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Mario Agnoli         POESIA             Ombra

Inizio pag. Indice Alcune Poesie Un'ombra Me nascituro La mia casa
Devo a te Come siamo Mia madre Amarezza Il balcone

 

 

 

 

LA MIA CASA

 

Se non avessi raccolto
pensieri di ricordo
sarebbe casa perduta:
vaga più vaga del nulla:
un’ombra accasciata
fra mille luci.

Ma io ho perduto
persino il senso delle cose:
ricordo d’un sogno,
d’un nido, d’un balco
e un’ara di terra.

Un suono di metallo
e l’uccello di fuoco.

 

NCE / poesia
Collana diretta da Gianfranco Lauretano

Proprietà letteraria riservata  NCE Via Merenda, 25
47100 Forlì

Stampato dalla Grafica Artigiana di Castelbolognese
Supplemento della rivista di poesia ClanDestino
dicembre 1988

 

 

INDICE

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  5 Un’ombra
  6 La canzone
  7 II piacere
  8 Me nascituro
  9 La moneta - Mia madre
10 Le nubi - Primavera
11 I desideri - Le piante
12 I canti (frammenti)
13 Carnevale veneziano
14 Fantasia da classificare
15 La poesia
16 Io vorrei
17 II perchè
18 La mia casa - Il pino
19 Un bozzetto - Devo a te
20 Fantasia - Marzo
21 II tempo - Un colloquio
22 II borgo
23 Primavera
24 Calvario n° 1 - la trincea
25 Trincea n° 2
26 La mostra, ovvero il pragmatismo «tout court»
27 II Piave
28 (fine de «Il Piave») - Il Piave visto dall’altra parte
29 II concerto
30 II deserto
31 Come siamo
32 Come siamo
33 (fine «Come siamo») - Le porte Scee
34 La bicicletta - Come siamo
35 Se verrai
36 Andare
37 La trincea
 


38 Ritorniamo
39 II perché
40 Le insegne
41 (fine «Le insegne») Il rododendro
42 II gioco della mosca cieca Mirella
43 Bruscia - Il tramonto
44 Elegia per Eloisa - Marradi I
45 Mia madre
46 L’esistenza
47 La spiaggia - Il ghiaccio
48 Piazza S. Giovanni, il cimitero
49 Marradi II - La morte
50 Risveglio - Il carnevale
51 Colloquio con le idee
52 II teatro - Le idee
53 Sirti
54 Illusione
55 È morto un poeta
56 La terra del bosco
57 Amarezza - Un altro giorno
58 Pensieri poetici
59 Aria di vento
60 Elegia
61 II fiume
62 Riunire
63 Dimmi perché - E
64 Cinzia se verrai - Andrò
65 Ariel - Il tramonto
66 Ciaula
67 Cinzia - A Saffo
68 La vitalba
69 Terni - Narni
70 II balcone
 

 

ALCUNE POESIE

 

 

AMAREZZA

 

Vale la pena di mietere il grano

nel tempo incerto anche se della stagione

in cui alto si compone il sole?

Rimane il vento caldo nelle piogge estive

per rimestare le spighe acerbe.

 

Non è della vita il senso

e il premere delle cose

e il fastidio dell’umano:

rinviene nel dolore la gioia incomposta

che non matura innanzi.

 

 

 

COME SIAMO

 

Siamo coniugati nell'amore

come tronchi di betulla;

nascondiamo nei nodi maculati

le circostanze del dolore.

 

Siamo distinti nel segno apparente

come foglie dello stesso albero.

Ritroviamo il senso dell’umano

nel deserto della notte.

 

Siamo dell'essere profondo

aria e terra, d’un volo

che anela indistinto finito.

 

Nel ritorno di questo cammino

proveremo a dimenticare per rinnovarci.

 

Siamo nell’onda cartocci

fummo vento dell’acque:

questo ricorso delle stagioni

trasale

percettibile fascino del mutare.

 

Siamo cartocci anche nel setaccio

d’umori terrosi,

rappresi:

stalattiti nella vicenda dell’acque.

 

 

 

IL BALCONE

 

Il balcone s’è fatto

meno di luce

e l'alte mura

sbarre di cemento.

 

Un tempo l’orizzonte

spingeva lo sguardo

alla siepe orlata di bianco

e dolce sfiorava

capelli strecciati

l’onda dei pensieri.

 

Anche il balcone della mia anima

s’è fatto mano di dolore,

e alti pensieri anelito di pace;

vengono alla mente

più incerti dell’ombra.

Ho scritto di queste cose

disperse

sul taccuino delle stagioni.

A riaprirlo, ricompone

segni sbiaditi come sbarre.

 

 

DEVO A TE

 

Devo a le la quiete,

il generare di pensieri acquiescenti

c l’impercettibile struttura del sogno.

Su questi riposi il mio volere.

Gli spazi si riscoprirono funzione.

Il desiderio visse d’infinito.

In ciò e nel denso riunire

immagini atipiche, atemporali

trovai suggello. Rimase

ingolfata d’essere

la stessa speranza.

 

 

 

ME NASCITURO

 

Nacqui d’agosto fra terre sbiadite

e alveari ricolmi di miele.

Quest’agro dolce riportai nel dolore.

Amai l'ombre del cielo e le stelle,

di cui infinito ebbi il mistero.

 

Ad esse mi riportai dubitando.

Quando rinacqui fra terre ignote

ebbi chiaro il tempo delle mele.

Il cinguettio mi deluse.

Il canto dei grilli fu solo tentazione.

 

 

 

MIA MADRE

 

La tua notizia mi distrae

per quelle cose fatte di niente,

che vai collocando

nell’andare vago dei tuoi pensieri.

 

Forse questo indugiare

apparente

racchiude il segreto della mia vita:

come le rimembranze nel sogno.

 

Questo continuo tentare m’inquieta,

come il divenire oscuro

come il percepire.

 

 

 

UN'OMBRA

 

Solo un’ombra desolata vidi

nel profilo disueto divenire

rossa di fuoco. Ed era un’ombra

del mio sogno, disperso nel nulla:

deserto delle idee incorrotte.

 

L’ombra mi fu amica nella sera

e nel giorno arido, e nelle notti

spianate dalle stelle più lontane.

 

Ombra d’essere che rinvieni segno

dell’anima dirai delle cose

innominate e della ragione

di esse. Un fruscio s’illumina.

 

 

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Devo a te

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Mia madre

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