Sabato 9 ottobre 2010 alle ore 17, presso la
Rocca-Centro per l’arte contemporanea, si è aperta la mostra “Renzo Scopa:
le metamorfosi dell’anima” curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti. La
mostra resterà aperta fino al 7 novembre dalle 10.30 alle 12.30 e dalle
16.30 alle 18.30. Presente il sindaco Giampiero Giulietti, l'assessore alla
Cultura Stefania Bagnini e il figlio dell'artista, Saulo Scopa,
responsabiile dell'Archivio Scopa.Presente in rappresentanza della Provincia
di Perugia Anna Barbieri, dirigente del Ufficio Attività Culturali. Promossa
dal Comune di Umbertide e la Provincia di Perugina, con il patrocinio di
Regione Umbria e Accademia di Belle Arti di Perugia “Pietro Vannucci”
l’esposizione presenta sessanta opere, tra tecniche miste, acrilici e
acqueforti, realizzati dall’artista dal 1950 al 1997. Emerge da questa
mostra, che ripercorre cinquant’anni di attività, la figura di un artista
attento osservatore e lucido interprete del proprio tempo. Le metamorfosi
cui allude il titolo della mostra antologica di Renzo Scopa sembrano
suggerire, attraverso le narrazioni pittoriche dell’autore, l’idea di una
sostanziale continuità della natura, di un filo comune che lega gli uomini e
le cose, le anime ed il mondo, permettendo un continuo trapasso, contatto e
scambio tra una dimensione e l’altra. Lo stesso corpus delle opere di Scopa,
costituisce la mappa spirituale di un artista che continuamente si scinde ed
espande per tratteggiare esistenzialmente un incredibile rapporto con
l’universo e con le cose.
Evento nell’evento è stato il recital “Amo tutti i colori”
rappresentato presso il teatro di Riuniti e curato da Massimo Bartoletti (autore
delle musiche, flicorno) e
da Maurizio Perugini (voce
recitante), con Umberto Ugoberti (fisarmonica) e
Mauro Businelli (violoncello). Interpreti
di grande talento che hanno saputo entusiasmare il numeroso pubblico
intervenuto all’inaugurazione con una performance di rara intensità
espressiva, con impeccabile versatilità stilistica e padronanza tecnica.
Coinvolgenti ed evocative le musiche scritte per l’occasione dal maestro
Massimo Bartoletti. Vera “scrittura di scena” l’interpretazione di Maurizio
Perugini, capace di dare alle parole di Scopa le più intense sfumature, con
uno stile colto e ricercato che ne ha restituito la massima autenticità del
testo. Il recital è stato tratto proprio dagli scritti dello stesso Renzo
Scopa, raccolti nel libro Il
segno della parola pubblicato
da Edizioni Della Meridiana, nel
2007. Scritti in cui l’artista, con le sue parole, dipinge paesaggi
che evocano un mondo fuori dal tempo e riflesso nell’unità vibrante e
sonora della natura. ul palco del teatro di Umbertide poi il giornalista
Massimo Zangarelli ha condotto una conversazione con Massimo Duranti,
curatore della mostra, e Saulo Scopa, figlio dell’artista. E’ emersa così a
tutto tondo la figura di un artista attento osservatore e lucido interprete
del proprio tempo.
Lo stesso corpus delle
opere di Renzo Scopa (Urbino 1933-Città di Castello 1997) costituisce la
mappa spirituale di un artista che continuamente si scinde ed espande per
tratteggiare esistenzialmente un incredibile rapporto con l’universo e con
le cose. L’esposizione di Umbertide presenta per l’occasione diversi lavori
inediti: tra questi ricordiamo i significativi cicli - per la prima volta
esposti al pubblico – di “Evocazioni
cosmiche” del 1967 ,“Scrittura magica” del
1968 ed “Allegoria
della maschera” del 1970. Si tratta di collages e tecniche
miste su carta, opere in cui la materia
è complessa: carta macerata, stoffa, colla, colori d’intensità diversi, ma
in una consistenza eterogenea che alla fine fa sentire tattilmente la parete
del quadro; da qui l’opera come finestra, come porta sull’Infinito, ma in
viaggio verso l’interno, in un divenire continuo, che è poi la mèta finale
del processo creativo per Renzo Scopa.
Le metamorfosi cui allude il titolo della mostra antologica di Renzo Scopa
sembrano suggerire, attraverso le narrazioni pittoriche dell’autore, l’idea
di una sostanziale continuità della natura, di un filo comune che lega gli
uomini e le cose, le anime ed il mondo, permettendo un continuo trapasso,
contatto e scambio tra una dimensione e l’altra.
Renzo Scopa (Urbino 1933-Città di Castello 1997), si forma alla “Scuola del
libro” di Urbino, sotto la guida di Francesco Carnevali, Leonardo Castellani
e Pasquale Rotondi. Sono il disegno e l’incisione che contraddistinguono la
sua produzione artistica fin dall’inizio degli anni Cinquanta. Le sue
acqueforti sono caratterizzate da un segno ruvido, speso largo e violento,
ma anche sgranato sul bianco del foglio in modo da accogliere in se stesso
una luce punteggiata e attenuare così la sua inusitata impetuosità: sono
paesaggi balenanti di luci soffocate che si riflettono a contrasto col nero
del segno.
A partire dagli anni Sessanta Scopa comincia a dedicarsi sempre più alla
pittura, attraverso l’elaborazione di un percorso d’articolata ricerca
personale e di sperimentazione tecnica che procede per vari cicli tematici
ben documentati in mostra. Fondamento della tavolozza di Renzo Scopa è un
senso della materia densa, opaca, quasi fangosa, tenera alla pressione e
alle incisure, che vi lasciano i segni dell’oggetto. È una materia
sgocciolata e segnica, come se essa stessa fosse la matrice della figura e
dell’immagine.
L’esposizione di Umbertide presenta per l’occasione diversi lavori inediti:
tra questi ricordiamo i significativi cicli - per la prima volta esposti al
pubblico – di “Evocazioni cosmiche” del 1967 , “Scrittura magica” del 1968
ed “Allegoria della maschera” del 1970. Si tratta di collages e tecniche
miste su carta, opere in cui la materia
è complessa: carta macerata, stoffa, colla, colori d’intensità diversi, ma
in una consistenza eterogenea che alla fine fa sentire tattilmente la parete
del quadro; da qui l’opera come finestra, come porta sull’Infinito, ma in
viaggio verso l’interno, in un divenire continuo, che è poi la mèta finale
del processo creativo per Renzo Scopa.
Gli anni Settanta si aprono scanditi dall’introduzione di una scrittura
pittorica vibrante, fatta di gesti rapidi, di filamenti iconici in cui le
figure sottacciono ad un processo di metamorfosi, e le cose rappresentate si
scorporano e svaporano in una sostanza immateriale, che appare come l’eco e
il riflesso di certe immagini fuggitive e volanti.
Come documentano le opere di cicli quali “Idoli” del 1973-77 e “Nuovo
arcaismo” del 1982-85 le fonti della ricerca di Scopa si trovano anche nelle
mitologie antiche o nell’arte popolare. La sua opera, spesso carica di
simbolismo, riporta nei termini dei processi di visualizzazione la pressione
misteriosa del mondo psichico.
Nell’ultima stagione che va dal 1989 al 1997, lo sgocciolamento del colore
pone l’accento sull’atto gestuale del dipingere, dove il groviglio cromatico
e il dripping ne donano una esasperata drammaticità. Un tema ricorrente è
quello della Crocifissione: metafora universale del dolore dell’uomo. Con
queste sacre rappresentazioni, Renzo Scopa ha voluto sottolineare il valore
dell’attesa anche nei riguardi del suo continuo porsi interrogativi sulla
sorte dell’umanità. Certo, però, che l’insistenza sul sacrificio salvifico
non è altro che l’annuncio della resurrezione, il nuovo esistere che prende
avvio.
Eventi collaterali mostra: RENZO SCOPA “Le
metamorfosi dell’anima”
sabato 9 ottobre 2010 ore 17 Teatro dei Riuniti di Umbertide
Amo tutti i colori
Recital di Massimo Bartoletti (autore
delle musiche, flicorno) e
Maurizio Perugini (voce
recitante),
con Umberto Ugoberti (fisarmonica) e
Mauro Businelli (violoncello).
Tratto dal libro "Il segno
della parola" di Renzo
Scopa, pubblicato da Edizioni
Della Meridiana, Firenze, 2007. Scritti di un artista che con le parole dipinge paesaggi
che evocano un mondo fuori dal tempo, riflesso in se stesso e nell’unità
vibrante e sonora della natura.
sabato 16 ottobre 2010 alle ore 17 - domenica 31 ottobre 2010 alle ore 17 -
Rocca di Umbertide
Renzo Scopa e le metamorfosi dell'anima - Itinerario didattico della
mostra a cura di Simonetta Riccardini
La ricerca espressiva di un artista che, come hanno riconosciuto storici
dell’arte quali Floriano De Santi, Massimo Duranti, Rossana Bossaglia,
ripercorre le tappe fondamentali dei più importanti movimenti artistici
europei del secondo dopoguerra con un contributo ed un’interpretazione del
tutto personali: dal realismo lirico all’informale, dall’espressionismo
astratto alla figurazione visionaria.
|