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Mario Agnoli          POESIA          Dove cresce il cipresso
 

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Prefazione
Bartolozzi
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Barlozzetti
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Alcune
poesie
Presentazione Pistoia

 

 

     A don Siro Butelli
                "maestro di vita e di cultura"
                                                       Flavio e Mario
 

 

INDICE
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     IV di copertina

     Prefazioni
5- Ugo Barlozzetti
7- Andrea Bolognesi

     Poesie

11- Il silenzio
12- Rimembranze
13- Chi sei
14- L'angolo
15- Il vento
17- Il monte
18- La mia anima
19- Le oasi del tempo
21- Fantasia
22- Il male sociale
23- Gli altri perché
24- Il diritto come morale
25- La libertà
26- Il rifiuto
27- Le stagioni
 

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La mia terra

 

Con le sue poesie, Mario Agnoli, ci regala parole rivestite di intima tenerezza. Leggerle ci sprofonda nel suo "universo" fatto di ricordi struggenti, di luoghi, di stagioni. Di silenzio. E' quasi come se il tempo e i tempi si fossero fusi ma poi anche di nuovo dilatati per incorporarvi nuove speranze, nuovi vissuti. Al suo mondo ci viene spontaneo allacciare il nostro, quasi in una comparazione di sensazioni. "Quale è il senso della vita/nell'andare che consuma, nel venire silente del passato/nelle deboli inerzie dei pensieri ?Non saprei! E' vago: sembra un'ombra di nube." A fine lettura ci accorgeremo che per il poeta, il senso della vita, è celato in ciascuna delle sue poesie. E Flavio Bartolozzi, con il suo tratto deciso, interpreta "l'universo" del poeta in modo profondo, cogliendone l'essenza. I vuoti, i pieni, i sospiri: quasi sfumature dell'anima. Gli alberi, i fiori, il vento, le nuvole, diventano compagni di viaggio che in fondo, altri non è che il viaggio della vita. Tratto e parola in un connubio di struggente emozione. (Silvana)
 


IV di copertina

 

 

Flavio Bartolozzi

Flavio Bartolozzi di famiglia pistoiese, si è formato a Firenze all'Accademia di Belle Arti dove ha avuto come maestri Angelo Maria Landi, Ugo Capocchini e Antonio Berti. In particolare subì le suggestioni di Marino Marini e poi Michelucci che nel 1963 lo chiama a realizzare alcune stazioni della Via Crucis per la Chiesa della Vergine a Pistoia. Ha insegnato nei Licei artistici di Lucca e Firenze sviluppando contemporaneamente un lavoro personale sempre improntato dall'espressività segnica. Il suo impegno sociale e per la non violenza lo porta a collaborare con don Siro Butelli per la cui chiesa realizza il trittico "natività 77" ma anche a realizzare il "monumento ai caduti' in piazza San Lorenzo. Ha esposto in moltissime mostre sia personali che collettive in Italia e all'estero dove continua tuttora ad essere attivo.

 

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Prefazione  di  Ugo Barlozzetti

Vorrei cercare di esprimerti gratitudine per quanto ci doni con la poesia. Il tuo lessico prezioso, evocativo, ma non desueto, ammanta "paesaggi dell'anima".

La natura, le esperienze della natura nella creatività quotidiana della memoria pregnante di echi colti da diversi orizzonti culturali, finisce, finiscono per ricondurci al tempo, al tempo come esistere. E lì, in questo luogo, a cui sai ricondurci, che il vissuto diviene poesia. La soglia della parola ritma armonie conquistate da malinconica nostalgia che si offre a costruire il dialogo tra sé e chi decida di accompagnare il percorso delle tue liriche.

Si embrica il ricordo, resuscitato dagli affetti, a immagini e situazioni sospese e sorprese nel ricostruire come percezione la fisicità di valori, suoni, odori...

I luoghi vengono presentati, o meglio " ripresentati" per riesaminare e motivare le ragioni del riviverli: fantasmi dolcissimi che sanno invocare, forse quello che avrebbero voluto essere. Le stagioni si avvicendano, presenti e antiche, convenute nelle ri proposizioni per frammenti di versi giocati in miraggi, ma, paradossalmente, non in illusioni. Vi è una concretezza classica in quanto scrivi, corollario, nell'epigrafe delle strofe, di una metrica funzionale al concedersi alla tua " dimensione" di meditazione lanciata al futuro. Vi è spazio al dolore stesso che si rivela psicopompo della riflessione di un "io" inquieto quanto sensibile a temi e domande che rifiutano risposte, giacché la risposta è proprio in quel meditare e in quell'intenso canto interiore del microcosmo riconquistato al sé, alla coscienza di se stessi come determinati dalle vicende della vita e dal persistere della memoria di quelle vicende continuamente riconducenti e rifunzionalizzate, con le stesse" acquisizioni" culturali a nuove " interpretazioni".

Non è certo l'effimero, bensì il contrario, in una poderosa dialettica interiore.

Mario, dimostri, sai dimostrare per "cose" il valore della poesia che salva, rara, preziosa e necessaria come non mai nel fluire del condizionamento che" mitridatizza" nei confronti dell'emozione vitalizzatile.

La società di massa deve riconquistare ancora la consapevolezza del ruolo della creatività che sola può riscattarla da riduzione al caos o alla società degli imenotteri!

Ogni essere umano, dei miliardi che siamo, ha l'immensa potenzialità dell'immaginare: bisogna difenderla per le future generazioni che stanno perdendo il pianeta azzurro.

 

 

Prefazione  di  Andrea Bolognesi

Leggendo le poesie di Mario Agnoli non è certo casuale che mi vengano in mente i suoi monti del nativo Cadore, perché a questi mi è naturale avvicinarlo per le solide e immutabili certezze che lo accompagnano:Ma la sua vita non sarà segnata solo da questi maestosi monti dolomitici, ma anche dalla dolce e mutevole terra toscana e pistoiese: "dove cresce // cipresso, dove più dolce si rifa il verso, / e lo sguardo si allunga sui colli variopinti, / Una terra strana in cui tutto è nel sembiante che /ristora, net modulare il tempo con il raggiro dell'arte, /nello sciogliere enigmi d'amore." In questo consiste l'esperienza umana e artistica di Mario Agnoli, traslato dai suoi aspri monti ai dolci colli toscani ima sempre "folgorato da luci radenti /tra pareti rocciose e colli variopinti. "Un dualismo che genera linfa vitale che trova ampia espressione nella sua poesia: un insieme di intime e personali emozioni e riflessioni che convivono strettamente con temi e problematiche di forte impegno morale e civile. E questo avviene in modo non solo naturale, ma addirittura anche necessario, perchè in Agnoli l'uomo e il poeta si realizzano nella ricerca nella perfetta simbiosi di queste tematiche.

Così, accanto a componimenti personali (Il silenzio, Rimembranze, La mia anima) se ne trovano altri di più spiccato impegno sociale (La libertà, Il male sociale, Il diritto come morale), ma non si tratta di convivenza forzata, ma di un completamento vicendevole e spontaneo che genera una poesia intimista e razionale allo stesso tempo, immagine dell'uomo che per vivere una vita piena e felice deve costruire un perfetto equilibrio tra i suoi istinti naturali e le regole civili e morali: "Vorrei che l'amore fosse di natura e di morale /come è del gradire l'altrui felicità. " E ancora "Quando aumentarono i divieti ho percepito il /paradosso della crisi individuale / negli ambiti dell'anima dove forte il senso della libertà / alligna. " Ed è proprio in questa variabilità di temi, in questa ricerca di un'armonia tra personale e sociale, in quest'esporre emotivamente e lucidamente una propria idea di vita, che sta la forza della poesia e del pensare di Mario Agnoli. Su tutto, poi, si avverte sempre l'ineluttabile scorrere del tempo, come inizio, maturazione e fine di ogni personale esperienza e, per questo, fonte inesauribile di domande e di tentate risposte; "Quale è il senso della vita /nell'andare che consuma, /nel venire silente del passato, /nelle deboli inerzie dei pensieri? / Non saprei è vago: sembra un'ombra di nube. " E ancora "Ora è venuto l'altro tempo / delle siepi giganti a raccorciare gli spazi del cielo, / anche l'orizzonte s'è nascosto tra le nubi dei fossi. /E cosi la vita: un intenso disperdere di cose / sognate / di idee recise dai voleri incerti e il rimanere sospeso / sul punto d'arrivo. "

Una raccolta di non molte poesie, quindici in tutto, ma già bastante ad evidenziare oltre l'impegno intellettuale e sociale dell'uomo, anche, e soprattutto, le capacità artistiche ed espressive del poeta, nel ricostruire la vita e il suo divenire in immagini di intensa emozione ma anche in lucide e distaccate riflessioni alla ricerca di quell'equilibrio tra natura, uomo e società che diventano il fine di tutto l'immaginare e il costruire. Il verso è libero, ma sempre estremamente curato e musicale. Un verso lucido e personale, mai banale e ripetitivo, che ben si addice al suo modo di fare poesia, e che riesce, con estrema chiarezza a comunicare immagini e pensieri. La raccolta è arricchita dai pregevoli disegni dell'artista Flavio Bartolozzi che con il suo segno incisivo e nervoso riesce a ben interpretare gli stati d'animo e i motivi ispiratori dei componimenti illustrati.

 

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Alcune poesie

 

Il silenzio

 

Ora è qui il silenzio in questo mio tempo,
con i colori del tramonto,
l'impercettibile sensazione di un passato
senza ritorno, il grido confuso dal vento.

 

E' il silenzio delle dimensioni incerte,

delle fughe tra i sogni,

le immagini nel lento sciupare notturno.

 

Un silenzio che non vorrei

così come viene nel deserto della mia anima,

per convenire con le assenze,

con le dune arrotolate sul manto sabbioso.

 

Lo vorrei nelle rimozioni, negli accosti incerti,
nel diradare come di siepi di breve orizzonte.

 

E' qui anche d'un segno profondo,
come un graffio,

che riprovo sulla pietra del focolare spento.

 

Quale è il senso delia vita
nell'andare che consuma,
nel venire silente del passato,
nelle deboli inerzie dei pensieri ?
Non saprei! E' vago: sembra un'ombra di nube.

 

Immobile sul punto oscuro

attendo l'esito dell'ultimo esame,

in silenzio, sulle pietre ancora prive di nome.

 

 

 

Il monte

 

Vi è un monte che vorrei nelle mie cognizioni,
che oserei d'istinto, con le stagioni a rilento,
le memorie assidue, gli agili moti del vento?
Mi è difficile rispondere, sono nell'ambiguo andare:
l'Antelao è il monte della mia terra,
dove riposano i miei avi,
dove nubi di cenere risalgono le pareti rocciose,
dove i perché rimasero nei silenzi paterni.
Il Pelmo è il monte delle mie dimensioni
dove il ruotare mi fu dolce,
dove appresi le regole del vivere profondo,
le sensibili forme dell'essere apparente,
l'amore per le cose di natura.

Ora sono lontano, al di là della piana rovente,
dove cresce il cipresso, più dolce si rifà il verso,
e lo sguardo s'allunga sui colli variopinti.

Una terra strana in cui tutto è nel sembiante che ristora,
nel modulare il tempo con il raggiro dell'arte,
nello sciogliere enigmi d'amore,
nel canto che festoso raccoglie il lento fruscio delle foglie.

Provai, riprovai selezioni d'antiche grida
nell'andare delle immagini,
con le simbiosi ampie come le geometrie di cielo,
rimasi qui nell'istante, folgorato da luci radenti,
tra pareti rocciose e colli variopinti.

Il nulla vorace che non mente.

 

 

 

Fantasia

 

Sono frequenti le piogge
in ogni stagione
qui tra i mughi silenti,
le rocce violentate dal vento.

 

Sono diversi i luoghi delle crete ambigue
dove la tramontana scende tra i fossi erbosi,
sono d'un riversare aspro d'acque verdi
che sciupa i ripiani di finiti orizzonti.

 

E' fantasia il lento regredire dell'anima
sulle ambigue spiagge, sui pensieri oscuri,
sugli scali sabbiosi, sui corpi indolenti.

 

Fantasia d'incanto assiepata sulle sterpaglie,
sulle fragili foglie, sulle stoppie infuocate,
sui rami divelti, sulle arcane soglie dell'essere.

 

Fantasia che vorrei esule di cieli infiniti
come un velo trapunto,
un'immagine che ritorna dall'età fanciulla.

 

Fantasia di ceneri sopite, di pietre annerite,
d'insetti giganti, di sogni nei grevi silenzi,
di occhi azzurri come polveri celesti.

 

Fantasia di luoghi comuni, di musiche divine
in ogni pensiero, nelle ore disperse,
nei sentieri deserti, dove più tarde si rifanno le stagioni

dove le orme scorrono e l'andare si fa più incerto.

 

 

 

Il diritto come morale

 

Vorrei che l'amore fosse di natura e di morale
come è del gradire l'altrui felicità.

 

Vorrei che nel caso in cui dovesse prevalere la forza,
per quelle concezioni di costume intollerante,
vi fosse un ordine di natura a ristabilire l'equilibrio,
secondo le regole dell'universo che hanno radici
nel perfetto convenire delle cose.

 

Mi diranno che l'amore ha preso rifugio nell'utopia,
che il diritto è una bizzarra distrazione organica,
e ancora che altre innumerevoli ragioni soggiacciono al
libero arbitrio.

 

Tutto è del nulla ove prevalga il non senso,

pure l'indugio è fuga dell'essere,

solo la cognizione del bene è profumo d'eterno

 

 

 

 

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