Pippi el Barbier |
Questa raccolta deriva dai ritagli di giornale che Pippi conservava gelosamente nel negozio.
Talvolta manca la data e l'intestazione e di ciò si chiede venia all'Editore.
URBINO anni 1980 il Resto del Carlino
Barbiere, un mestiere in estinzione
URBINO — Mentre un po' tutti gli operatori del settore sono via via diventati coiffeur, acconciatori, o per lo meno parrucchieri, Enzo Busignani; urbinate, con bottega in via Mazzini (Valbona, tiene a precisare), è rimasto probabilmente il solo a definirsi «barbiere» e ad inalberare il titolo sulla facciata del suo esercizio. «Pippi» Busignani è attualmente anche il decano dei barbieri urbinati: sono 50 e passa anni che esercita ininterrottamente la professione nella barbieria di famiglia. Il padre, Ettore, aveva infatti acquistato la bottega, dove già aveva avviato la sua attività da diversi anni, nel 1927, pagandola allora 7.000 lire. Enzo Busignani conserva tuttora gelosamente il contratto di compravendita, redatto a suo tempo con bella calligrafia dal notaio Domenico Fucili, che inizia con la dizione d'epoca: «Vittorio Emanuele Terzo, per grazia di Dio e volontà della Nazione, Re d'Italia...». Il cruccio di Busignani è quello di non riuscire a trovare un apprendista da avviare alla professione e fargli proseguire l'opera nella sua bottega.
Resto del Carlino - Urbino, Estate 1986
Urbino Pippi Busignani, una vita al lavoro
Va in vacanza il barbiere che non prende mai le ferie
URBINO — Enzo Busignani va in vacanza! Il decano dei barbieri urbinati ha deciso di prendere finalmente le ferie e di andare, udite udite, al mare. E' la prima volta che una cosa del genere accade in tutta la sua lunga «carriera».
E non è stata, sia chiaro, una decisione facile: «Infondo — confessa Busignani — non ci sono per niente abituato».
Proprio per questo il barbiere urbinate ha pensato di tirar giù la saracinesca e ha limitato la chiusura del suo esercizio a ben sette giorni, dal 20 al 26 luglio. Verso la fine di giugno ha affisso un cartello per «prepararcela clientela ad un evento del tutto eccezionale, cui non era abituata a memoria d'uomo. Ufficialmente Enzo (Pippi per gli amici) Busignani fa infatti il barbiere da 53 anni, da quando cioè, terminate le elementari, cominciò stabilmente a lavorare con il babbo Ettore nella barbieria di via Mazzini; in realtà, anche prima si recava ogni pomeriggio presso la bottega paterna.
La vita di Enzo Busignani è trascorsa interamente nel quartiere di Valbona, tra casa e bottega: lui abita, infatti, nella via Delle Stallacce, proprio davanti al suo negozio. Da qui non si è mai allontanato, salvo la parentesi del servizio militare, che lo ha portato a Milano e da dove è tornato a casa con la sposa.
Pippi trascorrerà la sua vacanza con la moglie al mare. in provincia di Lecce, dove vive una figlia. Queste ferie sono una sorta di pazzia che si è concesso quest'anno. Chissà quanto, ora, ci vorrà — sussurra qualcuno dei suoi amici e clienti — prima che decida di prenderne altre.
Il Ducato 20 dicembre 2003
Personaggi /L'ultimo barbiere
Enzo, 60 anni in bottega tre volte in ferie
È il più vecchio rimasto a Urbino. E anche l'unico. Da sessant'anni fa lo stesso mestiere e non ha mai pensato di cambiare. Anzi "se rinasco, rifaccio il barbiere" dice ridendo il signor Enzo Busignani.
Classe 1933, il signor Enzo ha passato tutta la sua vita nel piccolo negozio di via Mazzini. "In sessant'anni -dice - sono stato in ferie tre volte, una in Sardegna e due a Lecce, a trovare mia figlia".
Occhi scuri e il sorriso di chi la sa lunga, l'abbigliamento di Enzo sotto il camice bianco è impeccabile: camicia e cravatta, come un uomo d'altri tempi. Anche i suoi modi cortesi e le parole gentili ricordano la classe dei tempi passati.
Con il rasoio o le forbici in mano sembra danzare attorno ai suoi clienti mentre taglia capelli e accorcia barbe. Certamente canute, clienti affezionati, amici d'infanzia ma i giovani non mancano e nemmeno le sorprese. Enzo può infatti annoverare tra gli habitué uno straniero: è il signor Lopez, spagnolo, che da 17 anni vive a Urbino.
L'arte dell'accorciare barba e capelli Enzo l'ha appresa nel negozio del padre, Ettore, quando aveva dieci anni.
Da allora non si è mai mosso dalla sua bottega, un vecchio centro ebraico, che il padre acquistò nel 1927.
Magari non acconcia i capelli all'ultima moda, non fa tagli punk o non tratta capelli rasta, però il signor Enzo è molto orgoglioso della sua professione e della sua tradizione. "Gli acconciatori, per me, non sono barbieri" sostiene. "Perché barbiere deriva da barba, e se non fanno la barba non sono barbieri" è la conclusione.
Racconta che alla fine degli anni sessanta a Urbino erano
in tredici a fare questo mestiere, ma poco alla volta hanno chiuso e così oggi, nella città ducale, è rimasto solo lui.
Tutto nella sua bottega ricorda il secolo passato. Il vecchio pendolo sulla parete scandisce il tempo dal 1915 e dallo stesso anno una rosa di carta nasconde una crepa sullo specchio. Barattoli di metallo degli anni 30, sedie rosse di pelle degli anni cinquanta, in pratica un paradiso per gli amanti del vintage, ma non per Enzo, a cui non piace più nulla.
"E' tutto vecchio decrepito qui dentro" brontola. Però poi, con un po' di orgoglio, mostra foto in bianco e nero di una Urbino dì inizio secolo e di balli in maschera.
I ricordi sono tanti: "Lassù, dove c'è quel crocefisso - spiega - durante l'ultima guerra c'era una lampada a olio: Urbino è rimasta al buio per tre anni quando c'erano i tedeschi".
Orgoglioso delle sue radici urbinati "la mia famiglia vive qui da più di due secoli", Enzo ama in modo viscerale la sua città, al punto che "se dovessi andar via da Urbino ne morirei". E si rammarica del fatto che gli urbinati, quelli veri, siano rimasti in pochi.
Tra i ricordi della città assediata dai tedeschi, una risata e una sforbiciata affiora un po' di malinconia.
"Una volta dal barbiere ci si riuniva, più che all'osteria. Durante la guerra non c'erano i soldi per andare a bere e allora ci si metteva qui, dalle otto del mattino fino a mezzogiorno. Si parlava, si facevano delle chiacchiere, si sapeva di questo e di quello. E invece, adesso, non si sa più niente". Si ferma per poco, con le forbici a mezz'aria e lo sguardo perso nel vuoto. Poi sorride e riprende a lavorare.
(ce.)
Urbino Pippi Busignani, una vita al lavoro
Va in vacanza il barbiere che non prende mai le ferie
URBINO — Enzo Busignani va in vacanza! Il decano dei barbieri urbinati ha deciso di prendere finalmente le ferie e di andare, udite udite, al mare. E' la prima volta che una cosa del genere accade in tutta la sua lunga «carriera».
E non è stata, sia chiaro, una decisione facile: «In fondo — confessa Busignani — non ci sono per niente abituato». Proprio per questo il barbiere urbinate ha pensato di tirar giù ta saracinesca e ha limitato la chiusura del suo esercizio a ben sette giorni, dal 20 al 26 luglio. Verso la fine di giugno ha affìsso un cartello per «preparare» la clientela ad un evento del tutto eccezionale, cui non era abituata a memoria d'uomo. Ufficialmente Enzo (Pippi per gli amici) Busignani fa infatti il barbiere da 53 anni, da quando cioè, terminate le elementari, cominciò stabilmente a lavorare con il babbo Ettore nella barbieria di via Mazzini; in realtà, anche prima si recava ogni pomeriggio presso la bottega paterna.
La vita di Enzo Busignani è trascorsa interamente nel quartiere di Valbona, tra casa e bottega: lui abita, infatti, nella via Delle Stallacce, proprio davanti al suo negozio. Da qui non si è mai allontanato, salvo la parentesi del servizio militare, che lo ha portato a Milano e da dove è tornato a casa con la sposa. Pippi trascorrerà la sua vacanza con la moglie al mare, in provincia di Lecce, dove vive una figlia. Queste ferie sono una sorta di pazzia che si è concesso quest'anno. Chissà quanto, ora, ci vorrà — sussurra qualcuno dei suoi amici e clienti — prima che decida di prenderne altre.
Il Resto del Carlino 26 agosto 2004
Ettore Busignani, storico barbiere urbinate, sarà presto premiato per i sessantanni di attività
«Vi racconto quella volta che feci barba e capelli ai fascisti»
URBINO — Estate 1944: Ettore Busignani viene prelevato dai fascisti verso mezzogiorno e portato alle Vigne per fare barba e capelli ai militari della Repubblica sociale accampati sul colle di fronte ai Torricini. Sono circa le 18 quando fa ritorno nella sua "bottega" di barbiere in Valbona (via Mazzini), dove lo attende, visibilmente preoccupato, il figlio Enzo: il ragazzo ha soltanto 11 anni, ma già affianca il padre nella sua attività. Del resto, fin da quando frequentava le elementari, il pomeriggio, dopo i compiti, era sempre nella bottega: dava di spazzola, liberava il pavimento dai capelli, osservava il padre mentre lavorava. «Io avrei dovuto continuare gli studi e mio fratello seguire le orme paterne — ricorda —; poi, le parti si sono invertite». Probabilmente, la sua non grande "passione" per lo studio deve essere risultata abbastanza convincente. Anche Ettore Busignani, classe 1889, aveva cominciato prestissimo ad apprendere il mestiere. Allo scoppio della Grande Guerra era stato richiamato e inviato al fronte, poi al termine del conflitto aveva ripreso il lavoro in un locale in via Mazzini. Nel 1931 acquista il negozio da Valentina Coen pagandolo 5 mila lire, cifra notevole per quei tempi, come si legge nel contratto di compravendita redatto dal notaio urbinate Domenico Fucili. Ed è in quella bottega che Enzo Busignani ha esercitato per sessant'anni la sua professione, senza mai un giorno di ferie. Pippi, così lo chiamano tutti, è la memoria storica di Valbona, dove non solo tiene bottega ma ha anche l'abitazione. Un solo cruccio:«In questi anni non sono riuscito a trovare un apprendista da avviare alla professione e continuare la tradizione in questa bottega». Sopra la porta campeggia tuttora la scritta "barbiere". Prossimamente Busignani verrà premiato per i 60 di attività.
gdl
il Resto del Carlino - Urbino, Autunno 2004
Enzo Busignani, premiata la grande fedeltà al lavoro
URBINO — Il giorno della gloria. L'urbinate Enzo Busignani sarà premiato per la fedeltà al lavoro nel corso della cerimonia organizzata dalla Camera di Commercio che si terrà oggi nel quartiere fieristico di Campanara. Non è da tutti poter vantare una vita di lavoro come la sua. Pippi — così lo chiamavano da bambino in famiglia e così continuano a chiamarlo clienti, parenti e amici — ha una carriera lavorativa lunga ben 61 anni. Classe 1933, dall'età di 10 anni, cioè subito dopo aver concluso le scuole elementari, è entrato ufficialmente "in carriera" nella bottega di Valbona, a fianco del padre Ettore che l'aveva acquistata nel 1931, ma dove già operava dalla fine della Grande Guerra 1915-' 18. Quello fu l'inizio ufficiale, ma in realtà la bottega era sempre stata il suo riferimento pomeridiano, perché tutti i giorni vi si recava appena fatti i compiti.
Qui ha trascorso praticamente la sua vita e non ha alcuna intenzione di smettere «finché ci sarà la salute — confessa — continuerò il mio lavoro; e poi cosa farei tutto il giorno?». Niente da dire: tanto più che non glielo permetterebbero i suoi numerosi affezionatissimi clienti, quelli di una vita e i giovani: «Peccato che non sono riuscito a trovare un apprendista — è il suo eterno cruccio — per fargli portare avanti questa attività che dà anche delle soddisfazioni; ma non dispero». L'unico "stacco" lo ha fatto per il servizio militare, prestato a Milano (naturalmente anche in caserma gli hanno fatto fare il barbiere), dove ha conosciuto Tilde, la futura moglie, che lo ha seguito a Urbino e che gli ha dato due figlie, Nicoletta e Daniela. Il negozio di Pippi si trova nella centralissima via Mazzini, una strada molto trafficata a tutte le ore, un punto di osservazione importante, oltre tutto a due passi dalla sua abitazione, che è all'inizio di via delle Stallacce, dove una volta cominciava il ghetto degli ebrei e dove c'è tuttora la Sinagoga. Casa e bottega, per Enzo Busignani non è un modo di dire. Conosce tutti e tutti lo conoscono; anche i turisti si fermano per via di quella bella gabbia metallica (con canarini) che. riproduce i torricini: la foto è d'obbligo. Insieme a quei canarini Pippi ha fatto sicuramente il giro del mondo.
il Resto del Carlino - Urbino, 30 maggio 2007
Crescentino, il patrono più amato
Alla cerimonia in cattedrale parteciperà anche il Nunzio apostolico in Italia
URBINO si accinge a festeggiare san Crescentino, patrono della città e dell'arcidiocesi. La ricorrenza verrà celebrata venerdì primo giugno, lo stesso giorno in cui, nell'anno 303, avvenne il martirio del soldato romano Crescenziano che fu decapitato per essersi rifiutato di rinnegare la propria fede cristiana.
VENERDÌ' ALLE 17 in Cattedrale si terrà la cerimonia liturgica presieduta da monsignor Giuseppe Bertello, Nunzio apostolico della Santa Sede in Italia, e con l'intervento dell'arcivescovo monsignor Francesco Marinelli e dei sacerdoti dell'arcidiocesi; seguirà la processione per le vie cittadine con la partecipazione dell'Orchestra della Cappella Musicale del SS. Sacramento diretta dal Maestro Michele Mangani. Proseguono intanto alle 21 in Cattedrale i concerti delle corali diocesane: questa sera si esibiranno il Coro di Sassocorvaro e il Coro Durantino; domani sarà di scena il Coro della Cappella del SS. Sacramento di Urbino.
IL RAPPORTO di Crescenziano con gli urbinati è cominciato nel 1068 allorché il vescovo di Città di Castello (l'antica Tifernum), Fulco-ne, accolse la richiesta del vescovo di Urbino, Damiano, di concedere alla città le reliquia di un santo martire di cui era ricca la chiesa tifernate. La scelta cadde su Crescenziano ma i castellani non la presero bene e quando si accorsero del trasferimento del corpo del santo, si misero all'inseguimento; solo una fitta nebbia, addensatasi secondo la tradizione sul corteo nei pressi di Monte Soffio, permise agli urbinati di giungere indenni ad Urbino. Le più antiche lezioni dell'ufficio della chiesa urbinate in onore di san Crescentino (così fu modificato il nome) trovate in archivio sono del 1348 e allo stesso anno risale la più antica immagine conservata a Urbino.
LA STATUA che viene portata in processione, opera dello scultore e pittore urbinate Antonio Rondelli, è stata realizzata ai primi dell'Ottocento. La venerazione degli urbinati per san Crescentino non è mai venuta meno ed ha trovato riscontro anche negli "Statuta Civitatis Urbini" del 1559 in cui «Riguardo all'onore da rendere al Beato Crescentino e ai luminariis: e alle oblazioni degli altri santi» si legge: «Per rendere onore ai santi dai quali questa città è governata rettamente e pacificamente, stabiliamo e ordiniamo che ogni anno, il primo di giugno, nella solennità del Beato Crescentino, patrono benevolo di questa città, sia ordinato per pubblico proclama che tutti i cittadini e quelli che hanno un incarico in città, sotto pena della privazione dell'attività per un anno, si procurino una fiaccola di cera dalla Fabbrica della Cattedrale con il pagamento di un solo bolognino e, prese queste cose, debbano ritrovarsi nella chiesa di san Francesco. Con loro ci siano tutti i capitani delle arti della città con i doppieri, le loro insegne e i mantelli, i sindaci dei comuni con i loro doppieri acquistati e, con quelli radunati con le insegne, siano tenuti a recarsi lì anche il signor Luogotenente, i Priori, il Podestà della città con due deputati che precedono con due ceri di almeno sette libbre per ognuno a spese dell'illustrissimo signor Capitano e tutti in processione, con i lumi accesi, vadano in Cattedrale preceduti dai suonatori. Qui offrano le fiaccole e i doppieri, a onore e gloria del Patrono e per la salvezza di tutto il popolo».
Giancarlo Di Ludovico