Attilio Fini POESIE IN DIALETTO & INDAGINI DI COSTUME |
Scarpe buone merce rara
Posizione dei piedi a "ticchio" a) Ad angolo: piedi divaricati con i talloni a contatto b) A scatoletta: un piede parallelo all'altro a contatto, uno dei piedi spostato leggermente in avanti, le palline sistemate ali 'interno di questo piccolo spazio. Scarpe buone merce rara II modo di tirare a "ticchio" era molto preciso, ma notevolmente condizionato dal tipo di scarpe che si calzavano. Le scarpe non erano consigliate né troppo alte né con bordi larghi. Per molti di noi il problema non sussisteva in quanto tali scarpe, per i loro alti costi erano al di fuori dalle possibilità di spesa di una famiglia media. Noi bambini eravamo quasi tutti avvantaggiati nel "ticchio" grazie ai nostri sandalini leggeri fatti il più delle volte artigianalmente, con l'aiuto di Alfredo il calzolaio del quartiere, il quale con pazienza e professionalità ci insegnava a lisciare i bordi di cuoio da applicare alle scarpe da riparare. Le scarpe comunque sono state sempre un grosso problema, perché gravavano pesantemente sul bilancio famigliare, alla voce abbigliamento. Quelle di suola andavano per la maggiore, ma si consumavano rapidamente. Si ovviava a questo inconveniente applicando nella punta e nel tacco dei ferri simili a quelli dei cavalli, ovviamente per allungarne la durata. Quando si camminava assieme ed il gruppo era abbastanza numeroso, si aveva la sensazione di essere nei pressi di una fabbrica metalmeccanica in pieno ciclo di lavorazione, tanto era il rumore dei "ferretti" posti sul tacco e sulla punta. D'altronde le scarpe di gomma erano difficili da trovare, l'unico tipo disponibile sul mercato era una scarpa da tennis "Superga" di colore bianco e blu. Bianca era la gomma sotto e nei bordi, blu il tessuto che ricopriva la parte superiore. La gomma teneva abbastanza alle sollecitazioni, ma il tessuto non mancava mai di bucarsi, con la conseguente apparizione dell'alluce e l'immancabile calzino rotto all'interno. Una domenica fui costretto a recarmi a messa con ai piedi le Superga bucate, dovetti inventare mille manovre e movimenti strani, per impedire agli altri la vista del buco. D'altronde non potevo rinunciare alla brioches che veniva distribuita in parrocchia dopo la messa, era infatti l'unico dolce assieme al "pannociato" dei frati di San Francesco che potevamo assaporare a fine settimana. Il pomeriggio dello stesso giorno mi recai a borgo Mercatale per l'arrivo "dell'autorumba" o autoscontro, tutti noi bambini attendevamo con pazienza attorno alla pista, che qualcuno ci facesse salire sulle bellissime automobiline, elettriche. Proprio in una corsa per salire, il buco della scarpa mi si allargò, tanto che era fuoriuscito quasi tutto il piede. II giorno dopo mia madre dovette affrontare una spesa non più rinviabile. Avevo le scarpe nuove, qualche pallina in più a "ticchio" era assicurata. |