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Scheda - Testimonianze
Nasce a Roma l' l1 marzo del 1941; ivi studia, accompagnando la sua genetica vocazione all'arte con gli studi classici. Nella facoltà di Lettere e Filosofia segue con passione i corsi di Archeologia di Ranuccio Bianchi Bandinelli. La sua tesi di laurea in estetica, sul tema Picasso e la storia dell'arte e lodata con commozione dai relatori: Giulio Carlo Argan ed Emilio Garroni. Appena laureata, e chiamata dalla Direttrice Paola Della Pergola, nella sezione didattica del Museo e Galleria Borghese, allora all'avanguardia in Italia.
Nel 1978, dopo 10 anni di insegnamento, presenta una cartella di suoi disegni ad Argan, il quale esprime il suo interesse e apprezzamento. Nello stesso anno è incaricata dal Ministero della Pubblica Istruzione per la sperimentazione didattica con le scuole, presso la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, dove conduce una ricerca personale, con itinerari didattici tra Galleria, Giardino, Museo Zoologico e Orto Botanico. Su incarico ministeriale scrive il libra "Linguaggio grafico infantile", pubblicato nel 1980 dall'editore Motta di Milano. Insegna poi storia dell'Arte nell'lstituto Professionale per il Cinema e la Televisione "Roberto Rossellini", dove ha modo di chiamare per dei seminari l'artista Milena Cubrakovic, pittrice e già collaboratrice di Gianini e Luzzati nei celebri cartoni sulle musiche di Rossini e Mozart. Come artista, inizia a cinque anni a copiare disegni di Raffaello, poi Leonardo e Correggio, per scoprire a dodici anni Picasso e studiare nell'adolescenza la sua opera grafica. Suoi disegni di tredicenne sono nella Pinacoteca Civica di Avezzano; adolescente, nel 1958 espone a Roma nel Palazzo delle Esposizioni, per la Rassegna "Roma e Lazio" e suoi disegni sono ammirati nella Galleria "La Scaletta" in via del Babuino, tra disegni di Fazzini, Greco, Maccari e dello scultore ceramista Ugo Marinangeli.
Insegna Storia dell'arte e Lettere, nei Licei, Classico e Artistico, Istituti d'Arte e Professional!, ad Anagni, Rieti e Roma e nella Scuola Media di Pineto "Giovanni XXIII", dando le dimissioni dalla scuola, nel 1992, per dedicare, nella dedizione ai genitori e alia casa, un po' di tempo alla scultura e alia ceramica. Organizza nel 1989, nel IV Liceo Artistico, un primo e uni-co corso di Aggiomamento per i professori, per l'autoaggiornamento nelle scuole, sulla Storia delle Tecniche Artistiche, chiamando illustri relatori, da Pico Cellini a Corrado Maltese, a Michele Cordaro e altri noti docenti universitari e Soprintendenti.
Nel 1984, dopo l'intervista nel programma di Radio 2 "La tela e l'anima", di Anna Leonardi, per le tesi che andava costruendo sul ritratto, propone nel Centro di ricerche per l'arte contemporanea "Luigi Di Sarro", di Roma, una tavola rotonda con dibattito sul tema "Discorsi sul ritratto e I'interpretazione", insieme ad una sua mostra con più di cento ritratti e autoritratti e una sezione, ideata da Eugenio Battisti di 26 suoi ritratti fotografici, per lo più del fotografo del teatro Franco Troiani. Insieme a Battisti, altri relatori sono Emilio Garroni, Arcangelo Rossi, Caterina Marrone, Pierandrea Lussana, Paola Paulin e, moderatrice, Anna Ludovico. Nel 1986, nel Palazzo Rivaldi, il Movimento Scuola Lavoro, insieme all'A.S.T., Associazione , fondata da Corrado Maltese per lo studio delle interrelazioni tra Arte, Scienza e Tecnologia, ospita una sua mostra con più di 150 opere e due tavole rotonde su: "Una lettura psicologica e analitica dell'opera" e "Per una Psicopedago-gia del disegno"; con altri relatori, partecipano Corrado Maltese, Cesare Vivaldi, Stefania Guerra Lisi. L'anno prima, sempre per I'A.S.T. aveva esposto, nella mostra "Artisti oggi tra Scienza e Tecnologia" a Palazzo Venezia, disegni di animali, secondo le sue tesi di ricerca sul disegno lineare.
Nel 1993 e invitata per una mostra negli spazi dell'Ergife Expo' di Roma, dove sono esposte 189 opere. Nel 1995 collabora con Gisela Breitling e il Das Verborgene Museum di Berlino per la mostra di Marie Vassilief. Nello stesso anno, fonda, con Maurizio Pavone, I'Associazione culturale "Centro Agathe", per I'arte e la scienza, di cui e presidente. Dal 1998 organizza, insieme al Comune di Pineto, gli Incontri di Poesia Mario Dell'Agata. Nel settembre 1996 il Centra culturale "Prosvjeta" di Zagabria ospita nella Biblioteca una sua mostra di 25 opere, con dibattito su: "La memoria storica nell'arte alla fine del millennio". Nel 2002 realizza tre bassorilievi ceramici, per il pulpito della chiesa francescana dell'Assunta a Silvi Marina, con gli evangelisti e il simbolo dei Francescani. Nel 2005 realizza in bassorilievo ceramico un monumento alla memoria dell'artista serba, vissuta a Roma, Milena Cubrakovic, che si inaugura nella scuola di Bresnica, citta natale dell'artista.
Vive e lavora, per lo più, a Pineto, nella casa con orto, dove cura la collezione d'arte di famiglia e I'archivio.
Testimonianze
Renata Mecchi
...Appena si parla di Anna, si pensa al suo talento. Un talento precoce - come tutti i veri talenti - proteiforme, acrobatico, trasformatosi ed evolutosi cogli anni, anche in un talento di vita.
Saper coniugare I'Arte con la ricerca scientifica, con le capacita empatiche, con la simpatia e l'accettazione dell'altro, e dote rara e preziosa. Come tutti, ho incontrato artisti egoisti, ricercatori privi di comunicativa. Anna e una entusiasta, e vera, non e possibile rinchiuderla in nessuna categoria.
...Paradossalmente Anna, che crede di credere nella "scienza" è riuscita invece a metterla in crisi proprio con il suo operare di artista. Tutti ricordiamo i suoi ritratti in tandem con il modello: ritratti, e teoria del ritratto, che sono rimasti unici - si, proprio unici- nell'arte contemporanea, e che non erano certo legati all'ormai datata metapsicologia freudiana, ma semmai, sembravano influenzati da quella psicologia immaginale, di cui allora non si sapeva quasi nulla in Italia.
II discorso sarebbe lungo... e ancora: l'operare di Anna Dell'Agata riporta alla luce - senza ricatti "razionalistici" - l'antico immarcescibile mito del valore conoscitivo dell'arte. Noi semiologi, noi filosofi del linguaggio finora ne abbiamo capita molto poco.
21 maggio 2004
Per la mostra "Tradizione ed eclettismo"
Pescara, maggio 2004
Renata Mecchi
Docente di Filosofia del Linguaggio
Universita di Pescara
Pico Cellini
Maestro Restauratore
Illustre e cara arnica, collega nell'arte basilare del disegno, del quale in tempi remoti fui abilitato all'insegnamento nelle scuole superiori, e con grande rimpianto che temo di non poter intervenire alia tua mostra, a causa della precaria salute. Pur trovo il piacere e la forza di esprimere un mio giudizio su quanta esponi. lo gia ebbi il privilegio di vedere nel tuo studio in anteprima il materiale di cui ora dai pubblica visione. Come collezionista e amatore di disegni antichi, la prima qualita che mi ha colpito e quella chiara, solare visione che mette in rilievo I'origine meridionale della tua ascendenza: tuo nonno Giuseppe, pittore e letterato e tuo padre Mario, poliedrico artista.
Quando si dice Napoli, si pensa al vedutista Vanvitelli, al Pitloo e alio svolgimento della scuola di Posillipo, poi ripresa e diffusa nel Regno, cioe anche nel vostro Abruzzo. Con queste basi tu hai spaziato con occhio periscopico su tutte la varie espressioni di bellezza disegnativa, guardando tra i primi al divino Raffaello, che col suo segno falcato, rende il volume e la plasticita tridimensionale. Da queste sottigliezze sei arrivata addirittura ad Ingres, ma anche ti sei compiaciuta della macchia di un Guercino, e perche no, di un Rembrandt, e a ben considerare hai recepito anche un apporto dell'estremo Oriente, dalle botticelliane raffinatezze di un Okusai alia drammaticita un po' barbarica del Giappone. Considerando la tua colta arte, io ne gioisco, mentre nella mente caleidoscopica passano le riminiscenze di quel che in tanti anni ho amato e sperimentato.
Con affetto
Per la mostra all'Ergife Expo, 1993
Pico Cellini Maestro Restauratore
Maurizio Marini
Storico dell'arte
Anna dell'Agata e una di quelle persone che fa piacere incontrare. II suo essere e complesso, ma, non per questo, complicato. I suoi scritti, come la sua conversazione, scivolano lievi dal sapere alia fecezia, daH'arte figurativa al vivere quotidiano, dalle memorie di famiglia aH'autocritica, senza mai una ripetizione, un accenno di monotonia o di banalita. Tutto cid che ella contempla, si riflette in se stessa, mantenendosi in un perfetto equilibrio esistenziale. Tale e anche nella sua persona, di una bellezza equilibrata, priva di attriti e di provocazioni, classicamente femminile e modernamente conscia del proprio valore. Una donna dal fascino denso, coniugato all'infinito, ma con un insopprimibile desiderio di concludere - le sue esperienze non si fermano mai a meta. Donna eclettica, versatile, brillante, capace di un innato senso dell'ironia (in cui coinvolge inevitabilmente se stessa), Anna Dell'Agata e anche un'artista nel senso piu costruttivo del termine. 'Artista-Artifex, capace di declinare la propria esperienza estetica in diverse forme di rappresentazione, dal teatro al modellato, dalla fotografia al disegno. In tal senso ella e capace di fissare sulla carta i caratteri piu disparati senza cadere mai nella facile descrizione o nella caricatura. Eppure il timbro proprio dell'effigiato e tutto li, perfettamente messo a fuoco, quasi tangibile, pur nella sua essenza di ideogramma. Anche qui equilibrio, metafora di un guardarsi attorno e lanciare il proprio segno nello spazio, conscia che, come una cometa che ciclicamente ritorni, qualcosa rimane sempre nella 'coda'.
In Anna, o meglio, nella sua produzione grafica, continua un'esperienza dialettica che ha radici nel passato: dalla traccia degli animali sciamanici alia comunicazione gestuale, daTiepolo a Daumier, da Klimt a Schiele, in lei tutto si amalgama al fine ultimo di conoscere e farsi conoscere: la linea, in sintesi, e genere femminile.
Per la mostra all'Ergife Expo, 1993
Maurizio Marini
Cesare Vivaldi
critico d'Arte
E' stato gia osservato come il segno sia il mezzo precipuo, o almeno il principale, di cui si serve Anna dell'Agata per un'arte il cui fine sembra essere non tanto puramente e solamente estetico, quanta conoscitivo. Un segno sicuro e scattante, di mano quindi prontissima, ma quanta mai analitico e insieme sintetico. Come ha scritto Maltese, un segno cosi duttile e preciso dimostra le straordinarie capacita grafiche di Anna dell'agata "nell'individuare con rapidita bruciante positure, profili, tratti caratterizzanti di persone, animali o cose, penetrando nell'intimo dei moventi degli esseri vivi e nell'architettura quasi geologica e fisica delle forme materiali." II segno (e il disegno, e la pittura) come modo di vedere e di conoscere la realta, per Anna e trasmissibile, e anzi uno strumento didatticamente molto importante. Ed ecco cosi che arte come conoscenza diviene anche arte come didattica, modo di insegnare (lo dice la stessa pittrice) "a conoscere il mondo attraverso I'accarezzamento visivo delle forme": il che non avviene solo disegnando dal vera, ma anche ripercorrendo la cultura artistica del passato. Anche questo lo dimostra
la pittrice con I'esempio, con libere rielaborazioni dai Maestri antichi e da Picasso che vogliono essere la maniera piu sicura per conoscere I'arte altrui senza nel contempo rinunziare a fare dell'arte in proprio. Poiche, ovviamente, I'arte come conoscenza e come didattica di Anna Dell'Agata interessa a me, critico d'arte, in quanta arte, in quanta depositaria di valori estetici. Questo, dal mio punto di vista, Anna raggiunge con esiti sovente intensi e preziosi. L'approccio di Anna Dell'Agata al disegno e alia pittura e stato precocissimo, eppure sono passati molti anni (anche se ella non ha mai smesso di disegnare) prima che questo approccio divenisse, per cosi dire, "professionale". L'artista infatti ha fatto studi classici e si e laureata in Estetica, si e maturata insomma spiritualmente e culturalmente e solo allora ha ripreso, con responsabilita totale, umana e estetica, a dipingere e a scolpire. II suo bellissimo discorso segnico, tanto immediato e veloce nel cogliere il moto di un animale, il profilo di un volto, le linee portanti di un corpo, e capace oggi di analizzare le profondita delle relazioni tra oggetti e i rapporti tra gli stessi oggetti e chi li ritrae, la catena di sensazioni e di rimandi che dalla pittrice promana verso di essi e che da essi si riflettono nella pittrice. Anna dell'Agata, parlando dell'argomento ritratto, argomento che le sta particolarmente a cuore poiche la ritrattistica occupa un posto di rilievo nel complesso della sua opera, ha bene espresso questo rapporto tra soggetto-pittore e oggetto. "Per me - ha scritto - la Persona da ritrarre e protagonista assoluto del quadra; decide la posa, gli oggetti simbolo nel contesto e persino le scelte cromatiche...Ne viene fuori una comune ricerca tra soggetti per far nascere una vera immagine di se, in cui la Persona possa riconoscersi e fissarsi come messaggio di se agli altri...". "Persona-maschera", quindi, in senso latino; persona che con I'aiuto dell'artista determina il personaggio che vuole apparire, anche se in definitiva e l'artista a farlo apparire come egli vuole, nella massima liberta, esprimendo se stesso senza nessuna remora. Un cenno a parte merita la scultura della nostra artista, assai notevole anche se essa non si dispiega in una grande produzione di opere. II effetti, alle prese con un mezzo "lento" come la plastica (lento, s'intende rispetto alia velocita del disegno) Anna dell'Agata mette alia massima prova la sua capacita immediata e sintetica di presa sul reale. Ne deriva una assai meditata e sfumata ricerca di relazioni spaziali sempre piu complesse, piu intriganti, piu raffinate.
Roma, 1986 Cesare Vivaldi
Corrado Maltese
Storico dell'Arte
Ho avuto più volte occasione di sperimentare le straordinarie capacita di sintesi grafica di Anna dell'Agata, nell'individuare con rapidità bruciante positure, profili, tratti caratterizzanti di persone, animali e cose, penetrando nell'intimo dei moventi degli esseri vivi e nell'architettura quasi geologica e fisica delle forme materiali. Tali capacita sono oggi non tanto rare quanta singolari, dopo molti decenni di abbandono dell'osservazione e della resa immediata dal vera, cui gli artisti sono stati indotti da un processo storico complesso sul quale non posso qui indugiare.
Devo aggiungere subito che il tratto veloce e icastico di Anna dell'Agata non e soltanto frutto di sicurezza percettiva e di una eccellente capacita di coordinare i movimenti dell'intera sistema occhio- cervello-mano, ma e anche I'espressione di una profonda partecipazione alia piu intima ed emozionata vitalita degli esseri che richiamano la sua attenzione e il suo interesse. Cosi le libere e talvolta impressionanti rievocazioni picassiane, leonardiane o raffaellesche, non debbono essere interpretate come semplici curiosita culturali, ma appaiono piuttosto come strumenti di profonde immedesimazioni nelle tonalita di umana esistenza che i testi originali veicolano o adombrano.
Roma, 1983 Corrado Maltese
Anna Dell'Agata
Suggerirei al lettore di questo foglio di vedere le opere prima di leggere, per non essere condizionato dal discorso diretto dell'autore, che potrà casomai integrare, verificare o criticare poi, secondo l'esperienza della sua fruizione.
I disegni sono tratti dal corpo di una mostra in preparazione, che avrd anche un carattere scientifico e didattico, poiché testimoniano un iter di autoformazione che data dalla prima infanzia. Infatti, oggi, lo studio e lavoro che conduco nei confini sfumati e circolari tra arte, scienza e vita, mi appare, guardando il primo autoritratto allo specchio fatto a cinque anni, un coerente svolgimento di quel precoce atto d'indagine, e gli interrogativi esistenziali e dolorosi di un essere adulto si riallacciano a quella cocciuta passione per l'arte di una bambina innamorata della scoperta del mondo e della sua messa a fuoco attraverso le immagini.
Che siano documenti lo prova la natura dei fogli: carta povera e vergatine trovate qua e la in casa; quindi nessun disegno e nato, nel progetto, per essere un'opera d'arte "professionale".
Alcuni sono come rapide occhiate che uno lancia alio specchio sulla propria immagine, in funzione estetico-fisiologica, salvo che il controllo, superato il primo movente preconscio, si attua sulle proprie capacità disegnative, per trovare il doppio piacere: del disegno come funzionalità della coordinazione visuo-motoria e del disegno come strumento di comunicazione e lettura nel vasto alfabeto della storia; una function-lust — come dicono i tedeschi, cioè gioia/piacere della funzione — nell'adattamento; uno strumento dunque potenziato di conoscenza e comunicazione, anche se oggi lo sforzo di ricognizione di un linguaggio figurale che percorre e anima la storia, rischia di vanificarsi, poiché i potenti fattori di trasformazione della società nel senso del consumo e della massificazione, tendono a velare e attutire i messaggi della memoria storica.
Due autoritratti a olio aprono e chiudono la sequenza dei disegni; il primo, del 1964, proietta la propria immagine, tra I'ironico e il serio, negli argomenti di studio di allora: le radici dell'estetica contemporanea con i temi della morte dell'arte e dell'arte dell'arte. II secondo, degli anni successivi alla laurea (1970), vagamente riecheggia una "classica" costruzione e una fissità Novecento.
Tra i disegni, non pochi hanno un riferimento ai temi degli studi e interessi contemporanei: dai due disegni su "Io e Picasso", che sono un comico commento figurativo alla mia ben più seria tesi e ricerca in Estetica dal titolo: "L'atteggia-mento di Picasso di fronte al dato storico", alla "figura kleiana" di studio-assimilazione, in senso letterale, delle belle lezioni di Argon su Klee. C'è poi un autoritratto del 1964, che, mentre denuncia una sapienza formate di codici colti, contiene una forte proiezione "patetica" autobiografica. Altri due sono più scherzosi: "Opera aperta" e un po' un'autoironia sulla propria condizione di studente, di fronte all'ambiguità tra la passione per la ricerca storica e teorica sull'arte e la passione di una creazione diretta nell'arte.
"La modella diversa" nasce invece sulla tela come immagine altra dalla ripetitività della propria immagine corporea, protagonista così frequente più per motivi di economia che per un ossessivo narcisismo, del resto ineliminabile in fondo ad ogni analisi. Un altro autoritratto, del 1962, testimonia uno di quel momenti carichi di tesa angoscia, che solo i giovani vivono, quando sentono frustrata e compressa la propria vitalità e carica creativa.
Un ultimo disegno, Minotauro, del 1966, è solo indirettamente un autoritratto, al livello psicologico e analitico, forse, perche lo si può "leggere" in vari modi, come già mi e stato letto e interpretato, poiché ognuno, nei due personaggi maschile e femminile, proietta i propri conflitti e problemi. Infatti il disegno e quasi un test e tale uso ha in sede scientifica.
Veniamo ad una considerazione più sintetica che leghi le opere e I'insieme di queste con la proposta delta esposizione su "Narciso allo specchio".
Narciso e chino sull'acqua; si guarda, studia, compiace o semplicemente cerca di identificare nei contorni la propria sagoma; al livello psicologico e analitico c'è il bisogno di identificazione. Così ci si può guardare alle spalle, nello specchio della storia, per trovare le proprie radici, un ripercorrere, risalire la dimensione temporale del proprio linguaggio. Non credo che civiltà e cultura oggi possano prescindere meno, nei progetto del presente-futuro, da quel condensatore della memoria che è la cultura storica, di quanto un adulto non possa prescindere, per capirsi, esprimere e progettare, prima dalla lingua, che è storia, e poi dalla storia della sua infanzia e famiglia.
Vecchi grandi temi del dibattito culturale, che la cultura scientifica di oggi invera e attualizza nei linguaggio. Un processo di alfabetizzazione che ognuno vive suite corde della propria affettività e inclinazione esistenziale.
Più avanti negli anni, a consolare l'età, (ammesso che si sopravviva in un ambiente cosi minato dai vari inquinamenti), tentando in scritto un'autobiografia a carattere psicologico, ricorderò l'energia interiore e la gioia intima, insieme al pudore-compiacimento femminile, dell'essere una adolescente, artista, dalla figura singolare, che amici intellettuali e artisti identificavano con vari personaggi della storia e dell'arte. Quella precoce proiezione negli specchi dell'arte e della cultura storica, fu all'origine di una nevrotica alienazione o l'inizio di una caparbia ascesi di studio?
Nella. riflessione allo specchio, e spesso e uno specchio mentale, la propria immagine viene interpretata e letta secondo i codici di una cultura che è storica: cubismo, Novecento, Picasso, Modigliani, Klee, il rinascimento, il manierismo; non solo il linguaggio si informa alla storia, anche se non la ricalca, ma anche le opere sono già "storiche", poiché quel primo autoritratto risale a più di trenta anni fa.
Variazioni sul tema della propria persona, è più una scusa per poter disegnare o un esercizio per poter leggere nelle immagini e nella propria? Quanto prevarichi I'uno sull'altro, non saprei; certamente si identifica un punto nelle coordinate spazio-tempo dell'esistenza.
1 novembre 1980 Anna dell'Agata
In occasione della partecipazione alla
II Rassegna Donna e Arte -
Studio di Canova Novembre 1980
Elio Mercuri, 1978
...II termine di confronto del lavoro di Anna dell'Agata, e in questa sua austera e rigorosa formazione, nell'ideale di una disciplina che e studio del retaggio dei secoli e della civiltà, cultura raffinata e aperta all'esperienza della vita, poetica illuminazione, nel confronto costante tra le ragioni del mondo e le motivazioni della psiche, tra un istinto che e ereditaria vocazione domestica (il nonno e il padre) e l'attitudine alia riflessione fino a definire questo suo segno sottile come tramite tra interiorita e immaginazione, tra vaga suggestione di desiderio •e di sogno, e appropriazione, o soltanto abbandono alla contemplazione del mondo.
...Leggere le sue figure vibrano di un'interiore bellezza, ritratti emergenti da schizzi rapidi e sicuri, dove l'effetto di una frequentazione assidua, il valore che un volto amico ha per noi salda alla precisione dell'appunto, la seria preparazione: l'aver cosi profondamente indagato le ragioni storiche del disegno e la sua tradi-zione, e al tempo stesso i misteri delle tecniche, e il loro adeguarsi ai bisogni espressivi dell'uomo. Costruisce, o meglio accumula i fogli e foglietti dei disegni, i bozzetti di scultore, le tele, le lastrine delle incisioni, come in un unico album nel quale il diario della sua vita interiore entra in contatto con la fervida e appassionante realtà del mondo.
Elio Mercuri, 1978
Pino Parini e Massimo Marra, 1977
...Quello che sorprende soprattutto e la straordinaria sensibilita del segno, che, potenziando sempre l'espressività, costruisce nello stesso tempo spazio e volume.
...Possiamo dire percio che Anna dell'Agata, avendo scelto gia dall'infanzia il disegno come mezzo espressivo, ha poi condotto una ricerca, sulla eco di una cultura storica, di estremo rigore, evitando ogni rifugio nei vari effetti di maniera, per raggiungere una massima qualità dell'immagine con il minimo dei mezzi: la linea della grafite o del bambù con la china.
Pino Parini e Massimo Marra, 1977
(dalla presentazione della Cartella di 84 opere per i
Ministeri della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali)