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GERMANA DUCA RUGGERI: da Urbino, ore cambiate
 

LINK: urbino vivarte.com
per vedere le pagine del Quaderno

Premio Cultura Frontino-Montefeltro 2022

Presentazione 2023 in ProUrbino
Incontri con la Città

 



In copertina "Urbino frammento dell'universo" 2022
China e matita litografica
Associazine culturale Arte in Arte -Urbino
 


      

Da Urbino la voce per la Pace
di Gastone Mosci

 

La poesia di “da Urbino ore cambiate” di Germana Duca (Vivarte 2022) è una preghiera ispirata alla Madonna di Piero e al Quoèlet, interroga Urbino, la città dell’uomo nuovo e della bellezza. Il quaderno esprime un silenzioso e profondo desiderio: è appello alla Pace, la necessità della Pace, la risoluzione della Pace, la Pace che tutti vogliamo all’infinito, che tutti insieme chiedono. La chiediamo insieme ai Santi ed ai peccatori, la Pace in nome dell’uomo e del popolo distrutto. La poesia di Germana Duca è un libro inedito: di chi chiede la Pace con il respiro leggero dell’invocazione, con il desiderio collettivo della poesia civile: la parola del poeta e il segno dell’incisore che l’ha interpretata. Non vuole essere questa una recensione, ma è insieme un canto di passione di tutte le creature, oppressori e vittime, violenti e indifesi, un canto umanità che chiede la Pace con la convinzione della poesia civile per suscitare una partecipazione visibile nella folla del Venerdì Santo al Colosseo con Papa Francesco: la Pace è il dono che il popolo chiede a Dio, una promessa d’umanità, dove politica, economia e ideologia vengono tenute ai margini di una domanda intensa e univoca. Urbino, 15 aprile 2022

 

 

il Resto del Carlino 10 giu 2022
Cronaca di Pesaro
 

Sembra fatto apposta per ascoltare poesie, il Giardino d’Inverno del Palazzo Ducale di Urbino che domani alle 18 ospita i versi pubblicati nella raccolta “Da Urbino ore cambiate“ della pluripremiata Germana Duca, fresca di stampa grazie all’associazione Urbino Vivarte, che continua a produrre preziose pubblicazioni in cui letteratura e grafica si accompagnano nel segno della più schietta tradizione culturale urbinate, qui attraverso le illustrazioni di Oliviero Gessaroli.

L’autrice, anconetana di nascita ma urbinate fin dagli anni ’70, quando in occasione delle lauree in Materie Letterarie e in Sociologia si legò per sempre a Urbino mettendo su famiglia, dialogherà con Tiziano Mancini tra una lettura e l’altra di Grazia Sassi. Cuore delle sue composizioni la città divenuta sua patria poetica e che in questa raccolta appare salvifica e rassicurante, lontana com’è dalle miserie del mondo, un po’ come nei quadri di Mario Logli. Per il pubblico, l’occasione per incontrare il potere taumaturgico di una poesia in cui si ritrovano Pascoli e Volponi ma dove ciascuno può scoprire evocazioni e rimandi alla grande poesia italiana.

 


 

INDICE

 

 p. 11    I  ora giorno

  " 12     II       "

  " 13    III       "

  " 14    IV       "

  " 15     V       "

  " 16    VI       "

  " 17   VII       "

  " 18  VIII       "

  " 19    IX       "

  " 20     X       "

  " 21    XI       "

  " 22   XII       "

 

 p. 25     I  ora notte

  " 26     II       "

  " 27    III       "

  " 28    IV       "

  " 29     V       "

  " 30    VI       "

  " 31   VII       "

  " 32  VIII       "

  " 33    IX       "

  " 34     X       "

  " 35    XI       "

  " 36    XII       "

  " 39    Note

 

 

 

XI -  ora di giorno

 

Ghiacci, nevi e galaverne nutrono
l’inverno, zefiri e tramontane
si contendono il cielo a primavera,
frescure quasi sapide di mare
salgono d’estate da questi coppi
verso l’Appennino che il sole indora.
E’ piena luce settembre; rifrange
solustri la nuvolaglia e li scopre,
se la nebbia dirada e non versa
l’autunno copiose acque torrenziali,
fulmini e tuoni. Qualcosa trovo
in ogni stagione che giustifichi
la sopportazione del male, quando
valico una tua porta, Urbino.
Quando salgo e scendo le tue piole,
- dei Santi Bartolo o Giovanni
o Andrea o Santa Margherita che sia -
mi mandi sempre rincuoranti
segni di vita. Per un solo sguardo
tutto ti perdono, città non mia,
dove non mi sento aliena. Portami
in groppa sulla tua sella, fino
a Pallino e Rancitella. Forte
cavalla, fammi tornare fanciulla.

 

 

I - ora di notte

 

Il passato è una mappa per chi cerca
bellezza in ogni cosa, non certo
una guida. Tutto il resto è una forma
di attesa che incrina, sgretola,
corrode il rapido giro di ruota.
Stasera l’aria rincuora, velando
i rilievi, e danza un bolero
sulle masse oscure dei greppi,
nella fresca densità delle frasche.
Il ritornello di una campana,
dall’Annunziata, lambisce
la scia di un aeroplano che si va
disfacendo di ogni parvenza.
Simile a neve che si adagia,
a piuma che volteggia, a canto
di primavera, disperso di valle
in valle, sale dalle fronde nuove
un pensiero che il vento soffia via:
addolorarsi è cosa vana, meglio
ricordarsi di sperare. Un falò
remoto accende il buio, lo confonde.
La luna scivola dal cielo e sopra
i tetti trascolora piena. Incombe
come sempre l’ora della cena.