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Nel video l'inaugurazione della mostra e la presentazione dell'Artista
SERGIO GANDINI
"ELOGIO DELLA LUCE" / Opere degli Artisti / SERGIO GANDINI e LUIGI STRADELLA
Bottega Giovanni Santi, Casa natale di Raffaello, sabato 2 - 17 agosto 2014
Stradella e Gandini allaBottega Santi
Due pittori rapiti dalla luce di Gastone Mosci
da E-BOOK CON PRIVILEGIO Urbino, 8 agosto 2014
Urbino. Nella Bottega Santi della casa di Raffaello espongono fino al 17 agosto 2014 Luigi Stradella e Sergio Gandini. Il primo 15 opere scelte degli ultimi decenni, Gandini quaranta olii degli ultimi tre anni. Il tema comune dell’esposizione è “Elogio della luce”, che domina i lavori di questi due pittori di Monza.
Stradella è anche urbinate: i primi anni cinquanta dello scorso secolo, appena diplomato a Brera, venne a Urbino per iscriversi alla Scuola di giornalismo dell’università, entrò invece al Circolo cittadino incontrò Emilia Sani studentessa e subito l’attrazione li convinse. La signorina Sani si laureò, sposò Luigi, andò a vivere a Monza, lui pittore e lei docente. Ma “lo Stradella ci appare "lombardo’ fino alla radice dei capelli”, lombardo perché la sua pittura lombarda è moderna, una “bella pittura”, scrive Marziano Bernardi per la sua prima personale nel 1956. Sentiva l’attrazioné del paesaggio con u- na partecipazione metafisica, un certo cubismo e un’intensità cromatica. Dopo gli anni ’50 e ’60 si definisce la dimensione urbinate: è conquistato dallo spirito rinascimentale, dalla drammaticità moderna, dal canto della nuova poesia di Ungaretti e di Montale. Urbino e Firenze sono i suoi simboli vitali. Le 15 opere e- sposte rappresentano questa sua line- a pittorica: la ricca personalità artistica di trasparenze invase dalla luce, in agguato della grazia e dell’armonia. In nome della luce si muove anche Sergio Gandini, pittore e filosofo - introdotto nel Catalogo da Silvia Cuppini -, filosofo prima di tutto perché opera scelte continue di situazioni mentali, di ricerche spirituali, di intuizioni cromatiche percorse dalla filosofia, da richiami di poeti come Celan (“i poeti sono gli ultimi custodi delle solitudini”), che non si svelano, che rimangono sul colle per avvicinarsi all’assoluto. Una pittura di fascino e di mistero, sostenuta dall’apparato dei luoghi del pensiero e dello spirito, da un segno continuo che si sovrappone e cresce e avanza verso una tensione mistica, verso icone luminose Gandini è sempre molto sereno, in stato di meditazione e di ascolto.
Stradella è inquieto, sembra dire con le sue pitture che l’arte serve per cambiare il mondo, per sollecitare la cultura a formulare domande nuove, per interrogare l’uomo sul suo ruolo Gandini vive invece la condizione di chi è apparentemente immerso nella materia, e instancabilmente guarda il muro, lo attraversa, e compie l’atto creativo di sfiorare la visione che ha incubato con l’atto pittorico ed anche con la parola poetica.
Mostra organizzata in collaborazione con l’Accademia Raffaello e con il patrocinio della Regione; Marche e del Comune di Urbino.
Prolusione del prof Giorgio Gerboni Baiardi.