Edizioni Arti Grafiche della Torre Finito di stampare su carta Magnani di Pescia nella primavera 1999 dalle Arti Grafiche della Torre di Casinina (PU)
In copertina "La collina azzurra" da una tempera del 1983 di Carlo Ceci che ha incoraggiato e sostenuto con grande generosità questa pubblicazione
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Umiliati gli ardori della fiammeggiante giovinezza mi adatto a seguire il discernimento
PREFAZIONE La poesia di Germana Duca Ruggeri procede su una costante: proporre al pensiero, alla riflessione, il punto dell'esperienza quotidiana più sottilmente percepito. Tale punto, lungi dall'essere eccezionale, si affina nel vissuto e si ritrova nel desiderio di definire un senso, se non il senso, quando siano stati sfiorati o toccati cardini esistenziali come le perdite, o si sia arrivati ad incontri, ripetibili certo ma accaduti in quel dato momento, con l'amore, la gioventù inconsapevole, la vecchiaia, talora con un testo teatrale o storico-filosofico, spesso con persone. Tutto ciò viene diluito nella necessità di fissare in parole la soggettiva "distanza" o "instanza", in versi differentemente distesi nella regolarità metrica. (Ma anche "impertinenti" o giocati d'azzardo se si pensa a qualche endecasillabo interrotto, nella sequenza d'accento o di posizione, da accenti decasillabici o da decasillabi. "Impertinenti" e ingannevoli, quasi come accade nella musica: sviano l'attesa non colmata e aprono al soprassalto). Versi variati nella rima, nella lunghezza e nella loro raccolta in strofe - quartine, terzine - e in sonetti. (Ma l'ottava, feriale essendo il suo "argomento", si sfila dalla tradizione più conosciuta). L'urgenza, allora, di dare un significato che vada al di là della significazione del punto di partenza e della sua necessità, si versa in un'altra necessità: quella di contenere linguisticamente il significato stesso senza chiuderlo in sentenziosità e però con una certa determinazione. Negli interstizi di questa necessità e di quella metrica - una suggestione stilistica presente in modo non raro nell'ultima e penultima poesia italiana quasi a voler riprendere, e quindi a non disperdere, chiarezza a fronte di dissoluzioni, di stravolgimenti, di perdite e di volute o provocate fratture non ricomponibili - Germana Duca Ruggeri "di stanza in stanza" situa al centro una scoperta nuova da sempre: sentire spazio e tempo, persone e momenti, attimi della natura e cose di essa come facenti parte di un insieme con cui stare e ancora, e da sempre direi, sentirli come l'altro da sé. Del quale non si può fare a meno, essenzialmente per riconoscersi vivi, per riaffermare un verso della vita stessa, per misurare un proprio esserci. Se, in mezzo alle risonanze del profondo, passa nel vivere il non autentico o l'orrore della resa o della non razionalità o del contrario del sentimento (si pensi alla poesia sui telegiornali), si ricorre all'energia anche dell'amarezza mentre si cerca un rifugio "nella semplicità dell'esperienza immediata - prendo a prestito da Jung di Esperienza e mistero - per non perdere il contatto con le cose essenziali, cioè con le dominanti che improntano l'esistenza umana". Quasi a delineare, nonostante tutto, le coordinate di un progetto di vita che contiene in sé quelle stesse coordinate che sono il punto di inizio: che non possono essere variate, né lo si vuole, ma neppure sovvertite o negate perché terribili, malgrado i tentativi di fuga. Questi ultimi avvertibili, e rintracciati per la loro emersione dal registro linguistico più diffuso in Distanzaimtanza, nelle parole apparentemente più rincorse o più meditate da Germana Duca Ruggeri, come cirmolo, ciurlo, strigola. Qui inventare sensi all'esistenza non sarebbe difficile ma diventerebbe un gioco sul quale passa una qualche ironia e accanto, o prima o forse dopo, una qualche constatazione del non più o del non possibile insito nella giornata in ogni caso piena di forza e di cosciente diversa coloritura. Ma un arbitrario contrapporsi alla natura dell'esistenza sarebbe follia. E follia sarebbe non ricercare un senso: bisogna pur agire equilibri per guardare il "cammino compiuto e da compiere", ma un qualche infernuccio - ed ecco ancora una possibile valenza della metrica e dei suoi legami interni - ci contiene e ci appartiene: "il filo ...va ritorto; / quindi nawolto con molta cura: / si attenga alla campionatura." Maria Lenti
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Se per spiare un
momento
Irrompe la pioggia
Voltando le spalle alla luna
Umiliati gli ardori
I pappoloni scampati al diserbo
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Spesso i venti, tra i sempreverdi
Chiuso in un soché di antico
Precoce il risveglio della natura
Rocce, materne solide braccia
Aurora accecata dagli occhi
Prima che il vento soffiasse contrario
Non seppi mai trovare parole
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