Home Palline&miseria

Attilio  Fini

POESIE IN DIALETTO & INDAGINI DI COSTUME

 

Modi di tenere la pallina

Un palazzo ad uso sociale
 

Materiale per il gioco

Palline di coccio Palline di vetro opaco Palline di vetro colorato

Spazio per il gioco

Piazze, strade, vicoli, in generale tutti gli ambienti che permettono alle palline di ruzzolare

Numero di giocatori

Da un minimo di due in su

 

Modi di tenere la pallina

 

Essendo la pallina un attrezzo di piccole dimensioni, richiede un elevato sviluppo di motricità fìne. In base a queste qualità furono codificati due modi di tirare:

1) MODO DI ALBERTO: la pallina poggiata sulla parte terminale della falange del dito pollice, tenuta bloccata nella parte opposta dalla punta del dito indice della stessa mano. Il tiro si effettuava spostando repentinamente il pollice in avanti, facendo rotolare la pallina sulla falangina del pollice.

2) MODO DI IVAN: come sopra con la sola differenza che la pallina veniva posta tra la punta del indice e la falangina del pollice quasi sopra la base dell'unghia. Il tiro quindi veniva effettuato senza rotolamento sulla falangina.

 

 

Un palazzo ad uso sociale

 

Il più bravo e preciso del gruppo era Ivan, essendo egli anche il più grandicello, sapeva ben organizzare il gioco, era quindi un punto di riferimento per tutti noi. Ivan abitava all'ultimo piano del teatro Sanzio, edificio comunale non più utilizzabile per spettacoli e feste, ma adibito ad abitazioni per famiglie bisognose e senza alloggio. Tutta la parte centrale e superiore dell'edificio; camerini, buffet, sale varie erano occupate da quattro famiglie, una delle quali la più numerosa, sistemata in un salone più uso cucina. Vi abitava anche il custode Temistocle, il quale poteva solo ricordare le rappresentazioni di prosa, o le opere liriche che si svolgevano negli anni passati; continuava comunque la sua attività nell'ambito dello spettacolo al nuovo cinema teatro ducale.

La parte del teatro più ampia, cioè la platea, era arredata con vecchi attrezzi ginnici racimolati nelle varie palestre scolastiche, ed utilizzata come sala di ginnastica artistica. Notevole era la frequenza dei ragazzini, seguiti e preparati da istruttori locali, organizzati dalla gloriosa "Polisportiva Robur Tiboni".

Ma la funzione sociale di questo edificio non finiva qui, operava infatti nella parte più antica, sottostante la platea, una cooperativa di falegnami, composta da bravi artigiani nella lavorazione del legno.

Nel loro lavoro quotidiano, al momento dello scarico dei rifiuti legnosi ed altri oggetti, avevano quasi riempito un buco profondo simile ad un pozzo che poi si scoprì essere la parte centrale della famosa rampa di accesso al palazzo ducale progettata da Francesco di Giorgio Martini. I falegnami non si fecero mai una colpa per l'ingenuo occultamento, anzi, furono sempre orgogliosi di aver preparato tanti giovani nella difficile arte dell'intaglio e della lavorazione del legno.

Ivan per questa sua qualità nel tiro era stato a lungo il. leader del gruppo, finché Alberto non dimostrò con un diverso modo di tirare di essere migliore. Alberto figlio di un noto artista urbinate, abitava in via della pesa, strettissima ma suggestiva via che collega via Veterani con via Valerio. Sotto la sua casa Alberto aveva un piccolo cortile nel quale passava molto tempo senza allontanarsi di casa, poteva così perfezionare il suo modo -di tirare con tutta tranquillità.

Si decise quindi di codificare due modi di tirare:

a) modo di Alberto

b) modo di Ivan

La scuola di tiro era dunque aperta ogni giorno tra le "volte delle grotte" e la sala parrocchiale di Don Enzo, parroco del rione il quale era costretto a far concorrenza al gioco delle palline per aumentare la frequenza dei bambini in parrocchia. Cercava infatti di attirare più bambini possibile con la presenza di un enorme televisore nella sala parrocchiale. Ci limitavamo comunque alla programmata visione di "RIN TIN TIN" e poi subito fuori con le palline in mano, con grosso dispiacere del parroco che vedeva vanificati tutti i suoi sforzi.