Al secolo, Bramante Silvi, nato a Canavaccio il 10 marzo 1905. La sua istruzione era limitata a quella Elementare, avendo categoricamente rifiutato di andare in seminario per proseguire gli studi. Infatti, a quei tempi fino al boom economico degli anni '960 non era facile spostarsi pendolarmente dalla periferia ai centri urbani. Le biciclette erano ancora pesanti e poco adatte nel periodo invernale. Un calesse con conducente, una moto o addirittura una macchina erano da gran signori. Quindi per frequentare regolarmente e con profitto gli studi si doveva trovare una pensione. Per i maschietti "entrare" in seminario era la soluzione più economica e quasi obbligatoria per i meno abbienti che per palesi capacità meritavano di proseguire gli studi. Abramo, coerente con questa scelta, per tutta la sua vita ha mantenuto una rispettosa distanza dal mondo religioso. A 18 anni ha subito un grave incidente. Durante la trebbiatura scivola con un piede nella bocca della trebbiatrice e all'ospedale gli devono amputare la parte lesa fin sotto il ginocchio, salvando così l'articolazione del ginocchio. Con la protesi aveva presto imparato a muoversi celermente solo con un leggero claudicamento. Ma noi urbinati che lo trovavamo come inchiodato al suo deschetto di calzolaio, pensavamo che la menomazione fosse più grave. Verso il 1930 si sposa con la portinaia del Palazzo Nuovo. Inizia così l'attività di ciabattino attrezzando il gabbiotto di legno del portiere ad officina. Da qui teneva d'occhio tutta la piazza ed era diventato il portinaio non solo del Palazzo ma quasi di tutta la Città. Per cercare qualcuno ci si rivolgeva ad Abramo, così per avere le ultime notizie ma anche consigli e incoraggiamenti. Era sveglio e perspicace. Sapeva valutare il carattere dei clienti e raccontare in modo colorito vecchie storie e proverbi. La sua maggior fonte di reddito erano i tacchi delle donne, che venivano messi continuamente a dura prova dalle discese e dalla pavimentazione sconnessa della Città. Erano tante le richieste che non riusciva a mantenere la promessa di una riparazione celere, ma lui con un gran sorriso e un complimento addolciva le attese. Anche i turisti stranieri avevano modo di apprezzare la sua presenza in quel punto strategico e ottenevano precise informazioni su Urbino. Spedivano poi cartoline di ringraziamento così semplicemente indirizzate: Abramo - Urbino - Italia. Benchè asciutto e apparentemente magro era una buona forchetta: mangiatore di pastasciutta, in particolare di fischioni, era capace di consumare per cena fino a otto uova sode. E' stato padre di tre figlie, Rosetta Marisa e Luciana e a 47 anni rimane vedovo. Aveva una buona voce da tenore e sotto la guida del Maestro Severini ha cantato per diversi anni nel coro della Cappella Musicale di Urbino. Grande amante di viaggi ha visitato in lungo e in largo tutta l'Europa occidentale. Al ritorno dai viaggi studiava le guide turistiche e passava molto tempo a programmare e sognare nuove escursioni. Il fumo è stato il suo più grosso e indomabile vizio. Per poter ridurre la dose e non abbandonare il rito della fumata, divideva le Nazionali Semplici (senza filtro) a metà, ma poi le fumava senza scarto utilizzando un bel assortimento di bocchini.
Muore a 76 anni, il 9 marzo 1981
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