RENZO SCOPA:
Città di Castello 2007 Rassegna Stampa |
RASSEGNA STAMPA
Corriere dell'Umbria - 10 marzo 2007 Mostra antologica da oggi al “Quadrilatero” di palazzo Bufalini Renzo Scopa, “l’artista sconosciuto”
CITTA' DI CASTELLO - "Un percorso suggestivo, affascinante che dopo la Rocca Paolina a Perugia, Casa di Raffaello e Palazzo Ducale a Urbino, il complesso del Vittoriano a Roma arriva a Città di Castello a sintetizzare l'opera di un artista di livello per la sua continua ricerca nei vari linguaggi espressivi e che è stato anche un tifemate d'adozione". Così l'assessore alle politiche culturali Rossella Cestini ha delineato "senso e valore" della mostra antologica "Renzo Scopa ~ La maschera e l'uomo" promossa da provincia di Perugia, comune dì Città di Castello, Accademia Raffaello di Urbino, comune di Urbino, patrocinata da Regione Umbria, assessorato alle politiche culturali del comune di Roma, Università "Carlo Bo" di Urbino che sarà inaugurata oggi pomeriggio alle ore 17 nello spazio espositivo del "quadrilatero" di palazzo Bufalini nel capoluogo tìfernate. La Mostra, che propone 60 tra dipinti e opere su carta realizzati dal 1950 al 1997, è stata curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti che era presente alla conferenza stampa di presentazione insieme al figlio di Scopa, Saulo, che ha ricordato come si tratti del 50 anniversario dell'arrivo in città dell'artista. L'evento resterà aperto al pubblico sino al 25 marzo e può essere visitalo ogni giorno, escluso il lunedì dalle ore 16,30 alle ore 19,30. Il sabato e la domenica anche dalle ore 10,30 alle ore 12,30. Ingresso libero.
Il Giornale dell'Umbria - 10 marzo 2007 Oggi l’inaugurazione della mostra al Quadrilatero L’arte nascosta di Scopa si svela ai tifernati
CITTA’ DI CASTELLO - "Un percorso suggestivo affascinante che dopo la Rocca Paolina a Perugia, Casa di Raffaelo e Palazzo Ducale a Urbino, il complesso del Vittoriano a Roma arriva a Città di Castello a sintetizzare l'opera di un artista di livello per la sua continua ricerca nei vari linguaggi espressivi e che è stato anche un tifernate d'adozione". Così l'assessore alle politiche culturali Rossella Cestini ha delineato "senso e valore" della mostra antologica "Renzo Scopa-La maschera e l'uomo " promossa da Provincia di Perugia Comune di Città di Castello, Accademia Raffaello di Urbino, Comune di Urbino, con il patrocinio della Regione, dell’assessorato alle politiche culturali del comune di Roma e dell’università "Carlo Bo" di Urbino, che sarà inaugurata oggi alle ore 17 nello spazio espositivo del "Quadrilatero" di Palazzo Bufalini. La mostra, che propone 60 tra dipinti ed opere su carta realizzati dal 1950 al 1997, è stata curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti, che è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione insieme al figlio dell’artista Saulo Scopa. “Scopa rappresenta quella parte del mondo dell’arte che può essere definita nascosta - ha spiegato Duranti - per la sua grande riservatezza in vita non volle mai esporre, se non nel 1960 ad Assisi. In questa esposizione sarà possibile compiere un viaggio completo nella sua arte, dalle suggestioni informali, astratte ed anche etniche”. L'evento (ad ingresso libero) resterà aperto al pubblico sino al 25 marzo e può essere visitato ogni giorno, escluso il lunedì, dalle ore 16,30 alle ore 19,30. Il sabato e la domenica anche dalle ore 10,30 alle ore 12,30. M.B.
CITTA’ DI CASTELLO A PALAZZO BUFALINI LE OPERE DI UN ARTISTA SCHIVO E SPIRITUALE A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA «La maschera dell’uomo», antologica di Renzo Scopa
CITTA' DI CASTELLO - A DIECI ANNI dalla scomparsa si apre nel capoluogo tifernate una retrospettiva grafica e pittorica di una nascosta personalità del panorama dell’arte contemporanea: Renzo Scopa. Apre infatti oggi al pubblico la mostra antologica dello stesso autore dal titolo: «La maschera dell’uomo» a cura di Floriano De Santi e Massimo Duranti. L’EVENTO è stato annunciato ieri durante una conferenza stampa alla presenza dell’assessore Rossella Cestini, dello stesso Duranti e del figlio dell’artista Saulo Scopa. L’esposizione, com’è stato spiegato, sarà inaugurata alle 17 nelle belle sale del Quadrilatero di Palazzo Bufalini ed ospita ben novantasette opere tra dipinti e lavori su carta che Scopa ha realizzato tra il 1950 ed il 1997 anno della sua scomparsa proprio a Città di Castello. Pittore che ha creduto profondamente nei valori tradizionali dell’arte ha sempre preferito restare nell’ombra, vivendo la pittura come una vocazione spirituale, sofferta e faticosa, ma perseguita fino all’ultimo con tenacia. IN MOSTRA potrà essere ammirato anche il dipinto «Il volo» che Scopa terminò poco prima di morire.
Corriere dell'Umbria - 11 marzo 2007 Inaugurata ieri a Città di Castello la mostra omaggio all’artista scoperto dopo la sua scomparsa Renzo Scopa, arte "nascosta” da scoprire Oltre sessanta i dipinti e le opere su caria “svelate” dal figlio Saulo
CITTA'DI CASTELLO - Un artista "nascosto", ritrovato dopo la scomparsa, che rivela doti di un fecondo eclettismo, lo stesso per il quale decise, probabilmente, di non esporre mai le sue opere. Renzo Scopa (Urbino 1933-Città di Castello 1997) ha lasciato una vasta produzione di opere grafiche e pittoriche messe in luce nel 2004 per una prima antologica retrospettiva che si tenne al Cerp della Rocca Paolina di Perugia, e poi a Urbino, Palazzo Ducale e Casa di Raffaello e ancora a Roma nel 2005, nella prestigiosa sede del Vittoriano. Tutto merito del figlio, Saulo, che ha voluto onorare la lunga, ma segreta attività pittorica del padre, coinvolgendo lo storico dell'arte Floriano De Santi, che lo aveva conosciuto. Ora, nel decennale della morte, doverosamente, la mostra è approdata a Città di Castello, sua patria d'adozione, allestita al Quadrilatero di Palazzo Bufalini, inaugurata ieri ed aperta fino al 25 marzo. "Renzo Scopa. La maschera dell'uomo" presenta una sessantina di dipinti e opere su carta datate fra il 1950 e il 1997. L'evento è stato voluto dal Comune di Città di Castello e dalla Provincia di Perugia ed ha avuto il patrocinio della Regione dell'Umbria e di numerose altre istituzioni locali. A corredo dell'esposizione è stato ripubblicato un ampio catalogo della "Ali&no" editrice con testi di Floriano De Santi e Massimo Duranti. Durante i giorni di apertura si svolgeranno iniziative culturali di vario genere, a partire da oggi (ore 17), con l’ “Omaggio a Renzo Scopa", recital di Leonora Baldelli con musiche di Rachmaninoff, Liszt, Martinu e Milhaud. Domenica 25, alle 17, "Io amo tutti i colori", spettacolo con voce recitante di Maurizio Perugini, musiche di Massimo Bartoletti, con testi dell'artista. Infine, il giorno della chiusura, verrà presentato il libro di Renzo Scopa "Il segno della parola", edizioni della Meridiana di Firenze. L’Artista si formò a Urbino nella prestigiosa "Scuola del Libro" avendo come maestri Leonardo Castellani e Francesco Carnevali, istituzione dalla quale sono usciti i migliori incisori italiani della seconda metà del Novecento. Dopo il diploma, ottenne subito l'abilitazione e cominciò una lunghissima attività di insegnamento che dal 1957, giusto cinquanta anni fa, lo portò in Umbria dove ha risieduto fino alla morte. Gli esordi artistici sono caratterizzati dal segno, quello dei bozzetti preparatori e quello inciso con le più svariate tecniche sulle lastre. In quelle prime prove, esposte in mostra, rivela una notevole attitudine per il disegno e la grafica, ma anche l'insofferenza per i linguaggi tradizionali della figurazione, come si evince da alcune acqueforti dove scompare ogni traccia di figura. La sua evoluzione in senso espressionista ed astratto è costante, con ritorni ciclici alla restituzione realista, ma sempre rivolta all'espressionismo. Il primo scatto è delia fine degli anni Cinquanta quando comincia ad usare il pennello, ma con l'inchiostro, per immagini sacre monocrome e drammatiche, molto gestuali. La pittura vera e propria arriva pochi anni dopo nel segno della pura astrazione, con una parentesi di figure stilizzate nella solitudine di ampi spazi cromatici pieni. Attento e curioso a tutto quello che si muove nell'arte del suo tempo, seppure sempre "riservato" e di poche frequentazioni, Scopa guarda a Burri e allude al suo rivoluzionario informale, declinando a suo modo la materia, che per lui è la carta e il collage. Realizza così un ciclo di figure-non figure molto pregnanti. Segue quello neo-decorativo, dove amplifica particolari delle decorazioni classiche in chiave materica. All'inizio degli anni Settanta è affascinato invece dalla pittura "etnica" e dipinge una lunga serie di idoli, in cui accentua i contrasti cromatici delle figure galleggianti in uno spazio indefinito. Analoghe immagini le troviamo dipinte contestualmente in chiave più onirica e fantasiosa. Le civiltà Inca e Atzeca sono oggetto della sua attenzione negli anni Ottanta. Grandi figure deformate nelle sembianze, ognuna dominata da una tonalità di fondo, che sono in realtà uomini e donne senza tempo e che vivono gioie e tormenti dell'esistenza. Dalla fine degli anni Ottanta e fino alla morte, l'artista vela le sue figure espressioniste, inserite in contesti architettonici e paesaggistici molto disinvolti, di una fitta trama filamentosa bianca, ricordando Pollock, ma in chiave surreale. I soggetti sono in prevalenza sacri e si firma Scopas. Di questo ciclo sono esposti anche due grandi paesaggi architettonici che concludono la mostra, omaggio a Urbino, sua città natale, e Città di Castello, sua città d'adozione. ISTINTO POETICO - Gioie e tormenti dell’esistenza ma anche il sacro e l’etnico nelle tele del pittore.Due grandi paesaggi architettonici concludono la mostra in onore alla città d’adozione di Scopa
Corriere dell'Umbria - 14 marzo 2007 Città di Castello commemora con un’importante antologica il concittadino e l’artista Per Renzo Scopa “La maschera dell’uomo”
CITTA DI CASTELLO - E' visitabile al Quadrilatero di Palazzo Bufalini la mostra antologica di Renza Scopa "La maschera dell'uomo" Curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti, l'esposizione presenta circa 50 opere tra dipinti e opera su carta dal 1950 al 1997. A dieci anni dalla scomparsa dell'artista, Città di Castello dedica al suo illustre concittadino una retrospettiva grafica e pittorica, già esposta alla Rocca Paolina di Perugia e al Vittoriano di Roma, molto importante nel panorama dell'arte contemporanea. L'evento culturale è promosso dalla Provincia di Perugia, dal Comune di Città di Castello, dall'Accademia Raffaello di Urbino e dal Comune di Urbino. E' sotto il patrocinio della Regione dell'Umbria, del Comune di Roma e dell'università degli Studi di Urbino "Carlo Bo". Renzo Scopa (Urbino 1933 - Città di Castello 1997) si forma alla "Scuola del libro" di Urbino sotto la guida di Leonardo Castellani e Francesco Carnevali e sarà l'incisione che caratterizzerà prevalentemente la sua produzione artistica fino all'inizio degli anni Sessanta. Nel 1958 Scopa si trasferisce a Città di Castello dove comincia a dedicarsi sempre più alla pittura, attraverso l'elaborazione di un percorso di articolata ricerca personale e di sperimentazione tecnica che procede per vari cicli tematici ben documentati in mostra da opere che vanno dal neo espressionismo degli esordi pittorici, come una Crocefissione a tempera molto drammatica nel linguaggio; dal materismo aniconico al primitivismo degli anni Ottanta, da cui risalgono opere emblematiche come L'immagine e il suo doppio, tecniche miste su tavola, dove volti femminili sfuggenti e deformati, di suggestione picassiana, sono sospesi in un luogo e in un tempo della memoria fra frammenti architettonici primitivi e rinascimentali; alla materia cancellata e le Sacre rappresentazioni, da quando, verso gli anni Novanta, si firma "Scopas" e ritorna a una figurazione più espressiva, in qualche modo, comunque, ancora congeniale a certe esperienze della Transavanguardia nelle immagini un po' selvagge, per finire con le splendide Sacre rappresentazioni quali Golgota e il Cristo in croce compianto dalle pie donne, dove il groviglio cromatico e il dripping alla PoHock ne donano una esasperata drammaticità. Emerge da questo excursus che copre quasi cinquant'anni di frenetica attività e che ha visto la produzione di quasi mille opere, la figura di un artista schivo rimasto allora sconosciuto per sua precisa scelta, ma attento osservatore e interprete del proprio tempo. Scopa non ha mai amato la ribalta e la notorietà, preferendo la riservata e attiva operosità e la continua ricerca di tecniche e linguaggi. La mostra è accompagnata da un catalogo arricchito dai testi critici di Floriano De Santi e Massimo Duranti. Tutti i giorni, orario 16.30-19, sabato e domenica anche 10.30-12.30 Ingresso libero.
Il Giornale dell'Umbria - 16 marzo 2007 A PALAZZO BUFALINI DI CITTÀ DI CASTELLO In mostra le opere di Renzo Scopa
CITTÀ DI CASTELLO - Un artista defilato, un temperamento schivo, una sensibilità eclettica. Eppure l'opera di Renzo Scopa era rimasta nascosta, custodita nei recessi dell’animo prim’ancora che negli spazi domestici. Finché un giorno, pochi anni dopo la sua scomparsa, il figlio Saulo ha deciso di dimostrare di cosa è capace l'amore filiale. Così, come una favola che diventa realtà, la certosina e filologicamente rigorosa ricerca iconografica del figlio fa rivivere un'accurata selezione (una sessantina tra il migliaio di pezzi diluiti in oltre un quarantennio) dei lavori paterni. Anzi la esibisce per la prima volta, e lo stupore è grande e generalizzato, in ogni sede ove la rassegna è stata sin qui presentata: Rocca Paolina a Perugia, Palazzo Ducale e Casa di Raffaello a Urbino (terra natale dell'Autore), Vittoriano a Roma. Finalmente la mostra approda nella città d'elezione di Renzo Scopa ed è visitabile al Quadrilatero di Palazzo Bufalini di Città di Castello sino al prossimo 25 marzo. Si tratta di un itinerario quanto mai stimolante attraverso le diverse stagioni che hanno caratterizzato la parabola artistica di Scopa. Dalle incisioni degl’inizi, per le quali comunque aveva raggiunto notorietà anche in vita (si ricorda una sua sola "uscita”, premiata, nel’60 a Perugia), all’informale e al materico degli anni’60, dalle "Astrazioni” dei 70 alle "maschere” d'ispirazione arcaistica per lo più etnica degli anni '80 sino al particolare ritorno al figurativo (in tecnica mista) degli ultimi anni, di soggetto religioso e paesaggistico, con quel mirabile omaggio alle "sue” Urbino e Città di Castello. Uscito dalla famosa "Scuola del libro", consolidata fucina dei migliori incisori italiani, grazie anche a contatti con riferimenti assoluti del panorama culturale italiano quali Carlo Bo, Paolo Volponi, Leonardo Castellani, è quella grafica la sua prima connotazione espressiva peraltro realizzata con tecniche eterogenee accomunate dal rifiuto abbastanza esplicito del tradizionale mondo figurativo, in movimento tra l'iconografìa antica e una nascente vena neoespressionista verso la conquista di una personale autonomia. Tendenza accentuata negli anni '60 quando realizza il vero e proprio esordio pittorico. Questo è il momento che risente della conoscenza di Burri (ma anche del ceramista di vasta fama Massimo Baldelli). Suggestioni, evocazioni e comunque l'affermazione di una cifra originale anche per l'impiego di materiali diversi rispetto a quelli del Maestro delle plastiche e delle combustioni; nel periodo "primitivista" che segue gli accostamenti vanno dalla transavanguardia al surrealismo picassiano, poi nell'ultimo scorcio di vita il riferimento critico ricorrente è quello di Pollock. Ma al di là di ogni analitica indagine, sapientemente condotta nell'elegante catalogo (edito da "ali&no" e arricchito da un testo di Vittorio Emiliani) dai critici Floriano De Santi e Massimo Duranti, c'è da sottolineare come ogni influsso sia stato vissuto in un modo così personale che forse i riferimenti, per quanto legittimi, restano forse solo una, peraltro colta, curiosità di natura squisitamente esegetica. In attesa di migrare verso Milano la rassegna è stata inaugurata con un concerto della pianista Leonora Baldelli. MASSIMO ZANGARELLI
Il Giornale dell'Umbria / Week End 16 marzo 2007 Un fine settimana alla scoperta delle esposizioni allestite nella regione L’Umbria tra rarità musicali e le maschere di Renzo Scopa
A Città di Castello le opere di Renzo Scopa tornano ad essere protagoniste con la mostra “La maschera dell’uomo”, allestita presso “Il quadrilatero” a palazzo Bufalini in piazza Matteotti. La mostra antologica (tele dipinte e lavori su carta) raccoglie una grande quantità di opere realizzate dall’artista urbinate tra il 1950 e il 1997, anno della sua scomparsa. Scopa è stato un artista eclettico, sicuramente dotato di una forte qualità incisoria, oltre che pittorica. Nato ad Urbino nel 1933, ha avuto una formazione presso la scuola del Libro, dove ha compiuto varie esperienze nel campo dell’illustrazione, dell’incisione calcografica e del disegno dal vero. Nelle opere di Renzo Scopa il contorno esiste in funzione della risoluzione prospettica della figura e dell’ambiente, che emergono con tutto il loro potere evocativo attraverso il tratto impresso sulla tavola o sul cartoncino con tormentate striature del nero. “La maschera dell’uomo” resterà aperta al pubblico fino al 25 marzo col seguente orario: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.
Il Giornale dell'Umbria - 19 marzo 2007 La mostra di palazzo Bufalini comprende dipinti e opere su carta dal 1950 al 1997 A Città di Castello le opere di Renzo Scopa STEFANO BOTTINI
PERUGIA - Una delle caratteristiche principali di qualsiasi artista è quella di emergere con voglia narcisistica per farsi conoscere. In Renzo Scopa (Urbino 1933Città di Castello 1997), non sembra essere così, per la classica eccezione che conferma la regola. Una mostra retrospettiva, aperta al centro espositivo del Quadrilatero di Città di Castello fino al 25 marzo e curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti, ne fornisce ampia testimonianza. L’evento è promosso dalla Provincia di Perugia, dal comune di Città di Castello, dal comune di Urbino, dall’accademia "Raffaello” di Urbino. Patrocinata dalla regione Umbria, dal comune di Roma, dall’università degli studi ”Carlo Bo” di Urbino. Renzo Scopa si forma alla Scuola del libro di Urbino dove si diploma in "Maestro d’arte ornatore del libro”, con l’abilitazione all’insegnamento in Calcografia. Tra il 1950 e l’inizio degli anni sessanta, la sua opera è caratterizzata soprattutto dalle incisioni. Le opere in mostra testimoniano, sia l’abilità raggiunta nella tecnica, sia l’essenzialità ‘francescana che ne contraddistingue il segno e l’ambientazione volutamente scarna. Sembra quasi, che in quel periodo, il suo mondo sia in bianco e nero e non trovi soddisfazione che nel forte segno di stampo espressionista e nella raffigurazione della cruda realtà. Innumerevoli sia le opere di carattere religioso, sia quelle dove raffigura paesaggi, animali e vita contadina. Nel 1958 si trasferisce a Città di Castello dove insegna ‘Tecnologia grafica e Disegno presso la ‘Scuola professionale di Arti grafiche’, e successivamente pubblica due testi per uso didattico. Dal 1960 le sue opere sono eseguite con varie tecniche su carta, dal carboncino, alla tempera, all’inchiostro, alle tecniche miste. Qui, lentamente la figura scompare per approdare nell’astrazione con forti segni colorati, inusuali fino allora. L’influenza esercitata dai movimenti avanguardisti, antecedentemente ignorati, prende il sopravvento e la sua arte si connota fortemente prima d’Astrattismo poi d’informale. Come poteva essere altrimenti, vista la vicinanza di Alberto Burri, l’influenza della materia e delle sue variazioni sono nuovi archetipi fondanti. Tutto ciò sempre nella riservatezza più profonda che sembra cozzare con il mondo pseudoscintillante dell’arte dove apparire è essenziale, dare immagine all’autore riconoscendogli l’originalità dell’opera ed il senso profondo del messaggio. Qualcosa l’attanaglia, come pare dalle sue opere del 1965 della serie "Deserto Umano", come fosse caduto in profonda disperazione. Emerge da queste un senso di solitudine, quasi di disperazione. Forse Città di Castello è vissuta come fosse prigione dorata, vocata alla sua arte grafica, ma fuori da qualsiasi circuito artistico importante. Sembra quasi non ci sia la volontà di affrontare la capitale in modo definitivo. All’ignoto preferisce il certo, all’esterno la tranquillità familiare e l’insegnamento. Alla fine degli anni sessanta, sulla tela il colore prende il sopravvento, come fosse un turbinio, ponendo fine alla fase informale pura. Gli anni settanta, lo portano ad ispirarsi ad un nuovo Arcaismo, come fosse una fase introspettiva, alla ricerca di se stesso e di un ruolo nel grande gioco della vita, come oltre oceano fanno gli artisti metropolitani. Tutto è dramma, alla fine degli anni settanta i volti sono leggermente accennati o compaiono terribilmente trasfigurati a metà, come irriconoscibili e limitati. Negli anni ottanta delle grandi figure totemiche, vicine alle raffigurazioni precolombiane, prendono il sopravvento. Stupisce l’impatto con i forti colori e l’imponenza delle immagini, quasi ingombrassero oltremodo. Negli anni novanta, c’è il ritorno ad una figurazione, con forti richiami all’arte informale, in particolare con la tecnica del ‘dripping’, ovvero dello sgocciolamento del colore sulla tela, eseguita in modo ordinato ma casuale, come fosse un tardo omaggio a ciò che l’aveva ispirato virando, la sua arte dal classico alla nuova espressività d’avanguardia. Mai come in Renzo Scopa, l’artista antipersonaggio per eccellenza tira fuori il meglio di se nell’avanguardia, proprio perché autoghettizzatosi in Città di Castello nel ‘piccolo mondo’ del suo studio.
Il Giornale dell'Umbria - 22 marzo 2007 CITTÀ DI CASTELLO - Iniziative correlate alla mostra antologica L’opera di Renzo Scopa diventa un’emozione sonora
CITTÀ DI CASTELLO - Domenica presso il Quadrilatero di palazzo Bufalini, a Città di Castello, negli spazi della mostra antologica di Renzo Scopa - La maschera dell'uomo, avranno luogo alcuni importanti eventi: ore 17 “Io amo tutti i colori”, testi di Renzo Scopa (tratti dal libro “Il segno della parola”). Voce Recitante Maurizio Perugini. Musiche di Massimo Bartoletti. Trombe: Nolito Bambini, Massimo Bartoletti. Tastiere: Fausto Paffi. Voce: Benedetta Marconi. Gruppo Ottoni del Conservatorio di Perugia. Ore 18 presentazione del libro di Renzo Scopa “Il segno della parola”, interverranno: Pier Luigi Neri, assessore attività Culturali Provincia di Perugia, Rossella Cestini, assessore attività Culturali Comune di Città di Castello, Andrea Ulivi, editore. Coordina: Massimo Zangarelli, giornalista. Il libro raccoglie una serie di scritti inediti di Scopa, singolare peintre-graveur urbinate ma umbro di adozione, databili intorno alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso. La presentazione del volume è a cura della storica dell'arte professoressa Rossana Bossaglia. Il libro raccoglie testimonianze di Floriano De Santi e Massimo Bartoletti, e una intervista inedita a Renzo Scopa. L'edizione è stata curata da Saulo Scopa, figlio dell'artista.
Corriere dell'Umbria - 23 marzo 2007 Domenica a Città di Castello la presentazione del volume Scopa, l’uomo e l’artista in un libro
CITTA' DI CASTELLO - "La parola scritta può aggiungere ulteriori tasselli per configurare uno spaccato dell'uomo e dell'artista", esordisce in conferenza stampa Rossella Cestini, assessore alla cultura del comune di Città di Castello. Città in cui Renzo Scopa visse per oltre un quarantennio. "Non senza aver esplorato l'universo Italia, dalla Lucania alla Sicilia, in cui fu militare, marcato da un convinto atteggiamento antimilitarista", aggiunge il figlio Saulo. Alla Sala Partecipazione della Provincia di Perugia, si presenta il volume postumo di Renzo Scopa "Il segno della parola", nel decennale della morte. Un'opera che non aspira ad assumere valore letterario, ma che riveste un significato documentale, utile a delineare la poetica artistica e la temperie umana del personaggio. Specialmente l'intervista al figlio, nelle sue risposte asciutte ma esaustive, assume il significato di una testimonianza di vita. Risposte che, peraltro, perimetrano la figura di un uomo sincero ("Dove vorresti vivere?", "Dove vivo"; "Chi altro ti sarebbe piaciuto essere?", "Nessun altro"; “Qual è il tuo ideale di felicità?", "Fare quello che faccio"). Artista non indifferente all'umana sofferenza: un suo tema ricorrente è, infatti, quello della crocifissione come metafora universale del dolore Un bel libro di centoventotto pagine, uscito presso le Edizioni della Meridiana, i cui proventi andranno a favore della Lega del Filo d'Oro, Un momento della conferenza stampa che si cura delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Il volume, a cura del figlio Saulo, porta una presentazione di Rossana Boscaglia e contributi critici di Floriano De Santi e Massimo Bartoletti. Fuori testo, in bianco e nero, delle foto giovanili e una più recente, insieme a matite, biro, inchiostri e incisioni. "Un libro - chiosa Pierluigi Neri che, nella commistione dei linguaggi, offre una chiave di lettura della poetica di Scopa. Un uomo alla perenne ricerca del “genius loci", dalla natia Urbino a Città di Castello, dalla Lucania di Levi alla Sicilia di Sciascia". Il libro verrà presentato domenica 25 marzo, alle ore 18, presso il Quadrilatero di Palazzo Bufalini, in piazza Matteotti a Città di Castello, negli spazi della mostra antologica "La maschera dell'uomo", col coordinamento del giornalista Massimo Zangarelli e la presenza di amici e autorità. L'evento sarà preceduto dallo spettacolo "Io amo tutti i colori", antologia di testi tratti dal libro stesso. Voce recitante Maurizio Perugini, musiche di Massimo Bartoletti, con Nolito Mabini alla tromba e il Gruppo Ottoni del Conservatorio di Perugia. Sandro Allegrini
Il Giornale dell'Umbria - 23 marzo 2007 EDITORIA Pubblicato il volume dell'artista nel decennale della scomparsa Il palazzo della Provincia L'uomo e l’artista Scopa nel “Segno della parola” L’assessore neri alla presentazione del volume alla stampa
PERUGIA - E' l'uomo e l'artista, amante di Dio, dell'uomo e della natura, ad emergere con tutta la sensibilità espressa nella vita e nell'arte, nel volume di Renzo Scopa "Il segno della parola". Curato dal figlio Saulo, è stato pubblicato dalle Edizioni della Meridiana, in occasione del de cennale della scomparsa dell'arti sta, il libro che raccoglie una se rie di scritti inediti di Renzo Sco pa, risalenti all'età giovanile, al periodo cioè compreso tra il '55 e il '60. Il volume, presentato ieri mattina in Provincia alla presenza di Saulo Scopa, dell'assessore provincia le alla cultura Pier Luigi Neri e dell'assessore comunale di Città di Castello Rossella Cestini è un viaggio nella poetica e nel pensiero di un artista nel quale le esperienze di un'Italia ormai lontana (quella della Lucania e della Sicilia degli anni Cinquanta) hanno lasciato tracce indelebili. Come precisato dal figlio, gli scritti raccolti in questo volume appartengono a quelli tra i più completi e sui quali l'artista, urbinate di nascita ma tifernate d'adozione, aveva iniziato qualche anno prima della scomparsa a strutturare un progetto di pubblicazione. Come ha fatto sulle tele, in questi frammenti letterari Scopa ha dipinto paesaggi che evocano visioni di terre dove la natura si presenta incontrastata regina e l'uomo appartiene alla terra stessa, affondando le radici in una cultura che solo chi ha la possibilità di vivere può capire e non dimenticare. Il libro si avvale della presentazione della storica dell'arte Rossana Boscaglia. Inoltre raccoglie testimonianze di Floriano De Santi e Massimo Bartoletti, oltre che un'intervista inedita all'artista realizzata dal figlio nella quale, come riferisce lo stesso Saulo, "affiora la mappa spirituale di un artista che continuamente si scinde-espande per tratteggiare esistenzialmente un incredibile rapporto con l'universo e con le cose. Il volume gode del patrocinio del Ministero degli affari regionali, della Regione dell'Umbria, della Provincia di Perugia e dei Comuni di Città di Castello e Urbino. I diritti d'autore saranno devoluti a sostegno della Lega del Filo d'oro onlus. La presentazione al pubblico del volume avverrà domenica alle ore 18, presso il Quadrilatero di Palazzo Bufalini a Città di Castello, negli spazi della mostra anto logica dello stesso artista "La maschera dell'uomo". La presentazione sarà preceduta, alle ore 17, dallo spettacolo "Io amo tutti i colori", basato su pas si tratti dal libro. La voce recitante sarà di Maurizio Perugini, le musiche di Massimo Bartoletti.
L'INIZIATIVA La poesia di Renzo Scopa a Castello
CITTA' DI CASTELLO – Gli inediti di Renzo. Un viaggio nella poetica e nel pensiero di questo artista che dipinge, anche attraverso le parole, quei paesaggi che evocano visioni di terre degli anni Cinquanta, dove la natura si presenta come incontrastata regina e l’uomo appartiene alla terra, visioni dell’anima, visioni di miseria. Anche questa è l’arte di Scopa celebrata con una personale «La maschera dell’uomo» allestita al «Quadrilatero» della sua Città di Castello, ma non solo. Domenica negli stessi spazi che ospitano la mostra, verrà presentato il libro «Il segno della parola» attorno al quale è costruito l’ultimo piccolo grande evento dedicato a Scopa. Alle 17 via allo spettacolo «Io amo tutti i colori», un reading dei testi di Scopa con voce recitante Maurizio Perugini, musiche di Massimo Bartoletti, Nolito Bambini ed il «Gruppo Ottoni» del Conservatorio di Perugia. DI SEGUITO alle ore 18 sempre di domenica ecco la presentazione del libro «Il segno della parola» che raccoglie una serie di scritti inediti di Scopa, singolare peintre-graveur urbinate, ma umbro di adozione. Saranno presenti Pier Luigi Neri, assessore provinciale alle politiche culturali e quello comunale Rossella Cestini, l’editore Andrea Ulivi, e il figlio di Renzo Scopa, Saulo che ha curato la pubblicazione. L’incontro sarà moderato dal giornalista Massimo Zangarelli. Cris.
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