro, è in alto a sinistra da usare quando si blocca la navigazione e/o per poter reimpostare una nuova ricerca

  • la freccia circolare adiacente al precedente, serve per aggiornare le pagine modificate di recente dal webmaster (cioè, cancella i cookies)

 

Menu orizzontale, nella pagina in alto, che inizia da "Chi siamo", "Biblioteca civica"… contiene richiami (link) a temi di carattere generale o interesse cittadino.

In particolare cliccando su "Chi siamo" si trova la nascita della Associazione Pro Urbino, soci fondatori, statuto…; la successione di nove consigli direttivi, di quattro presidenti (Augusto Calzini, Silvia Gelardi, Carmen Dionigi e Nicola Betti).  Nel Settembre 2020, per entrare nel circuito nazionale delle proloco, l'Associazione si rifonda e diventa "Pro Loco Urbino" adeguando lo statuto alla nuova situazione.

 

Menu verticale a sinistra che inizia con "Indici analitici" contiene temi più particolari molto spesso espressione dell'attività della Pro Urbino.  Qui di seguito una breve presentazione di alcune sezioni.
 

 

 

 

 

Indici analitici: sono ancora appena abbozzati

 

Artisti …: contiene monografie su N. 36 artisti

 

Autori dialettali: contiene tutti gli scritti dialettali raggruppati per ciascun autore pubblicati in V'l'arcont in dialett, in modo da avere una presentazione monografica (ancora in fase di completamento)

 

La Scuola del Libro: contiene monografie degli insegnanti dell'epoca d'oro della Scuola d'Arte a partire da Castellani, Carnevali, Bruscaglia, Ceci, Franci, Gulino… Inoltre le vicende della scuola scritte da Carnevali, da Rotondi e da Cuppini

 

Compagnia Dialettale: contiene i primi anni dell'attività della Compagnia Dialettale Urbinate con Amleto Santoriello presidente e regista.

 

Dialetto e Tradizioni: Menu comprensivo delle attività più caratterizzanti; alcune voci sono ripetute in seguito al di fuori del menu per facilitarne la ricerca.

 

Barzellette: in dialetto urbinate. Molte sono vecchie e rustiche quanto il webmaster, come la seguente:

Tel schiopp del cald un cuntadin sappava giolà.  El fiol el chiama da casa, ch'era só só da cima. «Babeeeeeh, Babeeeeeh» «Sa vuaaaah». I rispond da giolà tirand tra i dent 'na mezza stecca, pensand che chel scansafatigh del fiol aveva sempre voja de discorra.  «Vien sueeeeh, è mort el nonneeeeh».  «Fa ch'sia veraaah»

 

Concorsi: qui trovate tutti i 19 Concorsi di poesia dialettale "Renzo De Scrilli" completi di tutte le parti scritte, ma da completare con immagini e video.  Notevole è la parte antologica come volume ma anche come contenuti. In questa sono collocate oltre ad opere fuori concorso di autori viventi, soprattutto scritti di urbinati del passato, interessanti per ricordare le nostre origini. Ricordiamo:

Renzo De Scrilli nel 2° e 3° Concorso, Nino Cesaroni nel 4° Concorso, Foscolino (Foscolo Sabbatini) nel 5, Dino Tiberi nel 8°, Zeno Fortini nel 9°, Bruno Betti e Franco Ligi nel 11°, Franco Gianotti nel 13°, Bramante Busignani nel 15°, Alfredo Zampolini nel 16°, Egidio e Maria Conti di Acqualagna nel 17° e Vittorio Santini nel 18°.  Di quest'ultimo è pubblicato faldone di racconti inediti ambientati nell'Urbino di fine '800 e primi del '900; in "Borgo (cioè Urbino) il più bel paese del mondo" si legge: «…Gran brava gente i borghigiani, strepitano, urlano, ma non ammazzano nessuno; sì sbudellano a parole per ogni piccolezza, ma si riappacificano all'osteria. Imprecano tutto il giorno contro il governo, contro il Papa, contro la galaverna e contro l'afa; ce ne sono di tutti i colori e partiti, ma alla domenica vanno tutti messa ultima a far sacramentare l'Arcivescovo con l'andar via all'ite senza aspettare la benedizione. Vanno tutti in processione (dopo aver bestemmiato tutto l'anno} alla festa di San Crescentino, il Patrono senza testa come i protetti. Borgo è antichissima. Basta guardare le sue mura, le sue torri, i palazzi, il cinematografo e le due zitelle Camilli, per averne una idea…».

 

Dizionario: e molto ricco di voci trasferite dalle precedenti raccolte e dai testi presentati ai vari concorsi. L'intenzione di farne un dizionario enciclopedico si è fermata ad un solo vocabolo, il bucato, cioè la bucata in urbinate, che riporto qui di seguito:

Bucata, La - Bucato. Grossa faccenda. Ci aspetta ‘na bella bucata: ci attende una impresa faticosa. Ogni bucata 'na stracciata: ogni bucato una grande usura (dei panni).  Il tradizionale bucato veniva fatto in un grande mastello di legno (mastella o mastlon dla bucata), sostituito poi da analogo recipiente più leggero in lamiera zincata. Sulla parete, in prossimità del fondo, c'era un grosso foro chiuso da un tappo (sur o pioss).  Nel mastello, posto su uno sgabello (banchett), si sistemavano in strati successivi i "panni da bucato", cioè resistenti al calore e alla liscivia, ponendo in alto quelli ancora più resistenti. Finanze permettendo, sui vari strati si spargeva soda solvay in polvere (lisciva compra) o sapone in scaglie. Quindi si ricopriva con un panno spesso e fitto (c'narè o cenarè) che si faceva trasbordare leggermente sull'orlo del mastello, dovendo servire da filtro per lo strato cenere di legna che vi si metteva sopra dopo accurata cernita e setacciatura. Infine si versava acqua bollente a sufficienza per ammollare i panni. L'acqua calda estraeva la soda della cenere (carbonato di potassio), ottenendo così la liscivia di cenere di efficacia variabile in funzione alla qualità e quantità della stessa cenere. Si lasciava a riposo in genere tutta la notte.  Il mattino si toglieva il tappo e si raccoglieva con cura la liscivia o ranno (rann) ormai freddo in un recipiente basso ma capace, di solito di forma ellittica per poter essere inserito in mezzo le gambe del panchetto che sorreggeva il mastello. Dopo alcune ore si toglievano i panni (smontè la bucata) che si andavano a lavare nei lavatoi (i lavatò) pubblici, poiché normalmente anche le case di città erano sprovviste di abbondante acqua corrente. Le lenzuola, specie quelle matrimoniali (a du' piass) di canapa filata e tessuta in casa, assorbivano molta acqua diventando così molto pesanti; per strizzarle si arrotolavano sulla pietra dei lavatoi e si battevano con grossi bastoni o tavole (masucch o battrella) rastremati in un estremo per la presa. Nel ranno si mettevano in ammollo e poi si lavavano  indumenti delicati colorati, di seta o di lana; e prima di buttarlo definitivamente talvolta veniva usato per lavare i capelli. Alla fine il ranno poteva essere usato per annaffiare i fiori o l'orto essendo privo di tensioattivi e ricco di potassio.  Le donne lavoravano così due o più giorni e alla fine erano sfinite in maniera disumana. In quelle circostanze i vecchi si raccomandavano con i bambini di fare i bravi altrimenti erano guai (stat alla grilla chè le donn en stranitte, el castigh è pr' aria). Il bucato aveva buon odore, specie se asciugato al sole, ma i panni bianchi venivano grigi sia per mancanza di tensioattivi sia perchè un po' di cenere e di carbone impalpabili passavano attraverso il ceneraio.

 

Detti & Proverbi: suddivisi sommariamente per contenuto, ne cito alcuni più curiosi:

quella se lava tropp, vol di' ch'è poca pulita – ann e bichier en s' conten mai – el cald di lensol en fann bulì i fagiol – le donn e i burdei deven parlè quand piscen le galin – quel pela la gaggia senza falla strida – s'en piov, en fa le guass, la lumaca en bricca 'n cass – ognun el su' mestier, el lup a chiappè le passer – en è bon manch a cavè un ragn da 'n bugh – ignorant com una sappa - a casa de chiatre prima se scalda un pia e po' clatre  (a casa degli altri non si può avere tutto e subito) – 'na fatigat da oli sant – quell en s'atacca ti spin – paret le statue dle grott – sempre indietra com el rugol del birocc – voios com le donn pregn – vest 'na fascina te parrà 'na regina – cova fatta, gaggia morta – la barba en fa 'l saputt – dev'essa brav un gran bel po', quand parla en s'capisc gnent! - fat la carità ma 'l por Gvann / chi manca i sold e 'i avansa 'i ann – ruba el fum anca ma le cresc – un'oncia plata e concia – la carne sensa dent, sent fredd a tutt'i temp – so' debbol, facc la pciangla – va a soffiè 'l nas ma i gallinacc.

 

Ebrei in Urbino: da materiale e suggerimenti di Maria Luisa Moscati

 

Le vie dei presepi: notizie sulle iniziative urbinati a partire dal 2005. Ancora molto immagini e video da inserire.

 

Mura di Urbino: Contiene foto e gli accorati appelli del M° Sergio Di Stefano (spiker delle Feste del Duca e dell'Aquilone) per liberare alcuni tratti delle Mura da occupazione abusive private e pubbliche.

 

Scrittori grandi e piccoli: a partire dal grande Volponi fino a Cristiano, bidello all'Università deceduto giovane, pieno di timidezza e di passione che così esprimeva:

 

L'indimenticabile amico Ercole Bellucci:

Non c’è rimedio al tremore

(si manifesta in pubblico)

a nasconderlo non servono parentesi,

che sia ritmo?

perverso embrione

di un verso diverso

incontrollabile

balbuzie?

Il ballo di Sanvito bevitore

 

Il singolare Egidio Mengacci: Io son chi sono / non vi chiedo perdono

 

Urbinati indimenticabili: fra questi troviamo da Baldelli Crescentino al magistrato saggio Gaetano Savoldelli Pedrocchi.

Il Baldelli che visse negli anfratti delle Mura di Urbino per poi esplodere alla scoperta della fisarmonica: «La scoperta di una fisarmonica nella spazzatura ha cambiato la sua vita: ancora il mantice soffiava un po' d'aria e qualche nota ne usciva.  Dopo aver strimpellato per un po'  nei suoi rifugi va in mezzo alla piazza e instancabile senza pause attacca a occhi chiusi note a caso aspirate e soffiate, nenie per le sue orecchie.  Un altro miracolo !!! piovono monete, da tutte le parti. E allora il suono che produceva diventava più forte e più duraturo.  In poche ore aveva guadagnato di più che in un mese con la raccolta di cartoni.  Accarezzava e parlava con la sua fisarmonica, la spolverava, la lucidava.  Un giorno gli venne la malaugurata idea di lucidarla  con il gasolio, ma questo non si asciugava mai. Fa fuoco con i cartoni e vi avvicina la fisarmonica. Visto che evaporava, la mette più vicino.  Di colpo prende a fuoco e sotto il suo sguardo incredulo la fisarmonica sparisce fra le fiamme.  Si brucia le mani, la porta alla fontanella ma rimane un triste scheletro di latta fili di ferro e lamierini.

Forse passò i giorni più tristi della sua vita senza poter dar sfogo alla grande smania musicale.  Inaspettatamente arrivò il giorno più bello:  un negoziante di Urbino gli regalò una fisarmonica rossa, nuova fiammante.  Ora la sua musica aveva anche nome: 'Serenata celeste', 'Bella ciao', 'Il tango delle capinere' ... anche se il suono che ne usciva era sempre quello.  Era diventato persino incurante degli oboli e a occhi chiusi estasiato andava avanti per giornate intere, in mezzo ad un pubblico sempre nuovo e sorridente e pronto ad applaudire e richiedere un altro pezzo.  Suonava e ballava, ballava e suonava dal sorgere del sole fino al tramonto».

Il Dott.Savoldelli Pedrocchi così descriveva i suoi primi anni di vita: «Intorno ai dieci anni rimasi improvvisamente orfano di entrambi i genitori.  A Pesaro il 17 Novembre 1943 a 15 anni vidi i miei compagni di giochi dilaniati da una bomba di mortaio inspiegabilmente lanciata da una truppa tedesca (errore o rappresaglia!?) e caduta sul Piazzale Spalato ora detto Piazzale degli Innocenti. Devo ammettere: “Le vicende familiari e storiche che ho vissuto mi hanno rubato l'adolescenza” e anche “mi sono fatto allevare dai libri”. Mi sono formato sui colli ventosi di Urbino ospite del locale orfanotrofio prima come assistito e poi come istitutore. Appena ottenuta la maturità classica presso il Liceo Raffaello, ho superato gli esami a Cancelliere esercitando poi questa attività presso la Pretura di Urbino per almeno tre anni…»