Giuseppe Ontani Pino (1935 - 2008) |
il nuovo amico
Urbino Urbania Sant'Angelo in Vado
1 novembre 2009
URBINO. Peppe ci lasciato all'improvviso, un anno fa. Aveva problemi di cuore. L'aveva detto ma non si lamentava. Continuava la sua vita. Appartata, ma dentro i problemi della sua città, dell'Italia e del mondo. In maniera civile con i civili, alzando la voce con i faziosi per lasciare subito la disputa, inutile con i faziosi.
E' stato sempre così, fin dall'infanzia nel Mercatale, animatissimo luogo di giochi, di incontri, di mercato e di fiere. Fummo insieme nel 1948 a Piobbico, ospiti nella scuola elementare per la "colonia" organizzata dalla parrocchia di San Sergio di don Gino Ceccarini per le escursioni al Monte Nerone. Alla Grotta delle Tassare, mi era dietro camminando a carponi, in cordata in un buio pesto, con un mozzicone di candela in mano. Ci intendemmo subito nel non proseguire, obbligando alla retromarcia tutti quelli che ci seguivano. Ci irrisero ma in paese, per la pericolosità di quelle grotte, ci ritennero saggi.
Ci ritrovammo poi all'Università, negli anni della Goliardia alla quale partecipava, ma non tollerava irrisioni e l'oltre misura. Si laureò in Legge, visse un periodo di non occupazione doloroso, poi vinse un concorso in un Ente previdenziale che lo portò al Nord, in Piemonte. Una realtà che gli rimase estranea. Ne parlò raramente e solo su sollecitazioni discrete e puntuali. Da pensionato tornò in Urbino, la città che aveva nel cuore.
Confratelli della Compagnia di San Giuseppe, partecipammo insieme ad alcuni raduni (a Roma a Piobbico) vestendo l'abito viola della Confraternita che non volle vestire mai in Urbino. Alla fine degli anni '90 lo coinvolsi in una ricerca sulla società urbinate tra otto e novecento. Ogni mattina nella biblioteca centrale dell'Università, nel reparto riservato ai docenti, era puntuale nello sfogliare i giornali di fine ottocento per leggere ed annotare i fatti salienti dei nostri antenati.
Lì rivelò la sua cultura, di grande spessore ed in grado di metterla in relazione con i fatti e con la storia nazionale. Poi gli studenti invasero la parte riservata e lui in mezzo a tante presenze non si sentì più a suo agio. Riprese la sua vita appartata, avendo come punto di riferimento la sorella Rita (meglio conosciuta come Donatella), vivendo nella sua casa tra i libri di carattere storico, comunque attento alla vita politica italiana ed alle vicende della sua città, della cui storia fu sempre ammiratore orgoglioso.
Sergio Pretelli
Peppe o Santippe per gli amici