Presentazione a Urbino | Arte Eventi News | Feltrinelli IBS | Libreria Universitaria |
Foto copertina di Marco Zanetti,
gentilmente concessa |
IV - di copertina Questa silloge poetica raccoglie liriche composte nell’ultimo decennio di vita dell’autore, il quale scopre, con delicata sobrietà, l’altra faccia della condizione esistenziale di chi è consapevole che il lungo e luminoso giorno della sua vita si sta avviando inevitabilmente a compimento, quella crepuscolare e carica di ombre. Affrontando il tema della “sera”, topos della letteratura di tutti i tempi, il poeta, in una originale complessa costruzione di pensiero e di emozione, propone nostalgie, ricordi, rimpianti, la dolorosa constatazione delle perdite subite, lo sgomento per l’oscurità del mistero che ci avvolge, ma anche la ricerca del senso dell’esperienza vissuta, la consapevolezza di aver vissuto pienamente la propria umanità nel contesto sociale, l’intatta capacità di godere degli spettacoli meravigliosi della natura e dell’arte, filtrati anche attraverso la piena sintonia degli affetti familiari.
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Introduzione della curatrice Pag. 3 La quiete 11 Nonioso 12 La sera 13 Chiedo 14 Questa mia stagione 15 Dove finisce il giorno 16 Adagio di ombre . 17 L’ultimo sogno 18 L’ombra 19 I simboli 20 Il sogno atteso 21 Correre 22 Trasformazioni 24 Ricordi 25 Mimose 26 La stanchezza 27 Il tramonto 28 Vuoto di vuoto 29 L’altro tema 30 SE VI FU SENSO, ESSO FU D’AMORE I fiori del tempo 34 Devo a te 35 Come siamo 36 L’intesa 37 Bozzetto color rosa 38 Dialogo d’amore 39 Dialogo sulla poesia 40 Sarò con te 41 Oltre 42 Quando verrò 43 Le stagioni 44 Le cose senz’ombra 45 Come siamo II 46 LA COGNIZIONE POETICA DEL DOLORE Là dove finisce il mondo 49 Il dolore 51 Annamaria* 52 Incertezza 53 Il dolore II 54 Tristezza 55 Inverno 56 Ancora una volta 57 Il verso arcano 58 Inquiete sequenze 59 Il perché 60 Le nuove figure 61 Agosto 2014 62 La lunga estate 63 Pensiero poetico 65 Nel dedalo 66
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Era diverso 69 Urbino 70 Fantasie urbane e personali 71 Si è fatto bello il tempo 72 Maggio d’Urbino 73 Le margherite di Urbino 74 Novembre 75 Vorrei qui 76 Cimitero di Urbino 78 Dal Poggio dei Cappuccini * 79 La pioggia 103 Insetti provvisori 104 Vitalbe 105 Il vento 106 Il seme 110 L’uomo dagli occhi chiusi 111 Dove sei 112 Se volessi 113 I silenzi 114 La pace 115 La libertà 116 Deportazione 117 Sulle doline 118 Gli eroi 119 Il giorno delle tenebre 120 Mercoledì delle Ceneri 121 Ricerca 122 La Patria 123 Naufragio 124 La trincea 125 Trincea II 126 Trincea III 127 Mio Dio, vorrei 128
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Il declinare del giorno, il
reclinare della vita che
si avvia al suo compimento: un intreccio
inestricabile di significati e richiami che fanno della “sera”
ad un tempo un riferimento naturalistico
ed una metafora dello scorrere del
tempo dell’uomo verso una meta
finale, o verso il nulla. Un tema quindi
che si alimenta di emozioni basiche, e che
a sua volta ne genera, in quanto
collegato alla stessa natura biopsichica dell’essere umano, alle
regole primarie della vita basata
sul ritmo sonno-veglia, nel contesto delle
regole cosmiche legate all’alternanza
buio-luce, e in stretta, complessa
connessione con l’instabile equilibrio angoscia-serenità che
caratterizza la nostra vita
interiore. Emozioni profonde, dunque, ma anche
stimoli intensi per riflessioni,
meditazioni, contemplazioni, di cui troviamo ampia traccia nella
poesia di tutti i tempi; diversi,
variegati, complessi e spesso fra
loro contrastanti i significati poetici connessi all’idea della
“sera”: dall’ipnotica “sera” virgiliana, intesa
come riposo degli esseri viventi e della
natura, alla struggente nostalgia
di affetti che colora la “sera”
dantesca (“Era già l’ora che volge il disio/ ai navicanti
e ntenerisce il core/ lo dì c’han detto ai
dolci amici
addio;”[1]),
alla foscoliana “sera” “imago” della “fatai Il poeta che, come Mario Agnoli, si accosta a questo tema negli anni 2000 ha la possibilità di costruire il proprio discorso poetico sulla base di quanto nel tempo è stato elaborato in maniera così profonda e significativa dai grandi della poesia, rinnovandolo alla luce della sua sensibilità di uomo che ha attraversato il novecento per approdare ai primi decenni del nuovo millennio, e con la sua originale e inconfondibile cifra espressiva. Ma su quale orizzonte di significati ed emozioni si colloca la “sera” di Mario Agnoli? Ce lo dice lui stesso introducendo brevemente la sua opera: “t/w ultimo pensiero è per la sera, perché riprende per mano le ombre, perché scioglie gli enigmi delle luci avventate sulla terra, perché sollecita i sogni a risalire dalle improvvisate sedi del nulla." Il poeta, che si trova a vivere “nell'età che sarrende sulle terre del tempo", e quindi avverte le sue riflessioni come conclusive di un percorso umano e letterario, vive la“sera”, in sottile sotterranea sintonia con R.M. Rilke, come un’entità dal fascino avvolgente e ambiguo, che incanta e turba: personificato e magico-fiabesco il fascino della “sera” di Rilke, incorporeo e metafisico-esistenziale quello della “sera” di Agnoli. Nella sua poetica la “sera” sembra svolgere una funzione ultima di ridefinizione, ad un livello superiore di consapevolezza e di accettazione, del mistero che ci avvolge nella sua irriducibile realtà: le “ombre” della vita vengono così “riprese per mano”, come presenze divenute infine familiari, mentre “gli enigmi delle luci avventate sulla terra vengono sciolti al di là dei bagliori accecanti; ma soprattutto la “sera” di Agnoli è in contatto con il sogno, cui apre le porte e che anzi sollecita a risalire dall’apparente provvisorio annientamento diurno, a testimonianza di una intatta e perdurante dimensione di sogno che sottende la trama del giorno e della vita umana. |
Se “La vita è sogno”, come sostiene Calderon de la Barca[6], Agnoli affida ad esso la sua anima {“E tu mio piccolo sogno, / traslochi l’anima nell’attimo fuggente”}, mentre l’intera gamma dei suoi sentimenti ed emozioni, dal ricordo nostalgico all’attesa colma di speranza, dalla malinconia alla dolcezza amorosa, dal crudo dolore alla ricerca di serenità nella trascendenza, dalla solitudine dell’interiorità profonda alla altrettanto profonda passione per l’umanità, tutta viene filtrata attraverso la tenue luce della sera, scivolando verso la notte “come un carro di stelle disteso sull’ultimo infinito”. Lo “spirito della sera” è quindi l’ispiratore e la guida di tutte le sezioni di questa raccolta poetica di Mario Agnoli, che esce postuma così come le precedenti raccolte Solstizio d'inverno (Giraldi, 2018) e La vita nuova (Giraldi, 2021). Una raccolta che ripropone e rielabora, approfondendoli, i temi ricorrenti della poetica di Agnoli: il dolore onnipresente, l’amore con la sua carica salvifica, i ricordi, la passione civile, la ricerca della trascendenza, con quella particolare delicatezza, dolcezza e quel maturo incanto che caratterizzano lo sguardo del poeta che ha attraversato una lunga esperienza di vita. “L'amore e il dolore - dice il poeta a proposito della sua poesia — hanno una presenza pressoché costante da sembrare collanti indispensabili della trama poetica ; così anche in quest’opera viene messa in primo piano l’esperienza amorosa, come elemento capace di dare un senso, anche retrospettivo, alla vita (“Sé* vi fu senso, esso fu d'amore"), mentre il vissuto doloroso assurge a “ Cognizione poetica del dolore" (“Il mistero s'intromise nel punto oscuro, il dolore divenne pensiero infinito"). Il dolore per Agnoli è la sofferenza personale, per la perdita della giovinezza e delle persone amate (“Annamaria", “Era diverso") e la sofferenza dell’umanità ferita {“Trincea", “Deportazione", “Naufragio", “La pace", liriche ricomprese nella sezione “Poesie del mio umanesimo"). Qui fa sentire forte la propria voce l’Agnoli patriota e partigiano, che ha vissuto in prima persona l’esperienza della tortura e della deportazione, cui si è coraggiosamente sottratto con la fuga durante il viaggio verso il lager. Ma l’umanesimo di Agnoli è comunque sempre permeato di profonda spiritualità, e l’amore per il fratello è solidamente incastonato nelfambito del rapporto con Dio, un rapporto di confidenza filiale e di fiducia, pur nell’ambito della problematicità irrisolta del perché del male nel mondo, nonostante la presenza di Dio (“Dove sei?""), ma sempre comunque alla ricerca della “speranza divina", “di cui dubitando ho cercato". Un altro pilastro su cui poggia quest’opera è il concetto di “materia oscura", simbolo di ciò che più misteriosamente ci inquieta là “in quelpunto disossato dove più nera si fa l’ombra", una oscurità che genera il “pensiero oscuro"" e “l'incerto convenire del dubbio", ma con lo sguardo sempre rivolto al cielo (“Rimasi nel mio punto oscuro a riguardare gli approssimati spazi celesti"). Uno spaccato infine umanissimo dell’affettività del poeta è rappresentato dalle “Poesie per Alfredo", dove l’affetto familiare che lo lega al suocero si fonde con l’estasiata ammirazione per la città da entrambi amata: Urbino, culla dell’umanesimo, meraviglia della natura e dell’arte, cui è legata per l’eternità la vicenda di Mario Agnoli che in essa riposa, nel luogo da lui cantato (“ Cimitero d'Urbino"). Marina Zampolini Agnoli |
[1] Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio Canto VIII. [2] Ugo Foscolo, Alla sera in Poesie. [3] Giovanni Pascoli, La mia sera in Canti di Castelvecchio. [4] Gabriele D’Annunzio, La sera fiesolana in Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi. |
ALCUNE POESIE |
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Un ultimo pensiero è per la sera, perché riprende per mano le ombre, perché scioglie gli enigmi delle luci avventate sulla terra, perché soll
Questa sera
è l’ultima di queste sere
è nel senso dell’infinito,
come
una parte dell’essere,
Il tempo preso di mira
Questa sera non è un’altra sera,
La notte è diversa dalla sera,
L’ora di tutte le ore è la prima,
Mi piegai su una pozza d’acqua colorata di verde
Ora è il tempo dell’altro tema:
SE VI FU SENSO, ESSO FU D’AMORE Amore circola andante tra i pensieri, piccola nube tra le prossimità celesti.
Se vi fu senso, esso fu d’amore
Quando mi prese per mano
Quando verrò da te, il tempo sarà infinito,
Sarà facile indovinare il senso di esse, Verrò sino all’alba di ogni giorno.
LA COGNIZIONE POETICA DEL DOLORE Il mistero s'intromise nel punto oscuro, il dolore divenne pensiero infinito.
Nessuno è con noi, siamo soltanto noi
Infatti è scritto sulla parete del tempo
Mi è difficile correre con il tempo delle stagioni,
La fuga è dell’estro profano
il frammento esistenziale imprigiona la mia anima:
Se potessi, vorrei supino sugli scogli
Sembrano musi dai bavagli di bava
Non vorrei l’ansia aggiunta
Fu improvviso senz’ala con il nulla
L’immagine si piegò entro le rughe, |
Queste sono le poesie per
Alfredo, padre di mia moglie Marina, e per la città da lui amata.
Sono poche: come le rondini, che ora vedo indistinte
La strada si accomoda sul dosso sterrato
Qui è il luogo di arrivo,
Urbino mi è dolce
Qui convenire, in ogni stagione
Ritorna Urbino bella tra i colli dolci ad ogni sguardo,
Vorrei qui Urbino dei colli,
Ma è più grande il tempo del sogno
Ed è un tornare che trasporta
Qui dove s’apre la valle ai raccordi erbosi
Mi accostai al mistero della materia oscura. Rimasi incerto tra l’essere e il divenire, mi sembrò di essere soltanto quello che avrei voluto essere
Il mistero rimase
Ora qui tutto è finito,
il nulla si è ripreso gli spazi dell’uomo, e l’uomo correrà all’indietro per non sparire, ancora.
Ora, più nel dubbio, mi aggrappo ai silenzi,
Vi sarà altro tempo per le giacenze fruttuose
E il tempo delle approssimazioni, delle attese,
Intanto nel nulla desueto appare il metro oscuro
E intanto il potere si allarga, come la trama del ragno
Per alcuni fu il venire d’inizio
Per altri infine fu il tempo della morte,
Fu disegno concepito oltre la natura
L’universo s’avvede
Oltre le prime stelle
Li ho chiamati, uno a uno, erano sulla pietra, Ho riprovato sino al tramonto del sole.
Le brume appollaiate sui dossi murati Soltanto la notte conveniva sui silenzi.
Le stelle fiori di luce uscivano dalle serre celesti.
Mio Dio, vorrei che Tu accogliessi la mia preghiera
La mia anima è nella luce della Tua concezione
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Mario Agnoli POESIA La Sera |