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Mario Agnoli               POESIA           Poesie sulla pace

 

 

Perchè

Il perché della guerra sopravvenne nella memoria

come un indice di decadenza morale e fummo

schierati con gli uomini senza pensieri,

soltanto ombre inerti.

 

L’urgenza rimase a stento nelle parti egregie

dell’essere,

finché non prevalse l’inerzia e il silenzio non ebbe tregua.

 

Soltanto più avanti con le ombre della sera

l’idea di Dio colse gli uomini chini sulla terra fedele.

 

La pace si rifece dolce rifugio e fu soglia d’infinito.

Si pensò all’utopia, alle circostanze benigne

alle pareti rocciose scolpite, alle spighe di grano.

 

 

“Armenia“

(poema)

 

( la gioia di vivere )

 

Erano dolci le note nelle ore della sera

in questo angolo di terra lontana.

Lo erano d’un senso felice quasi infinito,

sulle soglie di pietra , sui luoghi del sapere

 

( la tragedia immane )

 

Non vi fu motivo alcuno

nemmeno un accento, un pretesto,

solo contraddizioni, barbare sequenze .

La morte non si nascose nei focolari,

si confuse nel male, immenso, innominato.

Fu nel taglio delle spighe verdi,

nel fuoco violento, immane,

nei filari d’ uva matura.

 

(la fuga)

 

All’inverso, dove più breve è il sentiero,

le briglia s’allentarono sui cappi informi

tutto si arrotolò lungo i crinali sino al mare.

Era venuto il tempo della fuga senza fine,

dei perché inevasi sulle fiabe antiche,

 

(il ritorno)

 

dove è il bandolo della matassa in questo rifilare

qui tra le sabbie d’incerto colore ?

Forse nelle parole del dire contenuto,

negli occhi fissi su ogni accosto di natura.

Certo lo è nel mistero che sopravviene,

nelle ombre che tacite si nascondono tra le foglie.

 

(silenzio)

 

Come è strano il tempo dell’uomo !

Una scansione della storia lo riporta all’indietro

dove il silenzio apprende i misteri dell’essere,

dove i desideri rimangono racchiusi nei segni impietriti.

Una terra che ricopre le fossa insecchite

si nutre di vento per allentare l’ultimo seme .

 

(la croce)

 

La croce, quella del monte più alto di questa terra,

ritornò dalle zolle assopite ai ceppi rifiniti dal vento,

per rendere ragione alla speranza, alla vita .

 

(il tempo )

 

Che cos’è il tempo ? Un segno, un arco,

un fragile mutare dello spazio,

o una fuga informe dal nulla !

 

Il tempo è misura d'infinito

in cui l’uomo sceglie il momento

per raccogliere, disporre, negare.

 

Un’ incognita da determinare,

un’ala di vento nel caldo estivo

un’immagine perduta nella mente .

 

O forse un disegno senza tratto

un’ idea senza ragione d’essere,

un tratto senza capo, senza coda .

Rimane dubbio, solo illusione ,

per non morire d inedia.

 

 

 

La libertà

 

Quando fummo nell’altro lato della piazza,

dove la strada non s’attarda,

riscoprimmo l’ultimo senso delle parole:

quelle delle ragioni profonde,

che vengono lentamente,

tra fili d’erba e betulle scontrose.

 

Ora siamo diversi:

entro la terra, sulla terra

con le idee forti

con i silenzi dell’eterno mistero.

 

Ancora siamo nel tempo fuggevole,

tentò invano d'essere prigione,

si accese nel silente

la parola rimasta nel passo dell’ultima curva.

 

 

 

Le croci

 

Alla domanda sul perché di queste croci

sulla pianura avara di acque,

di steli di erbe leggere,

rispose il vento. Fu urlo d’ umano,

le croci rimasero nel loro silente .

 

Può l'albero antico ridare al tempo

ombre del passato ? Conosciamo

la regola dei cerchi, delle suture nodose

dei silenzi come fili di apparenze.

L’altro è solo mistero.

 

Questo luogo di croci fu dolce un tempo

con le acque deviate, le terre arate

e siepi alte sui dossi infuocati.

 

Talché l’uomo condivise il senso profondo della vita

negli ambiti d’utopia, con le carte antiche,

gli infiniti silenzi, la preghiera sublime.

 

Il male oscuro lo sorprese

curvo sulla terra avara di semi,

sulle culle fiorite. Immane, irrazionale.

 

Persiste oltre il tempo, il mistero di questo perché ,

che ritorna impietoso,

senza ragione. Disumano.

 

 

 

La pace

 

La dimensione dell’essere rimase

tra fili spinati, alla ricerca di un altro perché.

Rimase senz’ali nell’ esperienza del nulla .

 

L’individuo fu nel dubbio di essere uomo.

Divenne cosa senz’ombra

ineluttabile negazione.

 

Quando fu persuaso della sua consistenza

 

sognò le ali per correre con il vento

fino all’ultimo sigillo .

 

Prevalse il silenzio al grido

Il mondo segnò nel divenire

il perché di essere stato.

 

L’evoluzione si attardò sulle suppellettili

convinta di avere sciolto l’enigma.

 

Mario Agnoli

 

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