“Armenia“
(poema)
( la gioia di vivere )
Erano dolci le note nelle ore della sera
in questo angolo di terra lontana.
Lo erano d’un senso felice quasi infinito,
sulle soglie di pietra , sui luoghi del sapere
( la tragedia immane )
Non vi fu motivo alcuno
nemmeno un accento, un pretesto,
solo contraddizioni, barbare sequenze .
La morte non si nascose nei focolari,
si confuse nel male, immenso, innominato.
Fu nel taglio delle spighe verdi,
nel fuoco violento, immane,
nei filari d’ uva matura.
(la fuga)
All’inverso, dove più breve è il sentiero,
le briglia s’allentarono sui cappi informi
tutto si arrotolò lungo i crinali sino al mare.
Era venuto il tempo della fuga senza fine,
dei perché inevasi sulle fiabe antiche,
(il ritorno)
dove è il bandolo della matassa in questo rifilare
qui tra le sabbie d’incerto colore ?
Forse nelle parole del dire contenuto,
negli occhi fissi su ogni accosto di natura.
Certo lo è nel mistero che sopravviene,
nelle ombre che tacite si nascondono tra le foglie.
(silenzio)
Come è strano il tempo dell’uomo !
Una scansione della storia lo riporta all’indietro
dove il silenzio apprende i misteri dell’essere,
dove i desideri rimangono racchiusi nei segni impietriti.
Una terra che ricopre le fossa insecchite
si nutre di vento per allentare l’ultimo seme .
(la croce)
La croce, quella del monte più alto di questa terra,
ritornò dalle zolle assopite ai ceppi rifiniti dal vento,
per rendere ragione alla speranza, alla vita .
(il tempo )
Che cos’è il tempo ? Un segno, un arco,
un fragile mutare dello spazio,
o una fuga informe dal nulla !
Il tempo è misura d'infinito
in cui l’uomo sceglie il momento
per raccogliere, disporre, negare.
Un’ incognita da determinare,
un’ala di vento nel caldo estivo
un’immagine perduta nella mente .
O forse un disegno senza tratto
un’ idea senza ragione d’essere,
un tratto senza capo, senza coda .
Rimane dubbio, solo illusione ,
per non morire d inedia.
La libertà
Quando fummo nell’altro lato della piazza,
dove la strada non s’attarda,
riscoprimmo l’ultimo senso delle parole:
quelle delle ragioni profonde,
che vengono lentamente,
tra fili d’erba e betulle scontrose.
Ora siamo diversi:
entro la terra, sulla terra
con le idee forti
con i silenzi dell’eterno mistero.
Ancora siamo nel tempo
fuggevole,
tentò invano d'essere prigione,
si accese nel silente
la parola rimasta nel passo dell’ultima curva.
Le croci
Alla domanda sul perché di queste croci
sulla pianura avara di acque,
di steli di erbe leggere,
rispose il vento. Fu urlo d’ umano,
le croci rimasero nel loro silente .
Può l'albero antico ridare al tempo
ombre del passato ? Conosciamo
la regola dei cerchi, delle suture nodose
dei silenzi come fili di apparenze.
L’altro è solo mistero.
Questo luogo di croci fu dolce un tempo
con le acque deviate, le terre arate
e siepi alte sui dossi infuocati.
Talché l’uomo condivise il senso profondo della vita
negli ambiti d’utopia, con le carte antiche,
gli infiniti silenzi, la preghiera sublime.
Il male oscuro lo sorprese
curvo sulla terra avara di semi,
sulle culle fiorite. Immane, irrazionale.
Persiste oltre il tempo, il mistero di questo perché ,
che ritorna impietoso,
senza ragione. Disumano.
La pace
La dimensione dell’essere rimase
tra fili spinati, alla ricerca di un altro perché.
Rimase senz’ali nell’ esperienza del nulla .
L’individuo fu nel dubbio di essere uomo.
Divenne cosa senz’ombra
ineluttabile negazione.
Quando fu persuaso della sua consistenza
sognò le ali per correre con il vento
fino all’ultimo sigillo .
Prevalse il silenzio al grido
Il mondo segnò nel divenire
il perché di essere stato.
L’evoluzione si attardò sulle suppellettili
convinta di avere sciolto l’enigma.
Mario Agnoli
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