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Biografia

VITTORIO SANTINI:   Maestro - Direttore / Ispettore Didattico

I DUE POPOLANI   -   Commedia molto breve in un atto

 

 

I due popolani

 

Pundorino, analfabeta, si fa scrivere una dichiarazione d'amore dall'amico Marcucci.  Alla fine si scopre che la lettera è diretta alla moglie di quest'ultimo (ndr).

 

(Entrano uno dietro l’altro. Pundorino fa al suo solito dei gran gesti e Marcucci gli va dietro chiedendo cosa abbia)

 

P.      Che donna!

M.     Chi?

P.      Ah! (si preme le mani sul cuore) che donna (fa dei mugolii) che donna…

M.     Ma si può sapere chi è questa donna?

P.      è una gran bella donna… ha due occhi così… due manine così… due gambe così… due… (s’interrompe e si morde un dito) Ah!

M.     Due, che cosa?

P.      Lasciamo perdere…

M.     L’hai baciata?

P.      Chi?

M.     Questa famosa donna così

P.      No

M.     E allora che vorresti fare?

P.      Io?

M.     Si tu

P.      (fa dei gran gesti poi lascia cadere pesantemente le braccia)
Mah! Non lo so… che le dici se le scrivessi una lettera?

M.     è un’idea.

P.      Io però non so scrivere.

M.     Non importa te la scrivo io. Tu mi detti…

P.      Si, si, bella idea, tu scrivi io detto… scrivi

M.     (tira fuori carta e matita e si accinge a scrivere) Avanti

P.      (al solito fa qualche passo avanti ma Marcucci lo trattiene rudemente)

M.     Avanti detta

P.      Ah! Dunque dunque, ah, sì… no, no… dunque, dunque… ah, sì, no, no, dunque

M.     (arrabbiato) dunque, dunque, ah, sì, no, no, … avanti sbrigati che non ho tempo da perdere.

P.      Va bene, scrivi: virgola.

M.     (soprappensiero scrive ripetendo ad alta voce) virgola… (poi scatta) ma come? Cominci una lettera con virgola…

P.      Non si può?

M.     E no che non si può ignorante.

P.      Bé, ormai l’hai fatta, lascia lì: serve dopo.

M.     (Fa l’atto di mimargli un pugno e Pundorin si rannicchia su se stesso)

P.      Mia cara… No!... mia carissima… Nemmeno… adorata… no, no … virgola!

M.     (alza gli occhi disperato) Avanti pezzo d’animale deciditi.

P.      Mia vezzella pulzosa

M.     Cosa?

P.      (Si schiarisce la voce) mia vezzosa pulzella… così va bene?

M.     Oh! per me… è una signorina allora.

P.      Perché?

M.     Pulzella…

P.      No è una signora.

M.     E allora non è più pulzella.

P.      Beh! guarda come parli, eh?

M.     Disgraziato!

P.      Avanti, scrivi: mia vezzella… mia vezzosa pulzella.

M.     L’ho scritto questo.

P.      Bé! Scrivilo ancora fa più effetto.

M.     (Sbuffa)

P.      Avanti, avanti, non ti arrabbiare. Dunque: ieri mattina… no, no, ieri sera… no, no… questa notte… no, no… ah! Domani nel pomeriggio…

M.     Ma insomma cosa debbo scrivere

P.      Mah! Fai tu…

M.     Ma se non so cosa vuoi dire.

P.      Il male è che non lo so neppure io… aspetta, aspetta… scrivi: il campanile del Duomo…

M.     Il campanile del Duomo? Ma che c’entra il campanile.

P.      Infatti non c’entra… però fa sempre effetti un campanile, no?

M.     (Rassegnato scrive) il campanile del Duomo…

P.      Il campanile del Duomo non suonava mezzanotte…

M.     Non?

P.      Non! Non suonava mezzanotte. Non è mica obbligato a suonare mezzanotte. È obbligato? Ah! E non suona nemmeno le 11 e nemmeno le 10

M.     Devo scrivere tutto?

P.      Per bacco: e non suona neppure le 9 e neanche le 8.

M.     (Spazientito) Ma insomma si può sapere che cosa suonava?..

P.      Affari miei… ficcanaso

M.     Va bene… Allora?

P.      Finita.

M.     Finita la lettera?

P.      Sì!

M.     Così?

P.      Sì!

M.     E questa è una lettera?

P.      E che cos’è? Un bue?

M.     Un bue lo sei tu.

P.      (Aggressivo) Guarda come parli

M.     (Senza scomporsi) Avanti ranocchio.

P.      Rileggi tutto.

M.     Vezzosa Pulzella vezzosa pulzella il campanile del Duomo non suonava mezzanotte e non suonava nemmeno le 11 e nemmeno le 10 e neppure le 9 e neanche le 8…

P.      è un pezzo che non metti una virgola?

M.     Non l’ho mai messa.

P.      Allora virgola. Ma una bella virgola… espressiva… mi raccomando…

M.     Fatta!

P.      Virgola

M.     Ti ho detto che l’ho fatta.

P.      Beh! fanne un’altra così se dopo ci scordiamo…

M.     Ti scriverei io con un cazzotto.

P.      Bè allora poi punto.

M.     Ma questo è scemo!

P.      Il punto?

M.     (Inferocito) Tu!... tu.

P.      Ah! Guarda come parli… mandriano.

M.     Eh?

P.      Mandriano… colui che mandria le… i… gli… bè! Lasciamo perdere sennò finisce male. Scrivi: vezzosa pulzella, io lamo ai vostri piedi…

M.     L’amo ai vostri piedi?

P.      Sissignore, lamo… voce del verbo lamare… cado, mollo, prono… scemo.

M.     (Lo piglia per il collo e gli da un morso in un orecchio).

P.      Ahi! Ahi! Lasciami l’orecchio, villanzone, prepotente, squadrista
(Lo lascia, Pundorin si massaggia l’orecchio. È arrabbiato)
Laconico, sì, sei un gran laconico.

M.     Guarda come parli animale…. Cosa vuol dire laconico

P.      Ah! Lo so io.

M.     Avanti finisci questa lettera della malora che non voglio rincretinire per te.

P.      Dunque… vi aspetto alle 8… va bene alle 8?

M.     E che me ne importa a me.

P.      No, no, deve andare bene anche a te… perché si tratta di tua …

M.     (Che non ha capito) Avanti sbrigati.

P.      Alle 8 giù per i fossi di Risciolo.

M.     Bel posticino… deve essere proprio una personcina perbene…

P.      Infatti non è molto per bene.

M.     E come si chiama questa donna?

P.      Teresina

M.     Strano! Si chiama come mia moglie.

P.      Infatti.

M.     Come, infatti…

P.      (Si scansa prudentemente) E' proprio tua moglie.

M.     Ah! Farabutto ora ti sbudello io (gli si avventa avverso ma Pundorin non si lascia prendere) ti spezzo, infame, canaglia, bisonte, nazista…

P.      Guardalo che scemo la mandi con gli alleati tutta la notte e non t’arrabbi, viene con me che sono indigeno normale roba di casa e… (non finisce perché Marcucci gli è saltato addosso, l’ha preso per collo, e gli ha ficcato la lettera in bocca, indi lo sbatacchia qua e la. Escono a lato).