Homepage
Biografia

VITTORIO SANTINI:   Maestro - Direttore / Ispettore Didattico

I pesci e la mosca di Raffaello

 

 

I pesci  di Raffaello

 

Raffaello quando era bambino era molto bello e buono. Vispo, allegro, bravo a scuola e voleva un gran bene alla mamma e al babbo e non li faceva inquietare; li ubbidiva e non faceva capricci come fa un signorino che io conosco che porta proprio il nome del padre di Raffaello. Giovanni, il padre di Raffaello, era un bravo pittore e Raffaellino passava intere ore nella stanza dove il babbo pitturava; guardava ammirato e pensava: potessi diventare pittore anch’io come il mio babbo! E si sforzava di pitturare anche lui nei cartoncini e faceva pitture che erano fiori di grazia. Ma c’era uno zio canonico che viveva con lui, in famiglia che lo adorava ma non voleva che Raffaello si desse alla pittura perché gli sembrava una cosa ordinaria; voleva che facesse il prete che, intelligente com’era, sperava che arrivasse ad essere cardinale. Ma Raffaello voleva diventare pittore come il babbo e pregava zio, babbo e mamma che lo facessero studiare pittura. Un giorno pensò e mise in opera uno stratagemma che convinse lo zio a farlo studiare pittura.

Ecco come andò la cosa. Una mattina lo zio dice a Raffaellino: “Prendi caro questo piatto, questi soldi e va alla bottega di Via La Vagine dove vendono il pesce fresco e comprane una libra; riporta subito e guarda di non rompere il piatto. Raffaellino con un salto è alla bottega prende il pesce e ritorna a casa. Quand’è nell’andito di casa sua invece di salire in casa entra nello studio del babbo depone in un tavolo il piatto col pesce prende la tavolozza coi pennelli del babbo (il babbo era fuori di Urbino e nello studio non c’era nessuno) e, in silenzio, si mette a pitturare nel pavimento parecchi pesci e alcuni pezzi di un piatto come fosse rotto. Lo zio in casa pensava: “Ma quanto ci impiega il ragazzo per ritornare a casa! Ad un tratto sente degli urli del bambino che vengono giù dall’andito; accorre a precipizio e, spaventato, domanda al ragazzo che fingeva di piangere e si tirava e capelli (che bei capelli aveva Raffaellino!) Gli chiede lo zio: “Che ti è successo Raffaello?” E il birbaccione risponde allo zio con finti singhiozzi: “Mi è sfuggito il piatto di mano ed è andato tutto per terra. Guardi zio”. Lo zio guarda e vede i suoi pesci sparsi per terra e il piatto rotto. “Ah che disattento! Al solito avrai avuto la testa alla pittura, pensavi alla pittura e così ecco il guaio che hai combinato. Va da mamma e fatti dare un altro piatto che io questi pesci li raccolgo li lavo e li mangio lo stesso. “Raffaello vola in cucina prende un altro piatto e scende. Lo zio prende con la sinistra il piatto e con la destra si accinge a raccogliere il primo pesce che gli viene alle mani il più bello che sembrava vivo. Non appena che lo ha toccato lo zio s’accorge che quello non era un pesce di carne ma che era un pesce pitturato ben ben che sembrava proprio vero e si sporca le dita con la pittura; ne afferra un altro lo stesso. Si rivolge a Raffaellino per chiedere spiegazioni e Raffaellino che infame era entrato corsa nello studio del babbo mentre lo zio si sporcava le mani per terra, era lì in piedi ridendo a crepapelle col piatto vero e i pesci veri nelle mani. Lo zio si battè la mano sporca sulla fronte e si sporcò anche il viso e gridò al nipote: “Birba d’un ragazzo! Così devi canzonar tuo zio? E devi sporcare il pavimento con quei maledetti colori di tuo padre?” Ma la cosa finì bene che lo zio capì finalmente che ingegno aveva per la pittura Raffaellino e che sarebbe diventato un gran pittore e d’accordo coi genitori mandò il ragazzo a studiare a Perugia dove si fece onore e dipinse i più bei quadri del mondo a Perugia, a Firenze a Roma che ancora si guardano e sono ammirati da tutti.

 

La mosca di Raffaello

 

Voglio anche raccontare quell’affare della mosca. Raffaello stava dipingendo una Madonna (quante ne ha pitturate delle Madonne e quanto belle!) un amico gli disse che quando il quadro era finito voleva vederlo. Quando Raffaello l’ebbe terminata dipinse nella guancia della Madonna una mosca e la pitturò tanto bene che sembrava che l’insetto camminasse. Quando l’amico venne e vedere il quadro rimase incantato da quanto era bello. Ma quando vide la mosca disse: guarda quella bestiaccia che cammina senza riguardo sul viso della Madonna e con la mano fece un cenno per spaventarla e farla fuggire, ma la mosca era sempre lì e non fuggiva nemmeno quando gli sventolò vicino il fazzoletto. Allora pensò di prenderla con le dita ma quando la strinse fra il pollice e l’indice si accorse che la mosca era pitturata. Raffaello si mise a ridere e col pennello passò sopra la mosca il colore del viso della Madonna e la mosca sparì.

(Questo si racconta, ma sarà poi vero?)

V. Santini