Attilio Fini POESIE IN DIALETTO & INDAGINI DI COSTUME |
Premessa
La prima parte del lavoro analizza attraverso brevi racconti, flash del passato, di un passato non molto lontano, vissuti in un ambiente comune a tanti paesi d'Italia, e precisamente i piccoli e medi centri storici, che permettono di focalizzare gli aspetti più significativi del vissuto quotidiano, di un ambiente poco analizzato, in particolare nel periodo che va dal dopoguerra alla ricostruzione, fino alle soglie del boom economico dei primi anni sessanta. Attraverso un gioco molto in voga negli anni cinquanta e sessanta, il gioco delle "biglie o palline" ho cercato con l'aiuto di regole e modi particolari di giocare,seguendo come un filo d'Arianna le regole stesse, a descrivere piccoli quadri di vita quotidiana, che fanno da guida alla riscoperta di un periodo triste e di scarsa rilevanza storica, ma che assume caratteristiche e significati che fanno meditare sull'apparente benessere del presente. Imperava la disoccupazione i beni di consumo erano quasi inesistenti, ad eccezione dell'indispensabile per sopravvivere e non sempre. I vicoli erano sovraffollati, non ci si poneva il problema del numero di figli, ci si doveva ancora scrollare di dosso l'eredità del ventennio che premiava le madri più prolifiche. La vita scorreva in mezzo ai mattoni, lontani dagli ampi spazi della campagna, ciò determinava un adattamento particolare e comportava rapporti sociali estremamente aperti e di grande collaborazione in tutti i momenti della giornata. Nella seconda parte ambientata a metà degli anni sessanta essendo passato dall'infanzia all'adolescenza ho cercato di affrontare il problema della comunicazione giovanile, focalizzando soprattutto l'aspetto della comunicazione in riferimento al fenomeno musicale. La musica coinvolgeva emotivamente una intera generazione o quasi, generazione che fu impropriamente definita "beat" alla quale appartenevano giovani culturalmente e politicamente preparati, in quanto coinvolti da eventi storici o ambientali (figli dei fiori, musica americana, Dylan, Baez, conflitto Vietnamita ecc.) ma anche tantissimi giovani,che vivevano di riflesso gli eventi, soprattutto quelli della piccola provincia italiana. L'informazione su novità musicali veniva dalla radio (prime eat-parade) e timidamente dalla televisione, erano i piccoli 45 giri che passati di mano in mano, e ascoltati ripetutamente nei brillanti giradischi con braccetto a scatto, che facevano conoscere le novità. Ma la maggior fonte di conoscenza restava quella dei rapporti comunicativi diretti,soprattutto a scuola, o nei punti d'incontro della città, piazza, bar, osterie. Ci si confrontava non solo sui generi musicali, ma sul modo di porre la propria immagine, (abbigliamento beat, capelli lunghi, camice a fiori ecc.). Si affrontavano temi su come migliorare la società, ancora a voce bassa, primi segni di un sessantotto non molto lontano, ma ancora fumosa chimera. Fu così che la mano del bimbo impegnatissima nel gioco delle palline, passò come l'età al movimento ritmico e scomposto della musica adolescenziale. Cercherò di far rivivere la vita del periodo attraverso la nascita e la breve storia di uno dei tantissimi gruppi musicali che si addentrò nella mischia , con la speranza di futuri e improbabili successi. La cornice di tutte le storie è la città di Urbino, cito il compianto Rettore Bo che così scrisse agli urbinati:" capiscano quale grazia hanno avuto nascendo in un paese così bello. E' proprio a questa grazia sono abituati; quello che a chi viene da fuori sembra un miracolo, invece per loro è un dono quotidiano, naturale." Riflettiamo attentamente su queste parole. Attilio Fini
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