Indietro | Messaggio per Anna Dell'Agata presso la Casa di Raffaello a Urbino |
Cara Anna,
dall'isola lontana partecipiamo con affetto a questo familiare (o dinastico, come forse preferisci) omaggio a una tradizione di passione per l'arte e per cio che l'arte nella storia dell'uomo e nello sviluppo della civilta rappresenta. Siamo lieti particolarmente che questa manifestazione si svolga in una delle sedi piu prestigiose che la disciplina piu virtuosa abbia potuto eleggere a sua sede, e ci felicitiamo della comprensione intelligente e dell'appoggio amichevole che, come dimostra tra l'altro la preziosa fattura del piccolo ma denso catalogo, hai saputo trovare presso i responsabili dell'Accademia Raffaello.
A tutti i responsabili e a te in particolare che ne sei stata la prima ideatrice, gli auguri piu sinceri perche la manifestazione trovi il suo esito migliore conformemente alio sforzo collettivo che e stato fatto per portare l'impresa a compimento.
Un cordiale saluto al Presidente Professor Giorgio Cerboni Baiardi, ai consiglieri dell'Accademia ciascuno per la parte che vi ha preso, per i collaboratori di Segreteria, nonche per i tuoi amici abruzzesi che anche in questo caso ti hanno efficacemente assistita. Un abbraccio e un arrivederci da
Dante e Grazia Bernini
20/08/2008
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Per Anna nella Casa di Raffaello a Urbino
Sembra di capire che la vera ambizione della cara arnica Anna Dell'Agata sia stata sempre quella di porsi a conclusione di una serie di artisti, come ultima erede di una vera e propria dinastia che Anna desidera rievocare, quasi per celebrare, col ricordo degli ascendenti, la sua stessa attività che esercita quale figlia d'arte, e dunque non per assurda vanità, bensì per spirito di appartenenza. Si tratterebbe, in sostanza, di una questione di DNA come oggi usa dire, oppure più precisamente di una questione di ambiente culturale, di afflato domestico, di tradizione di mestiere, come in un altro tempo storico era nelle famiglie di armaioli, argentieri o carrai, ramai, e cosi via fin su, scultori e pittori. Questa linea e stata già tracciata da Anna nel grande catalogo "Arte in dinastia, 1895-2006", con opere e documenti di Giuseppe, Mario e Anna Dell'Agata, edito da "La Cassandra", nel 2007, per la mostra promossa dal Ministero dei Beni Culturali, in occasione del centenario della nascita del padre Mario.
La storia dinastica comincia in realtà col nonno Giuseppe Dell'Agata, nato nell'Aquilano nel 1876, che studio a Napoli, allievo di Domenico Morelli nell'lstituto Superiore di Belle Arti. Conseguito nel 1898 il diploma e I'abilitazione all'insegnamento del Disegno, torna a L'Aquila, dove entra nella cerchia di Teofilo Patini, maestro verso il quale concepì sempre affetto e gratitudine, per I'insegnamento che ne aveva ricevuto, e che Giuseppe, pur nel rispetto per il Maestro, adatte a una natura, quale la sua era, in genere più aperta all'ottimismo della vita, anche nei momenti storici piu difficili e amari. La sua carriera si svolse sempre nell'ambito dell'insegnamento che esercito a Penne e quindi a Salerno, fino alla morte che lo colse a Teramo nel 1928. II suo cursus artistico si svolse tra I'ambiente abruzzese, dominate dalla figura di Michetti e dalla cultura accademica tipica delle scuole dove si svolse la sua principale attività. La sua maniera sciolta e precisa si uniforma ai grandi esempi costituiti dalle figure sia del Michetti che del Morelli, fino ad attingere il mondo nuovo aperto dal Liberty, di cui sono evidenti derivati certi studi e progetti per opere di alto artigianato, dove I'idea si verifica innanzi tutto nel disegno di cui Dell'Agata era appunto maestro.
Dinasticamente nell'atelier Dell'Agata, succede il padre di Anna, Mario Dell'Agata, figura poliedrica di artista aperto a tutte le esperienze del tempo che attraverso, e quindi futurista, "picassiano",.astrattista, concettuale, come era state alla lontana metafisico o fauve, ma di fatto accostandosi ad ogni esperienza, come ad esempio quella di Klee, "squadrate forme geometriche ... un mondo stilizzato, in cui gli elementi grafici, come linea, piani di colore e spazio sono messi in moto dalla mente dell'artista". Ma Mario Dell'Agata fu anche matematico, aviatore, poeta dialettale, un artista a tutto tondo, non diversamente, ma s'intende su un altro piano e con altri intenti, dal Vate, abruzzese anch'egli, col quale condivise, per dirne una sola, la "nostalgia" per I'ambiente nativo di "Pecure e pastore", che poi e il titolo di una raccolta di poesie dialettali edite da Mario nel 1978 presso I'editore "Itinerari", per i tipi di Carabba di Lanciano.
Questo e dunque, sebbene qui ridotto a pochi cenni allusivi piuttosto che esaustivi, I'ambiente in cui nacque e si formo attraverso gli anni la formazione, I'aspirazione piu concreta, la stessa maturazione culturale di Anna, vissuta tra i cimeli di una stagione di piu generazioni di artisti che, pur appartenendo a tempi molto diversi, si trovano accomunati, oltre che ovviamente dalla cultura familiare, dall'esercizio del disegno che professano tutti, per un verso o per I'altro con la medesima passione, perfino, se vogliamo, nel senso vasariano di disciplina che si pone alia base di tutte le arti figurative.
Alla ricerca delle fonti stesse del disegno, gli artisti della famiglia Dell'Agata risalgono a un artista che rappresento e rappresenta anche nel disegno quello che forse e I'estremo grado di perfezione, quel Raffaello Urbinate, la cui attività, specie a Roma tra il secondo e il terzo decennio del '500, partendo dal disegno, ottiene, come osserva Roberto Longhi nel 1940, "quella emulsione meditatissima, dapprima tra latinità e italianità, tra storia e natura, che pare talvolta ai semplici un facile accomodamen-to ed e invece un apice di gusto e di genio". Forse e proprio questa la prima ragione per cui una mostra cosi com-plessa e impegnativa si apre giusto a Urbino, e in quella casa in cui si apri alia vita il sommo genio urbinate. Le opere di Anna esposte in questo ambito, per ragioni diverse, es-senzialmente di spazi disponibili, sono ridotte numericamente a pochi esempi che vogliono tuttavia dar conto di tutta la varietàa e ricchezza dell'ispirazione dell'artista, emula in questa sorta di cupidigia, forse dell'estensione e profondità del temperamento artistico paterno. E quindi vediamo dipinti a olio gremiti di ricordi e brani di vita, dipendenti ora dall'uno ora dall'altro artista della contemporaneità, come ci sono inci-sioni all'acquaforte, linoleografie, pastelli e disegni tracciati a inchiostro nero con le "barbe" di bacchette di bambu spezzate, e cosi continuando, terracotte e ceramiche, come anche bronzi e metalli assemblati. Un lin-guaggio dunque fatto di più lingue, in una specie di esperanto che parte dall'ispirazione e che trova da se il suo giusto modo di esprimersi. Un affettuoso augurio ad Anna perche trovi in questa mostra il riconosci-mento dovuto a un impegno illimitato quanta disinteressato.
Dante Bernini
Storico dell'Arte