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PIERO DEMITRI: In-titolo - 2006 |
BIOGRAFIA
Piero Demitri ha conseguito la maturità artistica al Liceo Artistico di Varese , successivamente, si laurea frequentando le Acccademie di Belle Arti di Urbino e Brera a Milano. Dal 1988 è Docente dell'Accademia di Belle Arti (Bologna e Urbino). Dal 1990 è direttore di corsi estivi internazionali di disegno e pittura per conto dell'Accademia Raffaello di Urbino. Dal 1977 espone in gallerie e spazi pubblici in Italia a Varese, Milano, Pesaro, Fano, Urbino, Ancona, ecc., all'estero in USA e Germania.
Vive e lavora ad Urbino in via Cesare Battisti 65. Tel. 0722.4152 e.mail info@pierodemitri.it web: www.pierodemitri.it
Presentazioni Critiche
In-titolo: Piero Demitri e La sua pittura 2003 - 2006 di Silvia Cuppini
Quadri scavati, come il resoconto fedele di una campagna archeologica, compiuta nei deserti, alla ricerca delle prime città mediterranee. La tecnica posta in atto dall'artista esige tempi lunghi da trascorrere nello studio, mentre l'anima emigra dentro le prospettive dello Spazio, a volo Radente, inseguendo linee Parallele, nell'Incerto della mezza luce; se la mano si distrae e si trova Fuori schema, è questione di un attimo che si introducano Interferenze o che i ritmi da pittorici si trasformino in musicali come in un Preludio. Contro la volontà del pittore, intento a togliere materia al supporto, nella lontananza si erge improvviso un monte Silente e se il monte all'orizzonte chiude il cielo, si squarcia Senza esitare, si cancella l'arrogante paesaggio fatto di rosa carne con lo scavo a scacchiera , a serpentina, a punte acuminate, a righe parallele e oblique fino a che l'Ideale prenda il sopravvento e tutto si ordini secondo un ragionevole metodo: anche il monte si riduce alla geometria del triangolo. Il gioco delle campiture nello spazio virtuale del quadro, se da un lato rimanda a Klee e a Kandinskij del tempo della Bauhaus, dall'altro si ricongiunge idealmente ai pavimenti rinascimentali di Piero della Francesca e di Paolo Uccello, mentre gli effetti pittorici delle velature rimandano agli intarsi che ornano pareti, porte e cassoni, stalli di coro di palazzi e chiese fra quattro e cinquecento. In un caso La luce si fa strada, sottraendo spazio alle strutture rigide compresse dentro linee squadrate, in altri Tra le pieghe si annida il colore a costruire scacchiere e fondali di fasce parallele, a rischiarare con l'oro il bitume. A volte con un Accertamento si svela cosa nasconda il paesaggio apparentemente avvolto in nuvole d'ovatta, ma si tratta di una Morbida certezza. Freccette bianche indicano il Verso nell'intrico dell'intarsio, dei segni e del colore. C'è in Piero Demitri il gusto di trattare il supporto come una matrice fine a se stessa, nell' evocare un paesaggio classico dentro la quadrettatura come una sinopia di preparazione per un affresco nel Muro o nell'Assemblo di materiali diversi colorati e incisi. Con la Ri-scoperta della pennellata ampia morbida, ricca di pigmento si crea un Passaggio sicuro dentro l'enigma dell'immagine, ma la vocazione Di scavo del pittore costringe la figura a tentare di salvarsi nuotando finché la maschera-volto emergerà dal mare del colore in tempesta. Prigioni dei segni, degli strappi, dei gesti di colore, le figure, meglio ciò che resta delle figure, sottratte spesso alla pubblicità, sono velate dallo sguardo nostalgico, melanconico, pietoso <rtista. Come Oro colato la metropoli implode nel crollo dei grattacieli, divorando un uomo in fuga, ritratto in un'istantanea di terrore. Dal Substrato emerge il volto di un'adolescente, preda della memoria dell'arte dei primi del novecento e dell'ombra gigantesca che la trattiene, senza corpo, dietro il quadro. Smarrita, Inimitabile, Preziosa è la donna manifesto, alla moda, divisa fra cuore e cervello, oggi come mai alla ricerca della sua identità. Se l'occhio è immerso Nella luce accecante la donna si materializza nel miraggio o Di riflesso scompare come ombra del desiderio. Se l'artista dà spazio all'immagine, come traduttore infaticabile del visibile deve dar corpo anche alle Vivide ombre che compaiono sulla scena dalle profondità della mente, materializzate nel sogno. Dentro le pieghe degli intarsi, fra gli strati dei cartoni che il coltellino solleva e toglie, escono figure grottesche che chiedono In cambio solo di essere guardate. Vera o falsa che sia l'immagine vive Demistificando, può giungere da territori favolosi come l'Oriente e proprio quando forza imprevedibile l'immaginazione rende Felice lo spettatore. Silvia Cuppini
Le scelte eleganti e i variegati riferimenti culturali ... di Anna Fucili Le scelte di Demitri sono eleganti, i riferimenti culturali sono variegati e non costretti da una scelta aprioristica, bensì proprio dentro la coerenza della poetica che va sviluppando, scrive Mariano Apa in occasione della mostra personale tenuta a Fano nel 1985. E questa coerenza continua ad essere una costante nel lavoro di Piero, al di fuori da quei condizionamenti che il mercato dell'arte spesso impone. Una scelta di libertà per un artista indipendente ed appartato che opera non per i facili consensi. Questo non ne sminuisce la validità della ricerca che non persegue obiettivi banali, ma propone originalità e vitalità significative. Una poetica che scopre la materia, le sue potenziali e diverse possibilità espressive cui conseguono l'immediato reinserimento del vissuto in una dimensione estetica in cui l'immaginario, il mentale si coniugano con l'agire, ed in parallelo l'esperimento dell'opera quale evento, sottolinea Bruno Ceci nel catalogo della mostra urbinate del 1995. Vissuto è uno dei termini che più ricorrono nell'incontro con Demitri, particolarmente attento a evidenziare come i materiali e gli oggetti sui quali interviene e riutilizza sono di per sé testimonianze e tracce di esperienze di vita; sia che si tratti di cartelloni pubblicitari, giornali, cartone da imballaggio, polistirolo, elementi di parquet sia di veri e propri oggetti, vecchie sedie, mobili, lampade, che abbellisce reinventandoli nello spazio quotidiano. I segni del tempo riaffiorano e si rinnovano nell'opera realizzata, in un intreccio tra arte e vita che sostiene l'opera e l'esperienza individuale dall'artista. E' un itinerario verso orizzonti dagli esiti positivi fondandosi sulla fiducia del fare, dell'adoperarsi attraverso un'operatività che matura sulle solide basi del proprio privato per rivolgersi poi alla realtà circostante, al territorio. Da qui, i laboratori didattici realizzati con i bambini delle scuole; i dipinti murali e i mosaici con il riutilizzo di materiali di scarto, eseguiti in case private, di amici; la partecipazione al concorso pubblico per il ripristino del Collegio Raffaello in Urbino: il suo è risultato il primo in una rosa di possibili progetti per la valorizzazione dello storico edificio da trasformare in luogo aperto alle varie attività culturali, artistiche, artigianali da rivitalizzare anche attraverso spazi consoni. La terra marchigiana non è solo la sede operativa, ma anche fonte di ispirazione per certe scelte coloristiche e stesure cromatiche, linee e forme, riflessi di un paesaggio unico e inimitabile che ha in Mario Giacomelli uno dei grandi interpreti. Allo stesso modo, Piero ama citare artisti particolarmente ammirati, capaci di stimolarlo con la suggestione della loro grandezza: Paul Klee, Georges Braque e i suoi collages, ma anche Francis Picabia e Kurt Schwitters, fino ad Alberto Burri. Le opere di Demitri trovano ora una nuova occasione espositiva nella mostra In-Titoto, a cura di Silvia Cuppini, allestita nella Bottega Giovanni Santi, Casa natale di Raffaello Sanzio in Urbino, in cui presenta i lavori degli ultimi anni, dal 2003: paesaggi, spazi possibili per una città nuova, dai quali affiorano reticoli di segni che alludono a presenze, figure suggerite, che l'osservatore è libero di definire. E' un'azione di scavo quella che Piero opera sui materiali originari, cartoni e cartelloni nei quali incide, intaglia ed elimina il superfluo, fogli di giornale trasformati in cartapesta; trasferiti sul supporto di base in un assemblaggio di décollage-collage, lasciano ancora intravedere porzioni del loro vissuto in immagini e parole. Su questo canovaccio di elementi primari, scelti poiché vanno conservati, interviene successivamente con la pittura, servendosi di materie e tecniche che non sono solo i classici colori ad olio o acrilici, ma vernici trattate con solventi, sabbia, lucido; e quegli squarci ed arcobaleni, in cui il colore si fa luce e voce dell'artista, evidenti in taluni punti del quadro, segnalano traguardi positivi. Il lavoro di scavo riporta ad una ricerca che potremmo definire archeologica, a civiltà che hanno lasciato vestigia indelebili del loro passato, ugualmente le risultanze formali riconducono a queste, quando da paesaggi desertici, tra dune, affiorano antiche costruzioni. Ma è nella civiltà presente, quella che rischia di non lasciare tracce significative di sé, è con suoi materiali che Demitri opera; per questo ne mantiene il ricordo. E nei paesaggi, tra tracciati e muri, emergono profili di animali fantastici, ma anche figure di donne rappresentate in parte o per intero, ospiti di una città deserta, spazzata via, tanto da dover essere rifondata. La donna ideale è presente in quadri che potremmo definire "metafisici", suggerita da colori simbolici come l'oro e l'azzurro, o da linee disegnate: la prima idea l'artista la esprime con il disegno o con la sinopia, segno sul muro, traccia di un pensiero. La città attuale confonde nel proprio caos l'individuo, fino ad imprigionarlo dietro reticoli e sbarre; ma l'arte può aiutare a vivere meglio, a guardare con occhi diversi ciò che è stato scartato e a trasformarlo in qualcosa d'altro.
Anna Fucili
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