RENZO SCOPA: X° dalla scomparsa |
Rassegna stampa |
Immagini 25 marzo 2007 |
Video conclusivo |
Io amo tutti i colori |
Il segno della parola |
Recital Il volo |
Catalogo Ali&no Ed. |
Dai testi critici del catalogo della mostra
Floriano De Santi - (...) Scopa è artista dotato di forte qualità incisoria e pittorica, di originale talento e di istintiva rèverìe poetica. E nato a Urbino nel 1933, ha avuto formazione presso la famosa Scuola del Libro; vi ha compiuto esperienze varie di illustrazione, d'incisione calcografica, di disegno dal vero. Si può dire che la storia della sua pittura cominci verso la fine degli anni Cinquanta, con un'esplosione così sincera, ispirata e potente da colmare di opere molto intense, molto varie, entro una poiesis rigorosa, quattro interi decenni, fino alla morte nel 1997 a Città di Castello, dove si era trasferito nel 1958. Fondamento della tavolozza di Scopa è un senso della materia densa come quella di Permeke, opaca come quella di Soutine, quasi fangosa come quella di Varlin, tenera alla pressione, alla incisure, che vi lasciano i segni dell'oggetto. E una materia sgocciolata e segnica come matrice della figura, dell'immagine; sempre controllata però, come una luce in essa sciolta, come se venisse dalle profondità della germinazione e del colore, senza retorica, senza dramma, senza "grido", quindi non espressionista tout court. Ma con una traccia anche di quel lirismo, comune agli esemplari illustri che, nello stesso senso della pittura di materia, l'hanno preceduta (...)
Massimo Duranti: (...) Verso la fine degli anni Ottanta, da quando si firma "Scopas", restando misterioso il senso dell'aggiunta della esse finale, ma potrebbe essere l'iniziale che conclude, dunque la fine dell'esperienza; o forse il segno di opere precedenti rivisitate pittoricamente. Ad ogni buon conto, questa Ultima stagione databile circa tra il 1989 e il 1997 anno della morte, è caratterizzata da un ritorno a una figurazione più espressiva, in qualche modo, comunque, ancora congeniale a certe esperienze della Transavanguardia nelle immagini un po' selvagge. Ma non nella loro contestualizzazione drammatizzante fitta di trame, anzi quasi inondate di pioggia, di scolature di colore, grumose e filamentose come il dripping di Pollock: la gestualità dell'Action painting. L'originalità e l'autonomia di Scopa, in questo caso, sta nella prevalente utilizzazione corrosiva di quella tecnica, al fine di cancellare quasi brani di materia che hanno costruito in precedenza le immagini; una sottrazione che vela e rende misteriosa la rappresentazione (...)
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