Urbino, lì 13/12/2017 nella sede dell'UNILIT
di Urbino, in collaborazione con il Circolo Acli-Centro
Universitario e le Conversazioni di Palazzo Petrangolini, la scrittrice Maria Grazia Maiorino di
Ancona presenta la sua raccolta di poesie, "La pietra
salvata".
In questa clip video l'autrice legge la poesia: Campo del
cinabro.
N.B. La lettura dei brani spesso è
seguita da una breve discussione e da una presentazione
della lettura successiva. Ne segue che la
presentazione della poesia letta è contenuta nella parte
finale del video precedente.
Da: Intervista di Germana Duca, GD, a
Maria Grazia Maiorino, MGM
GD L'immersione nei ricordi risveglia la partecipazione;
quel senso di fraternità con le cose, la natura, le persone,
che mi sembra sia il tratto distintivo della seconda
sezione, "Campo del cinabro".
Di che cosa si tratta? E, in particolare, i ricordi si
possono considerare un punto da cui ripartire?
MGM ho mai visto i ricordi come qualcosa di fisso, di
immobile, sono una proustiana convinta e ho sempre
sperimentato che essi mutano con noi, hanno colori cangianti
e una consistenza simile a quella dei sogni. Ogni volta il
tempo perduto è un tempo ritrovato e seme di future
prospettive, non uno spazio di consolazione in cui
rifugiarci e rinchiuderci. I nostri ricordi individuali sono
tanti rivoli che vanno a finire nella grande memoria
collettiva, perciò amo gli archivi che conservano lettere
diari autobiografie: l'altra faccia della Storia con la S
maiuscola. Per quanto riguarda il destino di nomadi su e giù
per l'Italia, dei miei genitori e mio, vorrei provare a
dirtelo con una poesia che non ho inserito, perché ha avuto
bisogno di una lunghissima elaborazione, ma ne sento molto
la mancanza ne "La pietra salvata". E' dedicata a mio padre
e mi sembra che i versi riecheggino anche le cose che ci
siamo dette fin qui. Parte da un fotografia, dell'immediato
dopoguerra, io piccolissima accanto a un padre alto e
severo. E' intitolata QUESTA NOSTRA ITALIA:
Bambina in
pellicciotto maculato davo la mano
all'albero grande
cappotto scuro nascosta
la chioma oltre la falda del
cappello
Padre trapiantato in una piazza conchiglia
la
fontana rotonda tra cedri del Libano e abeti
la tua terra
è una campagna lontana
dove gli abeti si cambiano in ulivi
e fichi
profumati e asini in fila riportano gli uomini
a
casa con le ceste oscillanti al tramontare
Incisa nella
somiglianza e ombra divisa
la tua terra è insuperata
distanza
che la memoria vorrebbe riunire
mettendo
insieme questa nostra Italia
che forse solo il mare saprà
raccontare
con le mille voci dello spaesamento
e le
montagne stregate pregate
come paradisi mai scalati.
Ritornando alla seconda sezione, il titolo è quello della
prima poesia, dedicata a una maestra cinese di taicì che ho
avuto la fortuna di conoscere, il suo nome significa fiore
di susino. Ho praticato per una decina di anni questa antica
arte marziale, trasformata in una pratica che potremmo
chiamare "meditazione in movimento": si esercita in gruppo
con una bella trasmissione di energia attraverso la fluidità
e l'armonia di forme e figure che coinvolgono tutte le parti
del corpo. Il chi è l'energia vitale e il tantien è il punto
appena sotto l'ombelico dove essa si raccoglie, detto
anticamente campo del cinabro.
Lette le seguenti poesie:
CAMPO DEL CINABRO
QUANDO VIENE MAGGIO
PRINCIPE EGIZIO
LE ROSE DI ANOAR
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