Alfredo Zampolini: Parole Nostre |
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Edizione 2002 PREFAZIONE Questo potrebbe essere il primo vocabolario comparato del dialetto di Urbino città e dintorni, ma nessuno si aspetti di trovarvi tutte le parole conosciute, cosa pressoché impossibile in ogni caso. I lettori saranno i primi ad accorgersi dell'assenza di qualche vocabolo e a farlo notare all'autore. Ho dovuto dunque fare una scelta. Ho eliminato tante parole comuni che terminano in lai come acqua, pasta, pianta, busta ecc. perché si scrivono come in italiano conservando lo stesso significato. Ho scartato anche parole comuni terminanti in consonante perché molto somiglianti alle corrispettive italiane, come per (pero), mei (melo), fucil (fucile), ignorant (ignorante). Tuttavia i vocaboli raccolti dovrebbero essere circa 800 (ma non li ho contati). I vocaboli provengono da due grossi miei quaderni dove ho annotato le parole che ho ritenuto più importanti a partire dall'anno 1980 per circa 10 anni. Per una buona guida nel lavoro mi sono servito di altri due vocabolari, il primo di mons. Agostino Aurati "Vocabolario dialettale del contado urbinate", curato impeccabilmente dal prof. Sanzio Balducci e pubblicato dall'Accademia Raffaello di Urbino nell'anno 1983; l'altro "Da pal in frasch-Inventario del dialetto urbinate" che si è avvalso della collaborazione degli alunni della Sezione di Arte della Stampa dell'Istituto statale d'arte di Urbino, con la guida del prof. Alfio Bostrenghi, nell'anno 1984. E veniamo al mio lavoro. Come già detto, il mio è un vocabolario comparato del dialetto di Urbino e immediati dintorni con la lingua italiana. Non potevo fare altrimenti poiché il dialetto che conosco è quello di Urbino città, che mi ha accompagnato dai primi anni di vita. É noto che il dialetto della città ha, tra i tanti altri del vasto territorio del Comune, una connotazione particolare, cioè di essere il più vicino alla lingua italiana. Questo vuol dire, come afferma il prof. Sanzio Balducci, che l'italianizzazione del dialetto in città è più accentuata, non solo rispetto ai paesi e frazioni del Comune, ma anche rispetto ad altre città vicine della nostra provincia. E tutto ciò sembra dipendere, in modo quasi esclusivo, dalla presenza dell'Università e delle tante altre scuole secondarie superiori, con migliaia tra professori e studenti. Il vocabolario presenta due novità: la prima consiste nel collegamento fra il lessico e le tradizioni che fanno parte della storia della città negli ultimi ottanta anni, collegamento stabilito ed evidenziato principalmente attraverso una frase tipica posta a titolo delle sezioni corrispondenti alle singole lettere dell'alfabeto (per esempio entrè a bughetta come titolo della sezione relativa alla lettera b). La seconda novità consiste nell'evidenziare i vocaboli oggi decaduti o scomparsi attraverso la corrispondente indicazione "arc." = "arcaismo". Va considerato tuttavia che la scomparsa di un vocabolo non può essere considerata mai definitiva, in quanto esso riaffiora spesso nell'uso di singoli individui o di intere famiglie. A proposito del nesso che ho stabilito fra le parole e gli usi e le abitudini di un tempo, esso si è fatto via via più intenso e pressante nella seconda parte del vocabolario, giù giù fino alla fine dell'elenco. Come dire che la storia della mia città mi ha preso la mano, dai giochi dei ragazzi a quelli degli adulti, dai mestieri di un tempo a qualche piatto caratteristico della cucina nostrana e così via. Questo fatto mi ha reso contento. I vocabolari rimangono spesso freddi ed aridi, mentre questo mio libro al quale ho dato il titolo di "Parole nostre" mi sembra avere un po' di quella freschezza che rende più stimolante la lettura. Inoltre mi sembra che un libro che riporta e traduce il linguaggio di una città debba necessariamente includere in qualche modo la vita individuale e sociale dei suoi abitanti ed illustrare quindi, nel nostro caso, come si viveva e si operava in Urbino nel secolo appena trascorso. Anche qui dunque, nell'ambito del dialetto, bisogna sostare per capire meglio i nostri padri e noi stessi, che in quel secolo abbiamo le radici. Non poteva infine mancare un rispettoso omaggio ai grandi personaggi urbinati (il nostro papa, il nostro duca, il grande Raffaello) richiamati alla memoria della nostra comunità con appellativi familiari. Alfredo Zampolini
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Edizione 2021 Prefazione Nel 2002 veniva pubblicata, con la presentazione del professor Sanzio Balducci, l’ultima edizione del vocabolario dialetto-italiano messo a punto da mio padre Alfredo Zampolini, cultore del dialetto e delle tradizioni urbinati, scrittore, poeta e commediografo in dialetto e in lingua. Si trattava di un compendio di circa 800 vocaboli, tipici del lessico della città e degli immediati dintorni, in uso per tutto l’arco del novecento. Il vocabolario evidenziava in maniera ricorrente il nesso fra le parole dialettali e gli usi e le abitudini locali del secolo appena trascorso, perché, scriveva mio padre nella prefazione : ”l vocabolari rimangono spesso freddi ed aridi, mentre questo mio libro al quale ho dato il titolo di Parole Nostre mi sembra avere un po’ di quella freschezza che rende più stimolante la lettura”. Pubblicata e divulgata quest’opera, che ha avuto ampia diffusione sul territorio urbinate, mio padre ha cominciato a raccogliere ulteriori vocaboli che nelle sue intenzioni avrebbero dovuto costituire la seconda parte di “Parole Nostre”. Tuttavia l’avanzare dell’età non gli ha consentito di portare a compimento la pubblicazione di questa ulteriore raccolta, che è rimasta per anni nel cassetto della sua scrivania. Nel 2021,anno in cui ricorre il centenario della nascita di mio padre, ho deciso di curare la pubblicazione di questo completamento della sua opera di appassionato esperto della cultura locale, dando così vita a “Parole Nostre” - Parte II. II numero dei vocaboli raccolti, circa 300, è molto limitato rispetto a quello della prima parte, mentre i criteri utilizzati per la raccolta ed esposizione dei vocaboli sono gli stessi utilizzati in precedenza; pertanto le due raccolte costituiscono un compendio omogeneo di circa millecento vocaboli che può essere fruito*, ed anche goduto per le vivacità dello stile, nella sua interezza. Marina Zampolini *La prima parte di “PAROLE NOSTRE” è disponibile presso la Biblioteca “Ottaviano Ubaldini” del Comune di Urbino, e consultabile sul sito dell’Associazione “ Pro-Urbino”: www.prourbino.it/Urbinatilndimenticabili/ZampoliniAlfredo/Zampolini_Bibliografia/ a cura del professor Michele Gianotti.
TRASCRIZIONE FONETICA Ç palatale sorda come nell’italiano aceto o nel dialetto butac. ch velare sorda come nell’italiano chiesa o nel dialetto muccich. è aperta come nell’italiano bella o nel dialetto asmeiè. é chiusa come nell’italiano sera o nel dialetto aesé. g palatale sonora come nell’italiano gelo o nel dialetto ginglin. gh velare sonora come nell’italiano ghiotto o nel dialetto sbregh j suono della lettera / i / ma pronunciata appena. Trattasi di una / i / finale in alcuni vocaboli come occhi, fnocchi ed altri. Il conte Nardini nel racconto poetico La brombolona usò questa i dicendo che l’urbinate quando parla il suo dialetto pronuncia questa lettera finale in modo del tutto particolare. j semiconsonante, che in italiano corrisponde a /gli/, si pronuncia come una / i /. ò aperta come nell’italiano cocco o nel dialetto bròmbol. ó chiusa come nell’italiano orcio o nel dialetto brancon.
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ABBREVIAZIONI NEL TESTO
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Dai n'arciaplata
(Seguono altre due cartelle) |
Alt un sold de cac
Segue un'altra cartella. Notare che i vocaboli presenti in questa II Ed, sono diversi dalla I Ed. Quindi si tratta di un ampliamento |
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(Seguono altre 4 cartelle) |
(Seguono altre 3 cartelle)
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C
Cantaròla cantaròla
(Seguono altre 6 cartelle) |
C Dio proved mo en careggia
(Seguono altre 4 cartelle) |
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(Segue 1 cartella)
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Quand i burdèi
fann el diavle
(Solo questa cartella)
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(Solo questa cartella)
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(Solo questa cartella)
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F So' d'Urbin e fac el brav
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F Febbraiol cort cort, cava le legn dalla cort.
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(Continua fino alla z )
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