La presa di Volterra: notizie storiche

 

Nel 1472 il Conte Federico da Montefeltro fu chiamato dalla Repubblica Fiorentina a risolvere una questione che, a prima vista, sembrava esclusivamente mercantile.

Volterra, teoricamente feudataria di Firenze, le si era sollevata contro perché, alcuni capitalisti avevano ottenuto la concessione e quindi il diritto allo sfruttamento, delle ricche miniere di vari minerali, tra i quali si diceva vi fosse oro e argento, situate nel proprio territorio.

Firenze, città opulenta ed ambiziosa, non poteva tollerare un simile affronto, si rivolse così al miglior condottiero del momento affinché tutelasse i suoi interessi e riportasse le cose allo stato originario; radunati perciò dodicimila mercenari offrì il comando a Federico da Montefeltro, signore di Urbino.

Egli quindi partì per il suo ennesimo incarico, passò in rassegna le truppe, composte da milanesi e fiorentini, ai quali si doveva aggiungere il contingente romano e, con i suoi fidi feltrani, arrivò sotto le mura di Volterra.

Venti giorni durò l’assedio, sia per l’attesa delle truppe papali sia per una precisa strategia del Comandante Supremo, egli infatti sperava che i Volterrani alla fine si sarebbero arresi, onde evitare una tragica disfatta, ma quelli erano convinti di essere invincibili, sia per la posizione strategica della città, situata in cima ad un colle considerato imprendibile, sia per le fortificazioni allestite negli ultimi tempi per tenere testa al nemico.

Il Conte di Urbino non fu ascoltato: così in una giornata di giugno quando nessuno si aspettava alcun movimento, egli insinuò una parte dei suoi fra un bastione fortificato e la città e posizionò il resto dell’esercito su una collina che non sembrava pericolosa. I Volterrani, sorpresi da tale mossa strategica, fecero uscire i loro mercenari e cominciò così quella battaglia che portò al saccheggio più vergognoso dell’epoca, la cui triste fama durò per oltre cinquant’anni, suscitando storie e leggende di ogni tipo.

Per Federico da Montefeltro fu un grande dolore: la furia e la rabbia ebbero il sopravvento sulla sua storica calma; riconosciuti i capi del saccheggio li fece impiccare sulla piazza grande della città, quale  monito futuro per tutte le truppe al suo comando.

Partì poi alla volta di Firenze, dove fu accolto con grandi onori e festeggiamenti dai membri della repubblica, tra i quali il giovane Lorenzo De’Medici e da tutto il popolo fiorentino.

L’Associazione Rievocazione Storiche – Urbino Ducale, vuole ricordare quest’anno, oltre alle capacità militari del Signore di Urbino, doti ormai conosciute da tutti, il suo grande senso dell’onore, della giustizia e della magnanimità, non solo in questa triste vicenda, ma nell’intero arco della sua vita.

                                                                                                                                Rosanna Cipriani