ZEPPI GIUSEPPE - ZEPPI ENZO - SAVINI GINO |
La Provincia SORA Venerdì 27 maggio 2005 pag36
Scoperto nell'Armadio della vergogna
L'elenco delle mattanze naziste
Fra il 1943 e il 1945 decine di migliaia di civili inermi furono vittime di 2273 stragi brutali compiute da nazisti e fascisti lungo tutto il territorio del nostro paese. Un elenco tragico e infinito che comprende nomi ormai noti e tanti altri completamente sconosciuti: Stazzema, Marzabotto, Fivizzano, Conca della Campania, Barletta, Fossoli, Matera, Capistrello, Collelungo e cento altri Comuni. Nei mesi successivi alla Liberazione, molti dei colpevoli furono individuati e su di loro furono aperti procedimenti penali. Ma dal 1947 una mano ignota ha messo tutto a tacere. Dentro un armadio custodito nella Procura generale militare con le ante rivolte verso il muro e chiuse a chiave, 695 fascicoli sono rimasti sepolti per 50 anni. Solo nel maggio del 1994: il procuratore militare Antonio Intelisano, alle prese col processo a Erich Priebke, per un caso, s'imbatte in quell'armadio girato verso il muro, quasi a voler essere dimenticato. Comincia così la storia di quello che è stato chiamato «l'armadio della vergogna»
La Commissione presieduta dall'onorevole Tanzilli
Ideata per indagare e fare giustizia
La Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti è stata istituita con la legge 15 maggio 2003, n. 107 per indagare sulle anomale archiviazioni 'provvisorie' e sull'occultamento dei 695 fascicoli ritrovati nel 1994 a Palazzo Cesi, sede della Procura generale militare, contenenti denunzie di crimini nazifascisti, commessi nel corso della seconda guerra mondiale e riguardanti circa 15.000 vittime. Inoltre, la sessa commissione ha il compito di indagare sul contenuto di tali fascicoli e le ragioni per cui essi sono stati ritrovati a Palazzo Cesi, anziché nell'archivio dei Tribunali di guerra soppressi e del Tribunale speciale per la difesa dello Stato; sulle cause che avrebbero portato all'occultamento dei fascicoli e le eventuali responsabilità, sulle cause della eventuale mancata individuazione o del mancato perseguimento dei responsabili di atti e di comportamenti contrari al diritto nazionale e internazionale.
Lezione di storia indimenticabile quella tenuta, ieri mattina, all'Istituto 'Einaudi"
'Memoria ritrovata' per ricordare le stragi
di Cesidio Vano
E' stata una vera e propria lezione di Storia, preparata su documenti originali e svolta dai ragazzi dell'Istituto 'Einaudi' di Sora, quella a cui si è potuto assistere, ieri mattina in città, nel corso del convegno 'La memoria ritrovata' che si è svolto nell'aula consiliare di corso Volsci. I crimini nazi-fascisti e l'occultamento dei fascicoli relativi a quelle stragi sono stati al centro della relazione svolta dai giovani studenti, con particolare riguardo all'episodio del sacrificio del carabinieri Salvo D'Acquisto. Un'iniziativa che è arrivata a chiudere il percorso di studio e ricerca effettuato da sei giovani studenti di quella scuola, grazie alla disponibilità del dirigente scolastico Vinicio Del Castello, e condotto nell'arco dell'anno scolastico, seguiti ed indirizzati dalla professoressa Anna Pizzuti. Il gruppo di neo-ricercatori - Laura Capobianco, Giovanni Babusci, Alessia Salvatori, Annarita Scarpetta, Federica Tersigni e Giorgia Corona, tutti della classe "5°A sezione turistico" hanno infatti potuto lavorare su due fascicoli originali messi a disposizione dal presidente della commissione bicamerale d'inchiesta, l'onorevole sorano Flavio Tanzilli, che sta indagando sulle cause che per circa 40 anni hanno fatto "dimenticare" quei documenti, assieme ad altri 693, in un armadio della procura generale militare di Roma, senza che nessuno indagasse per individuare i responsabili dei crimini lì descritti. E proprio ieri mattina - come anticipato da queste colonne - l'occasione del convegno è stata anche utile al presidente Tanzilli per consegnare alla signora Rosa Zeppi di Sora la documentazione "dimenticata" relativa ad un'altra strage accaduta il 17 giugno del 1944 in Urbino, quando furono fucilati dalle S.S. tedesche, su ordine del generale Majer, Giuseppe ed Enzo Zeppi, padre e fratello della signora Rosa, da anni residente a Sora e moglie del conosciuto avvocato Raffaele Monaco. Nella cartellina consegnatale da Tanzilli ci sono i verbali di interrogatorio dei testimoni fatti all'epoca ed una ricostruzione di quegli omicidi. In quella brutta giornata di 51 anni fa, infatti, assieme ai due, fu ucciso anche il loro fattore, Gino Savini. Il giorno prima, invece, il piombo tedesco aveva fatto fuori, mentre tentata di scappare proprio da casa Zeppi, il partigiano Enrico Bernini. Per quell'ospitalità e per quelle frequentazioni gli Zeppi ed il Savini furono condannati a morte e uccisi in prossimità della stazione ferroviaria di Urbino con l'accusa di aver dato ospitalità e favorito i partigiani. Al convegno di ieri mattina ha partecipato anche il professor Lutz Klinkhammer dell'Istituto storico germanico di Roma e consulente della commissione d'inchiesta, che ha sapientemente ricostruito il clima che si viveva in quei giorni in Italia. Padrone di casa il sindaco di Sora, Francesco Ganino, che ha portato il saluto della città agli ospiti presenti ed ai tanti giovani studenti seduti in sala. Il presidente Tanzilli, invece, nel suo intervento ha parlato dei lavori finora condotti dalla commissione d'inchiesta e spiegato come in alcuni momenti la ragion di Stato sembrerebbe essere prevalsa sulla giustizia, promettendo di far avere alla scuola una copia della relazione finale delle indagini, non appena sarà rimessa al Parlamento.
anni impegnato in attività di studio e ricerca che colleghino la conoscenza storica e la funzione imprescindibile della memoria e le pongano alla base dei compiti formativi della scuola. Si ringraziano vivamente quindi l'onorevole Tanzilli ed i suoi collaboratori, che hanno messo a disposizione della scuola anche alcuni dei materiali desecretati, perché su di essi i ragazzi potessero documentarsi e comprendere a pieno, accostandosi a quelle fonti che ci ricordano quanto siano costati, i valori della pace e della democrazia.
IL MESSAGGERO - VENERDÌ - 27 MAGGIO 2005 (Frosinone pag. 41-
Presentati a Sora gli sviluppi dell'indagine della
Commissione parlamentare sugli eccidi nazifascismi.
Saranno ascoltati testimoni dell'epoca
I fascicoli ciociari nell'armadio della vergogna
Smascherato chi fucilò la famiglia Zeppi
Per Ponte Olmo l'inchiesta parte solo ora.
Articolo di STEFANO DE ANGELIS
Due crimini nazifascisti compiuti nel 1944. Due storie tristi e insanguinate: una fino a poco tempo fa sconosciuta a chi indaga, un'altra finita al centro di un procedimento avviato dalla Procura Generale Militare, da tre anni archiviato definitivamente. Oggi queste vicende, in cui hanno perso la vita donne e uomini di Sora, tornano a galla. Sulla prima, la strage di Ponte Olmo (quattro membri della famiglia La Posta furono uccisi da militari tedeschi-, indagano la commissione parlamentare d'inchiesta sui crimini nazifascisti, presieduta dall'onorevole Flavio Tanzilli, e da poco anche la Procura militare di Roma. «Abbiamo scoperto - spiega il deputalo dell'Udc - che sui fatti di Ponte Olmo non è stata mai presentata alcuna denuncia formale. Sulla vicenda, quindi, sono state aperte di recente inchieste d'ufficio. Presto - prosegue - saranno individuati e ascoltati i cittadini di Sora che hanno vissuto quei terribili giorni: ci auguriamo che le loro testimonianze possano aiutarci a ricostruire i fatti». Intanto si scopre che una seconda dolorosa vicenda, riguardante un'altra famiglia di Sora, era nascosta nel cosiddetto "Armadio della vergogna". A Urbino, infatti, i tedeschi fucilarono Giuseppe ed Enzo Zeppi, padre e fratello di Rosa, che in questi anni sj è interessata alla vicenda. Entrambi erano accusati di aver ospitato partigiani italiani. «Su questa vicenda - spiega Tanzilli - nell'immediato dopoguerra fu aperto un fascicolo per il reato di "violenza con omicidio" contro il maggiore Majer più ignoti militari tedeschi. Lo stesso fascicolo giudiziario fu oggetto di anomala archiviazione "provvisoria" il 14 gennaio del 1960». Questo sul caso Zeppi, è uno dei 695 fascicoli ritrovati ne! 1994 a Palazzo Cesi, sede della Procura generale Militare, nell' "Armadio della vergogna": qui dentro, le cartelle acquisite dalla Procura militare nel 1946 e contenenti rapporti dei carabinieri e atti delle prime indagini raccolti dagli anglo-americani, sono rimaste sepolte per oltre 50 anni. E con esse anche la verità. Oggi sulle "anomale archiviazioni provvisorie" e sull'occultamento di quei fascicoli sta indagando la commissione parlamentare. Sono quindi improvvisamente spuntati nomi e cognomi di ufficiali tedeschi e italiani accusati di quelle stragi. «Il fascicolo Zeppi - prosegue Tanzilli - nel 1994 fu trasmesso alla Procura militare di La Spezia, che aprì un procedimento penale. Dopo sei anni di indagine, nel marzo 2002 ne fu disposta l'archiviazione definitiva. E ieri Rosa Zeppi, nel corso del convegno "La memoria ritrovata" organizzato dall'Ipsc "Einaudi", è venuta in possesso del fascicolo che riguarda i suoi familiari. «Finalmente so come sono morti mio padre e mio fratello - spiega Rosa - Per diverso tempo ho cercato notizie sull'accaduto: ho scritto ai carabinieri di Urbino. Poi, passeggiando per Urbino ho appreso che una strada è intitolata a mio fratello. Non mi sono arresa: ho scritto all'onorevole Tanzilli, il quale mi ha fornito il fascicolo. Non so perché il caso è stato archiviato e né se un giorno sarà fatta giustizia. Intanto ho conosciuto la verità, cercata per anni, sulla morte dei miei familiari».
Al comvegno ha relazionato anche Lutz Klinkhammer, dell'Istituto Storico Germanico di Roma e consulente della commissione parlamentare, che ha spiegato: «Sul caso Zeppi non è escluso che verificheremo come si sono svolti, i sei anni di indagine». Tanzilli, infine, ha.affermato: «Bisognerebbe istituire, una commissione che indagini sulle Foibe».